Terje Vigen, di Victor Sjostrom, 1917.
Ne parlò Rhyme mesi fa del regista e ora ho iniziato a recuperarlo. Questo primo film, che non risparmia nulla allo spettatore in fatto di drammaticità, ha tra l'altro un bellissimo modo di integrare uomo in primo piano e fondo naturale alle sue spalle. Un'ora di film molto bella.
Nostra signora dei turchi, Carmelo Bene, 1968.
Per parlare di Bene servirebbero pagine intere. Quindi solo qualche spunto a riguardo del primo film diretto da lui diretto.
Il film, ambientato ad Otranto, in gran parte nel palazzo Moresco, ha una struttura talmente antinarrativa che è solo dannoso provare ad accennarla tra salti temporali e personaggi al limite del reale. Il film, sia appunto a livello di scrittura sia a livello di immagine, è quasi uno sberleffo verso la forma cinematografica, ma nel farlo diventa esso stesso un mirabolante esempio di cinema. E poi monologhi meravigliosi, prove recitative superbe, una fra tutte quando Bene nella stessa scena impersona due frati, da sola varrebbe il biglietto. Tra pellicola graffiata e contestazione verso la contestazione, anche tutto ciò che attornia il film stesso è altrettanto incredibile.
Non facile ma da vedere senza dubbio.
Umano non umano, Mario Schifano, 1969.
Girato dal celebre artista, e prodotto dalla casa di produzioni poi subito chiusa di Mick Jagger e Keith Richards, anche attori nel film; è un palese esempio di cinema che vuole essere sperimentale e d'avanguardia. Il film è come composto da piccoli episodi, unico filo comune la contestazione del '68. Dicevo sperimentale, e in effetti lo è anche con la pazienza dello spettatore in qualche momento. Ma vale qualsiasi fatica arrivare alla scena, direi commovente, con protagonista Sandro Penna, amico di Schifano, che recita i suoi versi e racconta le sue giornate in casa, malinconico.
Rimane un film di indubbia importanza, seppur non facile.
Il settimo sigillo, I. Bergman, 1957.
Chi veglia su di lei: gli angeli, Dio, il diavolo o il nulla? E' la domanda che si porta con sé il cavaliere Antonius Block che non sa più come continuare ad aver fede, ed una domanda che ciascun uomo può porsi a riguardo della propria esistenza di fronte alla Morte.
Non penso serva dire altro per ricordare la grandezza del film. Mi spiace per Rhyme che non ha potuto godersi la versione restaurata al cinema e in lingua originale. Tra l'altro, la possibilità di vederlo per la prima volta in lingua fa cogliere meglio le caratteristiche della coppia di teatranti che veniva un filo sviata nella traduzione italiana.
Mentre il restauro dell'immagine non produce un maggior contrasto tra gli scuri e i chiari, come si potrebbe pensare, ma dà al film un grigio più intenso e sfumato.
In ultimo quello che non è un film ma ha molto a che fare.
Him, di Fanny e Alexander (il fatto che lo scriva dopo Il settimo sigillo è totalmente casuale).
E' un lavoro teatrale di una decina di anni fa e ampiamente premiato e recensito, quindi trovate diverso materiale per approfondire.
Lo spettacolo prevede un unico attore che, inginocchiato e vestito come Him, cioè l'Hitler di Cattelan, è al centro della scena. Dietro di lui uno schermo cinematografico, l'attore alza la bacchetta da direttore d'orchestra e parte Il mago di Oz di Victor Fleming. E lo spettacolo consiste nel nostro him che doppia tutti i personaggi, in inglese, facendo persino le colonna sonora vocalmente. Il risultato, volutamente grottesco, è qualcosa strepitoso, con l'attore a dir poco superlativo.
Per l'occasione il film, che non avevo mai visto per intero, veniva proiettato nella versione 3d.
Se vi capita non perdetevelo.