Un po' di tempo l'ho trovato, sennò ci perdo davvero la testa
Molto brevemente, nell'ultimo periodo mi è capitato di vedere per la prima volta capolavori come "Tempi moderni" o il meraviglioso "The Elephant Man".
O anche film come "Batman" e "Batman - Il ritorno" di Tim Burton...questi li ho visti sia per curiosità, visto che non li avevo ancora visti e che apprezzo Tim Burton, sia perché sono legati a concetti sul cinema e le arti, soprattutto la pittura, temi che sto studiando, ed effettivamente da quel punto di vista sono parecchio interessanti.
Ma questi li conoscete già e non ho la concetrazione sufficiente per parlarne
Ieri sera invece ho visto al cinema "Old Man & the Gun" di David Lowery, l'ultimo film con Robert Redford.
E' un film a cui non davo due lire, poi ho letto che era di David Lowery e mi sono incuriosito maggiormente, visto che è l'autore di quella piccola/grande (/grandissima) meraviglia che è "A ghost story" del 2017.
Così sono andato a vederlo.
Il film, ambientato negli anni '80, narra la semplice storia di una banda di tre rapinatori settantenni e del poliziotto che da loro la caccia...storia vera.
Classico tipo di racconto visto molte volte ma con taglio e sfumature non banali.
E' improntato soprattutto sul maggior rapinatore, Redford, con anni e anni di rapine alle spalle; rapinatore galantuomo che incontra e si innamora di una donna (Sissy Spacek).
E' un film molto dolce, malinconico, tenero, ironico, di un'ironia sottile, un'ironia sulla vecchiaia ma anche sulla natura dei personaggi e sulla natura del racconto stessa.
Ha una natura metacinematografica perché non solo fa riferimento al passato di Robert Redford (con fotografie e vecchi ruoli da lui interpretati) ma è come se facesse riferimento anche al cinema del passato, ad un determinato genere, ad una determinata tipologia di personaggio che invecchia inesorabilmente ma che si mantiene impressa, si mantiene "col sorriso", continua a replicarsi in attesa della fine che può giungere oppure no.
E in questo scenario, fantasticando parecchio, è come se il detective fosse un cinema più contemporaneo, un cinema che si sente vecchio già a quarant'anni, un cinema stanco, svogliato e che si trascina dietro l'eroe di altri tempi molto più anziano ma che si diverte, che si entusiasma.
Posso anche aver esagerato, ma i personaggi mi sono piaciuti moltissimo e mi hanno stimolato molte riflessioni.
La regia e il montaggio procedono sempre puntuali, è come se seguissero uno spartito e in alcune scene la loro organizzazione e struttura segue sul serio la colonna sonora. Mi ha colpito moltissimo, si raggiunge quasi un lirismo, un'attenzione artistica da direttore d'orchestra.
Lowery usa molti primissimi piani, sfociando quasi nel dettaglio, per definire al meglio i personaggi, per cogliere non solo i loro volti e i loro sguardi ma anche ciò che c'è dietro.
Sono presenti anche un paio di scelte di fotografia interessanti e generalmente viene usata l'immagine "sgranata" per conferire l'idea del passato.
Molto bella la colonna sonora con composizioni e musiche jazz, smooth jazz, blues, ritmiche.
E' presente anche una citazione di "Carrie, lo sguardo di Satana", con il volto di Sissy Spacek che viene illuminato di rosso dai fari della macchina.
L'unico difetto è nel finale che ho trovato eccessivamente spezzettato, con l'illusione di un succedersi di 3-4 finali.
Complessivamente è un film semplice, niente di clamoroso, dalla trama già vista ma realizzato molto bene e con un taglio singolare, un film che mi è entrato nel cuore.
Spero che David Lowery possa emergere perché se lo merita sul serio.
Eh, io avevo avvertito