La favorita secondo me è uno di quei film, come dicevo con Juve stile di vita, che ti cresce e ti si modifica dentro...è una creatura viva che non si tramuta in un'impressione stabile e definita una volta usciti dal cinema.
E' vero che la sceneggiatura era stata scritta precedentemente e non è accreditata a Lanthimos, ma comunque delle correzioni le ha fatte sicuramente, anche perché si nota il suo stile anche in certi argomenti e dettagli ricorrenti.
Parto dalla sensazione provata all'uscita dal cinema, perché ero sorpreso, incantato ma anche perplesso...mi sono sentito "incompleto".
Perché Lanthimos è un regista che trae moltissimo della sua poetica dal surrealismo, è un surrealista moderno.
Nel caso di La favorita secondo me con la costruzione che il film ha nella prima metà abbondante, Lanthimos va a organizzare un sottotesto che però non viene sviluppato nella parte finale, almeno secondo me.
Un significato supposto, dei riferimenti sottaciuti che non ho percepito. Come ho letto in un articolo che rispecchia per me benissimo la sensazione, Lanthimos organizza perfettamente una prima parte densa per poi lasciar andare l'auto con il pilota automatico, non andando a completare il tutto.
Sì, i giochi di potere, i legami, l'amore...ma questi concetti vengono preparati per un substrato che secondo me manca o che non ho colto io.
Questa sensazione mi ha angosciato per le ore seguenti alla visione, tant'è che la sera dopo sono tornato a vederlo sperando nell'illuminazione...che non è avvenuta, anche se un po' di fastidio mi è passato, gustandomi una seconda volta la messa in scena che è un qualcosa di pazzesco e non avendo più l'attenzione ai passaggi della storia.
E' un film che per messa in scena davvero ha pochissimi eguali nel cinema contemporaneo.
Ad esempio per la cura scenografica ma anche proprio per l'organizzazione e l'uso della spazialità, per la ricercatezza nei dettagli, nei costumi. Ma uno degli aspetti più evidenti è la prova mostruosa delle 3 attrici, anche se purtroppo non l'ho visto in lingua originale. Una triplice prova attoriale che è quasi impossibile da vedere, mostruose. Persino Emma Stone che in genere non sopporto ha una gamma di espressioni pazzesca ed è "viva", "presente fisicamente", integrata.
Sono dirette in modo perfetto ma sono anche i loro personaggi ad essere scritti benissimo. Sono personaggi che hanno una mutevolezza incredibile, di una fluidità straordinaria...lo spettatore durante il film finisce per amare e odiare tutte e tre i personaggi a fase alterne, tutte e tre.
E la seconda volta che ho visto il film, quando è iniziato e ho rivisto i personaggi mi sono accorto che mi mancavano.
Ma pure i personaggi secondari sono indelebili.
Per l'aspetto filmico Lanthimos riprende la caratteristica che aveva già utilizzato in Il sacrificio del cervo sacro, ovvero queste inquadrature con grandangolo estremo, qui ancor di più...ho letto il tipo di obiettivo usato ed in un film non sperimentale non è mai stato utilizzato.
Sono inquadrature che pongono lo spettatore al di fuori dell'universo narrativo, quasi come se osservassimo i fatti dal di fuori di una bolla o attraverso una di quelle telecamere di sorveglianza.
In più c'è un uso costante delle inquadrature dal basso, alla Welles...anche in questo caso estremizzate. Queste scelte visive sono chiaramente per "demolire", per "storcere", per deformare il mondo e il contesto mostrato. Sta qui appunto il lato grottesco, surreale del suo cinema...che in questo film emerge ancor più.
Bellissima anche la fotografia e che credo sia utilizzata quasi totalmente la luce naturale anche nelle scene più buie...si crea un magnifico contrasto tra la luce calda, arancione delle candele e la luce fredda degli esterni, in alcune scene vengono mostrate in contemporanea. Così come questo contrasto di colori si manifesta anche nelle scene in esterni in cui il rosso-arancione del fuoco si oppone al blu del crepuscolo.
Sceneggiatura molto straniante, ironica, grottesca...anche se la trovo incompleta per quell'aspetto di cui ho parlato inizialmente.
Quella sensazione in parte ce l'ho ancora, ma è la prova in un grandissimo film, un film a cui pensi e ripensi, che non ti esce dalla testa anche per un senso di "incompletezza", di mancanza.
Questo è un film di cui si può parlare ininterrottamente per ore e ore, delle caratteristiche dei personaggi, delle loro evoluzioni, degli eventi che le circondano, del ruolo degli animali, della scena finale, della composizione delle inquadrature, dell'universo ricreato, della concezione del potere mostrato, del tema della sessualità più "animale" che emerge (come sempre nel cinema di Lanthimos), di tutti i personaggi secondari, dei rimandi possibili a Ferreri, Greenaway, Welles, Kubrick, della colonna sonora di cui non ho parlato (perfetto e martellante il brano con due sole note) eccetera eccetera.
E non è un fattore comune a molti film.
Non so se è il mio film preferito di questa stagione, ma è sicuramente quello che in me è più vivo, insieme forse a Cold War.