La casa di Jack
Il film più che una storia è una sorta di autoanalisi del regista, è un film totalmente autoreferenziale che nasce dall'esigenza di riflettere sulle proprie manie e sul modo in cui von Trier le ha affrontate. D'altronde l'ha detto lui stesso che il protagonista è il proprio alter ego, e quello che nel film lui sublima nell'efferatezza von Trier lo sublima nel cinema. Così abbiamo il primo significato della violenza nel film: questa è una metafora della propria arte, e il fatto che l'arte trovi metafora in una tale serie di delitti è significativo del rapporto che si ha con questa. Il secondo significato della violenza è invece una particolare concezione che von Trier ha della perversione, dalla brutalità e della putrefazione: ovvero queste sono forme d'arte al pari di una cattedrale: il medesimo valore ha l'ideazione di un dipinto perfetto e l'ideazione di un metodo di sterminio di massa. Non è una mia iperbole, per quanto discutibile è la sua idea. La muffa nobile. Ora del film si è molto detto della sua brutalità, e anche se ho potuto vedere solo la versione ridotta, perché l'altra non si trova, debbo dire che non c'è nulla di nuovo per chi abbia una minima dimestichezza con lo splatter o con Lars, e si può intuire che per quanto possano aver tagliato non si sarebbe andato in chissà quali vette. Forse è anche un modo furbo per venderlo, non so. In ogni caso la brutalità del film è data dalla perversione psicologica, e straordinario è il modo in cui da forma al disturbo ossessivo compulsivo. In questa catabasi psichica, o psicologica, paradossalmente il capitolo più debole è proprio quello denominato catabasi, in cui von Trier forse si concede troppa cgi e lo sviluppo appare meno efficace.
In ogni caso, l'aspetto forse più alto del film, assieme alle considerazioni sull'arte di von Trier che per quanto respingenti sono indubbiamente affascinanti, è la forma del film. Il film ha sì una parte classica, da cinema narrativo, ma è spesso inframmezzata da sequenze di immagini e video terzi che possono appartenere alla pittura, al frammenti di video, film etc. E questo è forse l'esempio del genio di von Trier che nel succedersi dei decenni è riuscito ad intuire quale sia la forma cinematografica propria di un determinato periodo, non dico che inventi un'estetica ma che intuisca quale sia l'estetica del periodo e la riesca a portare nel cinema. Così negli '80 recepisce quell'immaginario punk e dalle forme degradanti, così con Dogma intuisce quale sia la potenzialità della videocamera a basso costo, ed oggi che abbiamo immagini e video che ci vengono somministrati in ogni dove senza neppure una separazione tra loro, che quasi si sovrappongono, ecco che il regista danese le riesce ad utilizzare come materiale cinematografico, ed uso materiale non a caso considerando il film dove si parla anche del valore di questo.
Quindi La casa di Jack, titolo che in italiano non vuol dire nulla, in realtà nell'originale è una citazione di una filastrocca omonima simile a Alla fiera dell'est già sentita nell'Elemento del crimine, è uno straordinario esempio, direi riuscito e non semplice esercizio, di quale possa essere la forma di un cinema contemporaneo alla nostra epoca, o una delle forme.
Indubbiamente lo voglio rivedere, magari anche in v.o., perché ricchissimo di aspetti da cogliere o su cui riflettere.