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Visualizzazione di contenuti con la più alta reputazione 11/11/2019 in tutte le aree

  1. 2 punti
    Dunque, mi son preso qualche giorno prima di parlarne, e in effetti non sarà un commento lungo, perché non ho troppo da dire. The Irishman, secondo me, è un gran film. È un testamento, tanto del cinema di Scorsese a tutto tondo, quanto, specificatamente, del genere gangster. Mi è piaciuto un sacco, ci ho pensato e ripensato almeno per i due giorni successivi alla visione, cosa che non mi capita quasi mai. Non è un film alla Goodfellas, non ha picchi altissimi. Non è un film alla Taxi Driver, dove traspare la gioventù di regista e attori. È un film che vive in se stesso, nella placida e sicura tranquillità di un uomo - più uomini, perché il cast è mostruoso - che fa cinema e vive di cinema da 50 anni. Non vuole sbalordire, non ci prova neanche. Vive in 3 ore e mezza di costante grandezza, va per la sua strada, non ammicca allo spettatore, esiste e basta. Lo immagino come il film che Scorsese ha sempre sognato di vedere al cinema da spettatore. Lo rivedrei anche ora, lo avrei rivisto il giorno dopo senza problemi, lo rivedrò sicuramente. Lo guarderò quando vorrò godermi tre ore e mezza di confidenza nei propri mezzi e quieta saggezza. È questo, secondo me, che traspare più di ogni altra cosa. Nessuno prova a strafare, nonostante siano 4 tra gli uomini di cinema più grandi di sempre (De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e Scorsese). Hanno raggiunto un'età, una consapevolezza ed una sicurezza tali che ognuno di loro si presta a fare semplicemente il suo nel miglior modo possibile. O almeno, questo è ciò che ha lasciato a me. Dal punto di vista tecnico non dirò nulla, sarebbe più che superfluo. L'unica piccola menzione può esserci per una cgi - che io ho apprezzato e mai trovato fuori luogo - che in alcune sequenze dona a dei personaggi giovani la mobilità di uomini anziani. Nulla di insormontabile, sarebbe stato impossibile altrimenti. Penso che il mondo debba essere grato a Netflix per aver reso possibile The Irishman.
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