Se consideriamo i calciatori d'attacco, il più forte della storia del calcio in quanto ad efficacia è stato Zinedine Yazid Zidane. Ha inciso in tutte le competizioni disputate, in maniera determinante. Ha vinto i trofei più importanti, collettivi ed individuali, senza eccezioni.
Gli altri (Maradona, Pelé, Di Stefano, Platini, Cruijff, Baggio, Van Basten, Ronaldo, Messi, CR7, ecc.) mancano di almeno un trofeo. L'unico che si è avvicinato in questo senso è stato CR7 che certamente paga il fatto di far parte di una nazionale complessivamente meno forte rispetto alla nazionale francese 1998, probabilmente.
La cosa che lo rende unico è che rispetto agli altri non aveva bisogno di segnare chissà quante reti per incidere, incideva anzitutto mentalmente, dominava le partite così come fa da allenatore. Ne determina i ritmi e l'esito nel complesso.
Nel suo controllo palla, nella sua eleganza inarrivabile è scritto ciò che nessun tabellino potrà mai descrivere, ossia che ha rappresentato il calcio nell'accezione più alta.
Per usare una locuzione cara agli anglosassoni, la partita che "made" Zinedine Zidane fu, a mio avviso, quella contro l'Inghilterra. Ovviamente non fu la partita che lo rese noto al mondo, era già il più forte di tutti, consacrato e osannato, ma fu certamente la partita simbolo della sua onnipotenza calcistica, anche se non viene dai più ricordata.
Stadio Da Luz di Lisbona, Europei 2004, minuto 90 e i galletti son sotto 0-1 con gol di Lampard su cross di Beckham nel primo tempo. Sembra finita ma c'è un calcio di punizione. Dagli spalti sale il coro "Zizou, Zizou", come "Massimo, Massimo" ne "Il gladiatore". Un popolo ai suoi piedi, quando ormai non si poteva più sbagliare. Non ho più visto una tale pressione su un calciatore in alcuna partita seguente. La tensione si tagliava con un coltello. La telecamera inquadra Zidane, sguardo glaciale, una bellezza spiazzante. Mi bastò quell'inquadratura per capire che il gol era già fatto, ben prima che calciasse. Mi voltai verso i miei amici e dissi "badate bene perché il dio del calcio adesso segna e poi ne fa un altro, ha deciso di vincerla da solo". Come finì è storia: 2 a 1, doppietta di Zinedine Zidane nel recupero.
Capisco i tuoi rimpianti come quelli di tanti tifosi per quelle finali, ma lì fu colpa anzitutto del livello scadente di diversi elementi della rosa, una campagna acquisti/cessioni sbagliata che pagammo a caro prezzo (Dortmund) a cui si aggiunsero situazioni personali (Peruzzi) e stato di forma non impeccabile (Del Piero), poi gli errori arbitrali (Real).
Luiz Nazario... dici bene, tecnica in velocità impareggiabile, ma era troppo poco associativo (al contrario di Chiesa che la passa con discreta frequenza, in barba a quel che si dice). Non sapeva proprio cosa fosse il compagno di squadra.
Certamente anche lui pagò lo scotto di una squadra di club non proprio attrezzata ma fu la dimostrazione vivente di cosa voglia dire nel calcio essere il numero uno ma non esserlo a sufficienza per trascinare il gruppo. In nazionale invece i compagni di squadra erano ben altri.
Era anche caratterialmente debole, come purtroppo si rese evidente negli anni a seguire.