Federer, Nadal e Djokovic sono fra i più grandi di ogni tempo.
E non parlo solo di tennis, parlo di sport in generale.
Sono come Jesse Owens, come Phelps, Michael Jordan, Bill Russell e Wilt Chamberlain, Messi e Ronaldo, Usain Bolt, Wayne Gretzky e quella roba lì.
Hanno numeri, continuità, cattiveria, fame inesauribile e amore per il loro lavoro.
Sono in circolazione da più di 20 anni e restano ancora il punto di riferimento per tutti.
Si sono divisi gli Slam in 3, altri hanno vissuto epoche nelle quali dominavano incontrastati o quasi.
Al massimo si assisteva ad un dualismo (Borg-Connors/Borg-McEnroe/McEnroe-Lendl/Edberg-Becker/Sampras-Agassi) ma c'era sempre l'outsider che spuntava e aveva una carriera dignitosa e vincente (vedi Wilander)..
Poi è arrivato Federer, che per tre anni ha vinto 3 slam su 4 (sul rosso, lo bastonava già il ragazzino maiorchino), e infine sono arrivati gli altri 2.
Dal 2003 in poi sono stati giocati 78 tornei Slam (Wimbledon non disputato nel 2020): 16 sono andati ad altri, di questi 16 ben 5 risalgono ai tempi in cui Federer era ancora "solo", cioé 2003/2005 (Gaudio, Ferrero, Roddick, Agassi, Safin), gli unici che hanno realizzato exploit in epoca Big Three sono stati Wawrinka (3) e Murray (4), più i casi sporadici Cilic, Thiem e -per ora- Medvedev.
Gli altri 62 se li é spartiti il Triumvirato.
E a parte Federer, che se potesse riprenderebbe in mano la racchetta ieri -e lo farà, sicuro che lo farà- gli altri sono ancora lì, e molto probabilmente in questi giorni finiranno per giocarsi la vittoria complessiva numero 63.
Per continuare una Tri-nastia che appare sempre più un miracolo non solo sportivo ma soprattutto umano.