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Contenuti Popolari

Visualizzazione di contenuti con la più alta reputazione 07/02/2024 in Messaggi

  1. 5 punti
    Ronaldo acquisto leggendario, se poi Paratici non sapeva costruire le squadre è un altro problema; non mi posso sparare sulla gamba sana mentre zoppico grazie a quella più corta. Detto questo 'sto signore è patetico, oltre ad aver minato il club di gravi problemi senza che lui fosse poi toccato personalmente - ora è felicissimo nel mondo fatato cartonato al riparo da qualsiasi problema. Che in molti gli vadano dietro è solo l'ennesimo filone di molti juventini caduti con tutte le scarpe nella narrazione cesenatica-portoghese-cartonata, in una parola: fessi. Dai Beppe, dicci perché la procura e procura federale ha messo di mezzo addirittura un niente nel mondo del calcio come Arrivabene e tu uccel di bosco?
  2. 3 punti
    "L'inizio della fine", da allora abbiamo vinto 2 scudetti e 2 coppe Itala più coppette varie e, al netto dei Tribunai, ci siamo sempre qualificati alla CL. E' più di quanto abbia vinto Marotta all'inter sinora...
  3. 3 punti
    meno male i giornalisti sono servi di Elkann, invece di chiedergli come ripianate il patrimonio netto negativo? dove è zhanghino? che cosa succederà a maggio? gli chiedono di CR7 ma andate a defecare sulle ortiche va
  4. 2 punti
    Marotta è molto bravo ma tende a far invecchiare le sue squadre preferendo spendere su giocatori fatti e finiti piuttosto che sui giovani Quando ci ha salutato ha lasciato una rosa vecchia e con pochissimo valore di mercato. Ha rifiutato di prendere giocatori giovani (come Haaland e Bellingham) che Paratici gli aveva portato in ufficio con la penna in mano per la firma Preferisce andare sul sicuro. Anche ora all'Inter riesce a prendere, pagando poco, i trentenni (Taremi e Zelinski i prossimi) ma si fa soffiare i giovani (stile Djalo) perchè ha sempre dei dubbi quando è il momento di chiudere l'accordo su giocatori non pronti Nel breve periodo Marotta fa bene. Nel lungo periodo ti lascia una rosa senza valore di mercato. Andato via lui abbiamo investito su Ronaldo per la valorizzazione del brand ma abbiamo investito tanto anche sui giovani. Ed oggi abbiamo una marea di giovani promesse fra le mani
  5. 2 punti
  6. 2 punti
    No ma io mi riferisco all'aspetto sportivo, non a quello economico; era il momento di ricostruire la squadra, soprattutto partendo dal centrocampo che è imho il reparto più importante, invece siamo andati avanti con Matuidi - Pjanić - Khedira, tutti sul viale del tramonto per diversi motivi
  7. 2 punti
    Caro amico, buongiorno. Sperando di farti cosa gradita ti passo questo più che esaustivo ed amaro " riassunto " inerente quella che fu la reale e perfida causa che, ahimè, troppo presto ed in maniera infida, " rubò " all'affetto dei suoi cari ed alla nostra " Juventus " la vita ad un " Uomo " con la " U " maiuscola che, oltre che essere stato un giocatore di gran spessore, aveva in sé i crismi per poter assurgere al ruolo di grande allenatore. Rammento altresì la pessima figura che fece Fabio Capello, il quale, incredibile ma vero, fece intendere che Armando Picchi millantava una malattia. - Tratto da " Storie di Calcio " ... Maggio 1971: Dopo una vita passata all’Inter, Armando Picchi si avviava ad una carriera da allenatore di successo con la Juventus. Purtroppo non fu così… Un rimpianto condiviso dai tifosi dell’Inter, per i quali il cam­pione livornese rimane uno dei simboli della Grande Inter. Picchi era stato “scaricato” da Helenio Herrera ed era andato a chiudere la carriera agonistica nel Varese. In modo così brillante da merita­re, pur in quella contrada calcisti­ca di provincia, la continuazione della sua avventura in Nazionale… E proprio la sua ultima partita in azzurro aprì il suo conto con la sfortuna. Il 6 aprile 1968 a Sofia, per l’andata dei quarti di finale degli Europei, l’Italia affrontò la Bulgaria e il libero azzurro Picchi patì un gravissimo incidente di gioco, riportando la frattura del tubercolo sinistro del bacino. In pratica, su quel terribile scontro si chiuse la sua carriera agonistica. Provò a riprendere, dopo la lunga convalescenza, ma non ci fu niente da fare. Così cominciò ad al­lenare, proprio a Varese, senza molte prospetti­ve. Se ne tornò nella sua Li­vorno, dove gli affidarono la squadra, a campionato di Serie B in corso, in pesanti difficoltà, e lui riuscì a risollevarla con mano felice fino al nono posto finale, di­mostrandosi tecnico abile e avve­duto. Giampiero Boniperti, appe­na nominato amministratore dele­gato, avviava alla Juventus, nel­l’estate del 1970, un radicale rin­novamento, rastrellando i giovani migliori sul mercato con l’aiuto di Italo Allodi. Tra i nuovi arrivati, gente come Capello, Causio, Bettega. L’uomo nuovo cui affidare quella nidiata di potenziali cam­pioni venne individuato in Arman­do Picchi. Una scelta audace, che si rivelò, dopo qualche settimana di rodaggio, felice. Picchi si am­bientò benissimo a Torino e riuscì subito a dare un volto alla squa­dra, pilotandola verso una stagio­ne di assestamento in campionato, ma anche di grandi soddisfazioni europee, col cammino sicuro in Coppa delle Fiere, progenitrice della Coppa Uefa. Un ombra cupa, tuttavia, ne seguiva sinistramente il cammino. Il tecnico non era sereno: da metà ottobre la giovane moglie France­sca, dopo aver dato alla luce il secondogenito, versava in cattive condizioni di salute, fino a correre pericolo di vita e il tecnico dopo ogni alle­namento si recava al suo capezzale a Milano, in un tour de force che gli scavava visibilmente i lineamenti. Poi, ristabilitasi la consorte, toccò a lui e accadde l’irreparabile. Il 7 febbraio 1971 a Bologna, durante la partita coi rossoblu, Picchi si levò dalla pan­china per protestare con l’arbitro. Inflessibile, il fischietto (Gaetano Mascali) lo cacciò dal campo. Picchi, uomo di esemplare corret­tezza, uscì a capo chino, col cuore in tumulto. Nessuno poteva imma­ginare che se ne stesse andando, oltre che da una partita di calcio e da un terreno di gioco, dalla stes­sa vita.Il 2 febbraio, cinque gior­ni prima di Bologna, aveva rivela­to ai cronisti di aver avvertito do­menica 3 gennaio, in panchina al Comunale contro la Lazio, un for­te dolore alla schiena; aveva attri­buito il male alla rigida tempera­tura (tredici sono zero), ma nessu­na cura era stata in grado di de­bellarlo e col passare dei giorni il male si era fatto così fastidioso da impedirgli di dirigere l’allenamento. Una prima diagnosi aveva par­lato di “mialgia sottoscapolare di probabile origine reumatica”, consi­gliando al tecnico un periodo di cure e riposo. Picchi vi si era sottoposto, lasciando che in campo a dirigere l’allenamento andasse, sotto la sua supervisione, Sentimenti IV. Due giorni dopo l’espul­sione del 7 febbraio, si presentava all’allenamento: «Sono quasi guarito – annunciava ai cronisti – domani torno in campo». La mattina dopo vestiva la tuta e diri­geva il suo ultimo allenamento: quando lasciava il campo il dolo­re alla schiena era rispuntato tal­mente acuto da imporgli una sosta di un ora e mezza negli spogliatoi. Si recò allora a Milano, nella clinica dove fino a poco tempo prima era stata curata la moglie per sottoporsi a una serie di esa­mi. Il 10 mattina si recò al campo per l’ultima volta: parlando coi cronisti, l’abituale cortesia non riuscì a nascondere la sofferenza che gli tirava i lineamenti del viso. Quella notte i dolori aumentarono e i medici decisero di ricoverarlo in clinica. Il 12, venerdì, su un quotidiano romano, Fabio Capel­lo, giovane centrocampista della squadra, non sospettando evidentemente nulla, rilasciava dichiara­zioni polemiche anche nei con­fronti del tecnico. Il 14, mentre nessuno sospettava alcunché di grave, i giornali annunciavano improvvisamente il cambio della guardia in panchina: “Armando Picchi questa mattina è entrato in una clinica torinese per sottoporsi ad una serie di prove e di esami di laboratorio che dovrebbero dar modo ai medici di scoprire l’esat­ta natura del male alla schiena che da una quarantina di giorni affligge il tecnico juventino. Negli ambienti della società bianconera si spera che nel giro di pochi gior­ni l’allenatore possa essere dimes­so per riprendere in piena effi­cienza l’attività. È certo tuttavia che Picchi non potrà seguire la squadra mercoledì prossimo a Enschede, dove la Juve disputerà il retour match dei quarti di finale della Coppa delle Fiere. Fin quan­do il trainer titolare non sarà ri­stabilito, la conduzione della squadra toccherà a Cestmir Vycpalek, che nell’estate scorsa era tornato a far parte della Juventus, assumendo la responsabilità dei giovani bianconeri acquartierati a Villar Perosa. Prima di affidarsi ai medici, Armando Picchi nella tarda serata di ieri si è recato nel ritiro della Val Chisone per pren­dere temporaneo congedo dai suoi uomini” Un ultimo, significativo gesto restava a Picchi, prima di venire inghiottito dal suo male terribile. Benché sofferente, lasciò la clinica per recarsi a Villar Perosa assieme a Boniperti e Allodi, cui toccava il “processo” a Capello per il suo sfogo polemico. Il regi­sta avrebbe dovuto esser messo fuori squadra, ma il tecnico, pur primo bersaglio delle critiche («Una chiacchierata confidenziale con un amico» si scusò il giocatore), assunse la difesa del futuro campione, lo giustificò e ottenne che la pu­nizione venisse limitata a una forte multa. Sui giornali apparve dopo qualche giorno una nuova notizia: un primo con­sulto tra specialisti annunciava che Armando soffri­va di una “radicolonevrite cervico-dorsale” e che nel giro di otto giorni sarebbe potuto tornare al­l’attività. Ma le cure non sortirono effetto alcuno. Qualche giorno dopo, in un consulto tra specialisti, veniva avanzata l’ipotesi che il ma­lanno avesse origine tumorale e infine il 19 febbraio Picchi veniva sottoposto a intervento chirurgi­co, la “resezione del sesto nervo intercostale“, mentre la situazio­ne clinica precipitava. Il suo cal­vario era avviato.Dopo pochi giorni la società comunicava ai cronisti, in un incontro riservato, che il destino di Picchi era segna­to: forse come lontana conse­guenza del terribile infortunio os­seo che gli aveva troncato la car­riera, il tecnico soffriva di un ma­le incurabile. Il club bianconero pregava tuttavia che nulla fosse propalato, che nulla apparisse sui giornali che avrebbero fatto com­pagnia a Picchi e alla sua fami­glia nei drammatici giorni a veni­re. Una sorta di pietosa omertà che venne da tutti rispettata. Ar­mando Picchi aveva poco meno di 36 anni, una bella moglie, due figli, Leo e Gian Marco, meravi­gliosi. Confermata la terribile diagnosi, dalla clinica torinese in cui era ricoverato venne trasferito sulla riviera ligure, in una villa tra i pini, a San Romolo, la “Bai­ta bella”, di proprietà di Adolfo Tinelli, commerciante torinese. Le sue condizioni erano dispera­te, i medici impotenti. Le settima­ne passavano. A primavera si de­cise di affidarlo alle cure di Ingeborg Stern, una studiosa tedesca di scienze orientali. In un primo momento si diffuse addirittura la voce che le pratiche yoga avesse­ro procurato un miglioramento delle condizioni del tecnico. Un fuoco di paglia. A metà maggio, l’aggrava­mento ulteriore, tra sofferenze pe­santi, l’estrema unzione del par­roco di San Romolo e infine la morte, alle 16 del 26 maggio. Poche ore dopo, la Juventus di Picchi, affidata a Cestmir Vycpalek, affrontava il Leeds nel­la finale di andata della Coppa delle Fiere. Era una serata triste, affogata nella pioggia, che impose la so­spensione del match al 6′ della ripresa, sullo 0-0.Nessuno tra i giocatori sapeva. La partita an­dava ripetuta venerdì 28: quel giorno, accanto all’annuncio del match, i giornali riportavano un’altra notizia: “Picchi è morto. Stroncato da un male incurabile, l’ex cam­pione dell’Inter e allenatore della Juventus è spirato a Sanremo, do­ve si era trasferito da un paio di mesi. I funerali avranno luogo stamane a Livorno“. Fu una spe­cie di bomba. In realtà, Armando aveva cessato di vivere nel pome­riggio del 26, ma i familiari ave­vano voluto tener nascosta la no­tizia fino al mattino dopo, per non influenzare i giocatori, impegnati nella partita. Nella mattinata del 28, Boniperti, assieme al presidente Catella e a una rappresen­tanza di giocatori (Tancredi, Cuccureddu e Roveta), è a Livorno a rendere omaggio alla salma. Il po­meriggio, alle 17,30, vengono ce­lebrati i funerali nella chiesa della Misericordia. La sera al Comuna­le di Torino si gioca in un clima di comprensibile mestizia. La replica della prima finale finisce 2-2. Il 3 giugno, a Leeds, i bianconeri pa­reggeranno 1-1 perdendo la Cop­pa, che avrebbero voluto dedicare al loro amatissimo e sfortunatissi­mo tecnico. - P.S. - La Juventus perse quella Coppa senza, incredibile ma vero, aver perso nessuna partita : fu una vera e propria beffa ! - P.S. - Ero sugli spalti del " Comunale " la sera in cui si giocò la, definiamola così, " prima finale di andata " : mai presa così tanta acqua in vita mia - dal niente, all'improvviso, " Giove Pluvio ", probabilmente in collera con qualcuno, scaricò tanta .. ma tanta di quell'acqua da riempire da riempire un'oceano .. eppure, incredibile ma vero, il Barone Causio, dall'alto della sua innata classe, in quella infida palude, riuscì ad elaborare 2/3 fantasmagorici numeri da tramandare ai posteri . - P.S. - Ieri se ne sono " andati " 2 calciatori che ho sempre avuto in simpatia : Giacomo Losi - cremonese che, in pratica, ha vissuto quasi tutta la sua vita a Roma - detto : " Er Core de Roma " Kurt Hamrin - giocatore svedese che ho sempre apprezzato - una sola stagione alla Juve - detto : " Uccellino " Due grandi interpreti di un" Giuoco del Calcio " che, ahimè, non esiste più ! Riposino in Pace entrambi - Stefano !
  8. 1 punto
    Loro con idee chiare fin da subito e completi in ogni reparto. Noi in difficoltà e troppo arrendevoli. Ora più che mai il nostro focus deve essere piazzamento Champions.
  9. 1 punto
    Fratelli bianconeri, buongiorno. Sperando di farvi cosa gradita, salvo errori ed omissioni, sono qui a proporvi l'elenco di tutti coloro che, nella veste sia di giocatore e/o di allenatore, con risultati più o meno degni di nota ( è notorio : non sempre tutte le " ciambelle " riescono con il buco ) nel corso dei loro " percorsi calcistici " hanno indossato sia la " maglia bianconera " che quella " nerazzurra " e/o si sono seduti su entrambe le " panchine " con la mansione di trainer : - N.B. - CALCIATORI - Elenco in ordine alfabetico : - Anastasi - Altobelli - Asamoah - Bonucci - Boninsegna - Baggio Roberto - Baggio Dino - Bodini - Brady - Burgnich - Cuadrado - Cannavaro - Carini - Cancelo - Candreva - Causio - Cevenini Luigi - Davids - De Agostini - Fanna - Gori - Hernanes - Ibrahimovic - Jugovic - Lucio - Meazza - Melo - Mutu - Peruzzi - Pirlo - Sarti Giuliano - Serena - Schillaci - Sousa - Tardelli - Veira - Vieri Christian - Vidal - Cristiano Zanetti - - N.B. - ALLENATORI - Elenco in ordine alfabetico : - Carcano - Conte - Ferrari Giovanni - Heriberto Herrera -Jozsef Viola ( giocatore/allenatore ) - Lippi - Marchesi - Ranieri - Trapattoni - Zaccheroni - - E visto che ci siamo, aggiungiamo anche i calciatori che hanno indossato le maglie di : JUVENTUS F.C. 1897 ( ca va sans dire ... la più prestigiosa in assoluto ) - INTER - MILAN - ... - Baggio Roberto - Bonucci - Cevenini Luigi - Candiani Enrico - Davids - Ibrahimovic - Meazza - Pirlo - Serena - Viera - Christian Vieri - Buona giornata, ma soprattutto, Buona serata, anche perchè qualcosa mi dice che, se sarà " buona per voi ", di concerto, lo sarà anche per me : 🤞 incrociamo le dita .. e .. sperèm ... e comunque vada, sia nella buona che nella meno fausta sorte, sempre e solo .. FORZA JUVE ! Stefano !
  10. 1 punto
    il problema è che con Allegri gli esterni di centrocampo in realtà fanno i terzini...vedi kostic e Whea
  11. 1 punto
    Racconta, sempre se hai una storia diversa. Per curiosità. Perché molti dicono che non è per Cristiano Ronaldo, ma nessuno la racconta mai la vera narrazione
  12. 1 punto
    Senza Covid CR7 sarebbe stato sostenibile. Marotta assieme ad Agnelli e Paratici è stato importante nel ciclo vincente dei 9 anni. Al tempo stesso Marotta all'Inda non credo abbia fatto bene visto che l'Inda ha accumulato 800 mln di debiti per vincere 1-2 scudetti in 5-6 anni.
  13. 1 punto
    A me è proprio questo che non mi va giù e non perdono ad Agnelli. Non riesco proprio a mettere l'anima in pace. 😢
  14. 1 punto
    Sul lato sportivo concordo Però era impossibile dire no a Ronaldo.
  15. 1 punto
    D'accordissimo con l'analisi. E aggiungerei una cosa che in pochissimi hanno ricordato, la mancanza di Pogba e Fagioli. L'esperienza e la qualita' a centrocampo che e' mancata piu' domenica sera che nelle altre partite, contro i Prescritti a pieno organico e con un centrocampo di primissimo livello.
  16. 1 punto
    ma è così difficile? boh, sarà l'età...
  17. 1 punto
    volete vedere una partita tranquilla in tribuna? magari con dei bambini? io andrei allo Stadium, magari scegliendo una partita "minore" a Verona io eviterei, la società Hellas Verona lo sconsiglia esplicitamente, tutti quelli che ci sono stati lo sconsigliano... se poi volete farlo comunque, e non capisco perché, nessuno può sapere come saranno i vostri vicini di posto
  18. 1 punto
    Aveva un centrocampo leggermente più forte
  19. 1 punto
    Cosa c'è di logico? Oggigiorno quando non sai cosa dire basta inserire la parola "equità" e tutti annuiscono. Parlare di equità in contesto sportivo, dove l'obiettivo è far emergere le differenze, è già comico di per sé. Parlare di salvaguardarla, poi, men che meno. Se, ipoteticamente, dovessero retroceder tre top team di Serie A in C, vorrei vedere quale regolamento garantirebbe "l'equità sportiva" tra Milan e Sestri Levante. Se il Milan fa la squadra B dobbiamo andare a fare trasferte in Puglia, Calabria e Sicilia.
  20. 1 punto
    Siamo la juve. Nel bene e nel male. La storia non si cancella. Ricordatevi sempre le emozioni che abbiamo vissuto e che vivremo
  21. 1 punto
    Amico, quel " Pallone d'Oro ", che gli fu consegnato nel mese di Novembre del 2006, altro non fu che il " meritato frutto " delle prestazioni balistiche con la Juventus .. e .. nel " Mondiale " in Germania . Al Real era lì da pochi mesi . Io rispetto il tuo punto di vista .. ma .. abbandonare la nave ( quella " nave " che lo aveva salvato dalle " fetide acque nerazzurre " in cui era stato suo malgrado rilegato ) mentre essa stava per affondare fu un gesto che definire " ingrato e pusillanime " è un vero e proprio eufemismo : I VERI UOMINI SI VEDONO NEL MOMENTO DEL BISOGNO - Cordialmente, Stefano !
  22. 1 punto
  23. 1 punto
    forse non ti sei accorto che è già così. la superlega non c'entra niente la juve ha vinto 9 scudetti di fila e adesso, a parte la parentesi napoli (che non vincerà più per i prossimi 30 anni), il dominio se lo contenderanno inter juve e milan, con la juve seria candidata a rifare il filotto visto che le altre 2 squadre sono in mano a dei fondi In germania si sa già all'inizio chi vince il campionato in spagna ci sono 2 squadre in francia una sola il calcio di cui parli è morto da un pezzo. L'assurdità è pagare svagonate di milioni di euro tra cartellini, ingaggi faraonici e commissioni ai procuratori e avere il 99 % delle società di calcio in passivo Il problema è che se una squadra decide di essere in attivo non può competere perchè le altre hanno buchi di bilancio ultramilionari e non esistono norme che lo vietano Cosa succederebbe se davvero il sistema calcio decidesse che una società non può andare in rosso? ma parliamo di una riforrma seria, non un sistema in cui una società può far figurare delle entrate fittizio (come succede con le società in mano agli arabi) Io non so se la superlega è la soluzione a tutti i mali, ma di sicuro non si può andare avanti così
  24. 1 punto
  25. 1 punto
    Una "strana" panchina di 90 minuti per Compagnon in Feralpi - Lecco 5-1 Male Sersanti Sersanti 5 - Ci prova due volte, Pizzignacco dice di no. Incredibile l'errore che spiana la strada a Felici per il 2-0. Rovina una prova sin lì positiva. 90 minuti in panchina per Barbieri in Pisa - Spezia 2-3 90 Minuti, titolare e ammonito Riccio in Modena - Parma 3-0 Riccio 6,5 - Come tutta la difesa modenese, riesce sempre a chiudere sui temibili attaccanti del Parma, concedendo loro pochissimo. In SudTirol - Cosenza 0-1 Non convocato ancora Peeters (ma è infortunato?) Non sfrutta la chance da titolare Pecorino nei suoi 79 minuto: Pecorino 5,5 - Non riesce mai a rendersi pericoloso e non libera nemmeno i giusti spazi per poter ricevere il supporto delle mezz'ali. Ancora decisivo Frabotta anche in gol! Frabotta 7 - Decisivo. Ci prova prima, sempre dalla lunga distanza, ma non trova lo specchio. Qualche minuto più tardi la ritenta e va a buon fine. In Venezia - Ternana 1-0 17 minuti (+ recupero) per Olivieri (sv)
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