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3 puntiRicordo molto bene tutto. Il real Madrid più battibile della storia....la storia tua. Se uno arriva in finale tanto scarso non è...piuttosto tu ricordati il gol irregolare di ben oltre 30cm che ha segnato la partita. Il Borussia per quasi un decennio è stata tra le prime 3 squadre in Europa, basta vedere cosa ha vinto ed i giocatori che aveva., anche in quella finale. Senza citare almeno due errori arbitrali decisivi nel primo tempo, oltre a Vieri fermato solo davanti al portiere da un fuorigioco inesistente. Concordo con te nel dire che in entrambe i casi eravamo più forti, come contro l'Amburgo nel 83, ma nelle finali secche ci sono tante variabili decisive. Ma, ripeto, Lippi verrà ricordato nella storia a prescindere da 3-4 terrapiattisti online che vogliono sminuirlo per il solito motivo che non sto qui a ricordare, e pur di fare questo sminuiscono anche un pezzo di storia della Juventus.
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3 puntiRingrazio Dio per avermi fatto vivere l' era lippiana della Juventus e della Nazionale. Quegli anni anni dal 1994 al 1999 e dal 2001 al 2004 non si possono spiegare, resteranno unici nella storia della Juventus e Marcello ne è indubbiamente il protagonista. E' vero, lui dice "ho avuto la fortuna di avere bravi calciatori" ma il top Player è stato lui. Ha sempre trasmesso al gruppo il culto della vittoria, non ha mai messo limiti e paletti. Ricordo che ci rimasi malissimo quando decise di andare all' inter e in cuor mio speravo sempre in un suo ritorno. Quando' ritorno nell' estate del 2001, ancora una volta in un contesto di grandi arrivi nella Juve con Buffon, Nedved, Thuram e della dolorosa ma necessaria partenza di Zidane seppe nuovamente ritrasmettere quella forza mentale che possedeva al gruppo: lo Scudetto del 5 Maggio 2002 resterà in assoluto quello più emozionante, quella data raccoglie in se la vittoria di una mentalità, quella juventina lippiana contro quella interista del pianto, dell' accusa e della non accettazione della sconfitta sul campo. La CL e l' Intercontinentale del 1996 i trofei più preziosi per la Juventus. Poi possiamo discutere anche sui dispiacere, quante maledette finali lasciate agli avversari!! Eppure Marcello ha lasciato qualcosa di più prezioso di un titolo, ha lasciato la sua mentalità, la sua voglia di vincere che tutti abbiamo sperato rivedere nelle Juventus a lui successive. Lui resterà unico. E un grazie non sarà mai abbastanza.
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2 puntiCosì come nel primo topic di questa serie (https://shorturl.at/bCKLP), parto dal principio: Non sono un guru, non millanto conoscenze in società, né info riservate. Sono solo uno con troppo tempo a disposizione, e che si diverte a usare la logica. E mi chiedo quale siano gli obbiettivi nel medio/lungo periodo, e quale sia la filosofia più razionale per raggiungerli. Per “obbiettivo”, mi riferisco a qualcosa di più che il semplice e scontato “vincere è l’unica cosa che conta”. Tutti vogliamo vincere, sia fra i tifosi che in società. Ma vincere non è facile né scontato, e quindi dobbiamo porci due problemi: le modalità e la timeline, ovvero il COME si vince e il QUANDO si vince. Prima di cominciare, un piccolo avvertimento: Qui non parlerò di nomi di calciatori, perché il genere di ragionamento prescinde dal singolo giocatore e dal singolo allenatore. 1) Basi concettuali Immaginiamo una linea continua, uno spettro di possibilità in cui possiamo piazzare una squadra di calcio con velleità di crescita e ambizioni di vittoria: All’estremo sinistro stanno gli instant team: spendere molti soldi in stipendi e cartellini, prendere solo giocatori sui 27-32 anni, e avviare un ciclo breve (uno o due anni) per vincere subito. L’idea è quella di creare rapidamente delle fondamenta economiche che consentano alla squadra di produrre profitti. Solitamente si sceglie un allenatore esperto, in grado di integrare un insieme di giocatori già al loro top fisico/tecnico. È quel che hanno fatto tutti i club inglesi quando comprati da russi o arabi, ma anche il PSG, la Juve con Ronaldo, l’Inter di Moratti.Il vantaggio di questo sistema è che si assiste a una crescita rapida (ma effimera e incerta) degli introiti e delle chance di vincere qualcosa. Il problema è che però richiede molte risorse per il calciomercato, risorse che che sono solo soppiantabili da ricavi “altri” (stadio, merchandise, advertisement, competizioni europee). Nel calcio, però, questi ricavi non sono mai sicuri: la squadra è noiosa? La gente smette di venire allo stadio; Il tuo fenomeno dell’anno under performa? Il merchandise ne soffre; Il tuo fenomeno è coinvolto in uno scandalo? L’advertisement ne soffre; Una serie di infortuni, o problemi di integrazione della rosa eliminano i valori aggiunti dati dal tuo instant team? Addio competizioni europee. In questi casi, puoi reggere il gioco solo fintanto che le tue risorse economiche esterne (un patron che ci mette i soldi, un impero commerciale che sostiene il gruppo, o dei diritti tv ben venduti) sono superiori a quelle che bruci nel calciomercato. All’estremo destro stanno i “future team”, la costruzione lenta, sostenibile, e sostenuta: squadre giovani, con pochi acquisti mirati di giocatori esperti per tenere medio/alto il livello competitivo. Il grosso dei giocatori della prima squadra arriva dalle giovanili, ma il livello della rosa si alza di anno in anno. L’idea è quella di avviare un ciclo in cui si spera di vincere qualcosa nel medio/lungo periodo. L’ossatura della squadra è composta dai giocatori “prodotti in casa”, e il mercato supplisce alle carenze dell’organico delle giovanili, comprando giocatori “pronti” per coprire i ruoli lasciati scoperti, o per fornire titolari all’altezza delle ambizioni. Solitamente si sceglie un Allenatore capace di sviluppare i giovani (spesso uscito dalle giovanili, o alle prime esperienze), con una filosofia di gioco ben marcata e inserita nel calcio contemporaneo. È quel che han fatto – per esempio – il Liverpool di Klopp (che ha vinto qualcosa solo al terzo anno), il Barcellona di Cruijff prima e di Guardiola poi, l’Ajax degli anni 90. Il vantaggio di questo sistema è che non richiede molte risorse, che massimizza i guadagni da calciomercato – di solito compri giocatori giovani e poco costosi e rivendi giocatori pronti ed esperti – e che rende una squadra sostenibile nel lungo periodo, a prescindere da ricavi “altri” che sono secondari rispetto a quelli di calciomercato. Il problema di questo sistema è che richiede molto tempo per portare la squadra alla vittoria: i giovani possono fallire, o possono passare periodi di appannamento, o possono richiedere più tempo del preventivato per sbocciare. In più il calciomercato rischia di essere un’arma a doppio taglio, perché il confine fra “vendo per reinvestire il ricavato e crescere” e “continuando a vendere non raggiungo mai l’obbiettivo sportivo” è molto sottile. Soprattutto, la crescita non è mai scontata. Questo è un modello molto semplicistico, ovviamente. Nessuna squadra reale si può considerare davvero un instant team, o un future team in questi termini (gli esempi fatti erano solo un modo per rendere l’idea). Ma tutte le squadre possono essere localizzate da qualche parte su questa linea, dato che ogni squadra cerca la sua ricetta per il successo. Questo modello, però, ha due pregi: rende possibile inquadrare le squadre reali all’interno di questo spettro di possibilità, e instradare la discussione sulla domanda che interessa a noi: 2) “Quando e come la Juventus di Giuntoli intende vincere?”. Sul “quando”, credo che l’unica risposta accettabile – in società, prima ancora che per i tifosi – sia “il prima possibile”. Il problema è che “il prima possibile” dipende da fattori al di fuori del controllo della Juventus. Come ho detto all’inizio, vincere non è facile e non è scontato, e se un crollo dell’Inter la prossima stagione (tipo il Napoli di quest’anno) aprirebbe la via alle altre squadre, un suo rafforzamento (o uno delle competitrici) rallenterebbe – o quanto meno renderebbe difficoltosa – la vittoria immediata della Juventus. Sul “come”, c’è di che discutere. La Juventus in questo momento ha, finanziariamente, l’acqua alla gola: le ricapitalizzazioni dal Covid in poi ballano attorno al miliardo, i costi sono molto alti (anche se in diminuzione), e pare che l’azionista di maggioranza – Exxor – si sia rotto le scatole di ripianare il bilancio. Questo non significa che la Juve stia fallendo, o che non si possa permettere di investire – nemmeno lontanamente – ma che l’ottica generale debba essere la riduzione dei costi e di aumento degli introiti. Il problema è che gli introiti “extracalcistici” non possono aumentare né facilmente né considerevolmente nei prossimi anni: gli introiti da stadio possono crescere solo marginalmente (lo stadio è già semipieno, e i biglietti sono tanto costosi che un ulteriore aumento dei prezzi potrebbe deprimere la domanda), quelli dei diritti TV sono funzionalmente bloccati per 4 o 5 anni, e quelli commerciali o da pubblicità dipendono tantissimo dall’andamento della rosa. Gli unici elementi da cui la Juventus possa aumentare i ricavi – sia considerevolmente, che rapidamente - sono quelli sportivi. Da un lato, l’accesso continuo alle coppe europee – siano esse quelle UEFA o quelle A22 – è un flusso considerevole di denaro che rende necessario il piazzamento europeo ogni anno. D’altro lato, il player trading è l’unica fonte di denaro che possa essere sia rapida che, in un certo senso, programmabile (nel senso che puoi strutturare la società e la rosa per massimizzare la tua capacità di valorizzare e rivendere il talento). L’ipotesi “Instant team” tout-court non sembra quindi praticabile, in quanto presenta alti costi e rischi che non credo che la società voglia correre: basta una stagione fuori dalle coppe – lo stiamo vedendo – per dare enormi problemi alla tenuta finanziaria. Negli ultimi anni, la Juventus ha investito fortemente nelle sue giovanili e nella next gen, ha una rosa dall’età media bassa, e una serie di giovani sparsi in serie A e B che potrebbero rientrare alla base. Allo stadio attuale, l’ipotesi “Future team” sembra quindi praticabile, se non desiderata, e una conseguenza logica degli investimenti passati. Detto questo, non vedo la Juventus del futuro diventare un “future team” tout-court, perché comunque i rischi associati a un gruppo composto esclusivamente da giovani sono enormi, e -come detto – non possiamo rischiare di non andare in Europa ogni anno. 3) Come si declinerebbe un “future team” nella Juventus? Se – come sembra – la sostenibilità finanziaria sarà la stella polare da perseguire nel prossimo futuro, immagino che la Juve sarà incardinata su due elementi – base: la costruzione di uno stile di gioco incardinato nel calcio contemporaneo, e la vendita delle seconde linee. A) Uno stile di gioco compatibile al calcio contemporaneo Quando uno vuol vendere un prodotto ricavando il massimo, il prodotto deve essere di alto livello, ma anche altamente richiesto. I migliori flip-phone del mondo, in questo momento, sono meno richiesti – e quindi valgono meno – dei peggiori smartphone. Per poter vendere i tuoi giocatori è quindi necessario che il tuo stile di gioco sia compatibile con quello del calcio giocato in Europa in questo momento: è inutile produrre seconde punte piccoline se tutte le squadre giocano con due ali e un centravanti, o liberi se tutti giocano con la difesa a zona. Per questo motivo penso che gli allenatori che verranno nell’era Giuntoli saranno in grado di sviluppare i giovani a disposizione all’interno di un sistema di calcio all’avanguardia. B) La vendita delle seconde linee Per quanto la Juventus non sia più una delle primissime squadre del continente, in questo momento, siamo comunque molto più un punto di arrivo che un punto di partenza per le grandi carriere, per cui l’idea che la squadra dovrà vendere i propri “gioielli di famiglia” ogni stagione non mi sembra corrispondere alla realtà. L’unico modo per crescere nei risultati, quindi, mi sembra essere quello di vendere le seconde linee: ogni anno prendere dei giovani che possano crescere e farsi le ossa dietro il titolare – pensate a Yldiz con Chiesa – e alla fine dell’anno vendere il titolare se il giovane è pronto a essere titolare, o la riserva se si sta perdendo/è arrivato a un punto morto del suo sviluppo, 4) Conclusione Ho scritto troppo, e quindi mi limiterò qui a sintentizzare tutto il discorso: Io penso che il futuro della Juventus – per come mi pare che lo stia construendo Giuntoli – sia quello di un “future team” moderato. Penso che si cercherà di sviluppare giovani e rivenderli, quasi a ciclo continuo. Penso che la guida tecnica dovrà essere anch'essa "giovane", e comunque inserita nelle mode tattiche del momento. Penso che i colpi di mercato saranno pochi nei prossimi anni, e quasi sempre legati a giovani giocatori su cui si crede molto (Alcaraz mi pare, da questo punto di vista, un proof of concept). Penso che i parametri 0 saranno pochi, esperti, e con uno stipendio medio/alto (soprattutto per poterli rivendere facilmente se necessario), e soprattutto legati all’idea di dare una spina dorsale esperta a una squadra che sarà in gran parte formata da U25, se non U23. Non credo che andremo a caccia di parametri 0 30enni, stile Ramsey o Dzeko. Un saluto!
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2 puntiPenso anche io future team moderato. Di giovani ne abbiamo tanti, ne controlliamo tanti e sicuramente il lavoro non è finito. Se si aggiungesse un paio di profili più esperti sarebbe il mix giusto
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2 puntiGrande Capitano, sempre con toni molto distensivi e mai sopra le righe, mai aggressivo ma chiaro in ciò che esprime. Tra una parola e l'altra ha espresso opinioni condivisibili tra noi tifosi. Poi chiaramente, non essendo un ignorante alla Cassano, ha i suoi modi e non inveisce o offende nessuno, ma da Juventino si capisce che anche lui è STANCO.
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1 puntoSmontare... A parte che in finale perse anche nel 1995, quando non gli avevano smontato nulla, nel 96 via Vialli e Ravanelli gli presero Zidane, Montero, Boksic e Vieri. Sul Nedved del '03, lui fece la peggior scelta possibile per sostituirlo: Montero terzino a sinistra contro Shevchenko, Zambrotta a destra, questo per mettere Camoranesi al posto di Nedved. La Juve passò i primi 45 minuti a inseguire la palla e sfiancarsi dando coraggio al Milan. E nei supplementari, con il Milan in 10 che arrancava, non mise un attaccante veloce come Di Vaio per sfruttare gli spazi. La sua fu una Juve stupenda, ma le 4 finali perse pesano sul giudizio complessivo, perché alla fine si vinse meno di quanto si sarebbe potuto considerando che eravamo i più forti del mondo, e perché ci furono errori anche da parte sua. D'altra parte lui stesso ammise che alla finale del 97, al netto dei rigori non dati, la squadra arrivò scarica a causa dei festeggiamenti dello scudetto. Anzi disse che la loro "sfortuna" in tutte le finali perse fu che ci arrivarono la settimana che avevano vinto e festeggiato lo scudetto. Questo non dovrebbe esistere ed è proprio qui che l'allenatore deve fare la differenza.
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1 puntoPurtroppo è una triste verità. Tra l'altro finali perse da favorito. Ma se a qualcuno venisse in mente di fare paragoni con l'attuale allenatore, faccio solo presente che quella Juve faceva comunque emozionare, dava la sensazione di volersi mangiare gli avversari. Adesso se la fanno addosso con il Verona.... Infine il video: Vialli, Peruzzi, Conte, Lippi, il Direttore: vado a farmi un bicchierino altrimenti mi viene da piangere a pensare cosa siamo adesso. Buona serata
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1 puntoÈ un falso peggioramento. Nel senso che pur avendo una perdita sensibilmente alta, il confronto con cui si è scelto di intitolare il titolo (triplica il rosso) è stato fatto con un bilancio che includeva plusvalenze di calciatori e naturalmente i premi Uefa per la partecipazione alla Champions League. Ma i costi attuali in termini di ingaggi e cartellini sono ridotti e lo saranno ulteriormente al termine della stagione in corso. Purtroppo saranno necessarie una o più cessioni, ma arriveremo a risanare anche questa situazione. Come sempre la Juve tornerà a dominare in Italia, e lo farà da sola, rialzandosi e costruendo un nuovo progetto, come ha sempre fatto.
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1 puntoIo mi accontento che escano Napoli e Inter sono una persona dai gusti semplici 😁
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1 puntoHasa deve giocare con compagni più dotati tecnicamente per misurare il suo reale valore futuro. Quello che doveva fare in NextGen lo ha fatto con il massimo del profitto e solo alzando l'asticella si cresce.
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