Uno smoking foderato di disonestà
Da GLMDJ
Ha fatto ogni sforzo, ma i suoi partner non hanno accettato la soluzione amichevole. Tradotto dall’interismo stretto: ha cercato in ogni modo di non pagare ma i creditori hanno preteso il rientro del prestito.
Non essendo stata trovata la suddetta soluzione amichevole, la società ha cambiato assetto proprietario. Tradotto dall’interismo parlato: non hanno pagato il debito, il creditore gli ha escusso il pegno.
Meno di trecento milioni di prestito, e circa cento milioni di soli interessi maturati in poco più di un anno dovrebbero far capire quanto rischioso il creditore considerasse il prestito e quanto in difficoltà fosse il richiedente per accettare quelle condizioni.
La situazione dell’Inter era sotto gli occhi di tutti, bastava leggere i bilanci e considerare il debito, nessuno di quelli che dovrebbero garantire la leale concorrenza tra le società (non solo calcistiche) ha osato disturbare l’azienda nerazzurra, neanche chi oggi si dice preoccupato e sta per varare l’authority che dovrebbe soppiantare la Covisoc. Niente hanno eccepito le altre diciannove società concorrenti, qualcuna anzi ha candidamente ammesso di aver dato una mano in sede di mercato (la divina provvidenza ha compensato con sei punti in campionato…).
Ricordo che nella stagione di calciopoli c’era un presidente che sbraitava perché una squadra capitolina faceva mercato nonostante la situazione finanziaria precaria, oggi per le vicende interisti tutto tace. A questo punto aspettiamoci anche il bidone di celliniana memoria in cui dare fuoco ai documenti che svelerebbero la mancanza di requisiti per iscriversi al campionato.
Certe società non dovrebbero aver diritto di cittadinanza e spirare davanti al giudice fallimentare. Vestono lo smoking bianco, un abito la cui fodera fatta di peccati e scorrettezze si confonde con l’epidermide.