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Totik

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  1. Vogliamo ricordare anche il fallo con ammonizione a Gatti su richiesta? L'arbitro aveva dato il vantaggio, il giocatore della Lazio si è fermato senza buttare la palla fuori richiedendo che si fischiasse il fallo, e così ha fatto l'arbitro. Poi, hanno chiesto anche l'ammonizione, e subito accontentati. Come su fifa 22.
  2. Totik

    Juventus - Lazio 2-0, commenti post partita

    E meno male che ci sono, altrimenti le discussioni relative ai commenti post partita, quando si vince, non raggiungerebbero nemmeno le 20 pagine. Lazio Juve 1 a 0: 100 pagine. Juventus Lazio 2 a 0: 30 pagine.
  3. Totik

    Juventus - Lazio 2-0, commenti post partita

    Io credo che la regola serva per evitare di sanare dei fuorigioco per deviazioni involontarie. Qui siamo di fronte ad una giocata volontaria, non ad una deviazione involontaria. Quindi è rigore.
  4. Totik

    Juventus - Lazio 2-0, commenti post partita

    In quale metauniverso?
  5. Totik

    Juventus - Lazio 2-0, commenti post partita

    Quello che mi ha dato fastidio di più è stato l'episodio della ammonizione di Gatti. Si sono comportati come in FIFA 22 dove se vuoi fermi il gioco per far ammonire l'avversario. L'arbitro dà il vantaggio, il giocatore della Lazio si ferma e chiede all'arbitro di fischiare senza buttare la palla fuori. L'arbitro allora fischia e sotto richiesta ammonisce Gatti, perché va' prima vicino al giocatore a terra e poi ammonisce. Vergognoso.
  6. CRONACA Napoli-Juventus, Paolo Ascierto aggredito: «Mi hanno sputato addosso solo perché sono juventino» La denuncia dell'oncologo napoletano tra gli eroi del Covid «Sono juventino da 52 anni. Agli sfottò sono abituato. Ma uno sputo no, mi pare che così si superi il limite. Mi ha fatto male, lo confesso». Non nasconde l'amarezza l'oncologo Paolo Ascierto, 59 anni, uno dei maggiori esperti di immunoterapia dei tumori a livello internazionale, direttore dell'Unità di Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative del Pascale. Noto juventino, domenica sera era allo stadio Maradona per assistere alla partita di campionato. In fila a uno dei gate della Tribuna Posillipo, con il solito sorriso e quel tratto umano che lo ha fatto diventare un volto amico, soprattutto nei giorni bui del Covid, è stato protagonista controvoglia di un episodio che lui ha stesso ha poi raccontato sul suo profilo Facebook. «Sono molto turbato - ha scritto - per una storia che con il calcio non ha nulla a che fare». Che cosa è successo, professore? «Uno sputo mentre eravamo in fila per entrare, nella zona interna dello stadio, ai varchi d'accesso alla tribuna. Uno sputo chiaramente indirizzato a me, finito tra i miei piedi, in segno di disprezzo. Un uomo più o meno della mia età. Mi ha prima ceduto il passo. Poi mi ha sputato tra i piedi. Ho capito che era una provocazione e ho lasciato perdere. Hanno visto tutti. C'era anche mio figlio Luca, juventino come me. Non volevo turbarlo. Non bisogna provare vergogna o disagio per essere tifosi di una squadra invece che di un'altra. Che amarezza, che rabbia». Non deve essere facile la vita di un tifoso della Juve a Napoli; è la prima volta che le accade una cosa così? «Così sgradevole, sì. Certo, gli sfottò sono all'ordine del giorno. È normale. C'è rivalità, ci sono punzecchiamenti costanti. I miei amici mi mettono continuamente in mezzo e le battute ci possono stare. Le accetto tutte con simpatia, col sorriso. Peraltro ero nella tana del lupo. Lo stadio Maradona, in mezzo ai tifosi del Napoli. Mi sarei aspettato ogni tipo di presa in giro. Vi facciamo cinque gol. Vi facciamo pigliare collera, eccetera. Va benissimo. Ma uno sputo, un segno così volgare di disprezzo, no. È troppo». Lei come se lo spiega? «Penso che i toni siano troppo aspri. Non ne vale la pena. Una partita di calcio è una cosa così bella. Credo che ci sia anche qualcuno che, magari inconsapevolmente, soffi un po' sul fuoco, alimenti questa contrapposizione dura, che va oltre il limite, sembra un odio personale. In fondo parliamo di una passione sportiva, mica ci caratterizza come persone». Non ha la sensazione che questa rivalità tra napoletani e juventini si sia inasprita molto negli ultimi anni? «Senza dubbio. Io da adolescente, da ragazzo, non ho mai avuto grandi problemi. Non sentivo questa durezza. Potevi tifare per chi ti pareva, ci si prendeva in giro, ci si sfotteva. Ma insultare no, non sentivi il pericolo nell'esporre la tua fede calcistica, anche se diversa da quella prevalente. Mio padre era un tifoso interista, e diceva sempre che in campionato si tiene per la propria squadra mentre nelle coppe si tiene per le squadre italiane, qualunque essa sia. Oggi mi sembra perso anche questo spirito». I suoi pazienti le hanno mai rinfacciato la sua fede juventina? «Certo, continuamente. Ma per sorridere. Io mi occupo di tumori della pelle e non sa quante volte i miei pazienti mi hanno preso in giro sui colorati e i non-colorati. Quante volte mi hanno detto che il mio “unico neo” era la squadra per cui tifavo. Durante il Covid fecero a Soccavo un murale simpaticissimo, con il mio volto, e la scritta “Caro Ascierto, Caro Paoletto, se tu non fossi juventino, saresti perfetto”. Sono sfottò che si accettano con ironia, con gusto. Un gesto di disprezzo come uno sputo, no». Ma lei com'è diventato juventino? «Da ragazzino, come capita a tutti. Sono scelte emotive, che si fanno su episodi. Ricordo esattamente la data: 30 gennaio del 1972. Ero allo stadio di Catanzaro. Si giocava Catanzaro - Juventus. Un certo Mammì, del Catanzaro, a 5 minuti dalla fine, segna un gol di testa a Carmignani, portiere della Juventus. Il calciatore alzò le braccia e cominciò a correre per tutto il campo, come un ossesso. Era una esultanza strana per quei tempi, non lo faceva mai nessuno in modo così plateale. A me sembrò una presa in giro degli avversari. Vidi la delusione nei loro occhi e mi dispiacque. Così scelsi di tifare per gli sconfitti. Ironia della sorte, poi mi avrebbe detto che tifavo per i più forti. In realtà li scelsi perché furono umiliati. Del resto, il calcio è questo. Uno sport, un grande momento emozionale. Un bambino sceglie e ha il diritto di farlo, no?». Dopo l'episodio di domenica sera ha avuto parole di solidarietà dai tifosi napoletani? «Sì, molte. Non è mancata la vicinanza. Già sul mio profilo social, dove ho scritto dell'episodio, ho raccolto tanti commenti di sostegno. La verità è che la stragrande maggioranza dei tifosi è gente comune, mite, che ama il calcio, si diverte, si arrabbia, si accalora, che si prende un po' in giro reciprocamente ma poi conosce il senso del limite. Questo ha mitigato l'amarezza ma comunque dico: attenzione. Non esageriamo. Abbassiamo i toni e godiamoci la bellezza del calcio. Non roviniamo una passione».
  7. Si, si, hai voglia. Innanzitutto non sarebbe più sport perché una regola fondamentale è che tutte le squadre debbano sottostare alle stesse regole, e questo non succede, e poi, sta' certo, si inventerebbero comunque qualcosa per punirci.
  8. Per me, credere che le varie penalizzazioni dal 2006 ad oggi siano state causate da qualcuno vicino alla società Juventus, vuol dire cadere nel tranello dei nostri carnefici.
  9. Niente, a leggere questi commenti devo dire che sono stati dei grandi. Hanno fatto un capolavoro. Non solo ci hanno massacrati, penalizzati, depredati di centinaia di milioni di euro, ma, soprattutto, hanno fatto passare il messaggio che la colpa di tutto questo è la società Juventus stessa e non loro con le loro invenzioni, con il loro modo di mettere sotto i piedi il diritto giuridico, di definire nuovi reati ad hoc giusto per penalizzarci e squalificarci. Complimenti a loro e boccaloni noi.
  10. E nemmeno i giocatori in quanto potevano non essere nello spogliatoio quando si misero d'accordo.
  11. È un punto di vista perché secondo te Vinicius si è messo a piangere solo per guadagnare solidarietà e non perché magari più sensibile di altri.
  12. Ma questo è il tuo punto di vista. Non puoi assolutamente generalizzare.
  13. Hai perfettamente ragione. Il problema è che, tra gli altri danni che ci hanno fatto quelli che ci hanno puniti, c'è anche quello di far credere a molti juventini che la colpa fosse della società stessa. Il delitto perfetto in pratica. Uccidere e far cadere la colpa sulla vittima. E ci sono riusciti in pieno. Basta leggere i commenti in questa discussione.
  14. Non tutti sono uguali. C'è chi reagisce come Alves e chi come Vinicius. Non è che uno è buono e l'altro no.
  15. Ma non è vero. A tutti quelli che leggono il messaggio di questo utente ricordo che sì, tutti nel hanno giovato, ma una sola squadra ne aveva assoluto bisogno perché non aveva liquidità per pagare i propri dipendenti, e questa era l'inter. Le altre avevano soldi per pagare i giocatori e lo stavano facendo con regolarità. Poi, quando uscì la legge, ne usufruirono, ma non ne avevano tutta questa necessità come quella squadra. Quindi non raccontiamo balle.
  16. Leggo commenti che sottovalutano le offese per razzismo. Non sono d'accordo con voi. Una cosa è dire figlio di p ad uno la cui madre non è una p ed un'altra è dirlo ad un ragazzino la cui madre realmente fa la p. Una cosa poi è dirlo tra ragazzini spesso inconsapevoli di quello che dicono, ed un altra tra adulti vaccinati. Prima di dire che è un'offesa come un'altra, credo che bisogna passarci prima di sottovalutare la questione. Vinicius probabilmente è stanco di ricevere queste offese da quando è nato, nonostante abbia solo 23 anni.
  17. La finale di ritorno della Super Coppa europea del 1996, all'epoca si giocava andata e ritorno, fu giocata a Palermo per fare il pienone dopo che a Parigi vincemmo 6 a 1 contro il PSG.
  18. Sicuro? Potrebbero fare una legge ad hoc per il calcio. Non sarebbe la prima volta.
  19. A meno che non cambino le regole in corsa.
  20. Sarà qualcuno che vende libri antichi.
  21. Ma infatti. Io non credo che falliranno, quei messaggi li scavalco, ma conoscere certe notizie comunque mi interessa.
  22. Assolutamente puoi scrivere dove vuoi. Io lo dicevo per te. Personalmente non vado nei topic che non mi interessano e tantomeno vado a lamentarmici con chi ci scrive. Sono liberi di fare quello che vogliono, così come te.
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