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SuperEagle

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  1. 3 Coppe Italia e 3 Supercoppe Lotito, 3 Coppe Italia e 1 Supercoppa ADL. A trofei vince ancora Lotito, ma credo che l’utente che hai citato accreditasse già il Napoli dello scudetto 2023 (che “pesa” parecchio).
  2. No, intendo solo l’ “anno 0”, per capire chi entra, ed in quale “serie”. Poi, se è un vero campionato europeo, dovrebbe strutturarsi indipendentemente da quel che accade nei tornei nazionali, i quali al massimo dovrebbero qualificare squadre per la terza/quarta serie, ossia per l’entry level. È per quello che non capisco molti passaggi dell’idea di Agnelli.
  3. Allorquando si fosse pronti per partire, si dovrebbero inserire i campioni nazionali dell’anno precedente di X campionati (quelli con maggiore punteggio UEFA), ed i restanti posti andrebbero occupati sulla base del ranking UEFA degli ultimi X anni. Chi c’è c’è…..non vedo perché bisognerebbe mettere dei “paletti” per singola nazione.
  4. Ma infatti ho scritto “un certo modello di Superlega”. Quello con promozioni e retrocessioni, stile Nations League, è bellissimo ed avvincente ma non mi aiuta a capire come Agnelli intenderebbe preservare la sua squadra (e qualunque squadra) dal rischio di retrocessione, e quindi sganciare il risultato sportivo dal rischio economico (forse, creando un “paracadute” anche lì?). L’ assenza di rischio te la può dare solo un sistema chiuso, tipo NBA, dove non solo puoi fare schifo quanto vuoi, ma anzi ti ritorna anche utile per il reclutamento delle migliori stelle giovani (modello totalmente irriproducibile nel calcio europeo).
  5. In una Superlega modello NBA, il tuo ragionamento è corretto ed i parametri sono quelli che tu dici. Ma alcuni meccanismi regolanti quel mondo (salary cap, modalità di approccio alle nuove matricole universitarie) o non sono riproducibili, o sono facilmente aggirabili. Non si può realmente arginare chi immette denaro in una qualunque competizione (denaro che fa gola a tutti). Qualsiasi regola in tal senso troverà sempre deroghe e scappatoie, o aprirà ad un circolo di “nero”. Anche da tifoso, confermo comunque che un Napoli in SL dovrebbe presentare uno scenario tecnico, comunicativo e strutturale credibile, non certo sfoggiare i risultati di una singola annata.
  6. Esatto, gestione politica e comunicativa disastrosa. Ma anche, probabilmente, un tentativo troppo “estremo” di traghettare il calcio verso il futuro. Anche l’uomo della strada (che è colui che, in definitiva, regge il carrozzone) ha bisogno dei suoi tempi per metabolizzare.
  7. Concordo, e la soluzione è molto semplice: i vari club si contattano tra loro e decidono di non scendere in campo. Però devono essere compatti, ci vuole una azione politica di rottura. In mancanza, vorrà dire che a qualcuno sta bene il monopolio dell’Uefa (e le relative protezioni). Penso che chiunque lo sia.
  8. Assolutamente corretto. Ma sono posti in cui l’interesse per il calcio e massiccio e gli stadi sono pieni. E non è solo questione di est Europa: ad esempio il Celtic Park è uno spettacolo, in Turchia (che è un “est” particolare, diciamo) ci sono rivalità e passione, c’è tutto un mondo da dover recuperare.
  9. Guarda che Agnelli ha parlato di campionati nazionali come necessario step per la qualificazione internazionale, e di noia di questi ultimi, perché i vincitori sono spesso noti in anticipo. Quindi, che si fa? Quel che farei io, è molto semplice: tornei nazionali a 14 squadre, più playoff. Più scontri tra big, classifiche più corte e incertezza fino alla fine. Però, a quel punto, si dovrebbe accettare (in nome della equa e meritocratica distribuzione dei redditi e dei premi) di giocarsi tutto in poche partite, in nome dello spettacolo e dell’equilibrio. Oggi a me, domani a te. Invece, sempre Agnelli vuole anche la stabilità finanziaria derivante dall’avere il posto assicurato in Champions/Superlega, che è un concetto molto “USA” e che dovrebbe prevedere una completa sterilizzazione dei risultati ottenuti in patria.
  10. Veramente è una cosa matematica, trent’anni fa allo Steaua Bucarest bastava battere i campioni di Islanda per essere tra le prime 16 d’Europa, adesso per entrarvi dovrebbe superare prima le prequalifiche e poi un girone di ferro. La “virtuale” stabilità in Champions League di determinate squadre ha fatto impennare i mega-contratti dei calciatori, avrei voluto vedere il Barca spendere quelle cifre per Messi, dovendo disputarsi col Real ogni anno l’Ingresso nel principale torneo……
  11. È dagli anni ‘90 che il calcio ha iniziato ad andare “in bolla” spendendosi in anticipo i soldi delle pay-tv; e finché c’erano dirigenti scafati come Moggi, spendaccioni come Berlusconi e Moratti o personaggi come Tanzi, Cragnotti e Cecchi Gori (le cui sorti sono note), il carrozzone reggeva, dopo ha cominciato ad implodere e l’entrata in Champions League (e dunque, i soldi europei) ha iniziato a divenire l’ultima canna del gas per sopravvivere ad alti livelli. Con l’entrata dei petroldollari e l’ascesa inarrestabile della Premier, neppure disputare la Champions stabilmente basta più per far quadrare i conti. Questa è la storia (molto sintetizzata) degli ultimi 30 anni di gestione del prodotto calcio. Ah, dimenticavo: gli stadi italiani principali (almeno, quelli dove non occorre stipulare un mutuo per entrarvi) sono, nonostante la crisi, piuttosto pieni negli ultimi anni. Quindi non è vero che pochi campioni generino disinteresse, quel che sta generando disinteresse è che, per mantenere come nababbi campioni e presunti tali, si pretendono dal consumatore soldi in eccesso che costui non è più disposto (giustamente) a dare.
  12. Guarda che la Champions League “allargata” è esattamente il motivo per cui determinate realtà dell’est europeo hanno iniziato a declinare. Poi, i “furboni” hanno creato la Conference League e anziché destinarla alle realtà depresse di questi paesi svantaggiati, ci hanno ficcato comunque dentro le piazzate dei campionati maggiori e le retrocesse dalla EL, cosicché alla fine siamo punto e daccapo……
  13. Non parlo di calcio-spettacolo, ma di calcio bello ED ANCHE redditizio sul piano dei risultati. Le squadre che ho citato sono tuttora in lotta per il titolo nei rispettivi campionati, e sono anche in corsa in Europa (per dire, il Barca ha già fatto “ciao ciao” con la manina sia a Champions che a Europa League). Decidere a priori chi possa competere per i migliori traguardi e chi no è la negazione dello sport. Poi anche a me farebbe piacere recuperare in Italia ad alti livelli piazze come Palermo o Bari, o in Europa bacini brulicanti di passione (il Marakana con oltre 110.000 persone è un ricordo di un calcio che non tornerà), ma questo obiettivo è perseguibile solo ridistribuendo le risorse alla base del sistema, non facendole gestire ad una élite spendacciona, indebitata e (soprattutto) autoreferenziale.
  14. Veramente, il Napoli è stata per distacco la seconda migliore squadra italiana degli anni ‘10…….e negli ultimi due anni, la Champions non l’ha giocata. L’ allargamento alla terza e alla quarta classificata era palesemente (ma proprio palesemente, ci sono dichiarazioni in tal senso reperibili) mirato a recuperare al grande calcio le disastrate milanesi, ossia quelle col “blasone” (….e con la Fossa delle Marianne nei bilanci).
  15. Ma infatti il Napoli, dopo due qualificazioni in Champions fallite di fila, ha chiuso con bilanci negativi e ha dovuto alleggerire di brutto il monte ingaggi. Senza perdere in competitività, anzi. Solo in altri lidi il ridimensionamento viene vissuto come fosse una tragedia epocale……
  16. Sarà seguita di più la competizione dove gireranno più soldi e, dunque, i migliori tecnici ed i migliori calciatori. Come è sempre stato, e come per sempre sarà (e come è ovvio che sia).
  17. Lo so, ma è l’equivalente di organizzare un Festival di Sanremo solo con Iva Zanicchi, Peppino di Capri, Al Bano ed Adriano Celentano. Il mondo va avanti. Oggi il miglior calcio in Europa lo si gioca a Napoli, a Londra sponda Arsenal, a Parigi, a Manchester (sponda City), e sticazzi se non hanno mai vinto la Coppa dei Campioni. Sono loro ad offrire il top dello spettacolo, poi il prossimo anno magari saranno altre….
  18. Dipende dal concetto di “merito sportivo”. Napoli, ma anche Roma, Lazio e Atalanta hanno spesso partecipato alla Champions League ai danni delle milanesi, nel corso dell’ultimo decennio. Per me, il “merito sportivo” è quello riferito all’anno precedente, non a 20/30/50 anni prima.
  19. Ci vorrebbe un gesto di rottura forte: all’inizio della prossima edizione di Champions League, nessuna squadra dovrebbe scendere in campo. Poi vedi come si allenterebbero subito i cordoni della borsa. Ma è una questione politica. Politico-sindacale, oserei dire. Per lottare contro l’Uefa non basta essere in tre o in quattro.
  20. Siamo d’accordo sul fatto che nello sport, come nella vita, 99 volte su 100 è il più ricco ad andare avanti. Però un sistema che consenta a (pochi) ricchi di essere sempre più ricchi, e costringa i (tantissimi) poveri ad essere sempre più poveri (perché questo è l’effetto di una Superlega chiusa), non aiuta il prodotto-calcio globale, ma solo ed unicamente quei pochi club che divengano, di fatto, i monopolisti del prodotto. Ad oggi, un tifoso del Monza può sperare che un duo di anziani signori voglia togliersi uno sfizio, e dopo anni di B e C volare in serie A, con ambizioni europee per il futuro; così come un tifoso del Newcastle può sognare di andare in Champions League, perché arriva un ricco proprietario. Se il calcio che conta sarà ridotto a pochi oligarchi con quattro quarti di nobiltà, gli eventuali “nuovi ricchi” (l’alta borghesia) fonderanno ben presto una loro lega, e saremo punto e daccapo. Comanderà sempre chi ha i soldi, e non è detto che chi detiene il potere abbia anche le maggiori risorse.
  21. Era un esempio a caso…..non mi tirerei mai la sfiga addosso così palesemente….🤣 Però quello che si sta verificando quest’anno è emblematico, dato che sono concetti che avevo scritto anche in tempi non sospetti: il bello del calcio è che, censo a parte (ma la storia, non solo sportiva, è sempre stata caratterizzata dalla presenza di ricchi e poveri), ogni anno si resetta e si riparte tutti da zero. Poi, aumentare i match di cartello è giusto, aumentare la fetta di torta per le società è sacrosanto….ma se si inizia con i tornei “privati”, anche gli arabi si potranno fare il loro, attirando i più grandi campioni in leghe composte da club mediorientali da loro sovvenzionate, e saremo punto e daccapo (basti vedere come è aumentata la diaspora verso la Cina, appena tutti hanno annusato il profumo dei soldi).
  22. Sarò sintetico: la UEFA è una associazione a delinquere, ma un certo modello di Superlega è la fine del calcio, e l’inizio di qualche altra cosa (a metà tra una fiction ed un reality show). Tra le due ipotesi, il tifoso medio (quindi, non il tifoso delle 10/15 blasonate) si prende la prima, dove un Napoli (che, magari per un caso fortuito riesce a costruire la migliore squadra d’Europa in una annata), non deve chiedere ai padroni “scusi, di grazia, potrei partecipare anche io?”. Quello che vuole Agnelli è un equivalente del “ti piace amministrare una società facilmente?”, senza rischio di impresa, perché la torta verrebbe divisa a prescindere dal merito sportivo. È una modalità “all’americana” di intendere lo sport, che nulla c’entra con la tradizione del calcio europeo (e del calcio in generale).
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