ventinove

Credo più che altro perché Bolle é un ballerino e a domanda specifica ha evitato di rispondere fesserie o prendere posizione, perché non esperto e perché non vuole schierarsi contro una porzione di opinione pubblica che in Italia conta. Risulterebbe impopolare. Peraltro, il paragone Maradona-Nureyev é quanto di più sbagliato possa esistere. Diego é stato tante cose, ma elegante ed aggraziato proprio no. Altro esempio di retorica romanzata, fra un po' ci diranno che Maradona resuscitava i morti e guariva i lebbrosi, e in molti finiranno per crederci. LeBron invece parla da sportivo, agonista eccezionale e professionista esemplare. Probabilmente Maradona non lo ha mai visto giocare e ne ha sentito parlare, sia nel bene che nel male. Ed essendo contemporaneo di Messi, avendone apprezzato la longevità ad altissimi livelli e sapendo quanto sia duro e faticoso mantenersi al top per circa 20 anni é anche normale risponda così. E dal mio punto di vista non posso nemmeno dargli torto.

Capitolo Pelé. Ho visto tanti filmati, gli highlights di una carriera lunga e vissuta sempre in Brasile. Concedo il beneficio del dubbio non avendo vissuto quell'epoca, anche se molti gli preferivano DiStefano, leggermente antecedente all'epoca di 'O Rey. Di Pelé va anche detto che a far buon peso nel suo primato dei tre mondiali vinti conta anche il fatto che le squadre nelle quali ha giocato quasi certamente avrebbero vinto il torneo anche senza di lui. Anzi, in un'occasione (1962) il Brasile vinse proprio senza Pelé, infortunato alla seconda gara e non più rientrato. Quanto al "mondiale vinto da Messi per grazia ricevuta" (7 gol e 3 assist in 7 partite) direi che quello di Maradona é propiziato da una grande scorrettezza, derubricata nel tempo come "gesto da artista", "riscatto di un popolo" e tutta quella serie di odiose etichette ipocrite delle quali il romanzo della vita di Diego é pieno. E che Maradona abbia scelto Napoli (che era una grande squadra, quel Napoli) fa parte del limite del calciatore a tutto tondo. Un calciatore che in realtà tradizionalmente più blasonate non sarebbe resistito più di due anni. Come accadde a Barcellona in effetti.

La differenza é abnorme in favore di Messi. Ma proprio evidente. Per preferire Maradona occorre non averlo vissuto e basarsi sui romanzi che la letteratura e la retorica hanno ricamato sul personaggio (non sul calciatore).

Secondo me Bolle non ha mai visto Maradona. Perché brutti e sgraziati come Diego era dira trovarne. Brera sapeva scrivere, ma di calcio ne capiva poco.

Dybala ha messo insieme più minuti in stagione di DiMaria e Paredes. Dybala ha 29 anni, DiMaria 34. Dybala é a Roma, si allena e il 4 gioca. DiMaria é in Argentina e lo rivedrai dopo il Capodanno, in campo forse dopo l'Epifania. Forse E nella storia della Juve DiMaria é cosa totalmente irrilevante, al momento. Ma siamo fiduciosi, ci condurrà a vincere tutto ora, visto che "fa la differenza"...

Il bello di Bava -complottista nato, amico di Edoardo Agnelli e nemico del ramo Elkann- é l'approccio al buffet. Un capolavoro di qualche anno fa, durante l'assemblea al momento in cui gli venne data la parola AA si alzò e lasciò la sala. Bava andò su tutte le furie 🤣🤣🤣🤣

Ma certo che non é una colpa, chi ha mai sostenuto questo? Si fosse sostenuta una tesi simile dovrei ricorrere all'incoerenza SE FACESSI un paragone fra il Napoli di Maradona (grande squadra) e il Barcellona di Messi (grandissima squadra). Ma non lo faccio, Mi limito ad osservare le carriere dei due, a cosa hanno fatto, quanto hanno inciso e per quanto lo hanno fatto. E Messi ha fatto parecchio di più in un calcio certamente più protettivo nei confronti dei creativi, ma giocando almeno il doppio e al triplo della velocità. Quanto a Pelé, il suo Santos a livello internazionale é durato lo spazio di un paio di stagioni ad inizio anni Sessanta, e la Nazionale ha dimostrato di poter vincere il Mondiale anche senza di lui. Dubito che l'Argentina dell'86 o del 2022 avrebbero potuto farlo senza Maradona e Messi.

È la memoria. La memoria di chi frequenta il forum. Me compreso. Ammetto di aver visto molti filmati di Pelé, ma non l'ho vissuto, non ho vissuto il calcio e il mondo di quel periodo (mi sarebbe piaciuto vivere l'era dei Beatles, lo ammetto) e perciò non ne posso capire appieno l'essenza e il contesto. É anche vero che Pelé, a differenza di Maradona e Messi, vinse i Mondiali giocando in squadre fortissime. Talmente forti che nel 1958 a Gilmar in porta, Nilton e Djalma Santos, capitan Bellini, Zito, Didì, Vavà e Garrincha, aggiungervi Pelé fu un atto di (legittima) arroganza sportiva. E in panchina finì un certo José Altafini, uomo da 300 gol in carriera. Nel 1962, Pelé si infortunò alla seconda gara, e il Brasile sostanzialmente identico a quello trionfatore in Svezia rivinse trascinato da Garrincha, Vavà e al sostituto di Pelé, Amarildo, che poi giocò per una decina d'anni in Italia fra Milan, Fiorentina (scudetto) e Roma. Nel 1970 il Brasile schierava in attacco i cosiddetti 5 numeri 10, ovvero 5 giocatori che nel loro rispettivo club di appartenenza indossavano la maglia col 10. Jairzinho, Gerson, Tostao, Pelé, Rivelino. Una squadra leggendaria, nella quale Pelé in origine non avrebbe neppure dovuto far parte. Cosa accadde? Dopo i Mondiali inglesi 'O Rey venne considerato in fase calante, vuoi per questioni fisiche, vuoi perchè la fama e il successo ne avevano fatto il primo grande testimonial commerciale nella storia del calcio. Quindi, fra logorio fisico e distrazioni mediatiche, per 2 anni Pelé non indossò la maglia del Brasile. A furor di popolo nel 68 venne richiamato e in panchina andò colui che lo aveva sostituito per quei 2 anni con la 10: Tostao. Le pressioni della CBD spinsero il ct che guadagnò la qualificazione al Mondiale a far giocare insieme i due 10. Il sostituto, Mario Zagallo, ex ala sinistra campione nel 58 e 62, fece ancora meglio, schierando 5 numeri 10. Inutile dire che quel Brasile dominò il Mondiale messicano, vincendo tutte le partite e una sola per 1-0 (ai gironi contro l'Inghilterra detentrice). Quindi, Pelé enorme, ma nel suo caso enorme era anche il contorno.

Il primo Ronaldo, sì. Quello che giocava con Van Nistelrooy (e i due si detestavano...) era un esterno a tutta fascia, molto barocco e tendente ad alternare cose splendide a personalismi deleteri. Nella bio di Alex Ferguson c'è scritto che in quegli anni il ragazzo lavorava e si impegnava ma rimaneva prigioniero dei propri istinti individuali. E allora la terapia consisteva nel farlo allenare quotidianamente con tre tipetti morbidi morbidi: Gary Neville, Rio Ferdinand e Roy Keane. Che avevano come missione quella di picchiarlo.😁 Poi nel 2006 Van Nistelrooy va a Madrid, e piano piano tocca a Rooney giocare più accorto e lontano dalla porta, che diventa prerogativa di Ronaldo per le ultime tre stagioni a Mancunia. Rooney se ne lamenta, ma Ferguson gli fa capire che fra i due, quello che ha più attitudine al sacrificio é lui, mentre quello più svelto sotto porta é l'altro. Quando CR7 va a Madrid c'é una situazione delicata da gestire, ovvero l'ultima stagione della bandiera Raùl. Ronaldo indossa la maglia col 9, e c'è anche Benzema. E pure Higuain. A fine stagione Raùl saluta, rimangono Karim e Ronaldo con Higuain primo cambio, e piano piano già ai tempi di Mourinho Ronaldo inizia a chiedere spazio in area al francese, che per 8 lunghi anni si sobbarcherà il lavoro sporco non dimenticandosi di decidere le partite cruciali anche in concomitanza della presenza del numero 7. Il resto é storia recente.

Ronaldo non é mai stato un leader, a dire il vero. È sempre stato l'uomo copertina, ma i leader delle sue squadre sono sempre stati altri Al Manchester United c'erano Neville, Scholes (il miglior giocatore al mondo fra gli uomini normali, disse Alex Ferguson), Giggs, Rooney e Ferdinand. Ronaldo finalizzava il lavoro di una macchina perfetta che Sir Alex gli aveva costruito attorno. Al Real Madrid il leader in spogliatoio é sempre stato Sergio Ramos, cui negli anni si sono aggiunti i Modric (leader in campo) e Toni Kroos, con Marcelo cresciuto piano piano fino a diventare il miglior amico di CR7, prendendosi la responsabilità di mediare con la fazione che il portoghese lo odiava proprio. E l'errore che ga fatto la Juve é stato proprio quello di pensare che Ronaldo fosse un leader carismatico. Tutt'altro, Cristiano é sempre stato solo (oddio, solo...) un formidabile finalizzatore (almeno nel periodo madridista), il migliore possibile, ma tremendamente egoista e poco rispettoso dei compagni. Ronaldo non ha mai trascinato il gruppo, ne ha sempre concretizzato il lavoro. Era la superstar che saliva sul set a film completato per recitare le sue battute, definitive, quelle che completano l'opera, e poi se ne andava senza salutare il resto del cast.

Quello che hanno fatto Messi e Ronaldo in termini di continuità ad alti livelli non ha precedenti nella storia del calcio. Messi e Ronaldo sono come Federer, Nadal e Djokovic, che per 20 anni si sono espressi al massimo e superati, ognuno dei tre rappresentava lo stimolo per gli altri due, stroncando sul nascere ogni tipo di velleità da parte dei colleghi giovani che di generazione in generazione si affacciava con l'ambizione di insidiarne il dominio. Chi si é avvicinato per alcuni periodi a loro ha finito per non reggere il confronto, vedi Ibrahimovic e Murray.

Lui ha contribuito ad affossare club e spaccare lo spogliatoio. Non le fa queste cose, un leader.

Quelle che hanno scambiato calciatori con la Juve, ovviamente. Pisa, Pro Vercelli, Genoa, Sampdoria, Parma, Empoli, Pescara e Novara.

Occhio eh😁 Ho 51 anni e ho visto giocare dal vivo tutti i più grandi da Kevin Keegan a Kylian Mbappé. Compresi i nostri, da Causio e Bettega in poi. Non ho visto Pelé e Di Stefano, li ha visti mio padre (e pure Sivori, il suo preferito per questioni di tifo), che mi racconta ancora oggi che DiStefano era la versione calcistica di Merckx, un cannibale, un divoratore di trofei. Pelé invece era gioia ma pure tanta concretezza. Puskas un gradino sotto, mi dice, soprattutto perché in Europa lo scoprimmo tardi, col Mondiale 1954, la TV nei bar e le finali col Real Madrid, già grasso e invecchiato. Non ho visto Crujiff, ho consumato dozzine di Vhs, fra documentari ("Il profeta del gol", di Sandro Ciotti, é bellissimo) e collane video celebrative degli anni d'oro dell'Ajax e della Nazionale arancione che mi furono spedite da un cugino olandese acquisito. Crujiff era una meraviglia assoluta, per intenderci, e sarebbe attuale ancora oggi. Ho visto Platini, ogni domenica e quando possibile il mercoledì per 5 anni, e per 3 anni e mezzo abbondanti il migliore al mondo Ho visto Zico -già in fase calante- all'Udinese dopo averlo ammirato nelle telecronache di calcio brasiliano fine anni 70 inizio 80 (la voce era Mario Mattioli). Zico era gracile (O galinho) ma aveva un destro magico. Ho visto Van Basten, un Bettega più rapido e più prolifico. Il miglior 9 di ruolo mai esistito. Ho visto Maradona, di cui abbiamo ampiamente parlato. Ho visto Romario, Zidane e Ronaldo Nazario, ho visto Ibrahimovic (non suoni blasfemo il paragone, ma per anni é stato Zlatan l'alternativa al duopolio Messi-Ronaldo CR7)..E infine loro due, proprio il genio di Rosario e il perfezionista di Madeira. E alla fine, facendo una tara su tutto, scelgo Messi. Perché il più bravo a giocare a pallone, perché i freestyler sono una cosa, i calciatori entusiasmanti un'altra.

Crujiff e Platini per peso nelle loro squadre una spanna sopra a Cristiano Ronaldo. Che fra tutti i citati é l'unico che dipende (dipendeva?) dal rendimento della squadra e in molte occasioni lo ha condizionato in negativo, soprattutto per l'egoismo che lo ha sempre contraddistinto, impedendogli di diventare un leader vero. Poi che sia un cecchino cattivo e vorace dotato di specifici talenti in funzione del gol nessuno lo mette in discussione.

Con i se e i ma non andiamo da nessuna parte. Se... se... Se non avesse assunto efedrina forse lo avremmo visto vincere. O forse no. Se avesse pisciato nelle sue provette invece di far pisciare i suoi compagni per lui forse la sua carriera sarebbe durata ancora meno. Se Maradona non fosse finito nella città dove tutto "é più meglio" forse oggi certe argomentazioni non si porrebbero neppure. Perché a parte Napoli e forse l'Argentina (pardon, Buenos Aires), quest'ultima soprattutto perché Maradona va inserito in un contesto socio-storico particolare che ne ha reso la figura retorica cento volte più esasperata di quella puramente calcistica, in nessuna parte del mondo oggi considerano oltraggioso il paragone. Anzi, se lo fosse, quello "danneggiato" sarebbe Messi.

Bravissimo. In quel tocco c'è tutto. Il 70% del gol é lì. Apre il campo per consentire due comodi passaggi ad Alvarez e McAllister. E sembra semplice, ma non lo é affatto.

Questo é Giuliano Ferrara, tanto per capirci. Della dimensione esoterica, delle analisi antropologiche e del fatto che parlare e scrivere di Maradona abbia garantito la pagnotta a molti, sinceramente mi interessa quanto mi importa del look di Chiara Ferragni... “Diego è incomponibile con Leo, non so se per come giocava, questo lo lascio agli esperti, certo per come viveva, per come era, per quanto rappresentava al cospetto delle passioni”, ha scritto Ferrara. “Cocaina, lealtà verso gli amici criminali, sesso estremo e variamente figliante - ha proseguito - familismo un po’ turpe della Tota (e di mamma, per fortuna, ce n’è una sola), caudillismo e poveraccismo erano il suo stigma; Messi vincitore, con l’aiuto del suo immenso talento e di una imperscrutabile fortuna, senza bisogno della mano de Diós, ha indossato una veste regale donatagli da al Thani l’Emiro, sotto gli occhi esterrefatti dei maradoniani Castro e Che Guevara dal cielo, e ha sollevato una coppa che sa di denaro, di buoni investimenti, di ragazzini legali, i suoi propri, di allenamenti disciplinati, di professionismo antipopulista, di familismo ordinario, banalmente conformista, non di campetto fangoso”. Ferrara ha poi tirato in ballo il regista Emir Kusturica, autore del documentario su Maradona nel 2008: “Faticherebbe a girare anche solo un fotogramma della vita di Leo, lui che ha celebrato vita e morte di Diego in un magnifico, opulento, immorale documentario biografico del grandissimo eroe nero che le folle hanno adorato e adorano fino a accettare nell’oblio il suo erede così perbene. L’altare di Maradona però resta cristico, un luogo di dolore e di trasfigurazione del male in bene e viceversa, mentre il palco di Messi è laica rappresentazione di una sfilza di successi sportivi, niente di più ovvio e disincantato. La questione non è scegliere l’idolo giusto, gli idoli sono loro a scegliere gli idolatri”.

Platini dalla fine dell'82 alla primavera dell'86 é stato per distacco il miglior calciatore del mondo. Lo.dicono i numeri, l'incisivita e la presenza, il rispetto e la soggezione che incuteva agli avversari. Basti un episodio: Nils Liedholm, integralista della zona in un calcio ancora molto focalizzato sulle marcature singole, in uno Juventus-Milan piazzò Filippo Galli a uomo su Michel, alla maniera di Gentile incollato a Zico e Maradona a Spagna 82. Questa scelta con Maradona, Rummenigge e Zico il buon "Liddas" non l"adottò mai. Perfetto. Hai reso benissimo l'idea. Ciao Ronnie!🖐

Che fu tutto fuorché irreale. Basta con la mitizzazione. Un gol straordinario con l'Inghilterra, e ti aggiungo che solo con loro poteva segnarlo, per cultura giocano duro ma raramente vanno per fare fallo. Avrei voluto vederlo contro una squadra latina, ma ti agevolo: ne abbiamo la riprova con l'Uruguay del turno precedente, quando ogni tentativo di Diego venne frustrato sul nascere dai guardiani dells Celeste. Fermo restando eccezionale quel gol, tendiamo troppo a dimenticare cosa accadde poco prima, cioé il furto più eclatante ed evidente nella storia dei Mondiali (il gol di Hurst nel 66? Più complicato stabilirne la validità), una grave scorrettezza (e poi parliamo di valori etc. etc.), peraltro decisiva. Un altro gran gol e uno furbo col Belgio. Finale senza mai vedere palla fino al tocco in campo aperto a Burruchaga che si deve fare 50 metri di campo resistendo al ritorno dell'ultimo difensore tedesco. Cosa ci sarebbe di così irreale? Un grande Mondiale, niente di irreale. Il personaggio Maradona ha creato attorno a sé un alone di misticismo che é molto superiore alle sue straordinarie qualità calcistiche. Fra leggenda e oblio, estasi e dannazione. Assolutamente corretto.

É un trofeo ufficiale, informati.

Ma sono d'accordo con te. Il senso del post voleva rimarcare che un pilota preso da un contesto e messo in una macchina diversa rispetto a quella lasciata può non trovarcisi, specie in tempi moderni con l'esasperazione estrema che la tecnologia ha apportato. Lauda dopo il ritiro post Brabham salì sulla McLaren contro un compagno non semplice (il Professor Prost) e ne ebbe la meglio. Ma allora le monoposto, per quanto migliorabili di anno in anno (unica soluzione innovativa: il turbo) rimanevano sostanzialmente identiche.

Platini resta il calciatore che in una manifestazione internazionale ha esercitato un reale dominio assoluto. Tradotto: quel concetto tanto caro ai sostenitori della frase "vinceva le partite da solo", che ovviamente é un concetto senza senso. Euro 84: 9 gol, segnò in tutte le partite, sempre gol decisivi e due tripletta (destro, sinistro, testa). Uno score senza precedenti e mai più ripetuto.

Perfetto. Guarda lo Schimacher sceso dalla Ferrari e salito due anni dopo sulla Mercedes (anzianotto, ceŕto) stravolta dai regolamenti moderni, come prendeva la paga dal giovane Rosberg.

Amico mio, Francia-Crcoslovacchia 1976, Parco dei Principi. Gol di Platini su punizione a due in area. Identico coefficiente di difficoltà. Quindi il "poteva farlo solo Maradona" é un altro tassello aggiunto alla retorica maradoniana. E questo non fa benissimo alla leggenda di Diego, che é stato grandissimo ma non ha bisogno che lo si ritenga in grado di camminare sulle acque e persino dividere gli oceani. Altrimenti si entra nel campo delle guerre di religione.