-
Numero contenuti
7.219 -
Iscritto
-
Ultima visita
-
Giorni con più "mi piace"
6
Tipo di contenuto
Profili
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di Rhyme
-
Per l'ora che ho visto io ho notato un Carlo Conti che come conduttore non mi dispiace ma che in un evento del genere è fuori luogo semplicemente perchè si vede che con il cinema c'entra poco...lo si è visto in particolare nelle situazioni con gli ospiti, sia per le domande (anche se probabilmente quelle gliele hanno scritte) che per le sue aggiunte, ma anche generalmente. Ho visto un'organizzazione dilettantistica proprio come tempi, come svolgimento, come dettagli, come verve...sembrava puramente e totalmente improvvisata. Per non parlare del mancato arrivo tempestivo del premio per Uma Thurman con lei che ha fatto l'unica cosa da fare in quel momento, andarsene il più veloce possibile...per poi essere richiamata sul palco. Di Tim Burton ho letto le domande che gli hanno fatto e ringrazio di non averlo visto...i momenti con Dario Argento e la Thurman mi sono bastati. Ho visto un intervallo "comico" con battute al limite della vergogna, la gente del pubblico sbadigliava o distoglieva lo sguardo per l'imbarazzo. Mi è sembrata una sagra di paese, ne più ne meno, anzi, ne ho viste realmente di meglio organizzate nella mia zona...e nei momenti della Thurman e dei "comici" ho provato veramente un imbarazzo tale che ho cambiato canale. Sugli Oscar possiamo trovare mille difetti così anche sui comportamenti degli americani in generale, ma su questa cerimonia il paragone è imbarazzante. Certo, è anche vero che c'è un "personale" un tantino diverso...la desolazione pura.
-
@Smartengine, @Alessandro29 Avete avuto ragione su Dogman e i David Alla fine si è preso praticamente qualsiasi premio...tranne il povero Marcello Fonte che aveva vinto in precedenza tutti i premi in cui era presente, compresi Cannes ed European Film Awards. Chiaramente son contento per Dogman. Della cerimonia ho visto solo l'ora finale per curiosità ed è stata parecchio imbarazzante...diverse volte ho cambiato canale perché mi sentivo in imbarazzo io per loro. Era la prima volta che la guardavo e credo che non ripeterò più questo errore
-
Se vi interessa sul sito della Feltrinelli stanno praticamente facendo il fuori tutto. Ci sono sconti del 70% e 60% su una miriade di DVD e blu-ray...in più è possibile inserire un ulteriore sconto con un codice. Anche se non so quanto convenga esserne a conoscenza perché chi è interessato rischia di lasciarci direttamente il portafoglio
-
The guilty era uno dei film che volevo vedere in questo periodo insieme a Gloria Bell...per adesso non ci sono riuscito. Così come vorrei vedere Border che esce questo giovedì. Almeno un paio di questi spero di recuperarli. Copia Originale l'ho visto anche io ieri sera e sono d'accordo. Mi è piaciuto, trovo che sia scritto veramente bene; nella sua estrema semplicità regala una storia molto ben equilibrata e precisa, che tocca vari tasti sempre nel modo giusto e senza cadute. I due protagonisti sono molto bravi e mi è piaciuta anche l'atmosfera newyorchese. E pensa che vogliono fare pure il sequel
-
Alcuni usciranno quasi in contemporanea, altri no. Comunque una valutazione che possono aver fatto può essere anche quella...in estate usciranno diversi titoli "ingombranti", mentre settembre è più "tranquillo". Comunque ho controllato le varie uscite e dovremmo essere l'ultimo paese in cui uscirà al cinema, tra quelli con la data già comunicata. Sì, lo vidi al cinema
-
Probabilmente la scelta è legata al fatto che in estate da noi molta meno gente va al cinema. Ma al giorno d'oggi, con streaming, piattaforme e cose varie, farlo uscire così tanto dopo è solo controproducente.
-
Su quello no, perché chiaramente se uno conosce alla perfezione la lingua parlata in un film è chiaro che convenga guardarlo in lingua originale. Se uno la conosce molto molto molto bene ma non proprio alla pura perfezione, chiaramente può aggiungere anche i sottotitoli direttamente in inglese o in altre lingue a seconda del caso. Con l'aggiunta del "avendo le basi linguistiche per farlo" non posso che essere in accordo con te ma lo ero anche quando ne parlammo. E' negli altri casi che non sono tanto d'accordo ed è di questo che parlavo anche l'altra volta. E in quei casi anche i sottotitoli in italiano vanno bene allo stesso modo.
-
Ricordavo che ne avevi parlato, quando poi ho trovato il bellissimo cofanetto della Cineteca con quei 4 film ne ho approfittato. E tra l'altro mi è tornato utile anche per il film di Caserini, poi. E' sempre bellissimo e affascinante andare a scoprire nuovi autori, nuovi personaggi e nuove storie...in particolare poi il periodo del muto italiano spesso viene poco considerato ma c'è tanto da conoscere, da imparare e anche da riportare alla luce. Lo farò sicuramente. E l'uscita di questo film è una buona occasione.
-
Indubbiamente sono molto curioso di vederlo. Chiaramente anche io preferirei vedere la versione intera e in v.o. Già sopporto sempre meno il doppiaggio, poi proporre una versione censurata (seppur di pochi minuti o addirittura secondi) la trovo una cosa davvero aberrante. Nella rassegna di uno dei "miei" cinema dovrebbe arrivare tra qualche settimana in versione originale, quindi aspetto fiducioso. Comunque di lui non ho visto praticamente niente, potrei cogliere l'occasione per recuperare qualcosa.
-
Gosford Park (2001) di Robert Altman. E' un film che cercavo di vedere da un po' di tempo ma in dvd è fuori catalogo (come tanti suoi film, purtroppo), l'ho beccato in questi giorni su Iris. Ha la tipica struttura di Altman, ovvero un film corale con un'incredibile alternanza di personaggi, voci e dialoghi. Inizia come un classico giallo alla Agatha Christie ma si rivela solo un pretesto, sostanzialmente quello che interessa all'autore è raccontare storie, raccontare l'intreccio e le vicende della marea di personaggi dell'aristocrazia inglese degli anni '30 (con rispettiva servitù) che affolla una villa della campagna inglese per un week end all'insegna della caccia. Sguardo particolare va anche ai rapporti tra le classi, tra l'aristocrazia e la servitù. Quindi Altman anche in questo film opera la destrutturazione del genere, in questo caso il giallo (con tanto di "giochi" alla Hitchcock come ad esempio le due inquadrature in momenti diversi della boccetta di veleno) ma soprattutto è più che evidente il rimando a La regola del gioco di Jean Renoir. E' un film pazzesco, sceneggiatura e regia vanno di pari passo, come l'opera incessante di un ragno che tesse la sua tela, collegando la marea di personaggi che si susseguono (credo siano 25-26). E' scritto davvero in modo impeccabile, un mosaico compiuto di vite e per molti personaggi riesce a costruire delle caratterizzazioni ben precise e indelebili. La regia è sontuosa, la macchina si aggira tra le stanze e i corridoi della villa in modo incessante, un vero e proprio sguardo che penetra luoghi e vite...le inquadrature non sono mai fisse, la macchina si muove sempre, anche in modo impercettibile, aspetto tipico del cinema di Altman. Ma soprattutto opera come un vero e proprio coreografo scandendo in modo estremamente preciso i movimenti dei personaggi, le loro entrate e le loro uscite dall'inquadratura, personaggi che affollano la villa anche come fantasmi, uscendo dalle ombre e dai meandri. Lo spazio scenico della villa è organizzato in modo fantastico, con le innumerevoli sale, i corridoi e i piani dedicati alla nobiltà o alla servitù. Sugli attori niente da dire, c'è un cast pazzesco che comprende alcuni dei migliori attori britannici come Maggie Smith, Michael Gambon, Hellen Mirren e numerose altre conoscenze. Radio America (2006) di Robert Altman. Altro film di Altman che come struttura ricalca quella solita, quindi innumerevoli personaggi, accavallamento di voci e dialoghi, andirivieni continuo. Questa volta invece che in una villa di campagna inglese siamo in un teatro americano che ospita da molti anni una trasmissione radiofonica organizzata da una compagnia, che vede la presenza di un conduttore (reale personaggio radiofonico su cui credo che sia basato il film) e dei soliti cantanti che si alternano. Nel film vediamo quella che può essere l'ultima puntata, perché pare che i proprietari della compagnia abbano deciso di vendere. In questo caso l'inizio rimanda al genere noir, con la presenza di un detective che lavora per la compagnia in veste di addetto alla sicurezza e con il voice over. E' uno svolgimento nello svolgimento perché la quasi totale durata del film raffigura l'intera puntata della trasmissione, senza stacchi temporali. C'è l'alternanza tra i dietro le quinte e i momenti sul palco, con numeri musicali. Mi è piaciuto meno di Gosford Park, soffre un po' troppo di eccessiva ripetitività in alcuni punti, secondo me e ha meno sfaccettature del precedente. Ma è comunque un lavoro egregio...anche qui, sia per sceneggiatura e regia nel destreggiarsi tra i tantissimi personaggi, sia per regia e lavoro sulla scenografia nel creare un ambiente ben preciso e nel saperlo esplorare in modo sapiente. Più il film si avvia al finale e più ti accorgi di essere completamente, mentalmente e quasi fisicamente entrato nella vicenda e in quel gruppo di personaggi. Nelle ultime scene sembra quasi di conoscerli personalmente, capisci quasi che ti verranno a mancare. Autore veramente pazzesco. Ma l'amor mio non muore (1913) di Mario Caserini, Assunta Spina (1915) di Francesca Bertini, Sangue blu (1914) e Rapsodia satanica (1917) di Nino Oxilia. Qui si va parecchio indietro nel tempo nel nostro cinema, nel diva-film che insieme al film storico era quello più diffuso da noi in quel periodo. Si formarono le figure delle Dive, come Francesca Bertini (Sangue blu e Assunta Spina) e Lyda Borrelli (Ma l'amor mio non muore e Rapsodia satanica). Sono film basati su drammi d'amore con la figura della protagonista femminile che si trova sempre tascinata in situazioni complesse. A eccezione di Assunta Spina, sono ambientati in contesti artistocratici, perciò sono caratterizzati da una messa in scena oculata e notevole; Oxilia e Caserini sono maestri in questo. Rapsodia satanica tra questi è il più particolare, per via delle musiche composte appositamente da Pietro Mascagni e per via della colorazione a mano che è arrivata fino a noi...è davvero uno dei rarissimi casi. Sono entrambi elementi decisamente straordinari. Infine ho visto quattro film del comico americano Harold Lloyd: Il castello incantato (1920), Preferisco l'ascensore! (1923), Il re degli scapoli (1924) e A rotta di collo (1928). In quel periodo divenne famoso quasi quanto Chaplin e Buster Keaton. Quasi tutti i comici erano caratterizzati da aspetti fisici buffi come volti imbiancati, strabismo, corpi troppo magri o troppo grassi, vestiti troppo stretti o larghi, espressioni, movimenti o dettagli del viso buffi, come appunto Chaplin, Keaton, Stanlio e Ollio, i Fratelli Marx eccetera eccetera. Lloyd si distinse ed andò controcorrente scegliendo un personaggio assolutamente "normale", chiaramente vestiva sempre allo stesso modo e indossava lo stesso paio di occhiali per essere identificabile, ma era una persona assolutamente nella norma...un giovane alto e distinto. I suoi film hanno sempre come sfondo i ruggenti anni '20 e il relativo boom economico e le varie storie lo vedono sempre alla ricerca di una scalata sociale, sia in ambito lavorativo che sentimentale. Ovviamente poi gliene succedono di tutti i colori e le gag comiche sono sempre molto divertenti e sempre molto "puntuali"...in film di 100 anni fa e con gag già viste, alcune anche abbastanza "ingenue" è incredibile come mi sia sempre sorpreso e divertito. Sono film con meno livelli di lettura rispetto ai capolavori di Chaplin e Buster Keaton, ma comunque degni di nota e piacevoli. Il suo film più noto e riuscito è Preferisco l'ascensore! (Safety Last)...l'immagine di lui aggrappato alle lancette del grande orologio sulla facciata di un palazzo è una delle più celebri del periodo del muto.
-
Assolutamente sì
-
Non so se dipende dai vari contratti con i singoli produttori o se sono scelte di Netflix stessa. Per i film ad esempio, in Europa uscirà tra un mese Annihilation in home video...a distanza di 2 anni dall'uscita su Netflix. Credo sia uno dei pochissimi casi, se non l'unico. Teoricamente quindi per Roma dovremo comunque aspettare parecchio tempo, sempre se lo faranno uscire.
-
No, per adesso non sono uscite notizie in merito. Se leggo qualcosa te lo dico Anche l'aspetto legato all'home video e a Netflix è una situazione da monitorare giorno per giorno e ancora parecchio incerta.
-
Sì, solo Roma e Sulla mia pelle. Ma direi solo Roma (che tra l'altro in questi giorni è ritornato in sala da molte parti e ci tornerà anche nel prossimo periodo), perché comunque Sulla mia pelle è un film prettamente italiano, anche come tematica...quindi, non so, l'ho sempre visto come "obbligato" e "scontato" il suo passaggio in sala. Roma è un caso più generico e quindi più collegabile al caso di Scorsese. In America è già assai diversa la situazione. Comunque lo spero proprio che anche da noi sia mostrato al cinema...ma preferisco "rilassarmi" quando sarà ufficiale Se facessero sempre così infatti sarebbe già meglio e sarebbero contenti tutti
-
Al di là degli Oscar che sono già il passato, la gran notizia è il teaser di The Irishman di Scorsese (fatto uscire proprio ieri notte durante la cerimonia ) con data di uscita in autunno. Quindi escono le prime notizie. E la cosa più interessante è quella scrittina "in theaters"...perciò, contrariamente a quanto detto in precedenza, uscirà anche al cinema. Speriamo che esca anche in Italia, magari per qualche giorno come per Roma o anche qualche giorno in più.
-
Qualche visione contemporanea... First Reformed di Paul Schrader. E' un film che parla di un reverendo (Ethan Hawke) di una piccola comunità e della sua fede, dei suoi tormenti, dei suoi sensi di colpa. Ha avuto una vita complicata, gli è morto il figlio in Iraq e si sente responsabile perché fu lui a convincerlo ad arruolarsi, inoltre la sua salute sta peggiorando rapidamente; a questo punto incontra una coppia di giovani ambientalisti con il marito che tende alla depressione e ad un ambientalismo terroristico e questo incontro influisce definitivamente sulla personalità del reverendo. Schrader si ispira dichiaratamente a "Luci d'inverno" di Bergman e "Il diario di un curato di campagna" di Bresson, inoltre utilizza il rapporto di 4:3 sullo stile di Pawlikowski, per amplificare l'oppressione del personaggio. Nel film il reverendo scrive un diario e in voice over vengono lette le sue parole. Personalmente mi è piaciuto molto, fin da subito veniamo trascinati in questa piccolissima comunità, nella vita quotidiana del reverendo e veniamo travolti dai suoi pensieri. E' una lenta escalation delle sue ossessioni, dei suoi tormenti e della sua follia...e in questo rimanda un po' anche a Taxi Driver, di cui Schrader scrisse soggetto e sceneggiatura. Arrivando poi ad un finale che risulta scioccante e che qualcuno ha trovato "fuori equilibrio" e "sbagliato" ma che io ho trovato emozionante. Probabilmente in alcuni punti il film prende una deriva ambientalista un po' eccessiva, ma ho trovato la sceneggiatura davvero ottima nel rappresentare un'aderenza con il personaggio e i suoi pensieri, costruita sin dai semplici dettagli, dai gesti, dai luoghi. Inoltre c'è un Ethan Hawke che è di una bravura enorme. Purtroppo il film non ha trovato distribuzione in Italia, è uscito direttamente in home video...ed è un vero peccato, secondo me. Ha ricevuto la nomination agli Oscar di stasera per la sceneggiatura e secondo me ne meritava anche altre, sicuramente quella per Hawke. The Mule - Il corriere di Clint Eastwood. Il film onestamente non è granché, anche se comunque migliore di alcuni suoi lavori recenti. Quello che è notevole secondo me è lui, Clint, che in questo film ho trovato strepitoso...probabilmente uno tra i suoi ruoli migliori. Appare in tutta la sua dignitosa vecchiaia e in ogni scena riempie ancora lo schermo, ma soprattutto per me è evidente che questo film sia anche molto personale, molto intimo per lui, nonostante sia tratto da una storia reale. Non è un caso che sia tornato dopo 10 anni alla recitazione in un suo film proprio in questo ruolo, non è un caso che il personaggio della figlia sia interpretato dalla sua reale figlia, ma soprattutto lo si vede dal suo volto. E' una sorta di suo "testamento", anche magari un modo per liberarsi di molti pesi, di sensi di colpa e di considerazione sul tempo che passa inevitabilmente. Il suo volto, le sue espressioni sono incredibili (pur non essendo esattamente noto per la sua espressività)...il corpo è messo a nudo, cade ogni filtro e quella che spicca è la sua anima sincera. I suoi occhi lo raccontano...in una delle scene finali c'è uno sguardo in macchina che mette i brividi. C'è proprio un'esaltazione plastica del volto. Ed è come se si condannasse, anche...non ha proprio uno sguardo positivo su di sè. Mi sono emozionato quasi ogni volta che era in scena, soprattutto nella parte finale. E questo aspetto umano dà luce sia al personaggio che al film...dandogli un'atmosfera positivamente ingenua, intima, dolce. Quindi è come se si operasse un distaccamento dalla trama in sè, una fuoriuscita, una duplice lettura. Ed in tal senso l'ho apprezzato. La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi. Film che recentemente ha vinto il premio per la sceneggiatura a Berlino e che mostra la "guerra" di quartiere a Napoli, ad opera soprattutto di ragazzi anche giovani. Si distacca dal "gangster all'italiana" di recente tradizione per uno sguardo più realista. Concettualmente ricorda il recente A ciambra, con la camera che segue costantemente il protagonista (in entrambi i casi un ragazzo) per un tratto della sua vita, una vita chiaramente molto difficile. Ma non lo condanna, mantiene comunque uno sguardo apprensivo e quasi commiserativo. Per poi finire, in entrambi i casi, "senza fine"...abbandonando semplicemente il protagonista. In questo film viene mostrata la parabola di un gruppo di ragazzini, con sguardo su uno in particolare, che si avvicinano alla malavita venendone risucchiati sempre più. C'è la commistione tra gioco e criminalità, perché per loro inizialmente è una sorta di gioco. Lo sarà sempre meno, anche se i lati della loro innocenza infantile rimarranno. C'è una narrazione rigorosa...è come un'osservazione piuttosto che una costruzione, anche se ovviamente con molte licenze. Non è un film perfetto, ma secondo me un film con queste caratteristiche e questa struttura è difficile che non sia almeno buono. Come tematica può rimandare anche al brasiliano City of God, anche se dal punto visivo è completamente differente e anche la narrazione ha uno sviluppo diverso.
-
Ma sono perfettamente d'accordo con te. Era per dire che non è in gara con Amici come prima, Metti la nonna in freezer e I moschettieri del re, ecco. A differenza di altri anni c'è più di un film di livello teoricamente elevato e che può competere in situazioni del genere. E il considerare i successi e riconoscimenti internazionali che hanno avuto è appunto per sottolineare il teorico valore o comunque il "peso"...un po' come se un calciatore svizzero arrivasse tra i primi 20 al Pallone d'Oro, poi sarebbe scontato ritenerlo tra i favoriti per il premio del miglior giocatore della Svizzera Comunque è chiaro che Dogman può vincere gran parte dei premi e persino quasi tutti...lo meriterebbe e ha le carte in regola. E lo spero anche vivamente, anche se avrei gradito maggiormente una sua presenza agli Oscar
-
Ma non bisogna valutare con la nostra sensazione e il nostro gusto. Anche perché lo sapete che io Dogman l'ho adorato, lo avrei inserito anche nelle categorie più importanti degli Oscar e in Italia gli darei qualsiasi premio. Quest'anno ci sono state altre produzioni di livello, tra cui il film di Guadagnino (che io comunque non ho apprezzato particolarmente) e Lazzaro felice. In altri anni magari Dogman avrebbe avuto sicuramente minor concorrenza. Ma il film di Guadagnino ha avuto un successo mondiale e una presenza nei premi più importanti al mondo che nessun film italiano ha avuto (da molti anni), perciò in un premio nazionale non può non essere considerato tra i favoriti. Lo stesso Lazzaro felice è un film di alto valore e molto apprezzato, non solo in Italia. A Cannes è piaciuto maggiormente rispetto a Dogman ed era presente nelle stesse categorie importanti all'European Film Awards. Insomma, sono 3 film di caratura importante, allo stesso modo o quasi. E sto tralasciando Sulla mia pelle che potrebbe avere un'importanza socio-politica notevole in un contesto nazionale. Di certo spero che possa trionfare Dogman, di certo è più che possibile e di certo può essere considerato come favorito anche netto (anche perché già ai Nastri d'Argento ha trionfato). Ma "nemmeno quotato" e "sparecchi senza problemi" sono esagerazioni, secondo me. Così tanto scontato e sicuro non lo è, secondo me...non in quest'anno. Nemmeno se poi vincerà tutto.
-
Comunque oggi è morto Giulio Brogi. Attore che ha recitato per autori come Bertolucci, Rocha, i fratelli Taviani, Bellocchio, Angelopoulos e Olmi. Lo ricorderò sempre con affetto per la sua grande prova nel capolavoro "San Michele aveva un gallo" dei Taviani, che è uno dei film italiani più belli tra quelli che ho visto finora.
-
C'è anche Chiamami col tuo nome
-
Mi unisco nel dispiacere...ma appunto avrebbero potuto esserci decine di film piuttosto che Bohemian Rhapsody. Per quanto mi riguarda sono felice che Loro non sia rientrato nelle categorie più importanti. Beh, ho notato nelle 3 risposte Per quanto riguarda la Stone posso ripetere quanto detto...non l'ho mai avuta particolarmente in simpatia (e La La Land non lo sopporto, come detto più volte) ma qui è stata davvero brava. E' interessante notare le varie sfumature del personaggio e notare come passi da espressioni di sensualità, di ironia, di rabbia, di odio, di dolore, di dominio e di sottomissione con grande abilità. Dei suoi film che ho visto, trovo sia la prova migliore. Ma quanto detto vale allo stesso modo anche per la Weisz e la Colman. Certamente gran parte del merito è del regista che le ha dirette benissimo e dei personaggi che sono stati scritti in modo incredibile. Possiamo amare o odiare delle attrici, ma di fronte a prove del genere non c'è da far altro che applaudire....e, come dicevo, sarebbe sicuramente meglio vederlo in originale. Fosse per me sicuramente, ma ha dei rivali molto tosti. Non è così facile.
-
Sì, ricordo che ne avevi parlato. E' lo stesso regista...però è un film differente rispetto ai suoi precedenti e a The Lobster. E' diversa l'ambientazione, è diverso anche il tono...c'è molto humor, in parte anche sullo stile Monty Python. Infatti lo stesso perfX aveva detestato come te The Lobster, ma questo l'ha apprezzato di più e come diceva anche Alessandro, è una reazione che hanno avuto in molti. Sicuramente non aspettarti un film in costume vestito da commedia tradizionale, quello no Però tende molto alla commedia, all'ironia, al grottesco...quindi secondo me può provare a guardarlo anche chi ha odiato i film precedenti.
-
La favorita secondo me è uno di quei film, come dicevo con Juve stile di vita, che ti cresce e ti si modifica dentro...è una creatura viva che non si tramuta in un'impressione stabile e definita una volta usciti dal cinema. E' vero che la sceneggiatura era stata scritta precedentemente e non è accreditata a Lanthimos, ma comunque delle correzioni le ha fatte sicuramente, anche perché si nota il suo stile anche in certi argomenti e dettagli ricorrenti. Parto dalla sensazione provata all'uscita dal cinema, perché ero sorpreso, incantato ma anche perplesso...mi sono sentito "incompleto". Perché Lanthimos è un regista che trae moltissimo della sua poetica dal surrealismo, è un surrealista moderno. Nel caso di La favorita secondo me con la costruzione che il film ha nella prima metà abbondante, Lanthimos va a organizzare un sottotesto che però non viene sviluppato nella parte finale, almeno secondo me. Un significato supposto, dei riferimenti sottaciuti che non ho percepito. Come ho letto in un articolo che rispecchia per me benissimo la sensazione, Lanthimos organizza perfettamente una prima parte densa per poi lasciar andare l'auto con il pilota automatico, non andando a completare il tutto. Sì, i giochi di potere, i legami, l'amore...ma questi concetti vengono preparati per un substrato che secondo me manca o che non ho colto io. Questa sensazione mi ha angosciato per le ore seguenti alla visione, tant'è che la sera dopo sono tornato a vederlo sperando nell'illuminazione...che non è avvenuta, anche se un po' di fastidio mi è passato, gustandomi una seconda volta la messa in scena che è un qualcosa di pazzesco e non avendo più l'attenzione ai passaggi della storia. E' un film che per messa in scena davvero ha pochissimi eguali nel cinema contemporaneo. Ad esempio per la cura scenografica ma anche proprio per l'organizzazione e l'uso della spazialità, per la ricercatezza nei dettagli, nei costumi. Ma uno degli aspetti più evidenti è la prova mostruosa delle 3 attrici, anche se purtroppo non l'ho visto in lingua originale. Una triplice prova attoriale che è quasi impossibile da vedere, mostruose. Persino Emma Stone che in genere non sopporto ha una gamma di espressioni pazzesca ed è "viva", "presente fisicamente", integrata. Sono dirette in modo perfetto ma sono anche i loro personaggi ad essere scritti benissimo. Sono personaggi che hanno una mutevolezza incredibile, di una fluidità straordinaria...lo spettatore durante il film finisce per amare e odiare tutte e tre i personaggi a fase alterne, tutte e tre. E la seconda volta che ho visto il film, quando è iniziato e ho rivisto i personaggi mi sono accorto che mi mancavano. Ma pure i personaggi secondari sono indelebili. Per l'aspetto filmico Lanthimos riprende la caratteristica che aveva già utilizzato in Il sacrificio del cervo sacro, ovvero queste inquadrature con grandangolo estremo, qui ancor di più...ho letto il tipo di obiettivo usato ed in un film non sperimentale non è mai stato utilizzato. Sono inquadrature che pongono lo spettatore al di fuori dell'universo narrativo, quasi come se osservassimo i fatti dal di fuori di una bolla o attraverso una di quelle telecamere di sorveglianza. In più c'è un uso costante delle inquadrature dal basso, alla Welles...anche in questo caso estremizzate. Queste scelte visive sono chiaramente per "demolire", per "storcere", per deformare il mondo e il contesto mostrato. Sta qui appunto il lato grottesco, surreale del suo cinema...che in questo film emerge ancor più. Bellissima anche la fotografia e che credo sia utilizzata quasi totalmente la luce naturale anche nelle scene più buie...si crea un magnifico contrasto tra la luce calda, arancione delle candele e la luce fredda degli esterni, in alcune scene vengono mostrate in contemporanea. Così come questo contrasto di colori si manifesta anche nelle scene in esterni in cui il rosso-arancione del fuoco si oppone al blu del crepuscolo. Sceneggiatura molto straniante, ironica, grottesca...anche se la trovo incompleta per quell'aspetto di cui ho parlato inizialmente. Quella sensazione in parte ce l'ho ancora, ma è la prova in un grandissimo film, un film a cui pensi e ripensi, che non ti esce dalla testa anche per un senso di "incompletezza", di mancanza. Questo è un film di cui si può parlare ininterrottamente per ore e ore, delle caratteristiche dei personaggi, delle loro evoluzioni, degli eventi che le circondano, del ruolo degli animali, della scena finale, della composizione delle inquadrature, dell'universo ricreato, della concezione del potere mostrato, del tema della sessualità più "animale" che emerge (come sempre nel cinema di Lanthimos), di tutti i personaggi secondari, dei rimandi possibili a Ferreri, Greenaway, Welles, Kubrick, della colonna sonora di cui non ho parlato (perfetto e martellante il brano con due sole note) eccetera eccetera. E non è un fattore comune a molti film. Non so se è il mio film preferito di questa stagione, ma è sicuramente quello che in me è più vivo, insieme forse a Cold War.
-
Ma sono in tanti anche ad aver apprezzato tutti i suoi lavori o comunque ad apprezzare l'autore in generale. Io per esempio trovo La favorita un grandissimo film e non posso non apprezzare anche i precedenti The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro...soprattutto il secondo che secondo me è una delle opere più interessanti dello scorso anno. Ho avuto anche qualche perplessità un po' su tutti, in alcuni casi di più e in altri di meno, ma generalmente non posso non apprezzare un autore del cinema contemporaneo con questa visione, con questo stile, con questa audacia autoriale, che tiene in vita anche diversi lati del cinema del passato e in particolare del surrealismo. Queste per me sono persone necessarie.
-
Sì, quello lo avevo letto anche io...ne parlai infatti quando commentai il film. Ma la gente di fronte a film così si spaventa, si annoia, si arrabbia pure, quello è risaputo. Quando si vede un film non frenetico, "lento", con belle immagini e non di immediata fruizione allora si definisce freddo, noioso, distaccato o ancora presuntuoso, pretenzioso. Poi a volte lo possono essere sul serio, non è che possono essere tutti capolavori, ma insomma... Ed è un po' preoccupante, onestamente, perché ci si dimentica che cosa è essenzialmente il cinema, ci si dimentica la forza e la bellezza dell'immagine. Poi chiaramente, torno a dire, un film può non piacere, è palese...ci sono tanti casi di capolavori del cinema che a me per esempio non hanno entusiasmato o emozionato. Ma non vado a definirli in tal modo, riconosco semplicemente il valore e dico che preferisco altri, o altrimenti sottolineo qualche aspetto strutturale che non ho gradito pienamente o sul quale ho dei dubbi. In genere, comunque, quando un film dalla gente viene definito così, al 95% è un gran film.