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Onu, 4,7 mln rifugiati ucraini chiedono protezione Europa Oltre 4,75 milioni di rifugiati ucraini si sono già registrati per la Protezione Temporanea o per simili programmi di protezione nazionale in Europa: lo ha reso noto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), come riporta Ukrinform. Secondo l’Unhcr, il numero di rifugiati provenienti dall’Ucraina, registrati per la Protezione Temporanea o per analoghi programmi di protezione in Europa, ha raggiunto quota 4.751.065. Nell’Unione europea, il maggior numero di rifugiati è stato registrato in Polonia, Germania e Repubblica Ceca. Ore 01:38 - Il NYT: «Un giorno di guerra in Ucraina costa quanto 30 in Afghanistan» Usa e gli alleati Nato stanno cominciando ad avere difficoltà a mantenere il ritmo di aiuti militari all’Ucraina, dove un «giorno di guerra ne vale trenta di quella in Afghanistan». L’indicazione arriva da un’inchiesta del New York Times in cui si analizzano le richieste di Kiev e quello che gli alleati possono garantire. E dopo nove mesi di conflitto, gli sforzi vengono considerati quasi al limite. L’analisi sembrerebbe un segnale alla stessa Ucraina, proprio nel momento in cui il presidente Volodmyr Zelensky ha chiesto agli alleati un altro sforzo. «Un giorno in Ucraina - commenta Camille Grand, esperto di difesa del think tank European Council ed ex assistente della Nato sugli investimenti di difesa - equivale a un mese o più in Afghanistan». Finora l’Unione Europea ha stanziato più di tre miliardi di euro per compensare gli Stati che hanno aiutato l’Ucraina, soldi che nel novanta per cento sono già stati assegnati. In totale i Paesi Nato hanno fornito aiuti per 40 miliardi di dollari, che è quasi quanto la sola Francia stanzia annualmente per la difesa. Paesi più piccoli hanno quasi esaurito il loro budget. Restano i più grandi, e tra questi viene citata anche l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda. Allo stesso tempo gli alleati occidentali non potranno rispondere a tutte le richieste di Kiev. Al momento il problema più grosso riguarda la fornitura di proiettili per artiglieria, e quella è una sfida in salita. «Se vuoi aumentare la capacità di produzione - spiega Mark Cancia, ex stratega della Casa Bianca - servirebbe partire quattro o cinque anni prima per cominciare a vedere i risultati».
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«A voi occidentali manca il senso della storia». Esistono le speranze di questa parte del mondo, su fratture e divisioni interne alla politica e agli apparati russi. E poi c’è il ruvido pragmatismo di Pjotr Tolstoj, trisnipote del grande scrittore, vicepresidente della Duma, falco tra i falchi, fedelissimo alla linea più dura, anzi spietata, possibile. Non raccoglie le obiezioni, ripete le sue tesi di matrice ultranazionalista, che a casa propria gli valgono una notevole popolarità, tale da farlo indicare da alcuni analisti come futuro capo di qualche ministero importante. «Basta guardare ai conflitti dei secoli scorsi tra Russia ed Europa per capire». Cosa intende? «Nell’Ottocento eravamo a Parigi, nel Novecento a Berlino. Quindi, l’unico punto di mediazione è la nostra bandiera su Kiev. Poi vedremo».
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«Nel pomeriggio del 15 novembre, la Russia ha effettuato fino a 80 attacchi missilistici a lungo raggio, principalmente contro obiettivi di infrastrutture energetiche in tutta l’Ucraina. Questo è probabilmente il maggior numero di attacchi che la Russia ha condotto in un solo giorno dalla prima settimana dell’invasione». Lo scrive l’intelligence del ministero della Difesa del Regno Unito nel suo report sulla guerra in Ucraina. «Le munizioni sono state lanciate da piattaforme aeree, marittime e terrestri. Anche se una gran parte dei missili è stata intercettata con successo», si legge nel report.
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Ma ecco che cosa altro prevede l’articolo 5, che è stato invocato soltanto una volta dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre: «... di conseguenza (le parti) convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali».
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per le notizie fake c'è questa: Il Messaggero @ilmessaggeroit · 3h Putin nasconde 12,3 miliardi in contanti e oro in Africa: il tesoro da usare in caso di fuga protetto dai mercenari Wagner
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- Pentagono, Usa difenderanno ogni centimetro della Nato «Il nostro impegno verso l’articolo 5 della Nato è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio della Nato». Lo ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder a proposito della notizia di missili russi caduti in Polonia
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Che ci fa il capo della Fifa al vertice? Chiede una tregua (per i mondiali) Di Samuele finetti Forse, prima di prendere la parola davanti ai leader del G20, il presidente della Fifa Gianni Infantino (primo a partecipare a un vertice dei Grandi) ha pensato all’episodio passato alla storia come «la tregua di Natale», che fermò i proiettili della Prima guerra mondiale il 25 dicembre del 1914 (quel giorno i soldati improvvisarono partite di calcio tra le trincee). E, forse, ha pensato di poterla replicare in occasione del mondiale in Qatar, il primo programmato in inverno da che la prima edizione andò in scena nel 1930. Così ha avanzato la sua proposta: «Il mio appello a tutti voi è di pensare a un cessate il fuoco temporaneo per un mese, per la durata della Coppa del Mondo, o almeno alla realizzazione di alcuni corridoi umanitari o a qualsiasi cosa che possa portare alla ripresa del dialogo come primo passo verso la pace». Un appello, dunque, limitato al mese scarso (dal 20 novembre al 18 dicembre) in cui si svolgeranno le partite. Mondiale sulla cui organizzazione, tra l’altro, restano diverse ombre, raccolte anche nel recente documentario di Netflix FIFA: tutte le rivelazioni: dall’assegnazione al Paese arabo (e relative, presunte, mazzette), alle polemiche per il mancato rispetto dei diritti umani alle migliaia di immigrati morti durante i lavori per la costruzione gli stadi nel deserto in cui si svolgeranno gli incontri.
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Classifica delle rivalità più sentite
non dire Gatti ha risposto a Montero non fa prigionieri Discussione Archivio discussioni Vecchiasignora.com
La finale persa contro il Milan mi ha ammazzato,per me sono il nemico numero uno. -
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La 101esima divisione aerotrasportata Usa è stata dispiegata in Europa per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, rende noto l’emittente tv Cbs. I 4.700 soldati della divisione sono in Romania, a pochi chilometri dall’Ucraina. «Siamo pronti a difendere ogni centimetro del territorio della Nato. Portiamo una capacità unica. Siamo una forza di fanteria leggera ma portiamo con noi la mobilità, con i nostri aerei e assalti aerei», ha affermato il vice comandante della divisione, il generale John Lubas. Il colonnello Edwin Matthaidess, comandante della Seconda brigata di combattimento della divisione, ha sottolineato che le sue truppe sono le forze americane più vicine ai combattimenti in Ucraina. «Seguiamo da vicino le forze russe», ha aggiunto.
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[Topic unico] Un Nome per la Juventus - Motivate le vostre scelte
non dire Gatti ha risposto a giusardegna Discussione Calciomercato Juventus & Angolo del Guru
«È cicciottello, non può giocare»: i genitori attaccano la società di calcio Livorno, la replica dei dirigenti: «Indietro tecnicamente, mai stato discriminato». noi almeno in questo siamo avanti,siamo una società inclusiva. -
Era finita già dopo questo articolo di Veltroni del 9 ottobre Si può vincere sorridendo. Ecco la lezione del volley Walter Veltroni
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Un alto ufficiale decorato per la guerra condotta in Siria, un currriculum che presenta esperienze anche nelle forze aerospaziali, un nome già inserito nella «black list» dei personaggi sottoposti a sanzioni da parte dell’Occidente. Ecco in sintesi il profilo del generale Sergey Surovkin, l’uomo a cui Putin ha oggi affidato il comando dell’«operazione speciale» in Ucraina che vede la Russia arretrare tanto nel Donbass quanto nella regione di Kherson e che oggi ha dovuto subire lo smacco del bombardamento del ponte in Crimea. La notizia del cambio è stata confermata su Telegram dal ministero della difesa. Il cambio di comando è stato repentino ma non inatteso e il Cremlino spera che il nuovo generale possa rovesciare le sorti di un conflitto ormai lontanissimo dalle aspettative iniziali di Mosca. Surovkin, 56 anni, siberiano, vanta un «cursus honorum» molto variegato. Dopo una iniziale esperienza in Afghanistan con i gradi di capitano, l’alto ufficiale rischiò di avere la carriera spezzata nel 1991 quando fu arrestato (e incarcerato per sette mesi) per la sua partecipazione al golpe di agosto che intendeva destituire Michail Gorbaciov: se la cavò con un provvedimento di grazia da parte di Boris Eltsin, convinto che si fosse limitato ad eseguire degli ordini superiori. Nel 2004 comanda un battaglione di fanteria di stanza in Cecenia.claudio del frate.
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Ore 09:27 - Ponte di Kerch: erano mesi che a Kiev si pensava di bombardarlo (Lorenzo Cremonesi, inviato a Kherson ) Il ponte di Kerch rappresenta una via di collegamento vitale tra la Russia e la penisola di Crimea. La presenza di un acquedotto ne aumenta l’importanza, specie adesso che gli ucraini stanno progressivamente riprendendo le aree a nord della penisola conquistata a marzo dai russi e dove scorre il canale che originariamente convogliava l’acqua del Dnepr in Crimea. Erano mesi che a Kiev si pensava di bombardarlo. Il tema però è tabù: Putin potrebbe considerarlo come il casus belli che legittima il ricorso ad «ogni mezzo» (compreso il nucleare) per difendere la madrepatria in pericolo. Per ora da Mosca si parla di «incidente» e, come già nel recente passato, la formula potrebbe servire ad entrambi per evitare l’escalation della crisi. Certo è che l’incendio di Kersh ripropone il tema Crimea al centro della guerra. Ore 09:16 - Kiev, ponte Crimea è solo l'inizio «Crimea, il ponte, l'inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve tornare all'Ucraina». Lo ha scritto su twitter Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensy, postando una foto del ponte della Crimea incendiato. Ore 08:28 - Mosca: incendio ponte Kerch provocato da esplosione camion Esplosione sul ponte di Kerch che collega Russia e Crimea. A provocarla sarebbe stato un camion fatto saltare in aria. L'esplosione ha provocato l'incendio di alcuni serbatoi di carburante di un treno ferroviario. Secondo quanto riporta la stampa russa per il capo del parlamento locale Vladimir Konstantinov l'incendio è stato provocato da «vandali ucraini».
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Biden: «Putin non scherza, si rischia davvero l’Armageddon nucleare» di Il presidente degli Stati Uniti evoca la crisi dei missili di Cuba: «Per la prima volta da allora dobbiamo fronteggiare la minaccia dell’uso di bombe atomiche. Conosco bene Putin, non scherza» Finora la Casa Bianca e il Pentagono avevano mantenuto una linea di prudenza, non escludendo che Putin possa ricorrere alle armi tattiche nucleari ma comunicando che finora non ci sono segnali concreti di allarme. Biden, invece, è stato netto: «Per la prima volta dalla crisi dei missili Cubani (1962 ndr), dobbiamo fronteggiare la minaccia di un’atomica, specie se le cose proseguiranno nella direzione in cui stiamo andando». E ancora: «Stiamo cercando di capire che cosa ha in serbo Putin? Se troverà una via d’uscita? Come reagirà quando capirà di aver perso non solo la faccia, ma anche il potere? Abbiamo a che fare con un tizio che conosco decisamente bene. Non scherza quando parla di un potenziale uso delle armi tattiche nucleari o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito si sta comportando molto male. E non che penso che ci sia la capacità di usare un’arma tattica atomica, senza finire nell’Armageddon». Il presidente evoca il duello finale tra il «bene e il male» il giorno prima del Giudizio, descritto nel Nuovo Testamento. Il suo discorso viene diffuso a tarda sera a Washington. Oggi vedremo se i portavoce della Casa Bianca proveranno, come è accaduto spesso dall’inizio della guerra, a stemperare, a «contestualizzare» le frasi del presidente.
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Washington) Joe Biden ha reagito con grande irritazione alla decisione del gruppo Opec+ di tagliare la produzione di petroli di due milioni di barili al giorno. La strategia dichiarata dei 24 Paesi, tra i quali ci sono Arabia Saudita e Russia, è quella di «stabilizzare i prezzi». Una mossa, però, che darà beneficio solo ai produttori. La quotazione del greggio potrebbe ora superare di slancio i 100 dollari al barile, aggiungendo un altro peso all’economia mondiale già aggravata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
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«#Scramble, nuovo decollo immediato per gli #Eurofighter italiani impegnati in attività di Air Policing in Polonia per intercettare 4 caccia russi che avevano interessato gli spazi aerei polacco e svedese prima di essere costretti a rientrare nello spazio aereo di Kaliningrad». Così su Twitter l'account dell'Aeronautica Militare.
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Intanto l’amico di Putin … Giappone, missile dalla Corea del Nord: allarme aereo su Tokyo. Kim minaccia il «primo colpo» nucleare Sovrastato dal rumore della guerra in Ucraina, Kim Jong-un cerca di richiamare l’attenzione che crede di meritare e che Joe Biden non sembra intenzionato a concedergli. Nel 2017, dopo che un missile nordista aveva sorvolato il Giappone, Donald Trump aveva reagito con un discorso dalla tribuna dell’Assemblea generale Onu, avvisando «l’uomo razzo» che gli Stati Uniti avrebbero «cancellato dalla faccia della terra il suo regime» se non si fosse fermato. Dopo settimane di tensione, Kim a inizio 2018 sorprese Trump e il resto del mondo dichiarando una moratoria nei test missilistici e aprendo una fase di dialogo. Il negoziato fallì durante il vertice Kim-Trump del febbraio 2019 a Hanoi, quando gli americani si resero conto che il Maresciallo non avrebbe mai rinunciato al suo arsenale nucleare.
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La Nato sull’Ucraina: «Se Putin usa armi atomiche, la Russia pagherà» «Conseguenze serie per la Russia» se Vladimir Putin «ricorrerà in qualsiasi modo alle armi nucleari». Il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista trasmessa ieri dalla tv americana «Nbc», fa sapere di aver avvisato direttamente il Cremlino. «Il presidente Putin usa una retorica sul nucleare pericolosa e imprudente. È vero la stiamo sentendo da diverso tempo, ma ciò non toglie che resti estremamente pericolosa. Per questo gli abbiamo comunicato quanto sarebbero gravi le conseguenze per la Russia: cambierebbe la natura del conflitto». Stoltenberg, però, non ha chiarito se la guerra «cambierebbe» al punto da indurre l’Alleanza atlantica a intervenire direttamente in Ucraina: «Questo è un conflitto iniziato dal presidente Putin. La Nato non ne fa parte. Quello che facciamo è fornire sostegno all’Ucraina, una nazione indipendente e sovrana in Europa che ha il diritto di difendersi da un’aggressione». E ancora: «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta, questo è il messaggio che gli alleati della Nato mandano alla Russia». Petraeus (ex capo Cia): «Se uso nucleare? Elimineremo forze russe» Gli Stati Uniti, insieme agli alleati della Nato, «eliminerebbero» le forze russe in Ucraina se il presidente russo Vladimir Putin decidesse di usare armi nucleari in Ucraina. Ad affermarlo intervenendo ad Abc è il generale in pensione ed ex capo della Cia, David Petraeus. Per Petraeus le potenze occidentali devono prendere sul serio le minacce alle armi nucleari della Russia. «Solo per darvi un’ipotesi» nel caso «penso che risponderemmo eliminando ogni forza convenzionale russa che possiamo vedere e identificare sul campo di battaglia in Ucraina e anche in Crimea e ogni nave nel Mar Nero», ha spiegato Petraeus. Un attacco nucleare «non potrebbe rimanere senza risposta. Ma non deve essere per forza una risposta maggiore: non è nucleare per il nucleare. Non si vuole, di nuovo, entrare in un’escalation nucleare ma devi dimostrare che questo non può essere accettato in alcun modo».
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Le bollette dell’energia elettrica hanno raggiunto un importo complessiva di circa 500 mila euro, solo nel mese di agosto. Questo è il motivo che ha spinto Caroli Hotels, una catena pugliese composta da quattro alberghi tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, a chiudere la propria attività. «Si spegne, a causa degli alti costi dell’energia elettrica, la nostra storica catena alberghiera dopo quasi sessanta anni di attività ininterrotta», ha annunciato Attilio Caputo, il direttore generale. Costi insostenibili La catena ha una storia e una tradizione che porta avanti da quasi 60 anni, impiega 275 dipendenti e opera in diverse altre attività nel settore dell’accoglienza. «Pur rammaricati del disservizio che creeremo a ospiti, partner e fornitori - ha spiegato Caputo -, gli spropositati e insostenibili costi, che hanno eroso totalmente i margini di profitto, rendono impossibile garantire il prosieguo dell’attività, pur ricorrendo alle opportunità offerte dal sistema creditizio e all’implementazione di impianti fotovoltaici, la cui installazione non è stata ancora autorizzata». La decisione di interrompere tutti i servizi alberghieri e di ristorazione per i nuovi clienti, onorando fino a scadenza solo i contratti in essere e quelli già stipulati, è stata già inoltrata alla prefettura di Lecce. i dipendenti licenziati andranno a carico di Putin,biden e Unione Europea?
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(Sergio Romano) Dopo lo scambio di battute con Vladimir Putin sul ricorso al nucleare nell’ultima crisi, il tema è diventato nuovamente attuale. Per molto tempo era sembrato impossibile che un uomo politico autorevole e responsabile prendesse in considerazione l’uso dell’arma atomica. Quasi tutti sembravano sapere che avrebbe provocato una rappresaglia non meno disastrosa e una sequenza di eventi incontrollabili. Oggi la situazione sembra essere cambiata per almeno due motivi. Il primo motivo è lo stesso Putin: troppo ambizioso, egotista e spregiudicato per credere nelle regole dell’alternanza; ed è personalmente convinto che qualsiasi cedimento renderebbe le sue pretese e la sua persona meno credibili. Il secondo fattore è la parte del discorso in cui Putin ha parlato di armi nucleari tattiche. Sono armi che non si propongono l’intera distruzione di una città o di un Paese. Vengono costruite per colpire un obiettivo specifico: una diga, un aeroporto, un nodo ferroviario, una particolare zona con importanza strategica o una nave carica di armi e viveri di prima necessità per un corpo combattente. Non vengono usate per infliggere al nemico un colpo definitivo e mortale. Vengono usate per azzopparlo, per intimidirlo, per privarlo di ciò che in quel momento gli è maggiormente necessario. Il Paese che decida di farne uso spera soprattutto di costringere la potenza nemica a cercare una intesa o chiedere un armistizio. Ma questa potrebbe anche essere la fase iniziale di un processo destinato a concludersi soltanto quando chi dispone di un’arma nucleare strategica finirà probabilmente per usarla. Una vera distinzione fra armi tattiche e strategiche, quindi, non esiste. Siamo ormai in un mondo in cui qualsiasi guerra, se combattuta fra Paesi che dispongono di cognizione ed esperienze atomiche, potrebbe diventare totalmente nucleare.
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- Cremlino: «Legittimo arruolamento partecipanti a proteste» La consegna di cartoline per l’arruolamento nell’esercito a manifestanti che partecipano a proteste contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina «non è contro la legge». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che alcuni siti, tra i quali la Bbc in russo, hanno denunciato tale pratica. Lo riferisce la Tass.
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E tante grazie agli «impresentabili». Perché ci sono l’Arabia Saudita di Mbs, Mohammed bin Salman, e soprattutto la Turchia di Erdogan dietro il sorprendente, ingente scambio di prigionieri fra Ucraina e Russia, celebrato mercoledì notte. Nell’ora più drammatica, nella mobilitazione generale dei 300mila russi, nella fuga da Mosca degli arruolabili, Vladimir Putin ha aperto a sorpresa uno spiraglio. E nell’ora più buia, dopo sette mesi di «niet» su tutto, ecco la prima concessione negoziale sui prigionieri di guerra: la liberazione di centinaia di uomini del Battaglione Azov, i nazistoidi che dovevano essere processati per crimini di guerra, assieme a una decina di foreign fighters avviati a sicura condanna a morte. Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino filorusso che Zelensky fece arrestare La clamorosa notizia su Azov l’ha data Suspline, la radio ufficiale ucraina. Il capostaff della presidenza, Andrii Yermak, ha parlato subito d’un accordo per rilasciare 215 «pow» (prisoners of war) ucraini in cambio di 55 russi, e specialmente l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk: l’amico fedelissimo di Putin, l’editore che Zelensky fece arrestare con l’accusa d’intelligenza col nemico e di propaganda pro-Cremlino sulle sue tv. I dieci mercenari filoucraini (inglesi, americani, europei, un marocchino) sono già in Arabia Saudita, accolti dalla casa reale che ha mediato per la loro liberazione. I 55 russi sarebbero già tornati in patria. Medvedchuk, arrestato prima dell’estate, non si sa dove sia. Mentre le centinaia di soldati di Azov stanno per essere portati, tutti quanti, in Turchia: dovranno rimanervi fino alla fine della guerra, dice l’accordo, con la possibilità d’essere raggiunti dai familiari. Lo scambio è un indubbio successo di Erdogan, che già nelle scorse settimane aveva sbloccato la trattativa sulle tonnellate di grano ferme nei porti sul Mar Nero. Il ruolo del Sultano, specie dopo il raffreddamento dei rapporti di mosca con la Cina e l’India, appare sempre più determinante. Anche se lo scambio di prigionieri è sempre stato l’unico punto, in otto anni di guerra del Donbass, su cui russi e ucraini si sono regolarmente trovati. Il prossimo passo sarebbe un cessate il fuoco almeno temporaneo, utile a entrambe le parti per rifiatare, in vista della campagna d’inverno. Ma domani ci sono già i referendum nei territori occupati. E il piccolo spiraglio di luce sembra già chiudersi.Corriere della sera
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#Putin: convocata riunione straordinaria ministri Esteri #Ue
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E vabbè allora tutto bene basta un referendum lo faranno anche in Italia per la secessione essendo il nord a maggioranza padano.
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