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non dire Gatti

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Tutti i contenuti di non dire Gatti

  1. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Carlitos batte Djokovic in cinque set e quasi cinque ore di gioco. L’erba era la sola superificie su cui faticava: adesso l’ha dominata Alcaraz è l’erede di Federer Vent’anni dopo la prima vittoria di Roger, lo spagnolo pone il suo sigillo: è il nuovo padrone del tennis, destinato a dominare il futuro Becker: «Mi aspetta vo una s volta del genere, doveva succedere » «Un sogno diventato realtà, mi sono innamorato dell’erba» Daniele Azzolini tuttosport È un’erba giovane, quella di Carlos Alcaraz, che splende per intensità tra le striature aride del Centre Court, un’erba che sa di novità, di svolte sorprendenti, di colpi irripetibili. Un po’ irriguardosa, per l’alto nome della vittima il cui sacrificio permetterà il rinnovamento, e quasi maliziosa nel concedersi già dalla prima finale al ventenne che mostra la sicurezza, i pensieri ordinati e risoluti, la capacità estrema di sopravvivere a tutto e a tutti, di un adulto. È l’erba che manda in archivio gli ultimi venti anni dello Slam più antico, che fa tornare con i ricordi a quel 2003 di Federer, nato però sotto ben altri presupposti. Era Roger il favorito di quella finale che inaugurò la sua lunga Era nei Championships, mentre non lo era Alcaraz contro Novak Djokovic. Uguali, però, restano le sensazioni del cambiamento ormai definitivo, di una vittoria che trascende il valore stesso del torneo, e si pone come un ceppo, una pietra miliare, a ricordarci che nel giorno 16 luglio 2023, il tennis ebbe un nuovo padrone. È giusto che Carlos si rotoli sull’erba, quando l’ultimo colpo di Djokovic si perde nel nulla. Non ha avuto paura neanche lì, in quel game finale che l’ha visto giungere con un break di vantaggio sul Djoker, dopo un match lungo quasi cinque ore che ha fatto da contenitore a un game di 27 minuti (sul 3-1 della terza partita, Djokovic al servizio) lungo come un set. Era una situazione talmente colma di tensioni da essiccare la gola e i pensieri a tutti, anche ai tennisti di più lunga militanza, e che Alcaraz ha risolto andandosi a prendere (dopo lo 0-15 iniziale) tutti i punti che servivano. Gliene dà atto, Nole: «Pochi sarebbero riusciti a mantenere i nervi saldi, Alcaraz ha dimostrato anche in questo di essere un campione ormai pronto». I 36 sono i nuovi 26 anni? E i venti di Carlos, allora, quanto valgono? Ecco Alcaraz che si rotola felice sulla superficie che sembrava la più lontana dal suo tennis. Quasi sconosciuta fino al mese scorso. Aveva giocato due volte Wimbledon, battuto la prima da Medvedev in secondo turno, la seconda da Sinner negli ottavi, l’anno scorso. Quest’anno ha scelto il Queen’s per aggiungere qualche grammo di esperienza, «e ora me ne sono innamorato, di questa erba», fa sapere, serio serio. Ha vinto il torneo della Regina, ora il Campionato che ha ormai 146 anni di storia. Dodici partite consecutive, una striscia tutta in verde, brillante. Scala in fretta le tribune, Carlitos e si getta nelle braccia di Juan Carlos Ferrero, ex numero uno che fa da coach al nuovo numero uno. È commosso JCF, piange lacrime che non avevamo visto nemmeno quando vinceva il Roland Garros, poi l’abbraccio con i genitori e i due fratelli più piccoli, l’applauso al team avversario. È una vittoria che fa piangere tutti, meno Carlos. Anche Nole cede alla tensione, quando gli chiedono dei figli, che sono lì, e la mattina gli hanno gettato sulle spalle un bicchier d’acqua, un antichissimo gesto augurale del mondo serbo. «È un sogno che diventa realtà», dice Alcaraz. La frase gli piace e la ripete quattro volte. Ma gli hanno insegnato che non si piange per la realtà, la si guarda negli occhi, la si affronta per quella che è, magari si tenta di cambiarla. «Avevo una speranza di farcela, ma sapevo che sarebbe stata la finale a darmi o meno le ultime certezze. Non è cominciata bene, ero ansioso. Poi l’inizio della seconda partita mi ha dato qualche certezza in più». È il terzo spagnolo a vincere il torneo sull’erba, dopo Santana nel 1966 e Nadal, nel 2008 e nel 2010. Ma Alcaraz ha i colpi per diventare un ospite fisso sul podio più alto dell’All England Tennis and Croquet Club, dove da ieri è membro onorario, con tanto di giacca viola a righe verdi fatta su misura. È anche il terzo più giovane a vincerlo. Il primo resta Boris Becker, tre volte campione, la prima nel 1985, a 17 anni. «Mi aspettavo una svolta del genere», argomenta il tedesco, «prima o poi doveva succedere, Wimbledon mi sembra il palcoscenico più giusto». Sono stati 66 i vincenti firmati dallo spagnolo. Appena 32 quelli di Djokovic. Vinto il secondo set con un tie break in rimonta e dopo aver annullato un set point a Nole (che sarebbe andato sul 2-0), poi il terzo addirittura con tre break, Alcaraz ha perso il filo nel quarto, ma ha reagito subito e si è portato in testa nel quinto con un break nel terzo game, che ha tenuto fino alla fine. Solo due i punti di differenza (168 a 166), in 4 ore e 43 minuti. Djokovic ha avuto troppi momenti d’incertezza, dal secondo set in poi la sua partita è stata quasi sempre di grande sofferenza. «Carlos ha colpi potenti, particolari, che muovono da tutte le zone del campo. Sapevo che avrei avuto grandi problemi con lui, ma me li aspettavo sul cemento, sulla terra, il suo gioco da erba invece mi ha davvero sorpreso. Sono deluso del mio rovescio, nel tie break del secondo set mi ha abbandonato». Niente Grand Slam, niente ventiquattresimo titolo Major per il momento. E niente numero uno. Ma dite, si può criticare un tennista che in questa stagione da 36 anni che ne valgono 26, ha vinto Australian Open e Roland Garros, ed è stato finalista a Wimbledon? Paga, il Djoker, la voglia di cambiamento, che era nell’aria, si avvertiva. Alcaraz ne è l’interprete principale, il capo branco nella muta degli inseguitori. Wimbledon ha avuto due ragazzi della nuova generazione in semifinale (l’altro, lo sapete, è Sinner), occorreva porre solo l’ultima pietra. L’ha portata Alcaraz, il più forte, il ragazzo che sa giocare ovunque, che fa correre la palla all’impazzata grazie alle accelerazioni imprevedibili. Quello che più di tutti ricorda Federer.
  2. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Speriamo che non sarà rune l’antagonista principale del futuro che mi sta troppo sulle balle
  3. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Alcaraz batte il vero djokovic e fa la storia
  4. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Allungo alla panatta e si riporta in vantaggio lo spagnolo
  5. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Alcaraz abusa di palla corta e parte male nel game decisivo
  6. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Non dire joker se non l’hai nel sacco.
  7. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    Tipo che rimarrà alcaraz contro 99 pippe quando smetterà djokovic
  8. Allenamento a ritmi case di riposo si parte con grossa voglia
  9. weah chiaro giocatore da allegri infatti🤣.allegri conta come il due di picche ormai.conta solo il suo stipendio enorme per il tirchio elkann.
  10. allenatore alla juve si ritrova quello che gli porta la dirigenza è sempre stato cosi
  11. se lo servi in profondità o se gli passi la palla con cross la butta dentro,se vuoi che faccia il centravanti boa allora allenatore ha sbagliato mestiere e non conosce il giocatore.
  12. abbiamo giuntoli quindi sono sicuro e tranquillo che questa è una buffonata,al massimo posso spingere la mia immaginazione a credere ad una manovra di disturbo.
  13. Più facile i termini della brexit che uscire dalla superlega
  14. Fino a che le milanesi non cambieranno proprietà potremmo vincere gli scudetti anche con il modello ajax
  15. Se non troviamo uno sponsor remunerativo rinnoverà jeep o altri del gruppo a prezzo ridotto.
  16. se bonucci trova una squadra che gli pagherà 1mln di stipendio in serie A e il resto noi questa operazione diventerebbe ridicola.se bonucci va in arabia o usa operazione ottima.
  17. elkann quando ha visto che volevano dare i domicilari ad andrea se l'è fatta sotto e vuole stare il più possibile lontano dalla juve senza venderla però.
  18. Ceferin non può squalificarci per due anni teme troppo la possibile reazione sabauda
  19. Mckennie non lo portano via per paura che macse gli trova il ruolo da terzino destro e lo convince a restare.
  20. non dire Gatti

    La miglior disposizione in campo per i giocatori attuali

    Se non ci saranno cessioni eccellenti sarà questa la formazione tipo,con pogba che giocherà quando e se starà bene.
  21. ma se il processo penale finisse per ridimensionare le violazioni, se non addirittura archiviarne una parte (le plusvalenze, per esempio), cosa succederebbe alle condanne sportive? Rimarrebbero tali, perché - spiegherebbe un giudice federale - ciò che non è rilevante per la giustizia ordinaria può esserlo per quella sportiva. E, non a caso, la Juventus non è stata condannata in modo “tecnico” dimostrando le specifiche violazioni, ma per il più generale principio di “slealtà sportiva”. tuttosport
  22. In quel tempo, Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
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