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ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile
Mormegil ha risposto a mercimichel Discussione Altri Sport
Nel 2003 (e negli anni seguenti) bisognava escludere Roddick e gli altri, seguendo la stessa logica. -
Almeno i vecchi social-imperialisti tedeschi mantengono un barlume di lucidità.
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Prospettiva di mesi o anni di guerra. Saranno contenti gli ucraini che, a conti fatti, dall'avvicinamento al cosiddetto "Occidente" hanno guadagnato il dilaniamento sine die del Paese (e in realtà ci stanno dentro già da otto anni, benché a intensità più o meno limitata), buttando a mare la propria integrità territoriale e il più lungo periodo di indipendenza politica della loro storia da, boh, mille anni a questa parte. A 'sto punto, mi vien da pensare che non si sia nemmeno trattato di dabbenaggine di certe frazioni dei ceti dirigenti + sciovinismo russofobo + aspirazione a più alti standard di benessere, ma, in misura preponderante e decisiva, di pura e semplice etero-direzione di parte americana. Due parole, dunque, sulla strategia americana, che, riposando su una win-win situation (deterioramento sempre più acuto della sfera d'influenza russa e/o suo isolamento), sta brillantemente centrando tutti gli obiettivi: il pressing sull'Ucraina (rinfocolatosi col ritorno dei Dem alla Casa Bianca, ovviamente) ha infine condotto al (tanto agognato?) impegno bellico di Mosca, col bel corollario dello sperpero di risorse e la gradita possibilità di stringere in una morsa l'economia russa, al contempo allargando il fossato tra la cosiddetta "Europa" (aka poco volenterosi europei dell'ovest) e la Russia, benché... ehm, si trovi anch'essa in Europa. Cardine ormai di lungo periodo della politica estera a stelle e strisce, che procede (facendo leva sugli europei dell'est) a scindere non due entità già eterogenee, bensì quello che - almeno in termini di realismo politico - sarebbe un plesso geo-strategico unitario. Ecco quindi il radicale rivolgimento della politica energetica "europea" (con annessi costi di transizione), dal gas russo al GNL americano, e il subitaneo adeguamento alle annose richieste circa il 2% del Pil in armamenti (anche grazie ai nuovi governi atlantisti in Germania e Italia, cioè i Paesi che più hanno storicamente svolto il ruolo - benigno per sé stessi e, benché ne siano dimentichi, anche per gli USA - di intermediari con la Russia). Cosa resta fuori dal quadretto? Ah già, la pace. Ma non aveva mai rappresentato un obiettivo.
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ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile
Mormegil ha risposto a mercimichel Discussione Altri Sport
Anche di privilegio. Va detto. -
Anche volesse, non vi sarebbero le condizioni oggettive per ottenerlo. La Finlandia è forse attaccabile, ma non ne vedrei il motivo (finché rimanesse nel solco della neutralità, come penso farà); Polonia/Slovacchia/Ungheria/Romania sono off-limits, perché NATO e sostanzialmente oltre le potenzialità russe; i baltici sono il punto più delicato, in quanto difficilmente difendibili, ma l'appartenenza al Patto Atlantico basta ancora a garantirne l'incolumità. Io aspetterei pure di vedere se e come la Russia riuscirà a controllare l'Ucraina. In generale, l'attuale guerra non rientra certo in una più complessiva manovra offensiva della Russia: se devi combattere per controllare il tuo estero vicino, sei chiaramente e notevolmente sulla difensiva.
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La Bielorussia è semplicemente un'appendice della Russia. Con in più una dittatura personale. L'Ucraina poteva essere un Paese nella sfera d'influenza russa ma con una buona democrazia (certo, il ceto politico post-sovietico era abbastanza imbarazzante, ma c'erano margini per andare verso un rinnovamento graduale), più autonomia nelle relazioni internazionali e una superiore prosperità economica. Invece, un po' il nazionalismo russofobo e sciovinista che cova nell'ovest del Paese, un po' le malaccorte avance da parte dell'Occidente, un po' le ingenue prospettive nutrite e perseguite dalle élite filo-"occidentali", hanno portato al disastro strategico. Peraltro, va sottolineato come la strategia "occidentale", volta soltanto ad assicurarsi il maggior vantaggio competitivo possibile e a rosicchiare margini di influenza, fosse per nulla rispettosa della delicata situazione ucraina, passando sopra - come si sta manifestando in maniera preclara in questi giorni - agli interessi degli ucraini medesimi, prima blanditi e poi abbandonati senza colpo ferire. E più in generale, si trattava di una strategia evidentemente disinteressata a garantire una situazione di pace, quantunque di una pace raggiunta per via di cristallizzazione e non certo scevra da tensioni.
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L'Unione Europa non fa politica estera.
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Ok. Il soggetto?
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Chi è che non avrebbe difese e/o armamenti?
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Molto improbabile.
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Anche non ci fossero state le "provocazioni" (ho letto il post in cui ne parli, e almeno qualcuna non la definirei come tale, ma vabbe..), la volontà di entrare nella NATO palesata dagli Stati est-europei resta comprensibile a priori, per mere considerazioni strategiche, per di più vitali. Ma, com'era chiaro e prevedibilissimo (e infatti previsto), dai e dai, anche la Russia ha finito per percepire come lesi i suoi interessi nazionali vitali (interessi, per l'appunto, non diritti o quant'altro). Si vedano le dichiarazioni di Lavrov, identiche a quelle del 2014. Tutto ciò rileva, e non può essere minimizzato, se si vuole produrre una considerazione seria dell'intero quadro. Beninteso, se gli interessi nazionali baltici o ucraini hanno a che fare con la percezione di sopravvivenza, i confliggenti interessi nazionali russi sono quelli percepiti come necessari al mantenimento dello status di, almeno, media potenza. Onde chi credesse possibile ridurre la Russia a junior partner, o qualche cosa del genere, magari una volta rimosso l'autocratismo putiniano, potrebbe ritenere sostenibile e fruttuosa una strategia di rollback aggressivo, da esplicare sotto varie forme (sanzioni e isolamento, inglobamento più o meno lasco degli Stati limitrofi nell'orbita "occidentale", etc.). E tuttavia io credo che la Russia, anche nella sua versione dimidiata post-89, continui a detenere certi caratteri implicanti un grado oggettivo di potenza, che troverebbe espressione indipendentemente dal regime al potere. Motivo per cui ritengo più conveniente una strategia di segno diverso.
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Eh, quello lo derubrico a rumore di fondo e cerco di tenermene fuori.
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Non è produttivo ragionare in termini di "colpa".
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Ci sono intervenuti.
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Non si tratta di una "favoletta", ma di un abbozzo di analisi, benché suscettibile di appunti critici, smussamenti e riconsiderazioni più accorte e/o, banalmente, confutazioni che muovessero da tesi strategiche di fondo diverse. Certo è un approfondimento maggiore delle due righette sarcastiche che hai scritto.
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(theguardian.com)
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In realtà è stata una tragedia, partita dal riconoscimento unilaterale di staterelli separatisti, con tanto di pulizia etnica e tentativi di genocidio (veri). In Europa. Poco più di vent'anni fa. Sempre nel quadro dello scongelamento post-89 di certi rapporti precedentemente cristallizzati. Onde le mie perplessità a fronte delle espressioni di incredulità rispetto all'attuale guerra, quasi si trattasse di un fulmine a ciel sereno, laddove in realtà si vanno manifestando, da un trentennio, episodi simili, in un costante stato di tensione. E sempre ritroviamo coinvolti quei più o meno piccoli nazionalismi che avevano trovato un'occasione di rinascita e revanscismo nella sistematizzazione nazista dell'Osteuropa (tema spesso sottaciuto, ma a mio avviso di estrema rilevanza, da cogliere in tutta la sua complessità): lo slovacco, il croato, l'ungherese, il romeno, l'ucraino. Ma al cui sentire non sono estranei pure il polacco o il ceco, e ovviamente il redivivo autocratismo russo.
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In discussione non è l'esistenza della NATO (anche perché sarebbe una discussione puramente oziosa), ma la sua sovra-estensione a oriente. Il "1989" (nei suoi strascichi politico-militari e politico-economici) è stata un'occasione storica mancata per ri-accogliere la Russia entro il consesso delle nazioni europee, pre-condizione inderogabile al fine di pacificare l'intera Europa orientale. Beninteso, sono ovvie le ragioni che hanno spinto gli USA a cogliere un vantaggio strategico incolmabile, e gli ex-satelliti sovietici a cercare l'assicurazione sulla vita a stelle e strisce. Tuttavia qualcosa sfugge, dall'equazione, e cioè il persistere dell'isolamento russo, che determina necessariamente delle controspinte, come quella cui assistiamo oggi, e con buona frequenza da almeno vent'anni (ossia da quando lo Stato russo è tornato a dotarsi di una colonna vertebrale, più o meno fragile). Prezzo pressoché insignificante, per l'egemone, ma alcuni popoli ne pagano le conseguenze, ché la faglia europea del Rimland resta incomposta (ma senza più reale giustificazione..), pertanto foriera di attriti e, talvolta, rotture vere e proprie.
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Mah, quella sarebbe una reazione superficialmente emotiva e sentimentale. Mi sembra più interessante cercare di comprendere.
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Non è rilevante. Quando si parla di relazioni internazionali, non ha nemmeno senso porsi la questione della legittimità. E non lo dico per atteggiarmi a realista da strapazzo, ma lo assumo come ineludibile dato di fatto.
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Anche per me conta molto più il fattore NATO/militare, ma il post che citavo scartava la suddetta opzione ridimensionandola a scusa, e insisteva maggiormente sul fattore UE.
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Hai ragione, dovevo leggere meglio. Ma continuo a non capire l'anacronismo con cui bolli l'invasione, o l'eventuale motivazione della stessa (volontà russa di non far aderire l'Ucraina all'UE, e dunque di raggiungere una presuntiva ricchezza), o entrambe.
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Le azioni militari non hanno bisogno di giustificazione. Perché sarebbe anacronistico?
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I russi sono "slavi".
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