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bidescu

Pietro "Pierino" Fanna

Post in rilievo

Pietro Fanna arriva alla Juventus nel 1977 dopo essersi messo in evidenza, nell’Atalanta, come uno dei talenti della nuova generazione. È molto dotato: tecnica individuale, velocità, fantasia, un calcio magnifico e, considerato che ha solamente diciannove anni, si pensa che certe alcune agonistiche e di combattività verranno presto colmate.

Racconta: «Essere alla Juventus è una cosa magnifica, esaltante, il sogno di ogni calciatore ed il fatto mi ha lusingato parecchio, anche se forse, da buon friulano, non l’ho dato da vedere».

Il titolare è il “barone” Causio, ancora inamovibile e Fanna può vedere, imparare dal campione, fino al momento giusto per sostituirlo. La realtà, invece, sarà ben diversa. “Pierino”, timido di carattere, viene impiegato in prima squadra sul finire del girone di andata del campionato 1977-78: Trapattoni lo mette dentro due volte consecutivamente, a Pescara dove la Juventus vince 2 a 1 con un suo splendido goal e poi in casa con la Roma: altra vittoria 2 a 0, con rete del giovanotto. Due goals che valgono quattro punti, come inizio non è niente male. È giusto sottolineare che spesso, per varie esigenze, Fanna viene utilizzato in ruoli e mansioni non adatte alle sue caratteristiche. Seconda punta con Bettega, in altre occasioni al fianco di Virdis. “Pierino” Fanna, oltre allo scudetto conquistato nel 1978, che lo vede più spettatore che protagonista, diventa comunque uno degli artefici di altri due campionati vittoriosi: 1980-81 e 1981-82.

«Sapeste quanto mi carico al pensiero che qualcuno creda in me !!! Ho superato in questo modo le perplessità che mi hanno assalito nel vestire la maglia bianconera. Si arriva a Torino e si prova l’impressione di toccare il cielo con un dito; poi, si rimane come schiacciati dal peso di tanta responsabilità».

Nonostante questi successi, i dubbi, però, non diminuiscono, perché Fanna non riesce completamente a convincere. Emerge una certa fragilità atletica e, nell’estate del 1982, viene ceduto al Verona, per la rispettabile cifra di un miliardo e mezzo, dove troverà finalmente la sua vera dimensione che lo condurrà trionfalmente allo scudetto del 1985 ed alla Nazionale.

Eccellente nell'Atalanta, deludente alla Juventus, strepitoso nel Verona, di nuovo deludente a Milano, sponda Inter; è il tipico giocatore che deve essere nel cuore di una squadra, che deve essere sempre chiamato in causa, per il quale deve passare il gioco. Tutto questo è, chiaramente, possibile a medio livello, impossibile ad alto livello, con gente come Brady, Bettega e compagnia; al primo dribbling non riuscito, si smarrisce, evapora, passano interi minuti senza che tocchi palla; con gente così, il “Trap” non è in grado di instaurare neanche un linguaggio comune, figurarsi un rapporto fruttuoso.

L'insolitamente lunga permanenza in bianconero, nonostante il rendimento deficitario, testimoniano l'interesse e le aspettative della dirigenza, ma non c’è verso ed, in una realtà tranquilla come Verona, con un allenatore saggio come Bagnoli, “Pierino” esplode: galoppate sulle fasce, progressioni devastanti, cross al bacio per i colleghi, insomma uno dei migliori giocatori italiani (se non il migliore). Chiamato in nazionale, si allinea nuovamente agli standard bianconeri, così come all'Inter; in poche parole, un talento che deve essere coccolato, viziato, amato.

 

Da Caminiti:

«Sfortunato o presàgo, Pierino Fanna soggiorna cinque anni nella Juventus senza andare d’accordo col “Trap”. Forse, l’allenatore si incaponiva nel disegno tattico che certe divagazioni del ragazzo frastornavano; Furino ne parlava benissimo, come dell’attaccante più evoluto della squadra: “In tutti i punti del campo è utile, sa giocare in qualsiasi posizione”.

I tifosi di Madama sono abituati al meglio. Hanno ancora negli occhi i traversoni barocchi di Causio e conquistare la Juventus non è facile. Non basta avere un’anima cerulea, come ha gli occhi Pierino, ed una moglie che gli ritaglia tutti gli articoli dei giornali e ne fa album per posteri; un tornante per Trapattoni, che riusciva a trovare difetti perfino in Causio, deve rispondere a certe esigenze, chiudere, coprire, aderire alla fascia di competenza, insomma sono continui rabbuffi.

Per la Juventus, nel quinquennio in cui vi ha militato, “Pierino” Fanna è stato un’occasione sprecata. Trapattoni non l’ha capito; si è attardato sui difetti tecnici e non ha messo il ragazzo a suo agio. Si sbaglia, tutti, e queste sono briciole per un tecnico virtuoso quanto il “Trap”; ma i fatti dicono di un Fanna che nel triennio veronese si mette a disegnare partite favolose, partecipando in primis alla conquista di quello scudetto che adorna indelebilmente il gonfalone gialloblu. E forse, più circostanze casuali, ed il carattere un po’ troppo introverso e complicato del ragazzo, impedirono che con la Juventus sbocciasse vero amore».

 

 

fanna.jpg

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La più grande promessa mancata bianconera. Nel 1978 fu uno di quei giocatori, appena ventenne, sui quali si pensava di poter contare per un decennio. Invece una certa discontinuità di rendimento ed una timidezza innata non gli consentirono di esplodere definitivamente nella juventus. Peccato! A verona tempo dopo trovò la sua vera dimensione risultando determinante per lo storico scudetto scaligero. Fanna era dotato di buona tecnica ed una velocità incredibile. Nel ritorno di semifinale col Bruges, in terra belga, giocò un match straordinario che purtoppo ci vide soccombere per colpa di un arbitro miope... Avesse sempre giocato così...

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pensavo sarebbe diventato un grandissimo, lo adoravo

 

l'avevo visto al suo esordio con la nostra maglia contro il Napoli, al San Paolo, e me ne ero convinto

 

invece non mantenne le promesse, aveva troppo bisogno di sentirsi coccolato - come gli successe al Verona - per rendere al meglio

 

un grande rimpianto..

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