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bidescu

Marco Tardelli

Post in rilievo

Estate del 1974, spiaggia di Nocette: Gianni Invernizzi, osservatore dell’Inter dopo la contraddittoria esperienza alla guida della squadra nerazzurra, riferisce agli amici Valcareggi, Caciagli ed ai giornalisti una frase “storica”, pronunciata qualche giorno prima a Giancarlo Beltrami, allora direttore sportivo del Como:

«Ho venduto Callioni al Torino, ma ho preso Tardelli dal Pisa che è molto più forte di Callioni».

La realtà confermerà questa prima impressione: Vito Callioni nel Torino non manterrà le promesse e giocherà poi, dignitosamente, a Vicenza e nella Sampdoria.

Tardelli è nato sul versante orientale delle Apuane a Capanne di Careggine, in provincia di Lucca, nei pressi di Isola Santa, paesino che sta sotto un lago artificiale. Ma, come giocatore, è uno sconosciuto, tifosi del Pisa a parte, che hanno già avuto modo di apprezzare “Schizzo”, grazie alla sua abitudine di correre come un pazzo ad ogni partita. Beltrami lo pesca, dietro opportuna segnalazione, e se lo porta sul lago di Como, dove Marco disputa uno splendido campionato in serie B contribuendo in larga parte alla promozione in A.

Alla fine di quel campionato si scatena una vera e propria asta per il giovane giocatore filiforme. Sono in lizza cinque o sei squadre, su tutte emerge l’Inter, tanto è vero che a metà giugno, Tardelli viene fotografato al fianco del presidente nerazzurro Fraizzoli. Si parla di un miliardo tondo, speso dal patron interista, per il nuovo gioiello interista. Ma una settimana dopo un colpo di scena scuote il mercato: Tardelli passa alla Juventus per 950 milioni; il segreto è presto svelato: Boniperti paga in contanti, gli altri no e così la Juventus mette a segno uno dei colpi più clamorosi degli anni settanta.

«Per me era un sogno che si avverava, certo, venivo dalla serie B, quindi il mondo dei professionisti lo avevo già assaggiato. Ma la Juventus è la Juventus, arrivarci era l’occasione della vita».

Il suo esordio in maglia bianconera avviene il 27 agosto 1975; è il primo turno di Coppa Italia, la Juventus affronta al “Comunale” il Taranto. La partita si risolverà con un 2 a 0, con reti di Causio e Bettega.

«Mi tremavano le gambe, non capivo niente; appena sceso in campo, faticavo quasi a muovermi per l’emozione. Poi, mi sono ricordato che sapevo giocare a pallone e tutto è andato liscio».

L’allenatore bianconero è Carletto Parola, che schiera Tardelli come terzino di fascia, sia a destra che a sinistra. Il campionato è vinto dal Torino, che rimonta la bellezza di cinque punti alla Juventus. A Parola non viene rinnovato il contratto e viene sostituito da Giovanni Trapattoni.

Nel provino di Villar Perosa, nell’agosto del 1975, il “Trap” lo utilizza terzino fluidificante nel primo tempo, centrocampista cursore nella ripresa. È il primo esperimento. La Juventus cerca un interno agile, capace di accelerazioni improvvise da accoppiare al forte Benetti, scambiato vantaggiosamente in estate col declinante Capello. Trapattoni pensa giustamente a Tardelli, azzecca la mossa e regala un ineguagliabile centrocampista moderno al calcio italiano.

Quando l’avevi davanti, sembrava un’ipotesi di giocatore con qualcosa di meno. Era così gracile e come penato, uno dei sei fuoriclasse che Platini si sarebbe trovato al fianco in una Juventus destinata a divenire leggendaria.

“Schizzo” Tardelli faceva piangere gli avversari ed i portieri; “Cesto” Vycpalek, osservatore della Juventus, ne era rimasto incantato durante un Verona-Como, disputato allo stadio “Bentegodi”. In quel pomeriggio, il presidente, Saverio Garonzi, si illudeva che il suo Verona gli avrebbe regalato, contro quel Como, una bella vittoria, invece, il Como aveva vinto, soprattutto per merito di Tardelli.

Quell’ipotesi di giocatore, guardato nel fisico, si trasformava in campo in una freccia di giocatore, dai piedi buoni, dalle intuizioni repentine anche nei movimenti senza palla; si capiva che, nel ruolo di difensore esterno, assolveva ad una parte di un copione abbastanza vario. Quando avanzava, schizzava da parte a parte e l’avversario era costretto a rincorrerlo senza prenderlo mai.

La più razionale Juventus dell’era Boniperti inseriva nel contesto il più trascedentale scattista ed incontrista d’Italia, equilibrando il filtro di centrocampo affidato al piede d’acciaio di Benetti ed all’indomito sprint tattico di Furino, con il risultato di varianti inedite per l’attacco prestigiatore di Bettega e martellatore di Boninsegna. Vincendo scudetti e coppe, Marco Tardelli non poteva ancora essere soddisfatto. Una perenne inquietudine gli ardeva negli occhi, sposo e padre senza avere molta serenità, cercava in campo ogni più ardua gioia, la scovava addirittura con i suoi guizzi felini, attraverso goals pazzeschi ed irresistibili.

Divenne così fondamentale per la Nazionale “bearzottiana”, esordendovi come terzino destro nell’aprile del 1976, nell’amichevole torinese vinta per 3 a 1 sul Portogallo. Bearzot sedeva ancora in compagnia di Bernardini, ultime lezioni al “furlan” che sarebbe riuscito, con la sua facondia e versatilità psicologica, a fare della Nazionale un pugno di uomini con un ideale. Quella domenica di luglio del 1982 fu di sofferenza, prima del tripudio, nello stadio che era di un pallore svenato dalle luci (anche quella chiarissima del cielo, annottò tardissimo); Tardelli segnò il goal più bello, famoso ed importante della sua carriera, schizzando in caduta libera per scaricare il sinistro sul pallone del secondo goal, radente, irridente, per Schumacher. E subito la corsa liberatoria per il prato, a pugni stretti, gridando la gioia, come si può gridare con tutto il fiato del corpo e dell’anima, quasi a voler chiamare a testimoni presenti e assenti dell’impresa compiuta, per se stesso, per tutti. Quelli erano giorni; un’ipotesi di giocatore, con qualcosa di meno, campione del mondo. L’irripetibile, insostituibile Marco Tardelli.

Marco rimane in bianconero per dieci anni, scendendo in campo per ben 375 volte e realizzando 51 goals. Vince tutto: 5 scudetti, 2 Coppa Italia, la Coppa Campioni, la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea.

Ma più che per i numeri, Tardelli, rappresenta l’immagine della vittoria nel Mondiale del 1982, in Spagna. Le braccia aperte, i pugni chiusi, l’urlo di gioia, la corsa a tutto campo inseguito dai compagni; tutto ciò fu l’Italia vera, senza confini, una felicità azzurra che riunì la gente nelle strade e nelle fontane, con gli occhi umidi ed il cuore sereno.

 

 

tardelli.jpg

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Uno dei più grandi giocatori che abbia mai vestito la maglia bianconera. Uno degli idoli della mia gioventù; lo ricordo sempre con affetto e gli perdono volentieri qualche uscita e affermazione un pò discutibili.

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Uno dei più grandi giocatori che abbia mai vestito la maglia bianconera. Uno degli idoli della mia gioventù; lo ricordo sempre con affetto e gli perdono volentieri qualche uscita e affermazione un pò discutibili.

 

.ok.ok.ok

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sarà perchè a me di un giocatore piace più la grinta della classe

piace di più un giocatore con le pa..e che con il tocco fino

per me Tardelli sarà sempre un mito

e al solo ricordo del gol nell'82 mi si accappona ancora la pelle

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un fenomeno. andatevi a rivedere anche tutta l'azione del goal che fece contro l'Argentina sempre ai mondiali di Spagna 82, tanto per capire come aggrediva gli spazi senza palla.

Falcao sosteneva che fosse il calciatore italiano che più l'aveva impressionato (e all'epoca ce n'erano, eh!!) e secondo il mio modestissimo parere uno tra i migliori interni di centrocampo di sempre. su you tube circola pure una simpatica intervista multipla fatta a le Jene con lui, Bruno Conti, Paolo Rossi e Ciccio Graziani. Che personaggi!!

Lo adoro. Ciao Marco ovunque tu sia!!!

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Schizzo Tardelli è stato il primo vero grande giocatore universale del campionato italiano. Proprio per questo motivo era tanto apprezzato anche all'estero. Nato terzino fu trasferito dalla intuizione del Trap a centrocampo e da quel momento, come spesso titolavano i giornali del tempo, "con Tardelli si gioca in dodici". Infatti a Marco, anche in Nazionale, veniva affidato il Keegan di turno. Schizzo non solo annullava il suo diretto avversario (all'epoca vi erano le marcature ad uomo) ma finiva per attaccarlo e si lanciava a sua volta in aria di rigore per colpire di piede (destro e sinistro per lui uguale era) o con splendidi colpi di testa in elevazione.... Le sue vigilie erano famose perchè caratterizzate dall'insonnia. Al mundial spagnolo non dormiva due notti prima del match ma poi in campo nessuno se ne accorgeva...

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Da sempre il mio idolo; come dire forse sarò troppo di parte.

Per me e' il centrocampista italiano più forte di tutti i tempi. Giusto per rimanere in casa nostra...

Gente come Manfredonia, Conte,Davids, e per rimanere ai giorni nostri Marchisio,Vidal se li mangiava a colazione

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Marchisio è un grandissimo giocatore che molto somiglia a Schizzo. Non ha però una qualità di Tardelli e cioè il colpo di testa che Marco riusciva a sfruttare benissimo, capace come era di staccare e di impattare la palla come un vero attaccante...

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