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Giampiero Gasperini

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Giampiero Gasperini, a nove anni, partecipò ad un provino per la Juventus insieme ad una miriade di ragazzini. Il teatro del batticuore era proprio il “Combi” e, come principale esaminatore, il mitico Predale, scopritore di tanti talenti. Fu scelto, ma nacque subito un problema a causa dell’età, in quanto il tesseramento al Nagc era possibile soltanto a dieci anni. Il piccolo Gasperini si era presentato, spavaldamente, con un anno di anticipo; era, però, troppo bravo per essere lasciato in pasto alla concorrenza e fu preso ugualmente e tesserato la stagione successiva.

 

Nel settore giovanile della Juventus, rimarrà per nove anni; una costante, questi tempi lunghi di appartenenza, che si ripeterà più avanti anche da professionista. I suoi maestri saranno Bussone, Viola, Castano e Grosso; conquisterà uno scudetto “Allievi Nazionali” nel 1975 vinto ai danni dell’Atalanta (2-0 all’andata, 1-1 al ritorno) e l’anno successivo la finale “Primavera” persa contro la Lazio di Giordano e Manfredonia, allo stadio “Olimpico” davanti a trentamila spettatori.

 

Aveva come compagni Paolo Rossi, Zanone, Brio, Miani. Marocchino, Marangon, Chinellato, Verza, Schincaglia, Chiarenza, Capuzzo e Maggiora. Una bella nidiata, frutto di un settore giovanile che sfornava talenti stagione dopo stagione. Poi, l’esordio in prima squadra: «Me lo ricordo bene perché segnai il goal del pareggio contro il Lecce in Coppa Italia».

Era la Juventus del “Trap”, la grande Juventus autarchica che vinse lo scudetto e la prima Coppa Uefa. Altre due presenze in Coppa Italia contro l’Inter a “San Siro” e con il Vicenza. La stagione successiva (1977/78) in prestito alla Reggiana in serie C. «Era l’anno dei Mondiali in Argentina e siccome la Juventus dava molti giocatori alla causa azzurra, gli furono concessi dei prestiti a fine stagione per disputare la Coppa Italia. Lì sommai sei presenze alle diciotto che avevo avuto nella Reggiana».

 

Poi a Palermo. «Quella che doveva essere soltanto una tappa di passaggio, si dimostrò invece un tour lungo cinque anni in serie B. Venni accolto bene, l’ambiente era ideale, c’era entusiasmo. Peccato la mancata promozione, sfiorammo più volte la serie A e addirittura una Coppa Italia».

A proposito di quest’ultima, il Palermo giocò la finale proprio contro la Juventus, sul neutro di Napoli. «Match storico per noi e vissuto fino all’ultimo secondo di gioco. Eravamo sfavoriti, ma i bianconeri tremarono a lungo e li portammo ai supplementari. Al goal di Chimenti rispose Brio. Chiuse ogni discorso Causio, ma per Palermo quella partita è rimasta scolpita nella memoria».

 

Il periodo siciliano resta un ricordo magnifico non solo dal punto di vista professionale. Fu tempo di matrimonio con Cristina, un amore nato sui banchi di scuola all’Istituto Sommellier di Torino: «Due ragionieri in casa, nessuno corre».

 

Questa è la battuta di Gasperini riferita al diploma, che entrambi hanno conseguito. Solo uno scherzo, perché il centrocampista Gasperini ha sempre pedalato unendo qualità e temperamento. Altri due passaggi a Cava dei Tirreni ed a Pistoia, prima di approdare a Pescara. «Anche qui sono rimasto cinque anni. Ho conosciuto la zona di Catuzzi e quella di Giovanni Galeone, ma soprattutto la serie A».

 

Era il 1987, Gasperini a ventinove anni era nella piena maturità. «In quella stagione segnai sette goal, il primo dei quali proprio all’esordio contro il Pisa. Con me c’era Junior, poi vennero altri due brasiliani come Tita ed Edmar. I due anni in serie A sono stati indimenticabili».

 

Ma non è finita perché Gasperini ha tenuto duro fino a trentacinque anni, passando dalla Salernitana in B, alla Vis Pesaro in C2 dove ha vinto anche un campionato e disputato il successiva in C1.

 

Il passaggio tra il campo e la panchina è stato quasi simultaneo; è il 1993 ed anche stavolta la Juventus nel destino. «Il primo anno sono stato alla Sisport con una squadra esordienti, poi sono entrato nel settore giovanile».

 

Due anni coi “Giovanissimi”, altrettanti con gli “Allievi” e, nel 1998, la “Primavera”. «Il ricordo più bello e sfortunato è ovviamente legato alla finale “Giovanissimi” persa a Terracina contro la Roma».

 

Poi, il salto nei professionisti, con le ottime stagioni a Crotone e, nel 2006, il trasferimento a Genova, sponda rossoblu, con il quale ottiene la promozione in serie A.

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