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Harry Manback

Mad Men

Post in rilievo

Il mondo cambia, due parabole [quella discendente e quella ascendente] si incontrano, e...

I don’t know. I keep going places and ending up somewhere I’ve already been.

 

Stanotte è tornato Mad Men con la settima stagione, conclusiva. Come Breaking Bad, anche con il lavoro di successo targato Weiner-AMC, è stato deciso di suddividere l'ultima fatica in due parti: i primi 7 episodi nella primavera 2014, gli ultimi 7 in quella del 2015. "Perché guardare Mad Men?" Il successo tra i critici, i vari premi vinti, la qualità proposta, la...

 

Mad Men se descritta suona noiosa. Sai, un gruppo di pubblicitari degli anni '60, con l'America che sta cambiando sullo sfondo: l'uccisione di Kennedy, i diritti civili, la nuova donna indipendente, ecc... Non esattamente una serie giovanile, si direbbe. Ma la forza di Mad Men non risiede soltanto nell'aver saputo raccontare temi portanti della storia in maniera autentica. Mad Men sono persone. Persone che ambiscono al successo, frustrate se non lo raggiungono, insoddisfatte quand'anche ci riescono. Persone che vendono un'immagine di sé, proprio come fanno nel loro lavoro inventando spot pubblicitari in cui gli americani possano rispecchiarsi. Il protagonista, Don Draper, non riesce a smettere di commettere sempre gli stessi sbagli, denunciando un'insofferenza verso una vita di cui si è appropriato con l'inganno, ma che non gli appartiene davvero. Mad Men è il disfacimento di quel che crediamo essere noi stessi, è la ricerca della propria identità.

 

Mad Men parla di identità (perdute, nascoste, rubate, trovate, ritrovate, da cercare, da ricercare, da condividere, da formare, da subire, da imporre... di una donna, delle donne, del potere esercitato dietro le quinte e del risveglio sotto coperte sudate, di un uomo e di un ragazzino mai figlio, di uomini, di una mamma e una figlia, di un politico e di un urlatore, di uno stato di uomini e di uno stato delle menti, di vestiti, di colori, di uno sfondo animato in combustione, ignorato per ciò capace ancora di stupire, parla di...).

 

Il bello è di cosa parla o del come ne parla? Perché se Gilligan ha classe nel raccontare (ed è sicuramente vero), per Weiner bisogna coniare un nuovo termine.

 

Provarlo non costa nulla. Dovesse colpire, troverete conforto tra le pagine più belle la televisione abbia mai potuto regalare.

In caso contrario, ci avrete provato, aspettative deluse, e finirete per guardarci con disprezzo, o ignorarci con invidia.

 

Definisce. Definitiva.

 

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Are you ready? Because I want you to pay attention. This is the beginning of something.

Non che ci fosse bisogno di ricordarlo. Luce, ombra e penombra.

 

7x01, "Time Zones"

 

 

I sessanta stanno per finire, la psichedelia ha già affondato i suoi canini, l'LSD da tempo spedito migliaia di persone giù per una buca a rincorrere conigli, l'uomo sta per andare sulla luna, per la felicità di Reagan comodo sul suo trono, Mad Men è ricominciato, e io mi sento come Sally quando riceve in regalo un biglietto per andare a vedere i Beatles, che di lì a poco si sarebbero sciolti.

 

Mad Men e le parabole descritte, Mad Men e i suoi inganni.

E i viaggi che rendono differenti. O almeno così ti sembra.

 

L'inizio è promettente: Freddy Rumsen, freelance ingaggiato dall'agenzia per la creazione di uno spot riguardante Accutron, si esibisce in un avvincente/convincente monologo, come la fenice che rinasce dalle ceneri, lui si rialza ricoperto dal suo stesso vomito. Mi guarda e mi parla e lo vedo superare quel muro. Mi ha venduto l'orologio. Meta. Ma non perché Peggy, la destinataria del monologo, lo definisce prima home-run e poi end run [o game?], ma perché lo sento conquistarmi, afferrarmi. Sono perplesso. Come mai affidare l'incipit a Freddy, questo incipiti!, effettivamente damaged goods, e non a Don? Sensazione superata subito dalla soddisfazione/felicità di vedere Peggy al comando, Peggy al potere. La parabola ascendente, la scalata verso l'alto. Dopo la chiusura del previously con la sua immagina sovrapposta a quella di Don in un ipotetico passaggio di consegne, per poi vederla effettivamente vestire i panni del suo mentore, Vederla cercare di sistemare uno spot già di suo perfetto, non capisco se per insoddisfazione, se per perfezionismo.

 

Freddy ha saputo convivere con le proprie azioni, ha saputo reagire e affrontare le conseguenze. Ha saputo accettare la realtà, senza prendersi in giro. Peggy e Don rischiano invece di crollare sotto il peso delle loro scelte, della loro vita. La Peggy dei primi minuti è solamente un'illusione: non ha preso il posto di Don, anzi. Si ritrova con un nuovo capo, il quale non solo sembra non condividere gli stessi ideali, quella passione che brucia dentro... sembra addirittura disprezzarla, I guess I’m just immune to your charms: sminuire/sottovalutare un talento, dall'alto di una superiorità. Dall'alto di un piedistallo, come sempre [e in Mad Men ancora di più] strumento fallico. Situazione che si ripeterà in un paio di occasioni ancora, questa volta con Joan. Prima con il figlio di Courtney Cox in Cougar Town, un ragazzino che ordina Coca Cola a un tavolo per adulti, poi nel confronto con il professore [il quale meschinamente dubita possa comprendere un problema, figurati dare una risposta] e poi con Ken che la rimprovera di essere entrata nel suo ufficio [vedi la scena con l'orecchino]. Joan ne esce rafforzata dall'episodio, la sua avvenenza e sicurezza nei propri mezzi nasconde la sua fragilità, allo stesso tempo base della sua forza. 16 anni. Peggy, invece, crolla sulle ginocchia, nell'appartamento che non le appartiene, una vita che non avrebbe scelto, circondata da persone che non le somigliano, spaesata e sfinita. Vittima delle sue decisioni, vittima di quell'assenza...

 

Rispetto a Joan e a Peggy, la situazione di Megan è differente. Il suo mondo è stato il suo rapporto con Don, un Don che "stavolta voleva cambiare". Dagli altri, e dalle altre, è stata vista come un'opportunista, da momenti precedenti alla conquista di Draper. Una "donna moderna" in divenire. Alterna momenti in cui pretende e impone e rivendica la sua individualità, la sua emancipazione.. ad altri in cui è come altre vittima dei suoi tempi [o del suo genere]. Alla guida della Cabriolet, alla reazione all'inaspettato e ingombrante regalo, al rifiuto la prima notte e alla concessione la notte successiva, alla sigaretta da non lanciare dalla finestra, alla cena di lavoro dove prima sfoggia il marito come una Betty qualunque, si vede affidare un lavoro su NBC e, nel mondo delle apparenze e della superficialità, le viene ricordato dei suoi denti. Come il vestito e lo slow-motion, l'appartamento illuminato e poi al buio, quella camicia dalla quale vedi-e-non-vedi, in quella camera da letto al buio, una volta dentro...

 

Il nuovo che avanza. Megan, Trudy, e Pete?

Pete in particolare, la nuova vita, dopo il fondo e la svolta. La naturalezza con la quale si confronta con Don.

L'abbigliamento, l'abbronzatura [almeno lui! Nella West Coast, a gennaio], e l'abbraccio...

Mentre la nuova compagna si presenta, guarda caso molto Betty-ish, con Pete che lo mette in guardia.

The city is flat and ugly, and the air si brown. But I love the vibrations.

 

La vita di Roger sembra un documentario sulla rivoluzione sociale tra i 60 e i 70.

La sua prima scena è spaventosa. Una stanza di albergo, innumerevoli corpi nudi.

Un telefono squilla. Una ragazza prende il telefono e lo passa all'uomo disteso a terra.

Anche lui è nudo. Prende il telefono, schiarisce la gola, poggia l'apparecchio sul pube.

I feel like we really got somewhere, last night. Sussurra la giovane, chiusa la telefonata.

Ma noi lo sappiamo: porte, finestre, cancelli, ponti... portano in posti già visitati.

E poi l'incontro con la figlia che riscopre un suo dio e lo perdona di tutto.

Di qualunque cosa abbia fatto. Col sorriso. Perplesso, torna alla sua attuale vita.

Nella stanza di albergo, sul letto la ragazza di prima, di fianco a lei un altro ragazzo.

Tolte giacca, scarpe e pantaloni si butta sul letto. Gli occhi fissi sul soffitto, ad attendere.

E attendere...

 

Nel fuso orario di Don cosa succede? Lo scopriamo radersi nel bagno dell'aeroporto/dell'aereo, salvo poi esibirsi in un omaggio a Jackie Brown sulle note di questa canzone, in perfetto contrasto con la scena della rasatura. Tutta la messinscena, l'inganno, l'apparenza, l'assenza:

 

 

Sono passati due mesi dall'allontanamento dalla SC&P, ed è chiaro come la moglie sia all'oscuro di tutto ciò [in California per lavoro, l'incontro con Pete per lavoro, nella cena con l'agente della canadese, la stessa Megan parlando del marito lo definisce "bi-coastal"]. Dal giorno che si sono conosciuti e innamorati ogni secondo si sono allontanati sempre di più, la distanza tra i due è sempre più netta, al di là dei km che dividono le due coste. Inutile stare qui a discutere della grandezza di Jon Hamm e delle profondità di Don Draper. Mi limito a elencare i suoi momenti clou:

 

1) Finito l'episodio scopriamo come Freddy Rumsen altro non è che l'"avatar" di Don, cosa che gli permette ancora di lavorare in qualche modo alla SC&P, dalla quale è stato sì allontanato, percependo comunque lo stipendio. Perché lo faccia non è chiaro. In questa scena, in cui Freddy porta la cena e allo stesso tempo si rifiuta di farsi pagare da Don, l'ex collega gli spiega il rischio dell'etichetta di "damaged goods" e lo esorta a trovare un nuovo lavoro per entrambi, evitando questi giochetti. E la finestra sul freddo balcone è aperta...

 

2) In these days of wars and rumors of wars - haven’t you ever dreamed of a place where there was peace and security, where living was not a struggle but a lasting delight? Of course you have. So has every man since time began. Always the same dream. Sometimes he calls it Utopia - Sometimes the Fountain of Youth - Sometimes merely “that little chicken farm."

 

3) Arriviamo al miglior momento dell'episodio, con gli occhi che si chiudono. La sorpresa Neve Campbell, quella che sembra l'ennesima trappola in cui Don volentieri cadrà. Il dialogo tra i due sembra uno dei soliti tra Don e la sua occasionale preda, una routine che lo porterà a farsi il suo corpo, disfarsi della suo anima. Fin quando il dialogo non prende una strana piega, al limite del surreale. Fai fatica a seguirli e a capirli. Si addormentano e si risvegliano. E arriva l'offerta che non puoi rifiutare. Non perdersi nel suo abisso, mentre la mano si allunga verso il finestrino, la tendina va su e il sole svela/rivela... che fosse una profezia?

 

 

Immaginifico, mai didascalico.

Hell-A.

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Io lo inizierò tra qualche mese, al momento ho troppa roba da vedere :d comunque mi ha sempre affascinato tantissimo come trama e ambientazione quindi il tempo di finire qualcuna delle serie che sto vedendo e lo inizierò :)

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Molti in America stanno criticando la riproposizione del solito modello anche in questa stagione. A me non piace parlare di un'intera stagione dopo appena un episodio, ma, al di là della semplice constatazione che il percorso da A a D della tua vita non preveda necessariamente il passaggio per B e C in quest'ordine (sì, la prima cosa che mi è venuta in mente, sono poco poetico stamattina), e che questo sottolineare il ricadere nei propri errori è sempre appartenuto a Mad Men e ne è stato senza dubbio un punto di forza nella misura in cui non lo rendeva appiattente, non è nemmeno tanto vero per questa première.

E se Mad Men ci sta raccontando sì una storia dei suoi personaggi, è altrettanto vero che questa non aderisce ad uno schema stabilito, come può essere per altre serie. E se stiamo cercando i momenti della nostra vita che ci hanno segnato, e che da questi ci aspettiamo di essere stati in un certo modo cambiati, in meglio, cerchiamo una mera illusione. Non sono strettamente essi a definirci. Siamo noi alla fine, guardando a ritroso, a definire quei momenti. E chissà poi se sono veramente esistiti...

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E niente, Sally mi era mancata terribilmente.

 

 

I'm so many people. Si è sempre scritto come Mad Men avesse come argomento centrale l'identità e di quanto Don/Dick venisse definito dalla presenza femminile al suo fianco. La confessione di Sally è semplicemente brutale, yet matura. Non ho bisogno di analizzarla o di approfondirla nei minimi dettagli: "potente", mi piace assorbirla/assimilarla così. Consapevole e rassegnata a quel disagio. Credo Don sia del medesimo parere, non è il momento di fare domande, chi meglio di lui può comprendere lo stato d'animo della figlia, quella costante confusione esistenziale? La stessa Sally [insieme a Peggy e ad Anna] è la donna che riesce a tirare fuori il meglio da Don, l'unica ormai in grado di tirare fuori Dick da Don [oddio, non poteva uscire peggio sta frase]. Superflue le parole, bastano sguardi, una scritta su un muro, un edificio in rovina... qualunque sia il tramite.

 

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I 47 minuti del secondo episodio sono volati, come sempre. Non lo penseresti della serie nella quale "non succede mai nulla". E invece...

I grandi personaggi [e le grandi interpretazioni], i grandi personaggi secondari [e le loro grandi interpretazioni], i personaggi ricorrenti [e...]

 

In una serie praticamente priva di trama, la crescita dei personaggi avviene e viene mostrata attraverso il loro rapportarsi con altri characters dello show o, come è nella norma in Mad Men, nelle loro reazioni ai continui cambiamenti della società che li circonda, avvenimenti più o meno sconvolgenti, Le esasperazioni delle apparenze. Ecco come nella scena iniziale

 

 

viene mostrato Draper prepararsi esclusivamente per l'incontro con Dawn, nel tentativo di mostrare un equilibrio, quello dell'uomo di successo e in controllo della propria vita [immagine sempre più sbiadita e persa nei fumi dell'alcol], per uno scambio di una manciata di minuti. L'illusione. La sveglia settata alle 7:30, la mano che si allunga per spegnerla, il risveglio alle 12:34, i "pasti" sulla poltrona davanti la tv sempre accesa, lo scarafaggio osservato noncurante... scopriamo come Dawn lavori ancora per il suo vecchio capo, il quale cerca in tutti i modi di scoprire quanto più possibile cosa succeda alla SC&P [e in alcuni casi anche come succede: non è coincidenza il fatto sia lui sia Roger puntino l'attenzione sulla conference room, quella condivisione di vedute...] il tentativo di ricompensare la fedele segretaria con dei soldi [quanto per riconoscenza e quanto per ostentare la propria superiorità sociale, possiamo solo immaginarlo], il rifiuto della donna seguito dall'avvertimento "non metterò le mani nei cassetti di nessuno" prima e dal più consolante sostegno offerto poi. Nulla che possa mettere a repentaglio i suoi valori e la sua integrità, quindi. La porta si chiude, Dawn è fuori dall'appartamento e la recita è finita. Allentata la cravatta, riaccesa quella tv, spenta solo poco prima...

 

Cosa significa essere una donna di colore in quegli anni non possiamo nemmeno immaginarlo. Qualche sorta di indizio possiamo averlo guardando questo episodio, considerando Dawn e Shirley come ragazze fortunate. Lo scontro della prima con Lou, incolpata di non essere al suo posto di guardia, colpevole di essere uscita a prendere il profumo per la moglie del boss [ridottosi agli ultimi istanti, nonostante i promemoria vecchi di giorni della stessa]. O della seconda con Peggy, in questo caso si ritiene Shirley colpevole di essere amata e di aver trovato qualcuno assecondasse le convenzioni sociali in giornate come San Valentino. E le relative conseguenze, quando entra in gioco Joan costretta poi a riassegnare turni e postazioni e formazioni, dando il meglio di sé, non riuscendo comunque a soddisfare l'uomo, il potere. Vedi Cooper che, con il suo modo di fare, fa notare come una ragazza di colore all'ingresso [cioè la prima persona che chiunque entri possa vedere] non è una bella immagine per loro. So' i tempi, "si vede dalle scale" dopotutto.

 

Il tutto sublimato dallo splendido dialogo tra Dawn e Shirley, dove le due scambiandosi i nomi [l'intercambiabilità delle altre razze: so'/siamo tutti uguali!] sottolineano con ironia e rassegnazione, quanto sia difficile vivere in quel mo(n)do, consapevoli di essere allo stesso tempo fortunate. Keep pretending. It's your job, la beffarda realtà, sottolineata da un sorriso lungo 32 denti. Non tutti i mali vengono per nuocere, nel momento in cui viene riconosciuto merito a Joan [buongiorno, eh] e la stessa Dawn diventa la sua naturale sostituta. Organization? Fortitude? Lack of concern for being unliked? E le Bonnie, upgrade delle Betty...

 

I segni sulla bottiglia di Don, le montagne russe di Peggy e Pete [stai a vedere che...], Don-Dawn, e...

 

 

12:34, solo una coincidenza.

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Dopo aver passato qualche momento morto della mia settimana a riempire attimi di noia riflettendo sul possibile significato del

 

Just cash the checks, you're gonna die one day, di Ted Chaough [in breve: messaggio positivo o negativo, da parte del personaggio con un'identità in bilico tra Don/Roger e Pete? Fosse stato "check" al singolare avrei optato per il messaggio positivo, "la vita è troppo breve per non viverla appieno" dove check non deve per forza significare assegno, ma ciò che la vita ha da offrirti. Al plurale mi fa credere diversamente, "prenditi i tuoi soldi e fottitene"]. Anche tu, Ted? Anche tu...

 

 

In Field Trip, le basi di una vera redenzione?

 

 

Bentornata, Francine. E ciao Betty, non sei cambiata affatto. I don't know. Maybe I'm old-fashioned. Divertente si ponga la domanda. Le differenze con l'amica sono palesi, così come l'invidia e la frustrazione di chi si reputa di un livello superiore e contemporaneamente si mostra fuori tempo e inferiore [frustrazione sfogata poi sulla povera Loretta, alla quale consiglierei di scappare]. La solita Betty, insomma. Quella che torna a casa e fuori dal nulla si propone di accompagnare il figlio in gita, il quale ovviamente resta sorpreso dalla proposta della madre [così out of character]. La povera Betty ci proverebbe pure, senza riuscire a smettere di apparire la strega viziata che abbiamo imparato a sopportare negli anni. Dalla sigaretta ai giudizi alla figlia dell'allevatore [that blouse says she likes everyone], proprio lei che si è presentata a una gita a una fattoria conciata in quel modo. Per non parlare della scenata con Bobby, e quel it was a perfect day and he ruined it, sospirato sul letto allo sconsolato compagno, sempre più figura paterna. It's just a matter of time.

 

Pull me out of a bathtub where I slit my wrists? Oppure It’s sunny here for everyone but me. I’m walking around in a cloud of ‘no’? Una Megan completamente differente rispetto alla premiere, quella che ci appare nel terzo episodio. Così come descritta da Alan Silver. Nella prima parte di questo episodio abbiamo immaginato una donna oltre la crisi di nervi, salvo poi ammirarla quando con estrema quanto incredibile lucidità distrugge le scuse e i tentativi di riappacificazione di Don, sempre convinto i soldi possano sempre essere la soluzione a tutto [don't worry, I'm still getting paid], soprattutto quando gli sbatte in faccia il with a clear head you woke up every morning and decideded not to be with me? Questa è la grande colpa di Don, come gli aveva fatto notare anche Il Grillo Parlante nell'episodio precedente, Sally. Megan sarebbe anche disposta a superare i tradimenti [I was your secretary, remember?], ne è rassegnata [nel momento in cui Don è probabilmente "leale", che beffa], ma questo no, non questa distanza. La telefonata successiva sancisce la lontananza, quell'abisso tra i due, così/ormai incolmabile...

 

Eppure sembra la volta buona, per Don. Che possa davvero... donne continuano a cadere ai suoi piedi, prendono la forma di avvenenti giovani, segretarie, colleghi, apprendisti, assegni, proposte, lavori... una di queste, biondissima, viene probabilmente rifiutata [come quella proposta irrifiutabile, chiusa in quella bianca busta] per una visita a Roger, a reclamare il suo posto indietro. E il giorno dopo, alla SC&P dove lo stesso Roger reclama il suo posto [I don't have to tell anybody. That's my name on the door out there] e dove persino Peggy e Joan lo guardano con diffidenza e... lo vediamo fluttuare in questo limbo di incertezze. Non possiamo fare altro che provare tenerezza per quell'uomo e ragazzino mai figlio, come non possiamo fare altro che ammirare l'ennesima prestazione strabiliante di un incredibile attore. Don è tornato a casa [perché non poteva essere altrimenti, è sempre e comunque politica], una casa che somiglierà a una cuccia per lui al guinzaglio di occhi e braccia che lo terranno a bada. Il genio nel mondo di adequates e computer... un genio pronto a fare ammenda. Okay.

 

 

 

I know how I want you to see me.

E tu, lo sai come vorremmo vederti?

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Due out of place, Don e Betty.

Lei si chiede se è una madre terribile (lo è), rassegnandosi all'idea che anche Genie finisca per odiarla. Lui è disposto a sopportare un'umiliante (per lui) retrocessione, pur di rimettere le cose in sesto. Perché forse ricadere nella vecchia vita lo spaventa più di ogni altra cosa (non cede alle avance della donna bionda, prende del semplice succo di pomodoro), o forse perché, come diceva Chris Noth in TGW, quando ci si ritrova a raccogliere i cocci dopo un disastro, "You know what? We're all that we have".

 

La scena dell'attesa, dei primi passi nell'ufficio, l'accoglienza raggelante di Joan, cordialmente distaccata ("It was nice seeing you", come di qualcuno che torna a vedere gli ex colleghi di lavoro). E per questo più lacerante persino di Peggy, ovviamente più cruda e diretta.

E adesso un'altra settimana.

 

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Due out of place, Don e Betty.

Lei si chiede se è una madre terribile (lo è), rassegnandosi all'idea che anche Genie finisca per odiarla. Lui è disposto a sopportare un'umiliante (per lui) retrocessione, pur di rimettere le cose in sesto. Perché forse ricadere nella vecchia vita lo spaventa più di ogni altra cosa (non cede alle avance della donna bionda, prende del semplice succo di pomodoro), o forse perché, come diceva Chris Noth in TGW, quando ci si ritrova a raccogliere i cocci dopo un disastro, "You know what? We're all that we have".

 

La scena dell'attesa, dei primi passi nell'ufficio, l'accoglienza raggelante di Joan, cordialmente distaccata ("It was nice seeing you", come di qualcuno che torna a vedere gli ex colleghi di lavoro). E per questo più lacerante persino di Peggy, ovviamente più cruda e diretta.

E adesso un'altra settimana.

 

E Lou al posto di Don, Shirley in quello di Dawn, Dawn in quello di Joan, Joan in quello credo/crede le spetti, Peggy continua a ritrovarsi soffocata nel proprio [ovunque vada, qualunque sia], Roger in ogni caso insoddisfatto, una via di mezzo tra i due Pete, Ted sembra abbia perso interesse nel cercarne uno nuovo, Megan quasi nei panni di Betty, Betty potrebbe non averne [mai avuto] uno, Sally e Bobby di fronte le fondamenta della loro futura casa in rovina/utero, e lui che illudendosi viveva cercando il suo posto e un po' di sollievo tra le gambe di una donna, sembra ora impegnato in questo viaggio che vede protagonisti Don e Dick nella speranza di trovare il loro posto nel mondo, un punto di incontro dal quale ripartire, rinascere...

 

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7x01

 

Episodio soprattutto nelle scene finali veramente cupo con Peggy che piange disperata e Don che nella solitudine della casa a New York e lavorando nell'ombra si abbandona al gelo della notte. Roger non l'ho visto molto bene mentre apparentemente Peter sembra quello che ha più beneficiato del cambio di città.

 

 

7x02

 

Episodio che mi è piaciuto più del primo, Sally che come sempre è l'unica che riesce a cavare qualcosa da Don e che potrebbe essere la sua fonte di salvezza. Peter come previsto è tornato nel suo habitat "A volte penso che forse sono morto e che mi trovo...non so se e' il paradiso, l'inferno o un limbo. Ma mi sembra di non esistere. Nessuno si accorge che esisto." e che viene liquidato da un Roger anche lui abbastanza passivo. Peggy che sembra non avere nemmeno più il lavoro a cui aggrapparsi e che sembra sempre più trasformarsi in Don. Bert che ci riporta alla realtà portando Joan a promuovere la segretaria di Don pur che non sia visibile dalla reception

 

 

7x03

 

sinceramente non avrei accettato di tornare in un luogo di lavoro del genere ma forse Don in questo momento non ha altro visto che anche la moglie gli ha voltato le spalle. Betty rimane sempre una persona profondamente immatura anche se tantammore.gif love1.gif . Molto bene Roger

 

 

7x04

 

Don per l'ennesima volta prova a ripartire, anche se è bastato un niente per farlo attaccare alla bottiglia, curioso che sia proprio Freddy a fargli il discorso. Roger sempre grandioso anche se non è bastato a far tornare sui suoi passi la figlia che rivendica la sua assenza. Interessante anche la contrapposizione tra il progresso della tecnologia con il computer e la comune hippy che vive a stretto contatto con la natura.

 

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Ma soprattutto,

 

sefz

 

 

Non sono pronto al mid-season finale.

Che sia da preparazione a quello che sarà fra un anno...

Tipo "non riesco ancora a capacitarmi di/che".

Ommamma...

 

7x06 monumentale.

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Cosa succede quando nulla al mondo è più in grado di sorprenderti? Quanto è colpa tua e quanto sua? "sua"...

Cos'è successo quando non riesci più a sognare, ad aspettarti il meglio o anche solo a sperare per il meglio, sognare l'impossibile?

Cos'è successo perché tu riesca a vivere aspettandoti solo il peggio o ancor peggio non stupirtene ormai più quando ti travolge?

 

Così abituato all'evoluzione, alla novità, al passo in avanti [piccolo o grande che sia]. Come anestetizzato...

Tutto il meglio che arriverà -sempre con meno frequenza, sempre più superfluo- sarà atto dovuto.

Nulla più in grado di farti spalancare gli occhi e aprire la bocca a guardare con rinnovata passione.

 

L'uomo sulla luna dei tuoi giorni è una boccata di aria fresca in un insopportabilmente caldo di un agosto pomeriggio. Fugace sollievo.

L'uccisione di un Martin Luther King un pretesto per attaccare bottone sul treno, per passare poi al meteo e al prezzo delle zucchine.

 

"Letto? Una donna ha ucciso il marito, l'ha cucinato e stava quasi per mangiarlo, non fosse stato per l'irruzione della polizia avvertita dai vicini per la puzza che..."

"Sì, sì. Ho sentito. Si dice avesse altri resti umani in congelatore..."

"Sai cos'è pazzesco? Stamattina scopro che avevano cambiato l'orario dei treni, fortuna sono solito arrivare in anticipo, altrimenti..."

 

50 anni sono così tanti nella vita dell'uomo, dicessi l'eternità? Cos'ha accelerato questo invecchiamento? Cos'ha favorito la noia, cosa l'ha resa così forte e pressante e presente nelle nostre vite, al punto da indirizzarne ogni singolo momento, ogni singola decisione? Perché ci siamo lasciati annebbiare, rinunciando a reagire? Sempre se consapevoli di questo stato di immobilismo, sempre più distratti dal dito, sempre più lontani dalla luna...

 

Forse è davvero colpa tua, tua che ti sopravvaluti. Sei sempre lo stesso: hai mentito quando dovevi dire la verità e hai detto la verità quando ti conveniva farlo. Hai deciso di votare e di non votare. Di tradire e di deludere. Di andare in guerra, pentirtene, e tornare a farne di nuove perché avevi tutto da guadagnarci. Hai ucciso, uccidi e ucciderai. Ti sentirai in colpa, eppure continuerai a farlo perché è nella tua natura, nella natura di chi ha capito che chiudendo la mano in un pugno poteva conquistare il conquistabile e andare più su, scalare e andare sempre più su. Sempre e ancora più su. Finché non esisterà più un "su" dove fuggire e nascondersi, un "su" per il quale sorprendersi, appassionarsi e restare a bocca aperta... per l'ennesima conquista, per quella fuggevole goduria rubata a...

 

Cicli su cicli, alti e bassi, siederemo al tavolo a illuderci di meritare il posto che abbiamo conquistato, ignorando non ci fosse nessuna concorrenza. Continueremo a vivere di compromessi, illudendoci di meritare ciò che abbiamo e soprattutto ciò che mai avremo. Continueremo ad apprezzare genuinamente quei pochi istanti di autentica felicità, ritrovarci intorno a un tavolo come una volta fu un fuoco, nella speranza di poter tornare ad avere qualcosa da sognare, per cui vivere. Perché nella storia dell'uomo è l'unica cosa che mi sembra sia cambiata. Non abbiamo più una Luna da ambire...

 

What are the events in life? It’s like you see a door. The first time you come to it, you say, "oh, what’s on the other side of the door?"

[spoiler [i]Waterloo[/i]:]

 

Bert che saluta, rivelandoci il segreto per vivere meglio. "meglio", tanto basterebbe.

 

The moon belongs to everyone.

The best things in life are free.

The stars belong to everyone.

They gleam there for you and me.

 

The flowers in spring.

The robins that sing.

The sunbeams that shine.

They're yours, they're mine.

 

And love can come to everyone.

The best things in life are free.

 

 

She was born in 1898 in a barn. She died on the thirty-seventh floor of a skyscraper. She's an astronaut.

 

MMs4ep405_Sc2_2338.jpg

 

 

Tutti cambiano, finché non cambiano.

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7x05-7x06-7x07

 

Il quinto episodio è stato alquanto strano e mi ha lasciato abbastanza interdetto dopo averlo finito tra il threesome, la vicenda di Ginsberg e anche la sorpresa di Stephanie. La puntata successiva era tra la top 5 degli episodi di Mad Men, la scena di Don e Peggy con My way struggente e bellissima. Waterloo chiude la prima parte della season finale, Bert ahimè ci lascia, Roger riesce a tenere in vita(lavorativa) Don che è protagonista di un'allucinazione con Bert protagonista(scena magnifica), su tutto domina il 1969 lo sbarco sulla Luna,egregiamente inserito nel contesto.

 

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Evito di leggere qualsiasi vostro post per il semplice motivo che ho dovuto recuperare Mad Men e sono soltanto alla quarta stagione, così per rendervi partecipi della mia non-vita sociale .the

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Iniziato da poco,sto finendo la prima stagione,per adesso mi sta piacendo,ma lo trovo un po' lento.

Non è lento, sono gli altri che corrono inspiegabilmente e inutilmente troppo.

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