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effe1986

Revenant - Redivivo (The Revenant)

Post in rilievo

Che tempo tre anni e possa tornare nel dimenticatoio ci può stare, anzi sono tanti i film osannati alla loro uscita che poi scivolano gentilmente nell'oblio senza far troppo rumore. Ma a livello personale ho provato esattamente l'opposto delle tue sensazioni, per cui per me sono state due ore e mezza di brividi nella neve e di solitudine abbandonata a se stessa. Sono uscito parecchio provato e felice :d

come detto, gusti e giusto cosi'...io sono uscito emozionato guardando il Piccolo Principe per dire...non faccio testo

 

C'è chi assicura che potrebbe spuntarla Fassbender. Li avrà pagati Polarman,dici? sefz

lui e' un predistinato...se non sara' quest'anno, sara' il prossimo....e avra' un bel palmares a fine carriera, sicuro...idolo

 

Sbaglierò io... ma secondo me Inarritu e Di Caprio hanno raccontato perfettamente di un uomo che si trova da solo immerso nella natura. Volevate farlo parlare da solo? Comprensibile, ma a quel punto sarebbe stato ridicolo il tutto.

Inarritu non e' Malick, assolutamente. Ma come ripeto, la storia dell'uomo che si trova a combattere per sopravvivere l'ha raccontata benissimo. I virtuosismi di camera ci sono, ok... complimenti al cameramen.

Chi si è annoiato doveva aspettarselo e non può di certo dare la colpa al film, ma deve andare a vedere i propri gusti personali o le proprie aspettative. Quindi, parlando di pateticità, sono patetici anche la sequenza del volo di Birdman o Micheal Keaton che in mutande apre una porta e si trova davanti New York? Ripeto, sbaglierò... ma io di patetico non ho visto proprio nulla.

ti cito un esempio di un film che aveva il medesimo scopo ma che ti prende dentro...Into The Wild...quello si che emoziona e ti rende partecipe imho

 

Ma magari fosse stato davvero solo questo.

Invece il regista non si è accontentato: ha inserito anche porzioni oniriche (la chiesa col figlio, la moglie sospesa a mezz'aria [?]), il villain, squarci paesistici ripetitivi (alcuni addirittura simili) e perciò privati di mordente, i combattimenti. Ha creato un guazzabuglio nella ricerca dell'imponenza, ottenendo l'effetto opposto.

 

Patetico nel senso letterale di "Sentimentale in modo affettato, che tende a commuovere artificiosamente" Le peripezie sono troppo spinte, troppo poco credibili, qualche volta risibili. Anche questo contribuisce a sfocare il senso di smarrimento nella natura, che sarebbe dovuto stare alla base di tutto.

esprimi in maniera impeccabile le mie sensazioni

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come detto, gusti e giusto cosi'...io sono uscito emozionato guardando il Piccolo Principe per dire...non faccio testo

 

lui e' un predistinato...se non sara' quest'anno, sara' il prossimo....e avra' un bel palmares a fine carriera, sicuro...idolo

 

ti cito un esempio di un film che aveva il medesimo scopo ma che ti prende dentro...Into The Wild...quello si che emoziona e ti rende partecipe imho

 

esprimi in maniera impeccabile le mie sensazioni

 

SPOILER ALERT: Se non avete visto Into the Wild o the Revenant non continuate nella lettura.

 

 

 

Io trovo Into the Wild e The Revenant assolutamente non paragonabili, tanto per forma quanto per contenuti. Che il leitmotiv di entrambi sia simile per me è molto discutibile. Into the wild è un vero e proprio biopic che narra un lungo viaggio umano, alla cui base ci sono dei veri e propri contenuti filosofici ed ontologici. Persino religiosi, per coloro che si definiscono panteisti. C'è una scelta di vita fuori dall'ordinario, di un uomo che si sente un pesce fuor d'acqua nella quotidianità mondana e decide di intraprendere un viaggio alla riscoperta dell'unica cosa in cui trova rifugio e conforto: la natura nella sua componente più estrema. Nella narrazione trova, come giusto che sia, grande spazio la componente ideologica, filosofica, che si cela alla base di tutto ciò. Il travaglio interiore del protagonista è il filo conduttore, ed immedesimarsi nel personaggio risulta anche abbastanza facile per noi che viviamo quotidianamente le storture e le perversioni della società moderna. Sfido a trovare chi abbia visto Into the Wild e non abbia pensato, anche solo per un istante, "quanto mi piacerebbe vivere questa esperienza".

 

The Revenant è invece quasi l'opposto di tutto ciò. È l'uomo che si trova abbandonato, volente o nolente, anzi, piuttosto contro la propria volontà, nella natura più selvaggia ed impervia. È una vera e propria lotta per la vita, in cui è l'ancestrale istinto di sopravvivenza il vero protagonista di tutta la pellicola. Lo spettatore si trova catapultato in una realtà verso cui egli prova terrore e disgusto sin dai primi minuti. L'immedesimazione avviene non nei confronti dei desideri romantici del film di Sean Penn, bensì della durezza ed efficacia di un istinto primordiale che è alla base dell'uomo e di ogni essere vivente. Paradossalmente, l'uno quasi decide lucidamente di lasciarsi morire, l'altro lotta "fino alla morte" pur di sopravvivere. Lo spettatore infatti, seppur si trovi materialmente nell'accogliente e familiare calore della sala cinematografica, vive per due ore e mezzo delle intime sensazioni di freddo gelido, di estremo disagio, di vivido sconforto e di gran frustrazione.

 

Per cui, l'uno è la scelta deliberata, l'altro è la necessità di sopravvivere; l'uno è il desiderio di rifuggire un mondo corrotto, l'altro è l'inevitabilità di dovercisi scontrare nel disperato tentativo di farcela.

 

In entrambi a farla da protagonista c'è senz'altro la bellezza disarmante della natura, ma il modo in cui essa è rappresentata è pressoché opposto. Per questo ritengo che i due film non possano essere assimilati, pur ritenendo entrambi, a ragione, due grandi capolavori, ma con scopi molto diversi e mezzi adoperati piuttosto lontani.

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SPOILER ALERT: Se non avete visto Into the Wild o the Revenant non continuate nella lettura.

 

 

 

Io trovo Into the Wild e The Revenant assolutamente non paragonabili, tanto per forma quanto per contenuti. Che il leitmotiv di entrambi sia simile per me è molto discutibile. Into the wild è un vero e proprio biopic che narra un lungo viaggio umano, alla cui base ci sono dei veri e propri contenuti filosofici ed ontologici. Persino religiosi, per coloro che si definiscono panteisti. C'è una scelta di vita fuori dall'ordinario, di un uomo che si sente un pesce fuor d'acqua nella quotidianità mondana e decide di intraprendere un viaggio alla riscoperta dell'unica cosa in cui trova rifugio e conforto: la natura nella sua componente più estrema. Nella narrazione trova, come giusto che sia, grande spazio la componente ideologica, filosofica, che si cela alla base di tutto ciò. Il travaglio interiore del protagonista è il filo conduttore, ed immedesimarsi nel personaggio risulta anche abbastanza facile per noi che viviamo quotidianamente le storture e le perversioni della società moderna. Sfido a trovare chi abbia visto Into the Wild e non abbia pensato, anche solo per un istante, "quanto mi piacerebbe vivere questa esperienza".

 

The Revenant è invece quasi l'opposto di tutto ciò. È l'uomo che si trova abbandonato, volente o nolente, anzi, piuttosto contro la propria volontà, nella natura più selvaggia ed impervia. È una vera e propria lotta per la vita, in cui è l'ancestrale istinto di sopravvivenza il vero protagonista di tutta la pellicola. Lo spettatore si trova catapultato in una realtà verso cui egli prova terrore e disgusto sin dai primi minuti. L'immedesimazione avviene non nei confronti dei desideri romantici del film di Sean Penn, bensì della durezza ed efficacia di un istinto primordiale che è alla base dell'uomo e di ogni essere vivente. Paradossalmente, l'uno quasi decide lucidamente di lasciarsi morire, l'altro lotta "fino alla morte" pur di sopravvivere. Lo spettatore infatti, seppur si trovi materialmente nell'accogliente e familiare calore della sala cinematografica, vive per due ore e mezzo delle intime sensazioni di freddo gelido, di estremo disagio, di vivido sconforto e di gran frustrazione.

 

Per cui, l'uno è la scelta deliberata, l'altro è la necessità di sopravvivere; l'uno è il desiderio di rifuggire un mondo corrotto, l'altro è l'inevitabilità di dovercisi scontrare nel disperato tentativo di farcela.

 

In entrambi a farla da protagonista c'è senz'altro la bellezza disarmante della natura, ma il modo in cui essa è rappresentata è pressoché opposto. Per questo ritengo che i due film non possano essere assimilati, pur ritenendo entrambi, a ragione, due grandi capolavori, ma con scopi molto diversi e mezzi adoperati piuttosto lontani.

complimenti per l'analisi del film

 

chiaramente il mio e' un paragone spiccio....giustissimo tutto quello che hai scritto nel paragonarli....ma la natura selvaggia e' il protagonista di entrambi, il filo conduttore

 

ora tu mi dici che in reventant loro si trovano travolti, ma ti ricordo che sono cacciatori di pellame per loro scelta e per soldi...le volte in cui Hardy (perche' alla fine e' lui la rappresentazione del male) decide di "tradire", non lo fa' per la propria soppravivenza, ma per i soldi in realta, dietro la scusante della paura di morire (un po' come quando dice di aver sentito degli indiani sul fiume sotto e lasciano Leo li)...quindi alla fine chiaramente le storie sono differenti, ma il protagonista ribadisco rimane il medesimo

 

purtroppo mi ha trasmesso zero, al contrario dell'atro nonostante il finale (ma almeno il viaggio e' stato uno spettacolo)

 

 

poi va' a gusti come detto...personalmente amo essere cionvolto in senso positivo (la mia stupida massima in materia...e' gia' amara la vita, almeno al cinema fatemi sognare)..quindi questi film "negativi" dall'inizio alla fine, mi sono avversi e provo unicamente un gran sollievo all'uscita e mi annervo perche' vorrei invece uscire e disquisire sognando dello spettacolo appena visto

 

per me e' chiaramente un film ben fatto, ma non di mio gusto e quindi ho scritto cio', tutto qui

 

ftografia stupenda...sceneggiatura scarsina....trama anche interessante ...dialoghi assenti...scollegato imho

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complimenti per l'analisi del film

 

chiaramente il mio e' un paragone spiccio....giustissimo tutto quello che hai scritto nel paragonarli....ma la natura selvaggia e' il protagonista di entrambi, il filo conduttore

 

ora tu mi dici che in reventant loro si trovano travolti, ma ti ricordo che sono cacciatori di pellame per loro scelta e per soldi...le volte in cui Hardy (perche' alla fine e' lui la rappresentazione del male) decide di "tradire", non lo fa' per la propria soppravivenza, ma per i soldi in realta, dietro la scusante della paura di morire (un po' come quando dice di aver sentito degli indiani sul fiume sotto e lasciano Leo li)...quindi alla fine chiaramente le storie sono differenti, ma il protagonista ribadisco rimane il medesimo

 

purtroppo mi ha trasmesso zero, al contrario dell'atro nonostante il finale (ma almeno il viaggio e' stato uno spettacolo)

 

 

poi va' a gusti come detto...personalmente amo essere cionvolto in senso positivo (la mia stupida massima in materia...e' gia' amara la vita, almeno al cinema fatemi sognare)..quindi questi film "negativi" dall'inizio alla fine, mi sono avversi e provo unicamente un gran sollievo all'uscita e mi annervo perche' vorrei invece uscire e disquisire sognando dello spettacolo appena visto

 

per me e' chiaramente un film ben fatto, ma non di mio gusto e quindi ho scritto cio', tutto qui

 

ftografia stupenda...sceneggiatura scarsina....trama anche interessante ...dialoghi assenti...scollegato imho

 

Su questo non ci sono dubbi. Il bello del cinema, come in generale di ogni forma d'arte, è che esso sia soggettivamente legato ai propri gusti personali. Ad esempio, a me non colpisce molto la filmografia di Kubrick, tolto Odissea nello spazio, ma se lo dicessi in giro verrei assaltato. Qualcun altro invece può non amare ciò che io ritengo meraviglioso. È il bello della diversità :d

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Su questo non ci sono dubbi. Il bello del cinema, come in generale di ogni forma d'arte, è che esso sia soggettivamente legato ai propri gusti personali. Ad esempio, a me non colpisce molto la filmografia di Kubrick, tolto Odissea nello spazio, ma se lo dicessi in giro verrei assaltato. Qualcun altro invece può non amare ciò che io ritengo meraviglioso. È il bello della diversità :d

esatto, io mi ritengo un ignorante del cinema...a me il cinema deve svagare in primis, portarmi via dalla quotidianita'...preferibilmente in maniera positiva

sono cresciuto con i filoni stallone, swarzy, bud e terence, leone/morricone, il grande eddy murphy, il duro Bruce Willis e cosi' via...pulp fiction e' il film che ha acceso in me la passione e la curiosita'...i soliti sospetti, le ali della liberta, seven, fight club, the snatch e cosi' via... tutto quello che e' originale, innovativo, moderno, positivo ancora oggi mi aggrada (il favoloso mondio di amelie, fatemi altri film cosi' vi prego)...pian piano scopro e cerco le origini anche grazie ai forum, ma ancora oggi mi accorgo di essere un bimbo davanti al grande schermo che spera di uscire esaltato dalla visione

 

capisci ora che un reventant e' chiaramente un mio NON genere e non mi ha trasmesso nulla di quello che gia' conoscevo, tolto una storia mal sviluppata secondo il mio ignorante parere...un di caprio che ho adorato in decine di film, qui mi e' parso meno in luce e valorizzato del solito, ma vincera' per lo sforzo sovraumano a cui si e' sottoposto

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esatto, io mi ritengo un ignorante del cinema...a me il cinema deve svagare in primis, portarmi via dalla quotidianita'...preferibilmente in maniera positiva

sono cresciuto con i filoni stallone, swarzy, bud e terence, leone/morricone, il grande eddy murphy, il duro Bruce Willis e cosi' via...pulp fiction e' il film che ha acceso in me la passione e la curiosita'...i soliti sospetti, le ali della liberta, seven, fight club, the snatch e cosi' via... tutto quello che e' originale, innovativo, moderno, positivo ancora oggi mi aggrada (il favoloso mondio di amelie, fatemi altri film cosi' vi prego)...pian piano scopro e cerco le origini anche grazie ai forum, ma ancora oggi mi accorgo di essere un bimbo davanti al grande schermo che spera di uscire esaltato dalla visione

 

capisci ora che un reventant e' chiaramente un mio NON genere e non mi ha trasmesso nulla di quello che gia' conoscevo, tolto una storia mal sviluppata secondo il mio ignorante parere...un di caprio che ho adorato in decine di film, qui mi e' parso meno in luce e valorizzato del solito, ma vincera' per lo sforzo sovraumano a cui si e' sottoposto

 

Non ci crederai, ma Pulp Fiction ha significato la stessa ed identica cosa per me. È stato quel film ad accendere in me la passione e la curiosità verso il cinema. Prima di essa anche io lo vedevo soltanto come un passatempo, ora invece ne sono attratto in maniera "artistica". Ed anche io ho amato tutti i film che hai citato, dalle ali della libertà sino a the snatch, passando per seven e fight club, tutti rientrano perfettamente nella lista dei miei film preferiti.

È un vero piacere per me leggere qualcuno che ha "vissuto" la mia stessa esperienza con Pulp Fiction, perché mi rendo ancor di più conto di cosa abbia significato quel film, non solo per me, ma per tutto il mondo della cinematografia.

 

E, lo dico sottovoce, mi è piaciuto molto anche Amelie, soprattutto la colonna sonnora e la sceneggiatura scritta davvero bene.

 

Quindi diciamo che io e te abbiamo vissuto sino ad ora un percorso cinematografico molto simile, per certi versi quasi uguale, solo che poi in determinate cose, come è giusto che sia, abbiamo preso vie diverse dovute ai gusti personali. Però mi ha davvero riempito di gioia leggere quanto hai scritto. Sei la prima persona che capisce cosa intendo quando parlo della magnificenza di Pulp Fiction, perché per la maggior parte della gente è un gran film, per alcuni un capolavoro, ma per me è addirittura oltre il capolavoro, visto ciò che ha significato per me, ed anche per te.

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ti cito un esempio di un film che aveva il medesimo scopo ma che ti prende dentro...Into The Wild...quello si che emoziona e ti rende partecipe imho

 

Film molto diversi ("Into The Wild" è nella mia top 10 di sempre). Anche "Revenant" può emozionarti e renderti partecipe, è tutto soggettivo.

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Non ci crederai, ma Pulp Fiction ha significato la stessa ed identica cosa per me. È stato quel film ad accendere in me la passione e la curiosità verso il cinema. Prima di essa anche io lo vedevo soltanto come un passatempo, ora invece ne sono attratto in maniera "artistica". Ed anche io ho amato tutti i film che hai citato, dalle ali della libertà sino a the snatch, passando per seven e fight club, tutti rientrano perfettamente nella lista dei miei film preferiti.

È un vero piacere per me leggere qualcuno che ha "vissuto" la mia stessa esperienza con Pulp Fiction, perché mi rendo ancor di più conto di cosa abbia significato quel film, non solo per me, ma per tutto il mondo della cinematografia.

 

E, lo dico sottovoce, mi è piaciuto molto anche Amelie, soprattutto la colonna sonnora e la sceneggiatura scritta davvero bene.

 

Quindi diciamo che io e te abbiamo vissuto sino ad ora un percorso cinematografico molto simile, per certi versi quasi uguale, solo che poi in determinate cose, come è giusto che sia, abbiamo preso vie diverse dovute ai gusti personali. Però mi ha davvero riempito di gioia leggere quanto hai scritto. Sei la prima persona che capisce cosa intendo quando parlo della magnificenza di Pulp Fiction, perché per la maggior parte della gente è un gran film, per alcuni un capolavoro, ma per me è addirittura oltre il capolavoro, visto ciò che ha significato per me, ed anche per te.

siamo in linea :d

penso che le strade diverse siano si collegate ai gusti personali, ma anche alle esperienze di vita

purtroppo nonostante sia ancora relativamente giovane (37) ho gia' dovutoaffrontare parecchi momenti difficili ed e' per questo che nel cinema cerco quanto precedentemente descritto

io al cinema non mi perdo un cartone animato che sia uno...sono i pochi film che hanno sempre un lieto fine e trattano gli argomenti in maniera umana :d

 

Film molto diversi ("Into The Wild" è nella mia top 10 di sempre). Anche "Revenant" può emozionarti e renderti partecipe, è tutto soggettivo.

chiaro...qui scriviamo giudizi soggettivi eh :d

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Non bastano i bei paesaggi a salvare una pellicola pretenziosa e noiosetta.

 

Ecco, sottoscrivo.

 

Senza contare che a rigor di logica, dopo quindici minuti, il protagonista aveva tali ferite che sarebbe dovuto morire lì e fine.

 

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Ecco, sottoscrivo.

 

Senza contare che a rigor di logica, dopo quindici minuti, il protagonista aveva tali ferite che sarebbe dovuto morire lì e fine.

È tratto da una storia vera. Il protagonista del film è realmente esistito ed è sopravvissuto davvero all'attacco di un orso.

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È tratto da una storia vera. Il protagonista del film è realmente esistito ed è sopravvissuto davvero all'attacco di un orso.

 

 

 

Ci si becca una ferita al collo, quindi con recisione sicura della carotide, roba che in pochi secondi sei morto per l'emoraggia immane che dovrebbe scaturirne, ma invece si sopravvive.

Nonostante ciò, si riesce pure ad afferrare un fucile, invece che morire all'istante, e avere la forza di accoltellare un animale grande come tre persone insieme.

Poi mamma orsa, per non farsi mancare nulla, gli mette giusto 230 kg sulla testa (ho riso amaramente quando ho visto sto momento).

Poi Dicaprio si spezza una gamba paurosamente, palesemente tutt'altro che una frattura composta, che comunque guarirà per magia.

E mi fermo qua, giusto per limitarmi all'episodio dell'orso sefz

 

Tarantino direbbe che un film è finzione, che le cose che succedono non sono vere. Eh sì, non presa in giro però.

A proposito di orsi e storie vere, io ti consiglierei di guardare Grizzly Man, storia reale e struggente dei giorni nostri :).

 

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Certo. Siccome è tratto da una storia vera, allora siamo giustificati a far vedere de ogni :d

Ci si becca una ferita al collo, quindi con recisione sicura della carotide, roba che in pochi secondi sei morto per l'emoraggia immane che dovrebbe scaturirne, ma invece si sopravvive.

Nonostante la morte scampata. Si riesce, in quei secondi, pure ad afferrare un fucile, invece che morire all'istante e avere la forza di accoltellare un animale grande come tre persone insieme.

Poi mamma orsa, per non farsi mancare nulla, gli mette giusto 230 kg solo sulla testa.

Poi Dicaprio si spezza una gamba, palesemente tutt'altro che una frattura composta, che comunque guarirà per magia.

E mi fermo qua, giusto per limitarmi all'episodio dell'orso sefz

 

Tarantino direbbe che un film è finzione. Eh sì, non presa in giro però.

A proposito di orsi e storie vere, io ti consiglierei di guardare Grizzly Man, storia reale e struggente dei giorni nostri :).

 

 

 

È evidente che una storia, nella sua trasposizione cinematografica, diventi piuttosto romanzata e si arricchisca di finzione scenica. Anche esagerata, come hai fatto giustamente notare tu, ma bisogna inquadrarla in un contesto di un film che è catalogabile, ma solo alla lontana, come "film d'azione". Un genere, questo, che affonda le radici del proprio successo in fragorose esplosioni da cui l'eroe vien fuori immune, da superuomini che "surfano" su aerei in movimento e tutto ciò che colpisca l'attenzione di quella frangia di spettatori.

 

Poi comunque non conosciamo le vere entità dei danni subiti dal reale protagonista della vicenda. Di certo battersi con un orso non ti lascia tre graffi superficiali e due lividi :d, ma è pur vero che alcune cose sono state evidentemente esagerate, come quando l'orso gli sale addosso di peso. Quello è un elemento che ho mal tollerato anch'io .sisi

 

Per il resto, non sono medico né laureando in facoltà mediche, quindi mi esimo dal dare giudizi tecnici, però va pur detto che la storia dell'umanità è piena di vicende che hanno dell'incredibile e dell'assurdo :d. Ti ringrazio per il consiglio e me lo segno!

 

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Capolavoro. Crudo, profondo, intenso. L'ho visto ieri sera ed era da " Interstellar " che non vedevo un film così spesso e così bello.

Fotografia superba, il makup da urlo, la regia è fantastica e Di Caprio è da Oscar. Quest'anno non ci sono scuse, se gli altri anni non ha vinto, quest'anno è lui in assoluto il miglior attore protagonista.

 

Film che ti fa uscire dalla sala davvero soddisfatto, già sento la voglia di rivederlo e la seconda voltà sarà in lingua originale anche perchè Pino Insegno mi ha urtato moltissimo. Perdonatemi, non voglio fare polemica però è un discorso di cultura e di abitudine, negli ultimi tempi influenzato da diversi colleghi stranieri devo ammettere che faccio fatica a vedere i film doppiati.

 

Tornando al film, vorrei sottolineare che è un film con alcune scene abbastanza crude e se siete in compagnia della fidanzata forse è meglio avvertirla e portare dei fazzoletti :d

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È evidente che una storia, nella sua trasposizione cinematografica, diventi piuttosto romanzata e si arricchisca di finzione scenica. Anche esagerata, come hai fatto giustamente notare tu, ma bisogna inquadrarla in un contesto di un film che è catalogabile, ma solo alla lontana, come "film d'azione". Un genere, questo, che affonda le radici del proprio successo in fragorose esplosioni da cui l'eroe vien fuori immune, da superuomini che "surfano" su aerei in movimento e tutto ciò che colpisca l'attenzione di quella frangia di spettatori.

 

Ma infatti è questo il difetto macroscopico di Revenant: nell'altro thread sui film in uscita ne ho fatto un lungo (e accidioso) post. Non si capisce se vuole essere film d'autore o film d'azione. Il problema è che non è né l'uno né l'altro ma un ibrido insipido.

 

Ti ringrazio per il consiglio e me lo segno!

 

;)

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Capolavoro. Crudo, profondo, intenso. L'ho visto ieri sera ed era da " Interstellar " che non vedevo un film così spesso e così bello.

Fotografia superba, il makup da urlo, la regia è fantastica e Di Caprio è da Oscar. Quest'anno non ci sono scuse, se gli altri anni non ha vinto, quest'anno è lui in assoluto il miglior attore protagonista.

 

Film che ti fa uscire dalla sala davvero soddisfatto, già sento la voglia di rivederlo e la seconda voltà sarà in lingua originale anche perchè Pino Insegno mi ha urtato moltissimo. Perdonatemi, non voglio fare polemica però è un discorso di cultura e di abitudine, negli ultimi tempi influenzato da diversi colleghi stranieri devo ammettere che faccio fatica a vedere i film doppiati.

 

Tornando al film, vorrei sottolineare che è un film con alcune scene abbastanza crude e se siete in compagnia della fidanzata forse è meglio avvertirla e portare dei fazzoletti :d

Ma Pino Insegno doppia il capitano della spedizione non è che parla molto :d

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Quest'anno non ci sono scuse, se gli altri anni non ha vinto, quest'anno è lui in assoluto il miglior attore protagonista.

 

Non saprei. Il Fassbender di Macbeth (di Steve Jobs non lo so perché non l'ho ancora visto) per me gli da tre piste. Ma il problema non è di Dicaprio, sono i ruoli che gli danno che son sbagliati.

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Non saprei. Il Fassbender di Macbeth (di Steve Jobs non lo so perché non l'ho ancora visto) per me gli da tre piste. Ma il problema non è di Dicaprio, sono i ruoli che gli danno che son sbagliati.

 

Tutti quelli che conosco che sono andati a vedere macbeth si sono addormentati .ghgh

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Ma Pino Insegno doppia il capitano della spedizione non è che parla molto :d

 

Pensa quanto sono intollerante. :)

 

Non saprei. Il Fassbender di Macbeth (di Steve Jobs non lo so perché non l'ho ancora visto) per me gli da tre piste. Ma il problema non è di Dicaprio, sono i ruoli che gli danno che son sbagliati.

 

Questo è azzeccatissimo. Interpretazione incredibile.

 

Tutti quelli che conosco che sono andati a vedere macbeth si sono addormentati .ghgh

 

Di solito è uno dei parametri per assegnare un oscar. .asd

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Tutti quelli che conosco che sono andati a vedere macbeth si sono addormentati .ghgh

 

Bhe, è un film volutamente lento. Non mi stupisco. Io comunque ho parlato dell'interpretazione di Fassbender, non del film in sé :)

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Ma infatti è questo il difetto macroscopico di Revenant: nell'altro thread sui film in uscita ne ho fatto un lungo (e accidioso) post. Non si capisce se vuole essere film d'autore o film d'azione. Il problema è che non è né l'uno né l'altro ma un ibrido insipido.

 

 

 

Anche io qui, in questo thread, ho scritto un lunghissimo post su The Revenant, anzi probabilmente più di uno. Comprendo perfettamente la tua obiezione, perché è stata sollevata anche da altri in precedenza. Che dire, inutile stare a discutere perché si rischia di entrare in una competizione di gusti priva di senso, perciò meglio provare a dialogare di tecnica o stile. Per me questo effetto "ibrido" è una conseguenza della deliberata volontà del regista. A mio parere la storia è quasi una componente accessoria, seppur necessaria. Infatti la sceneggiatura è di un livello mediocre, potrebbe averla scritta un qualunque maturando con un minimo di proprietà di linguaggio. Ma anche questa la ritengo una scelta stilistica. Il vero nodo cruciale della narrazione è un altro, a mio parere ovviamente, e si configura nel privilegiare la forma a danno dei contenuti.

Ha tutti i connotati per sembrare, a primo impatto, un film di genere, un Revenge Movie con caratteristiche del film d'azione, ma a ben vedere è un'opera d'arte visiva, un'esaltazione del gusto estetico e sensoriale. Elemento davvero curioso, infatti, è stato per me scoprire che questo film dapprima fu dato in consegna a Park Chan-Wook, il regista coreano che ha fatto della "vendetta" il pilastro fondante della propria cinematografia. Con lui in cabina di regia avremmo certamente ottenuto un prodotto finale estremamente diverso: egli avrebbe, come suo solito in maniera magistrale, incentrato la narrazione sul sentimento del rancore e della vendetta del protagonista (il suo Old Boy è un vero capolavoro assoluto), sulla volontà di riscatto; invece nel prodotto di Inarritu, talvolta quasi ci dimentichiamo che il protagonista nutra certi sentimenti e sia mosso da essi. Ci perdiamo nel freddo gelido dei fiumi, nella lotta per la sopravvivenza, nel cibo crudo che provoca conati di vomito, nel disgusto del cavallo sventrato, unica ancora di salvezza ed in generale in ogni elemento che abbia a che fare col vero protagonista della pellicola: la natura e l'immedesimazione in essa. È stata forse la prima volta nella mia limitata esperienza "filmica" che una pellicola mi abbia provocato concreti brividi di freddo pur trovandomi al calduccio della sala.

 

Questo è ciò che ha trasmesso a me e come io l'ho interpretato. Non ci vedo contraddizioni, cadute di stile o difetti, probabilmente perché da sempre affascinato da questo tipo di film e fotografia (non a caso Inarritu l'ho scoperto con Babel e poi Biutiful, due capolavori dell'estetica).

È un vero e proprio "esperimento cinematografico", a mio parere.

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Questo è ciò che ha trasmesso a me e come io l'ho interpretato. Non ci vedo contraddizioni, cadute di stile o difetti, probabilmente perché da sempre affascinato da questo tipo di film e fotografia (non a caso Inarritu l'ho scoperto con Babel e poi Biutiful, due capolavori dell'estetica).

È un vero e proprio "esperimento cinematografico", a mio parere.

 

Per me invece, nel cinema, la sceneggiatura è secondaria. Secondaria, non nel senso che sia accessoria, ma nel senso che sono le immagini e il montaggio ciò che costituisce il corpus di un film. E in Revenant vedo tante immagini, bellissime formalmente, ma che non svolgono il compito cinematografico di andare oltre a quello che può vedere l'occhio umano, cioè essere dei simboli dinamici e montati (se non nelle scene movimentate appunto). È chiaro che le intenzioni di Inarritu siano nobili ma in sto lavoro, per me, lui non arriva al punto. E infatti cosa succede? Succede che ci ficca dentro citazioni palesi dei maestri e un vago misticismo. E le ficca, non per abbellire la trama, ma per nobilitare le immagini che evidentemente mostrano il fianco a qualcosa.

Hai citato Biutiful e Old Boy. Sono, al contrario, due film che mi piacciono molto.

Il primo perché mi piace? Proprio perché Inarritu ci fa vedere cose, a noi di per sé note, ma con un'altra luce. È questo il potere del cinema. Prende Barcellona e la trasforma in un castello della solitudine, in una metafora della vita, una sorta di girone dantesco dove l'uomo cerca di barcamenarsi con affanno. Parla di morte e riesce benissimo a farlo permettendosi di aggiungerci anche elementi paranormali che, mediamente, farebbero storcere il naso ai più.

In Old Boy hai il tema della vendetta ma non è la vendetta canonica. Vedi la vendetta come atto senza senso, una malattia mentale. Ma non ci sono chissà che costruzioni autoriali sopra. Arrivi al punto attraverso visioni completamente disturbanti e un'azione adrenalinica e cruenta senza limiti, nazista. Un film d'azione potente.

 

In Revenant le visioni rimangono quelle, bellissimi paesaggi, giù il cappello sotto il lato tecnico, ma morta lì. Non so se mi sono spiegato.

Curiosamente, invece io, più che provare freddo mi dicevo: sembra quasi che non abbiano mai freddo in sto film, ma come cavolo fanno lol .ghgh

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Per me invece, nel cinema, la sceneggiatura è secondaria. Secondaria, non nel senso che sia accessoria, ma nel senso che sono le immagini e il montaggio ciò che costituisce il corpus di un film. E in Revenant vedo tante immagini, bellissime formalmente, ma che non svolgono il compito cinematografico di andare oltre a quello che può vedere l'occhio umano, cioè essere dei simboli dinamici e montati (se non nelle scene movimentate appunto). È chiaro che le intenzioni di Inarritu siano nobili ma in sto lavoro, per me, lui non arriva al punto. E infatti cosa succede? Succede che ci ficca dentro citazioni palesi e un vago misticismo. E le ficca, non per abbellire la trama, ma per nobilitare le immagini che evidentemente mostrano il fianco in qualcosa.

Hai citato Biutiful e Old Boy. Sono, al contrario, due film che mi piacciono molto.

Il primo perché mi piace? Proprio perché Inarritu ci fa vedere cose, note, ma con un'altra luce. È questo il potere del cinema. Prende Barcellona e la trasforma in un castello della solitudine, in una metafora della vita. Parla di morte e riesce benissimo a farlo permettendosi di aggiungerci anche elementi paranormali che, mediamente, farebbero storcere il naso.

In Old Boy hai il tema della vendetta ma non è la vendetta canonica. Vedi la vendetta come atto senza senso. Ma non ci sono chissà che costruzioni autoriali sopra. Arrivi al punto attraverso visioni completamente disturbanti e un'azione adrenalinica e cruenta senza limiti, nazista.

 

In Revenant le visioni rimangono quelle, bellissimi paesaggi, giù il cappello sotto il lato tecnico, ma morta lì. Non so se mi sono spiegato.

Curiosamente, invece io, più che provare freddo mi dicevo: sembra quasi che non abbiano mai freddo in sto film, ma come cavolo fanno lol .ghgh

Si a parte i paesaggi e la fotografia la storia non è eccezionale e pecca di grandi lacune.

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Si a parte i paesaggi e la fotografia la storia non è eccezionale e pecca di grandi lacune.

 

Il bello però è che la mia critica verte più che altro sull'utilizzo delle immagini sefz

La storia ha lacune sì ma se la struttura visiva del film fosse più chiara e forte, ci faresti meno caso. In Per un pugno di dollari, Clint Eastwood vince sempre ed è sempre più furbo di tutti, la storia è lineare e non c'è nulla di nuovo nel tema, è un western. Come Chuck Norris quasi :d È il modo di girarlo che è quasi rivoluzionario, l'ironia di fondo, la spontaneità nel rimasticare un genere con tempi e montaggi diversi. Le immagini diventano una prosecuzione del protagonista il quale, con sole tre espressioni del viso, ci dice di più sulla vita rispetto al povero Dicaprio costretto nei panni di un simulacro forzato di dramma ed eroismo.

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Per me invece, nel cinema, la sceneggiatura è secondaria. Secondaria, non nel senso che sia accessoria, ma nel senso che sono le immagini e il montaggio ciò che costituisce il corpus di un film. E in Revenant vedo tante immagini, bellissime formalmente, ma che non svolgono il compito cinematografico di andare oltre a quello che può vedere l'occhio umano, cioè essere dei simboli dinamici e montati (se non nelle scene movimentate appunto). È chiaro che le intenzioni di Inarritu siano nobili ma in sto lavoro, per me, lui non arriva al punto. E infatti cosa succede? Succede che ci ficca dentro citazioni palesi dei maestri e un vago misticismo. E le ficca, non per abbellire la trama, ma per nobilitare le immagini che evidentemente mostrano il fianco a qualcosa.

Hai citato Biutiful e Old Boy. Sono, al contrario, due film che mi piacciono molto.

Il primo perché mi piace? Proprio perché Inarritu ci fa vedere cose, a noi di per sé note, ma con un'altra luce. È questo il potere del cinema. Prende Barcellona e la trasforma in un castello della solitudine, in una metafora della vita, una sorta di girone dantesco dove l'uomo cerca di barcamenarsi con affanno. Parla di morte e riesce benissimo a farlo permettendosi di aggiungerci anche elementi paranormali che, mediamente, farebbero storcere il naso ai più.

In Old Boy hai il tema della vendetta ma non è la vendetta canonica. Vedi la vendetta come atto senza senso. Ma non ci sono chissà che costruzioni autoriali sopra. Arrivi al punto attraverso visioni completamente disturbanti e un'azione adrenalinica e cruenta senza limiti, nazista. Un film d'azione potente.

 

In Revenant le visioni rimangono quelle, bellissimi paesaggi, giù il cappello sotto il lato tecnico, ma morta lì. Non so se mi sono spiegato.

Curiosamente, invece io, più che provare freddo mi dicevo: sembra quasi che non abbiano mai freddo in sto film, ma come cavolo fanno lol .ghgh

 

Secondo me in questo hanno un effetto molto forte i costumi, che sono curati davvero alla grande.

 

Comunque per quanto riguarda il resto, hai scritto cose assolutamente giuste e condivisibili. Io credo che la differenza di valutazione sia insito nella tua frase "il potere del cinema è farci vedere cose, a noi note, ma sotto una luce diversa", il che è anch'esso un principio indiscutibile e su cui mi trovo perfettamente d'accordo. Però in questa fase della mia esperienza cinematografica mi sto rendendo conto che i miei canoni di gusto si incontrano perfettamente anche con pellicole che non hanno la pretesa di rivoluzionare il significato o l'interpretazione di qualcosa. Ho notato che riesco ad amare anche dei flussi di immagini bellissime, anche se fini a sé stessi. Questo è ovviamente frutto della diversificazione dei nostri gusti. Come scrivevo ieri, ad esempio, io mal sopporto determinati film che nell'immaginario collettivo sono considerati, sicuramente a ragione, dei gran capolavori (e mi vengono in mente alcuni titoli di Kubrick). È il bello della diversità :d

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Come scrivevo ieri, ad esempio, io mal sopporto determinati film che nell'immaginario collettivo sono considerati, sicuramente a ragione, dei gran capolavori (e mi vengono in mente alcuni titoli di Kubrick). È il bello della diversità :d

 

Diciamo che Kubrick è complesso. I limiti dei suoi film, probabilmente, sono più che altro legati ai suoi limiti umani, una persona solitaria ed estremamente egocentrica. Sei obbligato a piegarti/scontrarti col suo punto di vista e questa è una cosa che hanno notato tutti quelli che hanno lavorato con lui. Per me è il più grande regista americano di sempre ma è complesso. Se anche Woody Allen, a suo tempo, lo ha inizialmente sdegnato per poi ricredersi, figurarsi noi comuni mortali :d

Il gusto è quello che ci fa preferire un certo tipo di estetica e sensibilità o modo di dirigere rispetto ad altri. Ognuno di noi ha le proprie passioni/sensibilità/esperienze di vita. La qualità del lavoro filmico, tuttavia, per me dovrebbe essere abbastanza oggettiva e lo so, questa richiede fatica ed anche applicazione (la visione di tanti film e arte in generale), perché implica mettersi nei panni di qualcun altro o di altri punti di vista. Lo capisco. Per esempio io non sono fan dello stesso Allen, di Herzog o di Tarantino ma per me hanno fatto dei lavori davvero belli.

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