Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

Mormegil

Guerra di Siria e situazione mediorientale: news e commenti

Post in rilievo

.giornale I membri della famiglia del pilota tenente colonnello Ali Fahd, il cui aereo è stato abbattuto dalle forze della coalizione guidata dagli USA,

in un’intervista esclusiva rilasciata dinanzi alle telecamere di Ruptly ::

chiedono conto agli USA quale della sorte del loro familiare. bah

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Molto bello, su Repubblica di oggi, il reportage fotografico da Mossul, oramai prossima a cadere in mano all'esercito iracheno.

Diverse e drammatiche le nuove foto di Emanuele Satolli, che meriterebbero la candidatura al premio Robert Capa (qui ce ne sono alcune precedenti, risalenti al marzo scorso http://edition.cnn.com/interactive/2017/03/world/mosul-iraq-cnnphotos/ )

 

Dopo l'abbattimento del vecchio minareto (pare fatto saltare dagli ultimi irriducibili foreign fighters dell'Isis) la porzione di Mossul ancora in mano alle milizie del califfato è ridotta ad un quadrato di circa 1500m x 1500m nella città vecchia, dove si troverebbero ancora intrappolati circa 100.000 civili.

 

E proprio ai civili, che sono il soggetto di molti scatti di Satolli è stata riservata in assoluto la prova più dura, perché oltre ai combattimenti che continuano ininterrotti dall'ottobre scorso, hanno dovuto sopportare anche ben tre anni di occupazione soffocante da parte dell'Isis.

 

Va dato atto all'esercito ed alla polizia iracheni di avere quasi portato a termine a Mossul, con determinazione e buone capacità e con il supporto della coalizione, una battaglia difficilissima combattuta quartiere per quartiere, vicolo per vicolo, casa per casa e cantina per cantina, tra trappole esplosive, cecchini e attacchi suicidi, costata alle truppe molte centinaia di morti e migliaia di feriti.

 

Va infine riconosciuta anche ai miliziani Isis l'ostinazione feroce per aver voluto contendere ogni metro alle truppe irachene, preferendo farsi ammazzare fino all'ultimo piuttosto che mollare. E questo, al di là di tutto, va comunque ammesso e rispettato.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Va infine riconosciuta anche ai miliziani Isis l'ostinazione feroce per aver voluto contendere ogni metro alle truppe irachene, preferendo farsi ammazzare fino all'ultimo piuttosto che mollare. E questo, al di là di tutto, va comunque ammesso e rispettato.

Il sacrificio cieco e ideologico sarebbe una virtù?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

Il sacrificio cieco e ideologico sarebbe una virtù?

 

Diciamo che personalmente rispetto il valore delle armi. Dai Kamikaze giapponesi che si schiantavano contro le navi americane, alle Waffen-SS che si sono fatte massacrare davanti alla Cancelleria di Berlino.

Non è una questione ideologica, ma solo di virtù combattenti in battaglia tra eserciti (che è diverso che farsi esplodere in mezzo ai civili).

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Diciamo che personalmente rispetto il valore delle armi. Dai Kamikaze giapponesi che si schiantavano contro le navi americane, alle Waffen-SS che si sono fatte massacrare davanti alla Cancelleria di Berlino.

Non è una questione ideologica, ma solo di virtù combattenti in battaglia tra eserciti (che è diverso che farsi esplodere in mezzo ai civili).

Io li valuto come atti di totale nichilismo. Non penso sia un caso che tu abbia citato Isis, nazismo e imperialismo nipponico.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

Io li valuto come atti di totale nichilismo. Non penso sia un caso che tu abbia citato Isis, nazismo e imperialismo nipponico.

 

uum, imho mentre credo sia 100% appropriato parlare di nichilismo nel caso dei Kamikaze giapponesi ed anche delle Waffen-SS a Berlino per via di quella specie di fascinazione del sacrificio supremo, di rogo wagneriano in cui brucia l'Olimpo degli Dei (Berlino come il Walhalla), di estetica della morte (vedi il rituale preparatorio dei Kamikaze prima del decollo, o quello da samurai di Mishima), di sfida alla morte anonima e decadente attraverso la ricerca di una morte eroica (tutto molto nietzschiano direi...), nel caso dei combattenti Isis parlerei più che altro di sacrificio millenaristico, ovvero di autoimmolazione olocaustica di sé stessi in nome -in preparazione- all'avvento del Regno di Dio sulla terra, laddove invece il nichilismo nietzschiano parlava, mi pare, della "morte di Dio" come fine di ogni possibile speranza umana: quindi concetti abbastanza antitetici, andando a naso.

 

Tuttavia si, a livello di ricorso al sacrificio supremo, di autodistruzione di sé stessi nel nome di un Dio, oppure al contrario, di un ideale estetico-superomistico, le due cose sono effettivamente paragonabili.

La mia però era una valutazione molto più terra-terra, che si limitava al riconoscimento del distorto e mal riposto valore e del coraggio dimostrati da questi fanatici, capaci di autodistruggersi in nome del loro perverso ideale.

 

D'altra parte Bin Laden avrebbe detto "noi amiamo la morte, come voi amate la vita": e questo è un vantaggio che loro hanno nei nostri confronti e di cui, credo, vada preso purtroppo atto.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Usa. Trump vuole cacciare 114 cristiani iracheni immigrati: lo stop dei giudici

 

 

Elena Molinari, New York sabato 24 giugno 2017

 

I giudici sospendono il bando: in patria subirebbero torture e morte. Gli irregolari nel Paese, con precedenti inverificabili e ora a rischio rimpatrio, sono stati bloccati dalla polizia l’11 giugno

 

Iraq.jpg?width=1024

 

 

Sono per ora salvi gli oltre cento iracheni cristiani che l’Amministrazione Trump aveva deciso di deportare. Ma solo temporaneamente Un giudice federale americano ha infatti sospeso per quindici giorni il rimpatrio di 114 iracheni, in
maggioranza cristiani caldei
, che rischierebbero persecuzioni o la morte se tornassero in patria.

Nelle scorse settimane gli agenti dell’immigrazione, Ice, avevano arrestato gli immigrati, presenti sul suolo americano senza documenti di soggiorno, eseguendo ordini di espulsioni emessi dalla nuova Amministrazione repubblicana sulla base di presunte incriminazioni penali, non verificate dalle associazioni in difesa di rifugiati e migranti: per molti potrebbe infatti trattarsi anche di semplici segnalazioni dei servizi fedeli al defunto dittatore Saddam Hussein, o reati minori.
Gli avvocati dell’Organizzazione non governativa
American Civil Liberties Union
sono infatti intervenuti, sostenendo che queste persone, la maggioranza delle quali «vive negli Stati Uniti da decenni», rischierebbero «con molta probabilità la persecuzione, la tortura o la morte» in Iraq dove il Daesh e altri gruppi jihadisti prendono di mira le comunità cristiane locali.

Il
giudice Mark Goldsmith ha accolto la linea della difesa
, almeno in modo temporaneo, ordinando di bloccare le procedure di espulsione per almeno due settimane, in attesa di una nuova sentenza. La decisione si applica a tutti gli iracheni che rientrano nella giurisdizione dell’ufficio Ice di Detroit.

Nei suoi primi mesi al potere Donald Trump ha fatto dell’istituzionalizzazione di pratiche anti-immigrati il fulcro della sua presidenza. Ha emanato infatti due divieti agli ingressi di stranieri musulmani e rifugiati (congelati da tribunali d’appello) e avviato la progettazione
di un “grande muro” con il Messico
. Fra la firma del primo e del secondo
“muslim ban”,
Trump ha lanciato una massiccia campagna di rimpatri forzati, nella quale sono rientrati gli arresti dei 114 iracheni caldei, che sta avendo pesanti costi umani. Le nuove regole sulle deportazioni concedono infatti agli agenti di frontiera il potere di detenere chiunque «nel giudizio di un
ufficiale di immigrazione costituisca un rischio per la sicurezza
». Una discrezione che ha suscitato inquietudine, soprattutto nel mondo cattolico.

 

trump.jpg?width=620

 

Il patriarca di Baghdad Louis Raphael I Sako ha infatti inviato una lettera al vescovo caldeo Frank Kalabat, alla guida
dell’Eparchia di San Tommaso Apostolo a Detroit
, nella quale esprime solidarietà e vicinanza alle famiglie degli iracheni colpiti dalle disposizioni di espulsione.
La Chiesa caldea auspica inoltre che il governo statunitense trovi adeguata soluzione all’emergenza umanitaria provocata dalle misure di allontanamento, rivolte anche contro padri di famiglia con figli piccoli, che vivono del lavoro svolto negli Stati Uniti.

 

Avvenire

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

A proposito della guerra in Siria e delle tensioni USA-Russia, mi sembra significativa (e preoccupante) questa notizia di oggi, appara sui principali siti:

 

Siria, Usa: Assad prepara un nuovo attacco con armi chimiche

 

La Casa Bianca afferma di avere le prove di possibili preparativi per un colpo come quello del 4 aprile che provocò la morte di decine di civili, tra cui molti bambini. E avverte: "La reazione sarà durissima"

27 giugno 2017

WASHINGTON - La Casa Bianca mette in guardia il presidente siriano Bashar Assad contro nuovi attacchi chimici di cui gli Stati Uniti avrebbero individuato i "possibili preparativi", ammonendo che se condurrà un altro attacco di massa mortale con questo tipo di armi lui e il suo esercito "pagheranno un prezzo pesante".

"Gli Stati Uniti hanno identificato i possibili preparativi per un altro attacco con armi chimiche da parte del regime di Assad che probabilmente causerebbe una strage di civili, compresi bambini", si legge in un comunicato della Casa Bianca, in cui si sottolinea che le attività in questione "sono simili ai preparativi fatti dal regime prima del suo attacco del 4 aprile" scorso. "Come abbiamo dichiarato in precedenza - prosegue la nota - gli Stati Uniti sono in Siria per eliminare l'Isis dall'Iraq e dalla Siria. Se tuttavia Assad condurrà un altro attacco di massa mortale usando armi chimiche, lui e il suo esercito pagheranno un prezzo pesante". Gli Usa avevano reagito al precedente attacco chimico con una sessantina di missili contro la base da dove erano partiti i raid.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

A proposito della guerra in Siria e delle tensioni USA-Russia, mi sembra significativa (e preoccupante) questa notizia di oggi, appara sui principali siti:

 

Siria, Usa: Assad prepara un nuovo attacco con armi chimiche

 

La Casa Bianca afferma di avere le prove di possibili preparativi per un colpo come quello del 4 aprile che provocò la morte di decine di civili, tra cui molti bambini. E avverte: "La reazione sarà durissima"

27 giugno 2017

WASHINGTON - La Casa Bianca mette in guardia il presidente siriano Bashar Assad contro nuovi attacchi chimici di cui gli Stati Uniti avrebbero individuato i "possibili preparativi", ammonendo che se condurrà un altro attacco di massa mortale con questo tipo di armi lui e il suo esercito "pagheranno un prezzo pesante".

"Gli Stati Uniti hanno identificato i possibili preparativi per un altro attacco con armi chimiche da parte del regime di Assad che probabilmente causerebbe una strage di civili, compresi bambini", si legge in un comunicato della Casa Bianca, in cui si sottolinea che le attività in questione "sono simili ai preparativi fatti dal regime prima del suo attacco del 4 aprile" scorso. "Come abbiamo dichiarato in precedenza - prosegue la nota - gli Stati Uniti sono in Siria per eliminare l'Isis dall'Iraq e dalla Siria. Se tuttavia Assad condurrà un altro attacco di massa mortale usando armi chimiche, lui e il suo esercito pagheranno un prezzo pesante". Gli Usa avevano reagito al precedente attacco chimico con una sessantina di missili contro la base da dove erano partiti i raid.

 

Si, piuttosto anomala sta cosa. Una specie di "ultimatum preventivo".

Nelle ultime settimane in Siria orientale e meridionale ai confini con la Giordania c'è stata una escalation di tensione tra truppe di Assad e milizie filogovernative sciite Vs reparti americani e gruppi di insorti non-islamisti attualmente in addestramento nell'area di Tal Afar.

Colonne di mezzi di una milizia sciita che si stavano avvicinando troppo al campo di addestramento sono state colpite da aerei americani. Alcune batterie di razzi dell'Us-Army sono state spostate dalla Giordania in Siria per garantire appoggio di fuoco, un drone di Assad è stato abbattuto da un caccia USA così come un aereo siriano che aveva bombardato un gruppo di curdi impegnati contro l'Isis attorno a Raqqa (che ora è completamente circondata dai curdo-arabi delle SDF e tagliata fuori).

Insomma, motivi di tensione tra Washington e Damasco ce ne sono a iosa.

 

 

D'altra parte, lanciare un avvertimento del genere è piuttosto rischioso per Washington, nel senso che non ti lascia molti margini di manovra nel caso cadesse nel vuoto e quindi non può più essere un bluff (tipo la "linea rossa" Obama); in altre parole, qualora dovesse esserci un attacco chimico da parte di Assad l'avvertimento DEVE obbligatoriamente essere seguito dai fatti, ed anche fatti piuttosto pesanti da parte di Washington: cioè non un buffetto come i Tomahawk dell'altra volta ma qualcosa di più serio (tipo un attacco diretto contro la leadership di Assad).

In caso contrario, per Washington sarebbe una perdita di credibilità inaccettabile.

Oltretutto, rispetto alle incertezze e dubbi di Obama (eterno indeciso in Siria) mi pare che in ambito mediorientale la politica della nuova amministrazione Usa abbia imboccato quantomeno una linea coerente di appoggio agli alleati tradizionali (Arabia, Israele, probabilmente Turchia) e di scontro con i vecchi nemici (vedi Iran) e che PUÒ (anche se non necessariamente DEVE) arrivare a collidere con chiunque si metta di mezzo (vedi Siria).

Per di più, a quanto pare, Trump avrebbe di fatto delegato la "politica militare" americana in MO a "Mad Dog" Mattis, il quale considera l'Iran (alleato di Assad) il pericolo principale ed ha come consigliere alla sicurezza quel McMaster che in Iraq era stato braccio destro di Petraeus nel "surge" e quindi nel cosiddetto "risveglio sunnita".

Ergo, tutti gli indizi portano in una direzione: appoggio ai sunniti (leggasi Arabia Saudita) in chiave antisciita (leggasi Iran).

 

 

A questo punto, se Washington ha deciso di infilarsi in questa specie di schema obbligato dell'"ultimatum preventivo" (che ripeto non lascia molti margini di manovra) le spiegazioni possono essere due:

 

1) o hanno deciso di provocare Assad allo scopo di toglierselo dai piedi con qualche pretesto (cosa che però escluderei per 1000 motivi)

 

2) oppure ci sono effettivi segnali che Assad stia preparando qualcosa di non bello (cosa che mi pare più plausibile).

In tal caso però viene da chiedersi "cosa" e "perché".

Il "cosa" potrebbe essere un attacco contro le milizie sponsorizzate dagli USA nel sud-Siria, mentre il "perché" potrebbe essere un tentativo di forzare la mano a Mosca, costringendola a schierarsi dalla sua parte in caso (assai probabile) di risposta pesante americana.

In altre parole, una ennesima scommessa al buio, un tentativo di rilanciare la posta nell'ottica del "tanto peggio tanto meglio": che è tipico dello stile spregiudicato di Assad.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Oh bene, dopo Macron non potevano mancare le accuse preventive made in Usa, d'altronde sono la specialità della casa. Come se ci fosse bisogno di armi chimiche per un "intervento umanitario", con tutte le sofferenze e devastazioni intercorse in Siria negli ultimi anni..

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Diciamo che personalmente rispetto il valore delle armi. Dai Kamikaze giapponesi che si schiantavano contro le navi americane, alle Waffen-SS che si sono fatte massacrare davanti alla Cancelleria di Berlino.

Non è una questione ideologica, ma solo di virtù combattenti in battaglia tra eserciti (che è diverso che farsi esplodere in mezzo ai civili).

 

io le trovo completamente prive di senso, pura follia.

soprattutto da parte di quelli che ordinano, perchè immagino che in guerra se non esegui gli ordini finisci falcilmente morto comunque.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

 

io le trovo completamente prive di senso, pura follia.

soprattutto da parte di quelli che ordinano, perchè immagino che in guerra se non esegui gli ordini finisci falcilmente morto comunque.

 

Che dire... Attraverso le lenti del nostro comodo relativismo (e mi ci metto anche io nel mucchio anzi, sono il primo dei relativisti) tutto questo ci pare assurdo, malato.

Tuttavia la follia non è una spiegazione, ma una semplificazione utile soprattutto a noi stessi per darci sicurezza, cioè per erigere un muro tra "loro", crudeli, folli e immorali e "noi" che invece siamo i buoni, i ragionevoli i ricchi di valori. È una facile scappatoia, ma credo che non basti a delineare il quadro. È un po' la tesi di Adorno, che invitava a studiare il nazismo attraverso i caratteri della psicopatologia, ma è una tesi che appare confutata sia dalla Arendt che da Bauman.

Quindi, bisogna andare a cercare dell'altro.

Lasciando stare gli aspetti sociologici relativi alla creazione del consenso e quindi al razionale e limitandosi solo a quelli irrazionali, è impossibile non considerare gli aspetti fideistici che sono alla base di certi atti apparentemente folli e disumani, distruttivi e autodistruttivi.

La fede è una di queste componenti irrazionali, intesa non solo dal punto di vista religioso ( come nel caso degli islamisti), ma anche idealistico in termini di onore e sacrificio ( per i kamikaze giapponesi), oppure politico-ideologico ( per gli ultimi difensori della Cancelleria).

Possiamo ad esempio considerare semplicemente "folle" Magda Goebbles? Probabilmente si, anzi diciamo certamente si dalla nostra civile ed educata prospettiva: in fondo ha avvelenato di sua mano tutti i propri sei figli piccoli, prima di farsi uccidere dal marito che poi si è ucciso a sua volta.

Eppure la follia non basta per spiegare questo orrore.

Magda Goebbles, questa specie di Medea moderna era motivata dalla fede, dalla sua fede distorta, al punto da non poter riuscire ad immaginare che i propri figli crescessero in un mondo privo di quegli "ideali" (il nazionalsocialismo ed il "suo" Fuehrer) in cui ella aveva esasperatamente creduto. Quando qualcuno cercò di dissuaderla dal compiere ciò che stava per fare, disse una cosa come "i miei figli sono troppo preziosi per vivere la vita che dovrebbero vivere là fuori dopo di noi..."...

Mi rendo conto che tutto questo possa sembrare follia. Ma in realtà andiamo oltre la follia. Magda Goebbles non aveva mai dato segni di follia, era stata una madre severa ma ineccepibile ed anche quel suo ultimo gesto assurdo si configura come un estremo e lucido (anche se distorto e apocalittico) atto di "protezione". È qualcosa di talmente disumano che trascende nella sovrumanità (come tra l'altro Himmler disse pianificando l'avvio della Soluzione Finale), un orrore che diventa "stupore" (e che ci colpisce e ci fa rimanere attoniti).

C'è un senso di oscena "perfezione" in un atto del genere, di coerenza assoluta sublimata in una pira sacrificale finale mentre Berlino, come il Walhalla, moriva colpita dal fuoco di migliaia di cannoni.

 

La follia è un modo per provare a spiegare l'inspiegabile secondo i criteri della razionalità. Ma in certi casi, in casi come questi e come altri ancora, appellarsi alla follia è come voler banalizzare la tragedia.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Che dire... Attraverso le lenti del nostro comodo relativismo (e mi ci metto anche io nel mucchio anzi, sono il primo dei relativisti) tutto questo ci pare assurdo, malato.

Tuttavia la follia non è una spiegazione, ma una semplificazione utile soprattutto a noi stessi per darci sicurezza, cioè per erigere un muro tra "loro", crudeli, folli e immorali e "noi" che invece siamo i buoni, i ragionevoli i ricchi di valori. È una facile scappatoia, ma credo che non basti a delineare il quadro. È un po' la tesi di Adorno, che invitava a studiare il nazismo attraverso i caratteri della psicopatologia, ma è una tesi che appare confutata sia dalla Arendt che da Bauman.

Quindi, bisogna andare a cercare dell'altro.

Lasciando stare gli aspetti sociologici relativi alla creazione del consenso e quindi al razionale e limitandosi solo a quelli irrazionali, è impossibile non considerare gli aspetti fideistici che sono alla base di certi atti apparentemente folli e disumani, distruttivi e autodistruttivi.

La fede è una di queste componenti irrazionali, intesa non solo dal punto di vista religioso ( come nel caso degli islamisti), ma anche idealistico in termini di onore e sacrificio ( per i kamikaze giapponesi), oppure politico-ideologico ( per gli ultimi difensori della Cancelleria).

Possiamo ad esempio considerare semplicemente "folle" Magda Goebbles? Probabilmente si, anzi diciamo certamente si dalla nostra civile ed educata prospettiva: in fondo ha avvelenato di sua mano tutti i propri sei figli piccoli, prima di farsi uccidere dal marito che poi si è ucciso a sua volta.

Eppure la follia non basta per spiegare questo orrore.

Magda Goebbles, questa specie di Medea moderna era motivata dalla fede, dalla sua fede distorta, al punto da non poter riuscire ad immaginare che i propri figli crescessero in un mondo privo di quegli "ideali" (il nazionalsocialismo ed il "suo" Fuehrer) in cui ella aveva esasperatamente creduto. Quando qualcuno cercò di dissuaderla dal compiere ciò che stava per fare, disse una cosa come "i miei figli sono troppo preziosi per vivere la vita che dovrebbero vivere là fuori dopo di noi..."...

Mi rendo conto che tutto questo possa sembrare follia. Ma in realtà andiamo oltre la follia. Magda Goebbles non aveva mai dato segni di follia, era stata una madre severa ma ineccepibile ed anche quel suo ultimo gesto assurdo si configura come un estremo e lucido (anche se distorto e apocalittico) atto di "protezione". È qualcosa di talmente disumano che trascende nella sovrumanità (come tra l'altro Himmler disse pianificando l'avvio della Soluzione Finale), un orrore che diventa "stupore" (e che ci colpisce e ci fa rimanere attoniti).

C'è un senso di oscena "perfezione" in un atto del genere, di coerenza assoluta sublimata in una pira sacrificale finale mentre Berlino, come il Walhalla, moriva colpita dal fuoco di migliaia di cannoni.

 

La follia è un modo per provare a spiegare l'inspiegabile secondo i criteri della razionalità. Ma in certi casi, in casi come questi e come altri ancora, appellarsi alla follia è come voler banalizzare la tragedia.

 

sono malati, fidati.

è gente malata, tutte quelle che hai citato in questo post.

una madre sana non ucciderebbe mai i propri figli per motivi del genere, anzi per nessun motivo al mondo.

anche oggi il mondo è pieno di persone malate, solo che per fortuna non sono nelle condizioni di far tanto danno.

è sempre stato così, quanti ne abbiamo conosciuti nella nostra vita ?

 

narcisisti

psicopatici

disturbati border line

 

hai voglia...

una mamma sana fa scappare i figli e poi al limite se la vede col marito rischiando la morte.

si vede che quella li era più matta del marito, sai come si dice.. "i simili si riconoscono"

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

È praticamente cessata ogni resistenza organizzata dell'Isis a Mossul, dopo che nella giornata di ieri le truppe irachene della CTS avevano raggiunto le rovine della vecchia moschea da dove Al Baghdad aveva proclamato la nascita del "califfato".

Sono ancora in corso rastrellamenti e combattimenti con nuclei isolati, ma di fatto Mossul si può considerare nuovamente parte dello stato iracheno.

La caduta di Mossul sarebbe stata ammessa dalla leadership dell'Isis, attualmente asserragliata a Tal Afar, lungo il confine siro-iracheno:

 

http://www.thebaghdadpost.com/en/story/13745/ISIS-declares-defeat-in-Mosul-designates-new-base-of-operations

 

Termina così dopo oltre otto mesi, una battaglia urbana durissima combattuta casa per casa che per ampiezza e difficoltà non ha riscontri recenti e che, con le dovute proporzioni, può essere paragonata alla Stalingrado dell'ISIS

 

Continuano invece i combattimenti a Raqqa, in Siria, che è totalmente circondata dalle truppe curdo-arabe supportate dall'US-Army. È plausibile che in questo caso, anziché in mesi, la caduta della città possa essere misurabile nell'arco delle settimane.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Avignone, sparatoria davanti alla moschea: otto persone ferite

 

Secondo testimoni, una persona armata di pistola e una di fucile sono scesi da un'auto e hanno sparato mentre la gente usciva da una funzione. La polizia: "Al momento nulla lascia pensare ad atto terroristico"

 

Otto persone sono rimaste ferite ad Avignone in una sparatoria causata probabilmente da due uomini, uno armato di pistola e l'altro di fucile. I due, secondo alcune testimonianze riferite dal quotidiano La Provence, sono scesi da un'auto e hanno cominciato a sparare. L'episodio è avvenuto attorno alle 22 e 30, mentre la folla stava uscendo dalla moschea. La procura ha escluso che si tratti di terrorismo e avanza l'ipotesi di un regolamento di conti.

 

Due delle persone ferite sono state trasportate in ospedale. Secondo fonti locali, le persone all'uscita della moschea non erano gli obiettivi di chi ha sparato. Tra coloro che sono stati raggiunti dai colpi ci sarebbe anche una bambina.

 

Repubblica

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

per chi fosse interessato ed ha voglia di ascoltare posto un'altro interessantissimo video su una conferenza di massimo cacciari, che al di là del suo percorso politico, reputo un filosofo molto in gamba.

l'argomento è il medioriente, l'islam e come conoscerlo veramente e storicamente.

 

https://youtu.be/aDANI1hmoPE

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Liberata Mosul.

 

Si, la battaglia è ufficialmente finita, anche se da settimane era oramai solo questione di tempo.

 

Non bisogna però fare l'errore di credere che la riconquista di Mosul da parte dell'esercito di Baghdad appoggiato dalla coalizione occidentale possa magicamente risolvere i problemi iracheni, che invece rimangono tutti sul tappeto.

In particolare la questione sunnita, che deve essere scissa dal problema ISIS.

L'ISIS ha avuto in Mosul la sua roccaforte più ambiziosa, grazie all'appoggio di cui godeva in città, e Mosul a sua volta è uno dei bastioni, assieme a Ramadi, Falluja e Tikrit del cosiddetto "triangolo sunnita", senza il quale non si può tenere l'Iraq: triangolo sunnita che, da dopo la caduta di Saddam, rappresenta le rivendicazioni della parte (minoritaria) sunnita della popolazione irachena, in contrapposizione alla predominanza del governo sciita di Baghdad a sua volta espressione della parte (maggioritaria) sciita della popolazione irachena. Per questo, sperare che la rimozione forzata dell'ISIS da Mosul possa porre fine alla questione sunnita è un errore pericolosissimo da evitare ad ogni costo.

I sunniti iracheni, nella loro maggioranza, non hanno appoggiato l'ISIS in quanto tale -come entità pseudostatuale, jihadista-millenarista - bensì come ennesima (ed ultima in ordine di tempo) espressione del sunnismo in chiave anti-sciita, allo stesso modo in cui a suo tempo la regione del triangolo appoggiava Saddam non per chissà quale afflato ideologico baathista o altro, ma in quanto garantiva alle tribù sunnite quella predominanza, nello spazio iracheno, che altrimenti sarebbe stata loro negata: come infatti è successo dopo il regime-change a Baghdad e l'ascesa degli sciiti appoggiati dall'Iran.

L'errore più grave sarebbe quindi quello di confondere la sconfitta dell'ISIS con la fine delle rivendicazioni sunnite, perché non è così. Perché se nei prossimi mesi assisteremo ancora ad errori gravissimi come quelli commessi anni fa contro la popolazione sunnita del triangolo dal vecchio premier iracheno (sciita) al Maliki (errori che hanno portato alla rivitalizzazione di un gruppo estremista sunnita già dato come morto e sepolto ed alla sua trasformazione nell'ISIS), allora possiamo essere sicuri che nel breve-medio periodo assisteremo al ritorno di una ennesima variante dell'estremismo sunnita: magari diverso nel nome rispetto all'ISIS ma non nella sostanza.

Quindi, i prossimi passi del governo (sciita) iracheno saranno cruciali per arrivare o meno alla stabilizzazione dell'area: il tutto al netto delle interferenze esterne, in particolare quelle iraniane, ma anche delle monarchie del Golfo.

 

Una cosa è certa: senza i sunniti l'Iraq non si tiene e senza un Iraq stabilizzato ogni ipotesi di equilibrio regionale è puramente velleitaria.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Interessante articolo su Repubblica di oggi di Paolo Cadalanu, che in pratica riprende un pezzo apparso qualche giorno fa su The Telegraph, che tratta degli "orfani di Daesh", ossia di tutti quei bambini - e sono decine e decine - trovati tra le macerie di Mosul recentemente liberata dalle truppe irachene, figli di quei foreign-fighters che con le loro famiglie hanno scelto la terribile strada di Daesh e che non hanno esitato a farsi ammazzare fino all'ultimo in nome del loro agghiacciante ideale.

Posto i link ad ambedue gli articoli, con l'avvertenza vi sono immagini che possono essere "disturbanti", soprattutto nella pagina del Telegraph, dove i volti non sono pixelati a differenza di quella di Repubblica

 

http://www.telegraph.co.uk/news/2017/07/17/foreign-isil-orphans-found-rubble-mosuls-old-city-eating-raw/

 

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/20/news/mosul_i_bimbi_martiri_figli_dei_foreign_fighters-171198848/

 

 

Credo che questo aspetto possa essere considerato l'epitome definitivo della tragedia di Daesh: gente disposta a sacrificare qualunque cosa -compresi i loro stessi figli- in nome di un "ideale" nichilista e trascendente; non a caso qualche settimana fa ho suggerito un parallelismo tra questi fanatici, tenaci e "disperati" combattenti jihadisti sulle macerie di Mossul e i fanatici, tenaci e "disperati" combattenti nazisti sulle macerie di Berlino (anche là vi erano centinaia di volontari stranieri non-tedeschi): compresa Magda Goebbles, che non esitò ad avvelenare tutti i suoi sei figli per evitare che vedessero la fine del Reich.

 

Questa è la realtà, senza abbellimenti, che secondo me non può essere liquidata come semplice "follia" se davvero vogliamo provare a capirla.

 

 

 

 

Mosul, i bimbi martiri figli dei foreign fightersfoto di Carol Guzy 

 

Sono gli orfani della guerra all’Isis. Come Amina che parla solo russo

 

di GIAMPAOLO CADALANU

 

20 luglio 2017

 

LE COLPE dei padri jihadisti ricadono sicuramente sui figli, quando questi restano soli fra le rovine di Mosul. La sconfitta dello Stato islamico nella capitale di Ninive ha rivelato che sono decine di migliaia i bambini soli: qualcuno ha perso i familiari negli scontri, qualcun altro invece balbetta con i soldati iracheni che i genitori stavano combattendo e ora non ci sono più. I militari più spietati li chiamano “figli di Daesh”, ma alla fine le immagini dimostrano che sono sempre cuccioli d’uomo, sporchi e abbandonati, affamati al punto da cibarsi di pezzi di carne cruda recuperati chissà come fra le macerie. Sono esserini spaventati, di fronte a cui persino la baldanza della Golden Division, il corpo d’élite di Bagdad, rischia di sciogliersi.

 

Nelle foto dell’americana Carol Guzy, la compassione dei militari di fronte ai piccoli disperati sembra palpabile. La reporter ha raccontato di Amina, non più di tre anni all’apparenza, che ai soccorritori si è rivolta in russo e in arabo ha saputo dire solo poche parole, per spiegare che mamma e papà erano diventati “martiri”. Molto probabilmente è figlia di combattenti ceceni, miliziani fra i più duri, arrivati in Iraq con la certezza del sacrificio estremo, nel nome della visione dello Stato islamico.Un’altra bambina, che ha dato il nome di Khadija, è rimasta sola perché, dopo la morte di suo padre in battaglia, anche la madre ha deciso di partecipare alla jihad attaccando i soldati iracheni con una cintura esplosiva.

 

 

L’Unicef, agenzia delle Nazioni Unite dedicata alla tutela dell’infanzia, racconta che il numero di bambini non accompagnati nella zona di Mosul sta crescendo rapidamente. Com’è ovvio, non ci sono distinzioni possibili fra i figli dei jihadisti e quelli dei civili che l’Isis teneva in ostaggio. La priorità assoluta, dice Maria Paradies, specialista nell’istruzione per l’agenzia Onu, «sono i bambini rimasti senza più nessuno. Il lavoro dell’Unicef è prima di tutto indirizzato alla riunificazione delle famiglie, siamo stati in grado di riportare 1.300 bambini fra le braccia dei genitori». Ma non sempre questo miracolo è possibile. I piccoli profughi vengono affidati a strutture specializzate, con la necessaria assistenza psico-sociale: «A ognuno cerchiamo di fornire il supporto specifico per le sue necessità», dice la Paradies.

 

Per quanto difficile sia crederlo, queste creature lacere e spaesate sono ancora fortunate: man mano che lo smantellamento del sedicente Stato islamico va avanti, emerge una realtà atroce sul modo in cui gli integralisti considerano le nuove generazioni. È sconfortante scoprire che a Raqqa l’indottrinamento dei più piccoli consistesse in film “educativi” con miliziani vestiti di nero che trionfavano sugli infedeli e li decapitavano.

 

Più raggelante ancora è la sequenza video, ampiamente diffusa su internet nei mesi scorsi, con il padre di Mosul che prepara sua figlia a un attentato suicida, illustrando alla bambina la bellezza del sacrificio. Nella visione allucinata dei fanatici, persino gli eredi dell’umanità sono solo vite da spendere.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Questa è la realtà, senza abbellimenti, che secondo me non può essere liquidata come semplice "follia" se davvero vogliamo provare a capirla.

Io non credo che il termine "follia" implichi la mancanza di volontà nel capire.

Leggendo questi articoli, queste testimonianze (Per cui ti ringrazio - Che bello avere news su De Sciglio e la geopolitica nello stesso posto :d ), la domanda che più mi sorge spontanea è: "Ma quanti invisibili ci sono nel mondo, quante persone che non hanno nulla e che, non appena una voce comincia loro a parlare, fanno di essa la loro ragione di vita?".

Non so quanti km ci siano fra la Cecenia e l'Iraq, o fra l'Italia e l'Iraq, o fra qualsiasi altra nazione e la zona geografica sotto il comando dell'ISIS: resta il fatto che parliamo di persone che hanno abbandonato la loro esistenza facendosi martiri in prima fila di una guerra lontana, che giusto negli ultimi 2 anni circa si è fatta sentire anche in Europa ma senza combattimenti o guerriglia urbana di certo.

La cosa che più mi terrorizza e, in un certo senso, affascina, è pensare di poter crescere lontani da certi estremismi, certe follie, già duramente comprensibili in quel contesto, e rimanerne lo stesso risucchiati non appena ci si vede offerti una mano.

 

Purtroppo le mie conoscenze storiche si fermano al livello liceale (Seppur, grazie alla mia insegnante, ritengo sia un'OTTIMA preparazione liceale), ma ad esempio per citare il caso dei nazisti, non ricordo di gente accorrere da tutto il mondo per supportare la causa di Hitler: qui non si sta parlando di alleanze strategiche, di nemici comuni, o di altri situazioni tipiche della guerra, ma si parla di vero e proprio coinvolgimento ideologico.

Non so quanto il nazismo, come ideologia, abbia, ai tempi della II Guerra Mondiale, penetrato al di fuori della Germania, ma dubito abbia raggiunto lo stesso livello di attrazione che, inspiegabilmente, sembra svilupparsi un po' in tutto il mondo per Daesh.

 

E questa considerazione, secondo me, solleva due punti:

 

1)Il terrorismo islamico fa paura perchè è terrorismo, non perchè islamico - infatti ha trovato, anche in contesti del tutto avversi a certe ideologie, lo stesso modo di proliferare

2)Visto che, purtroppo, l'ideologia nazista è ben lontana dall'essere scomparsa, senza limiti geografici, mi sorge un sospetto: ma vuoi vedere che le immense potenzialità comunicative di Internet siano, tutto sommato, un'arma a doppio taglio? Vuoi vedere che a forza di rendere raggiungibili le stupidaggini sparate da qualunque fesso, qualunque fesso può farsi un esercito di seguaci?

Insomma, tu, JuventusOnly, Fimow e qualche altro utente paziente passate molto tempo a smontare delle tesi pseudofasciste strampalate che vengono regolarmente postate in questo forum, che provengono dai meandri del web: una simile diffusione è pericolosa?

Se si, come si contrasta?

Dove finisce il confine fra libertà di pensiero e protezione e sicurezza?

 

Sono domande che trovo non di facile risposta, e che meriterebbero forse un topic a parte.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

Io non credo che il termine "follia" implichi la mancanza di volontà nel capire.

Leggendo questi articoli, queste testimonianze (Per cui ti ringrazio - Che bello avere news su De Sciglio e la geopolitica nello stesso posto :d ), la domanda che più mi sorge spontanea è: "Ma quanti invisibili ci sono nel mondo, quante persone che non hanno nulla e che, non appena una voce comincia loro a parlare, fanno di essa la loro ragione di vita?".

Non so quanti km ci siano fra la Cecenia e l'Iraq, o fra l'Italia e l'Iraq, o fra qualsiasi altra nazione e la zona geografica sotto il comando dell'ISIS: resta il fatto che parliamo di persone che hanno abbandonato la loro esistenza facendosi martiri in prima fila di una guerra lontana, che giusto negli ultimi 2 anni circa si è fatta sentire anche in Europa ma senza combattimenti o guerriglia urbana di certo.

La cosa che più mi terrorizza e, in un certo senso, affascina, è pensare di poter crescere lontani da certi estremismi, certe follie, già duramente comprensibili in quel contesto, e rimanerne lo stesso risucchiati non appena ci si vede offerti una mano.

 

Purtroppo le mie conoscenze storiche si fermano al livello liceale (Seppur, grazie alla mia insegnante, ritengo sia un'OTTIMA preparazione liceale), ma ad esempio per citare il caso dei nazisti, non ricordo di gente accorrere da tutto il mondo per supportare la causa di Hitler: qui non si sta parlando di alleanze strategiche, di nemici comuni, o di altri situazioni tipiche della guerra, ma si parla di vero e proprio coinvolgimento ideologico.

Non so quanto il nazismo, come ideologia, abbia, ai tempi della II Guerra Mondiale, penetrato al di fuori della Germania, ma dubito abbia raggiunto lo stesso livello di attrazione che, inspiegabilmente, sembra svilupparsi un po' in tutto il mondo per Daesh.

 

E questa considerazione, secondo me, solleva due punti:

 

1)Il terrorismo islamico fa paura perchè è terrorismo, non perchè islamico - infatti ha trovato, anche in contesti del tutto avversi a certe ideologie, lo stesso modo di proliferare

2)Visto che, purtroppo, l'ideologia nazista è ben lontana dall'essere scomparsa, senza limiti geografici, mi sorge un sospetto: ma vuoi vedere che le immense potenzialità comunicative di Internet siano, tutto sommato, un'arma a doppio taglio? Vuoi vedere che a forza di rendere raggiungibili le stupidaggini sparate da qualunque fesso, qualunque fesso può farsi un esercito di seguaci?

Insomma, tu, JuventusOnly, Fimow e qualche altro utente paziente passate molto tempo a smontare delle tesi pseudofasciste strampalate che vengono regolarmente postate in questo forum, che provengono dai meandri del web: una simile diffusione è pericolosa?

Se si, come si contrasta?

Dove finisce il confine fra libertà di pensiero e protezione e sicurezza?

 

Sono domande che trovo non di facile risposta, e che meriterebbero forse un topic a parte.

 

Molta carne al fuoco, in effetti. Ci sarebbe da parlare per ore ed ore e servirebbero diversi topic appositi.

Voglio provare a rispondere ad alcuni punti, tenendo come riferimento la questione mediorientale, che poi è l'oggetto del topic.

 

Il nazismo ha avuto una vasta diffusione al di fuori del Reich tra il 1935 ed il 1945, e praticamente non vi è stata regione d'Europa veramente immune dalla sua influenza ideologica. Potrei citarti almeno un centinaio di movimenti, partiti politici, gruppuscoli etc in tutta Europa -anche molto diversi tra loro- che si sono ispirati, hanno interagito e quindi collaborato attivamente con il nazismo tedesco. Tutti questi movimenti hanno fornito al Reich varie forme di supporto e volontari -parliamo di centinaia di migliaia di individui-, che sotto certi aspetti possono essere paragonati agli attuali foreign fighters dell'ISIS.

Ad esempio, tra i reparti che difesero fino all'ultimo le rovine della Cancelleria di Berlino, vi erano gruppi di Waffen-SS lettoni e francesi, ed oltre metà delle quasi 40 divisioni mobilitate dalle stesse Waffen-SS era di origine non-tedesca. Tra questi vi erano migliaia di musulmani reclutati in Bosnia, Kosovo, Albania, Macedonia, mentre altre migliaia furono arruolati come ausiliari in Azerbaijan e Cecenia: gli stessi territori caucasici da dove provengono i più agguerriti e fanatici miliziani dell'ISIS.

 

Ma non è tutto. Il governo ustasha croato di Pavelic, stretto alleato della Germania, che ha rappresentato probabilmente la più selvaggia forma di collaborazionismo al di fuori del Reich (si trattava di un regime di impianto clericofascista) e che ha sterminato in egual misura ebrei (in quanto tali) e serbi (in quanto ortodossi oltre che serbi), considerava invece in maniera positiva i musulmani di Bosnia (la Bosnia era parte della Croazia), in quanto li vedeva depositari di una "croaticità" primigenia ed arcaica non ancora "inquinata" da tutte quelle commistioni con l'Occidente e con il serbianesimo che invece -secondo alcuni ideologi ustasha- "corrompevano" certi croati cattolici soprattutto nelle città principali più esposte al modernismo ed alla democrazia.

 

Quindi, riassumendo, non solo abbiamo avuto una pesante influenza ideologica del nazismo in tutta Europa, che ha coinvolto decine di milioni di persone (pensa che ancora nell'autunno 1944, a guerra oramai segnata, c'era ancora spazio politico/ideologico affinché potesse salire al potere in Ungheria -sia pure sulle baionette tedesche- un regime ferocemente antisemita e dichiaratamente filonazista quale quello di Szalassy - alcuni dei cui aspetti formano ora il retroterra ideologico-culturale dell'attuale governo Orban), ma abbiamo anche una certa propensione positiva del nazismo nei confronti dell'Islam, in parte ricambiata.

Tale propensione (che era condivisa anche da Mussolini), fornisce oltretutto la giustificazione ideologica ad una certa corrente della attuale destra più estrema (ed antisemita) che si proclama dichiaratamente filoislamica (io stesso, in tempi remoti, ebbi modo di conoscere un ex-ordinovista del gruppo di Franco Freda, poi convertitosi all'Islam, che mi confermò come diversi sodali del suo movimento si sentissero attratti dall'Islam per tutta una serie di ragioni).

 

Tutto questo per dire che il nazismo ha rappresentato allora un magnete ideologico in grado di coinvolgere attivamente centinaia di migliaia di persone al di fuori della Germania, allo stesso modo in cui Daesh rappresenta tuttora il punto di riferimento per la parte più estrema dell'islamismo militante al di fuori del Siraq. E che in entrambi i casi questa attrazione è (stata) in grado di fanatizzare i suoi seguaci fino all'estremo sacrificio.

Quindi, in fondo in fondo, non c'è nulla di nuovo. Cambiano i riferimenti, le ideologie, ma le dinamiche rimangono basicamente le stesse.

 

Ma guardiamo anche ad un altro aspetto. Daesh, nella sua fase espansiva ha fatto della propaganda un'arma impropria estremamente efficace, capace di trasmettere una serie di messaggi, via via sempre più estremi ed orrorifici, ma che sono stati letti come estremamente persuasivi dal target a cui era erano rivolti. Il web ha certamente dato una mano ulteriore a diffondere questa propaganda che Daesh ha usato in maniera molto più sofisticata e professionale rispetto ad Al Quaida: ma anche qui, in fondo non ha inventato nulla che non avesse già utilizzato Goebbles, il ministro della propaganda del Reich, quel Goebbles che aveva elevato la propaganda ad arte facendone una macchina perfetta e seducente (si pensi ad esempio all'esteticamente bellissimo "Trionfo della Volontà" di Leni Riefenstahl sul grande raduno di Norimberga del 1934, o anche ad Olympia, sulle olimpiadi di Berlino).

Certo, Daesh non ha raggiunto i livelli di sofisticazione tecnica ed estetica della macchina propagandistica di Goebbles, e si è limitato principalmente agli aspetti più orrorifici e shockanti, ma lo ha fatto valutando probabilmente l'impatto che tali messaggi potevano avere su un certo tipo di pubblico (essenzialmente occidentale e comunque fuori dal Siraq) che aveva bisogno di "essere svegliato" dal suo torpore ed esaltato ideologicamente così che rispondesse alla chiamata del Jihad. E cosa c'è di meglio per dimostrare la volontà e la potenza ispirate da Dio di uno stato millenaristico come Daesh se non diffondere la sconfitta del "male" (e quindi dei nemici di Dio) attraverso l'esaltazione del martirio, le sfilate di colonne armate lanciate alla conquista del deserto o magari lo sgozzamento ripetuto dei nemici di quello Stato, il tutto avvolto da un'aura di misticismo pseudoreligioso simile a quello che ritroviamo in ogni fotogramma del documentario di Norimberga della Riefenstahl?

Non mi sognerei mai, ripeto, di paragonare gli aspetti tecnico artistici della regista tedesca con i filmati prodotti da Daesh: da una parte abbiamo una forma di arte -malsana ma pur sempre arte- immersa nell'espressionismo, mentre dall'altra dei rozzi video che non hanno nulla di artistico: ma non è questo il punto. Il punto è il messaggio che si vuole trasmettere al di là della padronanza tecnica ed in questo senso, anche nei filmati di Daesh, abbiamo una "volontà" ferrea da elevare a virtù ed un "trionfo" finale come risultato della potenza prodotta da quella volontà.

Daesh è stato abile, nel suo momento espansivo, ad insinuarsi nelle contraddizioni e nelle debolezze intrinseche delle società occidentali, riuscendo a reclutare attivamente migliaia di fanatici e ad affascinarne molti di più e per questo, noi, più che interrogarci sulla pericolosità del "mezzo" in sé (la forza comunicativa del web come allora lo era quella del cinema), dovremmo soffermarci sui difetti dell'obiettivo su cui tale mezzo puntava, e cioè in che cosa hanno mancato/sbagliato le società democratiche e liberali al punto da far rendere preferibile ad esse un regime totalitario arcaico, mortifero e barbarico come Daesh da parte di migliaia e migliaia di giovani fino a quel momento totalmente immersi nelle dinamiche occidentali.

Il tutto tenendo sempre presente un fatto non da poco: e cioè che nello scontro tra società democratiche e regimi totalitari questi ultimi, sul breve periodo, partono sempre con qualche incollatura di vantaggio, perché le prime hanno da rispettare obblighi e doveri, mentre le seconde possono reclamare solo dei diritti, compreso quello sulla vita e la morte delle persone.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Daesh è stato abile, nel suo momento espansivo, ad insinuarsi nelle contraddizioni e nelle debolezze intrinseche delle società occidentali, riuscendo a reclutare attivamente migliaia di fanatici e ad affascinarne molti di più e per questo, noi, più che interrogarci sulla pericolosità del "mezzo" in sé (la forza comunicativa del web come allora lo era quella del cinema), dovremmo soffermarci sui difetti dell'obiettivo su cui tale mezzo puntava, e cioè in che cosa hanno mancato/sbagliato le società democratiche e liberali al punto da far rendere preferibile ad esse un regime totalitario arcaico, mortifero e barbarico come Daesh da parte di migliaia e migliaia di giovani fino a quel momento totalmente immersi nelle dinamiche occidentali.

Grazie delle delucidazioni, anche di natura storica, decisamente interessanti.

Il punto a cui arrivi, riguardo l'efficacia della propaganda nazista, è sicuramente condivisibile, però mi sorge spontanea una domanda, simile alla questione precedentemente posta: mi aspetterei che, rispetto a un'epoca come quella nazista in cui l'indottrinamento era molto più facile, perchè era più basso il livello d'istruzione, perchè la comunicazione era molto più difficile, e per mille altri motivi, Daesh abbia più problemi nella diffusione del suo messaggio.

E invece, nonostante come sottolinei giustamente usi mezzi molto meno raffinati, è riuscita lo stesso a trovare molti più canali, scavalcando le loro regioni di interesse e arrivando in zone lontanissime dalla guerra.

 

Ora sono un po' di fretta, successivamente riprenderò il post con più calma.

Grazie della risposta ;)

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Io non credo che il termine "follia" implichi la mancanza di volontà nel capire.

Leggendo questi articoli, queste testimonianze (Per cui ti ringrazio - Che bello avere news su De Sciglio e la geopolitica nello stesso posto :d ), la domanda che più mi sorge spontanea è: "Ma quanti invisibili ci sono nel mondo, quante persone che non hanno nulla e che, non appena una voce comincia loro a parlare, fanno di essa la loro ragione di vita?".

Non so quanti km ci siano fra la Cecenia e l'Iraq, o fra l'Italia e l'Iraq, o fra qualsiasi altra nazione e la zona geografica sotto il comando dell'ISIS: resta il fatto che parliamo di persone che hanno abbandonato la loro esistenza facendosi martiri in prima fila di una guerra lontana, che giusto negli ultimi 2 anni circa si è fatta sentire anche in Europa ma senza combattimenti o guerriglia urbana di certo.

La cosa che più mi terrorizza e, in un certo senso, affascina, è pensare di poter crescere lontani da certi estremismi, certe follie, già duramente comprensibili in quel contesto, e rimanerne lo stesso risucchiati non appena ci si vede offerti una mano.

 

Purtroppo le mie conoscenze storiche si fermano al livello liceale (Seppur, grazie alla mia insegnante, ritengo sia un'OTTIMA preparazione liceale), ma ad esempio per citare il caso dei nazisti, non ricordo di gente accorrere da tutto il mondo per supportare la causa di Hitler: qui non si sta parlando di alleanze strategiche, di nemici comuni, o di altri situazioni tipiche della guerra, ma si parla di vero e proprio coinvolgimento ideologico.

Non so quanto il nazismo, come ideologia, abbia, ai tempi della II Guerra Mondiale, penetrato al di fuori della Germania, ma dubito abbia raggiunto lo stesso livello di attrazione che, inspiegabilmente, sembra svilupparsi un po' in tutto il mondo per Daesh.

 

E questa considerazione, secondo me, solleva due punti:

 

1)Il terrorismo islamico fa paura perchè è terrorismo, non perchè islamico - infatti ha trovato, anche in contesti del tutto avversi a certe ideologie, lo stesso modo di proliferare

2)Visto che, purtroppo, l'ideologia nazista è ben lontana dall'essere scomparsa, senza limiti geografici, mi sorge un sospetto: ma vuoi vedere che le immense potenzialità comunicative di Internet siano, tutto sommato, un'arma a doppio taglio? Vuoi vedere che a forza di rendere raggiungibili le stupidaggini sparate da qualunque fesso, qualunque fesso può farsi un esercito di seguaci?

Insomma, tu, JuventusOnly, Fimow e qualche altro utente paziente passate molto tempo a smontare delle tesi pseudofasciste strampalate che vengono regolarmente postate in questo forum, che provengono dai meandri del web: una simile diffusione è pericolosa?

Se si, come si contrasta?

Dove finisce il confine fra libertà di pensiero e protezione e sicurezza?

 

Sono domande che trovo non di facile risposta, e che meriterebbero forse un topic a parte.

 

ci vorrebbe uno psicologo che ci spiegasse la natura dell'uomo...

il mio pensiero è che tendenzialmente c'è un problema di ignoranza nelle persone, che si spiega con lo sforzo che bisogna fare per informarsi, capire le ragioni del prossimo... ma per prima cosa l'informarsi, il leggere, il ragionare, capire a fondo le cose.. leggere tanto...., bisognerebbe dare priorità a queste cose.

tutte azioni che richiedono fatica, molto più semplice ascoltare un discorso banale, populista, rassicurante e crederci.

messaggi semplici, diretti, retorica, tanta retorica.

ora, non bisogna stupirsi se anche oggi i politici fanno breccia nelle persone in questo modo...

è che siamo fortunati che quelli che sanno, quelli che sono nelle stanze dei bottoni, sono democratici in larga maggioranza, solo per questo... IMO.

 

PS: sull'ideologia nazista che è ben lontana dall'essere scomparsa...

una piccola riflessione... in realtà secondo me parti di quella ideologia si sono invece ben radicate nelle società occidentali contemporanee..

il "culto del bello" per esempio, oggi è molto importante "apparire", ricordiamoci le parate oceaniche ed il culto della bellezza nel nazismo.

l'idea dell'uomo forte al comando, particolarmente apprezzata in italia, vedi Berlusoni ieri, Renzi oggi, oppure la merkel in europa

e ce ne sarebbero tante altre...

per esempio i diversamente abili, sono messi ai margini della società, te li fanno vedere in tv ? mai, eppure alcuni sono molto in gamba, capaci nonostante le difficoltà motorie.

hitler ad un certo punto messe su un sistema di eutanasia per i diversamente abili, poi fu costretto dalla popolazione a sospendere la cosa dopo tante veementi proteste.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Centrafrica. Sgozzati per vendetta 50 cristiani. Il dolore di papa Francesco

 

 

Lucia Capuzzi mercoledì 9 agosto 2017

 

La strage a Gambo, nella diocesi di Bangassou dopo scontri tra diverse fazioni. Bergoglio informato dal vescovo ha parlato di «crimini vergognosi»

 

CAok.jpg?width=1024

 

 

«Afuria di ragionare con la logica “dell’occhio per occhio” finiremo per diventare tutti ciechi. In parte sta già accadendo. Non riusciamo più a vedere con chiarezza. Confondiamo vicini, parenti, amici con dei nemici da massacrare». Monsignor Juan José Aguirre vive in Centrafrica da oltre 35 anni. Da 17 guida la diocesi di Bangassou, nel sud-est della Repubblica, che chiama «la mia casa» proprio come Córdoba, in Spagna, dove è nato. Eppure, afferma il vescovo, fa sempre più fatica a riconoscere la sua terra d’adozione. «È orribile quanto sta accadendo...», dice con voce forzatamente calma. «Non ho tempo per disperarmi – aggiunge –. Ci sono i feriti da soccorrere». Già, i feriti.

Gli ultimi tre sono arrivati poche ore prima. Li hanno portati da Gambo. Il villaggio, a 75 chilometri da Bangassou, è da tre anni sotto il controllo dei ribelli Seleka. Miliziani islamisti addestrati in Ciad: da là, nel 2013, sono arrivati in Centrafrica, scatenando il conflitto. Venerdì sera, a Gambo, c’è stata l’irruzione degli anti-Balaka. Questi ultimi – in principio gruppi di autodifesa formati da non musulmani, in buona parte cristiani – sono diventati spietati quanto i nemici. Il loro blitz, dunque, ha scatenato il panico a Gambo. Il contingente di stabilizzazione Onu (Minusca) ha risposto con forza. «Eccessiva, vorrei sottolineare. Nella sparatoria sono morti tanti civili. Tra loro Adele, la corista della parrocchia. E suo papà. Li conoscevo bene...», prosegue monsignor Aguirre. Tra sabato e lunedì i fatti sono ulteriormente precipitati. Gli anti-Balaka sono riusciti a cacciare i Seleka. Alla fine, però, questi ultimi hanno avuto la meglio. «La loro vendetta è stata brutale. Hanno fatto irruzione nell’ospedale della Croce Rossa e hanno massacrato feriti e parenti in visita. Donne, uomini, bambini, anziani. Civili cristiani in gran parte, non si trattava di anti-Balaka. Li hanno sgozzati uno dopo l’altro. I testimoni mi hanno parlato di almeno cinquanta vittime. Ma potrebbero essere di più». Una strage che ha «profondamente addolorato» papa Francesco. Bergoglio ha ricordato l’episodio ieri, nell’Udienza generale, e ha rivolto un forte appello affinché si metta fine a «questi crimini vergognosi».

Tra i morti anche sei operatori della Croce Rossa, secondo quanto confermato dalla stessa organizzazione. «Li hanno massacrati sotto gli occhi della Minusca. E nessuno di loro ha alzato un dito per fermarli», prosegue monsignor Aguirre. La parrocchia di Gambao è stata saccheggiata. Ora, il pastore teme che un attacco nella vicina missione di Bema. «La tensione è altissima».

Monsignor Aguirre la vive sulla sua pelle. Dal 13 maggio, ospita nel seminario minore, nella Cattedrale e, perfino, nella sua casa, oltre 2mila islamici di Bangassou scampati a un massacro degli anti-Balaka. Questi ultimi li avevano accerchiati nella moschea ed erano pronti a trucidarli. Poi, sul posto è arrivato monsignor Aguirre insieme a due sacerdoti e al cardinale Dieudonné Nzapalainga. I quattro hanno fatto da scudi umani per portare in salvo gli ostaggi.

Dato che le loro casa erano state date alle fiamme, nelle strutture della missione è stato improvvisato un campo di accoglienza. «Non possono restare là, però. Non sono luoghi adeguati per contenere un così grande numero di persone: è urgente trovare una nuova sistemazione. Alcuni dormono sulle verande e, quando piove, devono rannicchiarsi per stare tutti sotto la tettoia. Molti sono pieni di rabbia. Tanto più che, da quando sono ricominciate le violenze, gli operatori umanitari incaricati di portare i viveri hanno cominciato a non venire. La gente ha fame. Io non so più dove trovare il cibo. Un gruppetto di giovani radicali – una quarantina di persone su un totale di più di duemila ospiti – soffia sul fuoco dell’esasperazione. Da tre settimane, hanno occupato la Cattedrale e mi impediscono di celebrare la Messa».

Fra due mesi ricomincerà la scuola e le lezioni si svolgono proprio nei locali occupati dagli sfollati. «I genitori non manderanno i figli da noi, se ci sono i profughi musulmani. Li identificano, a torto, con i Seleka. È quest’odio sordo e cieco, che si ammanta di etichette religiose, a preoccuparmi. E dire che fino a quattro anni fa, i rapporti tra le comunità erano fratermi...». Ora, invece, come ha detto il vice-segretario per gli Affari umanitari dell’Onu, Spephen O’Brien, in Centrafrica ci sono «segnali precursori di un genocidio». Per questo – ha sottolineato – è necessaria «un’azione immediata per contenere la crisi, prima che sia troppo tardi».

Nel frattempo, monsignor Aguirre continua a lavorare. Sotto un fuoco incrociato. I radicali musulmani lo attaccano in quanto cristiano. Gli anti-Balaka lo accusano di difendere gli islamici. «Risultato: anche l’altra notte hanno sparato contro il muro di casa. Le telefonate minatorie sono continue». Quando gli si chiede, dove trovi la forza di andare avanti, risponde: «Ieri, una sfollata islamica mi ha sorriso e mi ha chiesto scusa per i comportamenti aggressivi di alcuni dei suoi compagni. Mi ha detto: “Noi le vogliamo bene”. Non era la prima volta. Questi piccoli gesti mi ricordano che Dio cammina con noi. Anche nell’orrore del Centrafrica».

 

Avvenire

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.