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Mormegil

Guerra di Siria e situazione mediorientale: news e commenti

Post in rilievo

15 ore fa, cirulla ha scritto:

Premetto che sono una persona che si spaventa un po’.: questa situazione tra Iran e Israele rischia di trasformarsi in un conflitto ‘mondiale’?

No, conflitto mondiale sicuramente no. È da escludere al 101% Affinché avvenga una cosa del genere il mondo dovrebbe entrare in una crisi sistemica irreversibile in cui una delle tre potenze nucleari principali arrivasse sull'orlo della catastrofe e tentasse il tutto per tutto pur di sopravvivere. In pratica uno scenario stile fine anni Settanta/inizio anni Ottanta in cui, con l'URSS oramai avvitato in una crisi terribile e consapevole di non riuscire  tenere più il passo dell'Occidente, la prospettiva di un conflitto in Europa fu qualcosa di molto, molto concreto. Dopodiché,  per qualche ragione Mosca scelse di catalizzare la propria crisi in direzione dell'Oceano Indiano occupando l'Afghanistan, anziché  verso l'Europa: scelta che diede avvio alla sua fine.

 

Tornando all'oggi,  se un conflitto globale è praticamente impossibile,  è viceversa probabile che succeda qualcosa tra il Mediterraneo orientale ed il Golfo Persico.

L'Iran ha investito troppo in Siria per poter rinunciare al proprio obiettivo, ora che è ad un passo dal raggiungerlo. Ha una economia in grave crisi e la prospettiva di nuove sanzioni dopo il ritiro USA dal deal nucleare rischia di aggravarla. Ha una popolazione giovane in subbuglio, stanca di vedere risorse drenate verso la Siria e che rischia di diventare insofferente. Il sistema di potere è basato su un manipolo di vecchi dinosauri ottuagenari ayatollah,  supportati da una legione di leve pasdaran di mezza età indurite dalla guerra Iran-Iraq  e dotate di enorme potere, cui non intendono rinunciare. Gli ayatollah sono la guida spirituale ed ideologica, mentre i pasdaran sono i veri "figli della rivoluzione" khomeinista,  quelli che hanno visto i loro compagni cadere a centinaia di migliaia nelle paludi di Bassora  e che quindi rappresentano la "rivoluzione permanente", non tanto in senso teo-ideologico come gli ayatollah,  quanto in termini di potere neo-imperiale: in pratica la rivoluzione che alimenta sé stessa e diviene ragione d'essere e  che ha bisogno di espandersi proprio per potersi alimentare. Insomma, la fine della fase "movimentista" rappresenterebbe per il sistema dei pasdaran-IRGC -che in tutta la loro esistenza non hanno mai conosciuto la pace- la fine della loro ragione d'essere. La normalizzazione li spaventa perché è attraverso la continua tensione ideologica che perpetuano il loro potere.

Quindi l'Iran non può rinunciare alla Siria, non può rinunciare al suo progetto di costruire un "impero" teologico-rivoluzionario attraverso una serie di proxies e stati falliti, non può rinunciare alla prospettiva di ergersi  a "guida suprema" nell'Islam sciita (ma non solo), soprattutto nei confronti di quelle che vengono considerate monarchie "corrotte" e "asservite".

Ecco quindi la necessità per l'Iran di raccogliere il frutto di tutto questo lavoro prima che la situazione economica diventi insostenibile e finisca per minare, attraverso i giovani iraniani insofferenti ( che a differenza dei pasdaran non hanno conosciuto guerra ma vorrebbero conoscere un po' di benessere) la base stessa del potere su cui si regge la teocrazia degli ayatollah ed il potere terreno dei pasdaran. Per questo io credo, sarà inevitabile una resa dei conti tra Iran e suoi alleati ed i nemici dell'Iran i quali, ovviamente, tale situazione non possono accettarla.

Credo quindi che entro il medio termine assisteremo ad un innalzamento della tensione che porterà ad uno scontro molto duro.

 

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13 ore fa, CND Rocket ha scritto:

In una decina di giorni succederanno diversi eventi che potrebbero portare ad una guerra diretta tra iran ed israele.

Ne dubito, i diversi schieramenti parteciperebbero per procura fornendo armamenti e supporto...per arrivare ad una guerra diretta tra superpotenze deve succede qualcosa di veramente grave, qualcosa che faccia sentire una delle due fazioni sull'orlo del baratro....sarebbe inimmaginabile.

 

Secondo me i veri pericoli sono altri e molto più nascosti, stiamo distruggendo questo mondo ma in pochi se ne accorgono...per non parlare della situazione economica e sociale....alcuni miliardari un pò pazzi stanno costruendo bunker per rifugiarsi dalle rivolte e non dalle guerre, da questo punto di vista tanto pazzi non sono.

 

Secondo me se ci sarà una fine per l'umanità, sarà molto ma molto lenta ed inarrestabile, per ora potete dormire tranquilli....a meno che non abitate in certe zone geografiche....

Guarda che il mondo non è solo Europa e USA, se per americani ed europei negli ultimi 30 anni c'è stata una "perdita di benessere" (o almeno una percezione di perdita di benessere) non è così per tutta l'umanità, c'è una fetta rilevante di mondo che sta decisamente meglio oggi rispetto a 30 anni fa, basti pensare a Cina e India che insieme fanno quasi la metà della popolazione mondiale e sicuramente stanno meglio oggi! 

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1 ora fa, JuventusOnly ha scritto:

Guarda che il mondo non è solo Europa e USA, se per americani ed europei negli ultimi 30 anni c'è stata una "perdita di benessere" (o almeno una percezione di perdita di benessere) non è così per tutta l'umanità, c'è una fetta rilevante di mondo che sta decisamente meglio oggi rispetto a 30 anni fa, basti pensare a Cina e India che insieme fanno quasi la metà della popolazione mondiale e sicuramente stanno meglio oggi! 

Certamente, ma a noi deve interessare il benessere occidentale, che purtroppo per ampie fasce della popolazione è in calo (reale, non percepito). Solo in Italia ci sono 5 milioni di persone in povertà assoluta.

Non fosse stato così non sarebbero sorti i movimenti populisti in tutto l'Ovest.

Sono problemi grossi, che comprendono le disuguaglianze crescenti, e vanno affrontati. Altrimenti, se ci si limita a dire che altrove si sta peggio, semplicemente si va a sbattere perchè occorre andare verso il meglio, non verso il peggio. La rinuncia a perseguire un miglioramento delle proprie condizioni di vita o l'impossibilità a farlo è segno fatale del declino.

Per quanto riguarda India e Cina, nel primo caso me ne rallegro, nel secondo c'è poco da esultare perchè avere una nazione governata dal partito unico come seconda potenza mondiale che aspira al primato non può non preoccupare chi anela invece alle libertà (di voto, di stampa, di pensiero, di iniziativa economica) garantite dall'attuale numero uno.

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47 minuti fa, Juventino! ha scritto:

Certamente, ma a noi deve interessare il benessere occidentale, che purtroppo per ampie fasce della popolazione è in calo (reale, non percepito). Solo in Italia ci sono 5 milioni di persone in povertà assoluta.

Non fosse stato così non sarebbero sorti i movimenti populisti in tutto l'Ovest.

Sono problemi grossi, che comprendono le disuguaglianze crescenti, e vanno affrontati. Altrimenti, se ci si limita a dire che altrove si sta peggio, semplicemente si va a sbattere perchè occorre andare verso il meglio, non verso il peggio. La rinuncia a perseguire un miglioramento delle proprie condizioni di vita o l'impossibilità a farlo è segno fatale del declino.

Per quanto riguarda India e Cina, nel primo caso me ne rallegro, nel secondo c'è poco da esultare perchè avere una nazione governata dal partito unico come seconda potenza mondiale che aspira al primato non può non preoccupare chi anela invece alle libertà (di voto, di stampa, di pensiero, di iniziativa economica) garantite dall'attuale numero uno.

A parte che il populismo si basa MOLTO sulla percezione della realtà e non solo sulla realtà. In Ungheria stanno peggio oggi di 20 anni fa? Non mi pare proprio, eppure c'è un populista di primissimo livello al governo! Per me il populismo di questi tempi campa principalmente sul mondo riflesso dai social, non sul mondo reale.

Poi, crisi del 2008 e sue conseguenze a parte, mi sai dire come numeri assoluti in quale paese occidentale oggi il PIL pro capite è inferiore a 30 o 40 anni fa? 

In Italia è tutto molto amplificato perché l'Italia purtroppo è maglia nera in Europa in questo senso, è il paese cresciuto meno, tra il 1995 e il 2014 l'Italia ha guadagnato un misero 2% di PIL!!! Il paese cresciuto meno dopo l'Italia, la Grecia, ha fatto un +13% nello stesso ventennio! 

 

crescita-del-PIL-mappa.jpg

 

In generale comunque io mi riferivo al fatto che questo mondo "allo sfascio" è tutto una questione di punti di vista, per l'osservatore occidentale magari è così, perché ha la percezione di un "tramonto", ma c'è chi invece allo stesso tempo sta assistendo al sole che sorge perché per il suo paese questo mondo "nuovo" offre più opportunità rispetto al passato. E la verità è che non ci puoi fare molto se non tentare di adeguarti e capire dove ci puoi guadagnare, è il mondo ad essere cambiato, è cambiata la competizione, è cambiata l'istruzione, è cambiata la capacità di attirare investimenti, di fare impresa, ecc, se da una parte delle aziende indiane provocheranno la chiusura di aziende italiane che non riusciranno più a competere in certi settori, dall'altra magari avrai ricchi indiani che vorranno comprarsi la Ferrari e lo yacht della Riva, poi vorranno venire in vacanza in Italia ad ammirarne le bellezze, tu questo devi fare, cogliere le occasioni nuove e non intestardirti per salvare cose che non puoi salvare o che addirittura danneggi la collettività salvandole. In Italia purtroppo questa cosa ancora non la vogliamo capire, il ragionare sul "sistema paese" non esiste, ognuno vuole salvare il suo orticello e chi se ne frega se alla fine a furia di salvare orticelli affonderemo tutti insieme! 

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2 ore fa, JuventusOnly ha scritto:

A parte che il populismo si basa MOLTO sulla percezione della realtà e non solo sulla realtà. In Ungheria stanno peggio oggi di 20 anni fa? Non mi pare proprio, eppure c'è un populista di primissimo livello al governo! Per me il populismo di questi tempi campa principalmente sul mondo riflesso dai social, non sul mondo reale.

Poi, crisi del 2008 e sue conseguenze a parte, mi sai dire come numeri assoluti in quale paese occidentale oggi il PIL pro capite è inferiore a 30 o 40 anni fa? 

In Italia è tutto molto amplificato perché l'Italia purtroppo è maglia nera in Europa in questo senso, è il paese cresciuto meno, tra il 1995 e il 2014 l'Italia ha guadagnato un misero 2% di PIL!!! Il paese cresciuto meno dopo l'Italia, la Grecia, ha fatto un +13% nello stesso ventennio! 

 

crescita-del-PIL-mappa.jpg

 

In generale comunque io mi riferivo al fatto che questo mondo "allo sfascio" è tutto una questione di punti di vista, per l'osservatore occidentale magari è così, perché ha la percezione di un "tramonto", ma c'è chi invece allo stesso tempo sta assistendo al sole che sorge perché per il suo paese questo mondo "nuovo" offre più opportunità rispetto al passato. E la verità è che non ci puoi fare molto se non tentare di adeguarti e capire dove ci puoi guadagnare, è il mondo ad essere cambiato, è cambiata la competizione, è cambiata l'istruzione, è cambiata la capacità di attirare investimenti, di fare impresa, ecc, se da una parte delle aziende indiane provocheranno la chiusura di aziende italiane che non riusciranno più a competere in certi settori, dall'altra magari avrai ricchi indiani che vorranno comprarsi la Ferrari e lo yacht della Riva, poi vorranno venire in vacanza in Italia ad ammirarne le bellezze, tu questo devi fare, cogliere le occasioni nuove e non intestardirti per salvare cose che non puoi salvare o che addirittura danneggi la collettività salvandole. In Italia purtroppo questa cosa ancora non la vogliamo capire, il ragionare sul "sistema paese" non esiste, ognuno vuole salvare il suo orticello e chi se ne frega se alla fine a furia di salvare orticelli affonderemo tutti insieme! 

Non ho letto il motivo della Tua risposta ma solo la Tua risposta ( perciò non so se sono "ot"  )

...."  è  tutto una questione di punti di vista " 

Evidentemente il grafico che hai postato si riferisce a molti anni fa ( a troppi anni fa ) 

Per inquadrare bene il problema dovresti postare un grafico che descriva l'economia delle varie nazioni PRIMA e DOPO l'Unione Europea ( e non il confronto tra il PIL di 30/40 ... 100/200  anni fa , per dire  ) .

Per quanto riguarda l'Italia ,  ricorda che quando stava " nel Suo orticello da sola "  , ( prima dell'entrata in  "comunità " UEzona ) ,   alla fine anni  '80 - inizio degli anni '90 era la QUARTA  potenza economica mondiale ( per non parlare degli Stati che , ancora oggi ,  stanno benissimo " nel Loro orticello  da soli "  senza essere legati mani e piedi a dei dogmi assurdi comunitari  dettati da tecnocrati/ordoliberisti ) 

Morale :  è questione di punti di vista solo se consideri  dei periodi storici (in senso lato ) molto distanti tra loro . 

 

 

 

 

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Non ho letto il motivo della Tua risposta ma solo la Tua risposta ( perciò non so se sono "ot"  )
...."  è  tutto una questione di punti di vista " 
Evidentemente il grafico che hai postato si riferisce a molti anni fa ( a troppi anni fa ) 
Per inquadrare bene il problema dovresti postare un grafico che descriva l'economia delle varie nazioni PRIMA e DOPO l'Unione Europea ( e non il confronto tra il PIL di 30/40 ... 100/200  anni fa , per dire  ) .
Per quanto riguarda l'Italia ,  ricorda che quando stava " nel Suo orticello da sola "  , ( prima dell'entrata in  "comunità " UEzona ) ,   alla fine anni  '80 - inizio degli anni '90 era la QUARTA  potenza economica mondiale ( per non parlare degli Stati che , ancora oggi ,  stanno benissimo " nel Loro orticello  da soli "  senza essere legati mani e piedi a dei dogmi assurdi comunitari  dettati da tecnocrati/ordoliberisti ) 
Morale :  è questione di punti di vista solo se consideri  dei periodi storici (in senso lato ) molto distanti tra loro . 
 
 
 
 
Io parlavo di vari orticelli DENTRO l'Italia, ovvero che in generale ogni categoria ragiona per i propri interessi, l'idea che ci possa essere un interesse generale, un interesse del sistema paese, non è contemplata.

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4 ore fa, JuventusOnly ha scritto:

A parte che il populismo si basa MOLTO sulla percezione della realtà e non solo sulla realtà. In Ungheria stanno peggio oggi di 20 anni fa? Non mi pare proprio, eppure c'è un populista di primissimo livello al governo! Per me il populismo di questi tempi campa principalmente sul mondo riflesso dai social, non sul mondo reale.

Poi, crisi del 2008 e sue conseguenze a parte, mi sai dire come numeri assoluti in quale paese occidentale oggi il PIL pro capite è inferiore a 30 o 40 anni fa? 

In Italia è tutto molto amplificato perché l'Italia purtroppo è maglia nera in Europa in questo senso, è il paese cresciuto meno, tra il 1995 e il 2014 l'Italia ha guadagnato un misero 2% di PIL!!! Il paese cresciuto meno dopo l'Italia, la Grecia, ha fatto un +13% nello stesso ventennio! 

 

crescita-del-PIL-mappa.jpg

 

In generale comunque io mi riferivo al fatto che questo mondo "allo sfascio" è tutto una questione di punti di vista, per l'osservatore occidentale magari è così, perché ha la percezione di un "tramonto", ma c'è chi invece allo stesso tempo sta assistendo al sole che sorge perché per il suo paese questo mondo "nuovo" offre più opportunità rispetto al passato. E la verità è che non ci puoi fare molto se non tentare di adeguarti e capire dove ci puoi guadagnare, è il mondo ad essere cambiato, è cambiata la competizione, è cambiata l'istruzione, è cambiata la capacità di attirare investimenti, di fare impresa, ecc, se da una parte delle aziende indiane provocheranno la chiusura di aziende italiane che non riusciranno più a competere in certi settori, dall'altra magari avrai ricchi indiani che vorranno comprarsi la Ferrari e lo yacht della Riva, poi vorranno venire in vacanza in Italia ad ammirarne le bellezze, tu questo devi fare, cogliere le occasioni nuove e non intestardirti per salvare cose che non puoi salvare o che addirittura danneggi la collettività salvandole. In Italia purtroppo questa cosa ancora non la vogliamo capire, il ragionare sul "sistema paese" non esiste, ognuno vuole salvare il suo orticello e chi se ne frega se alla fine a furia di salvare orticelli affonderemo tutti insieme! 

Dunque cerco di rispondere per punti:

 

1) L'Ungheria oggi va molto bene, è vero, ma quando arrivò Orban nel 2010 la situazione era tutt'altro che rosea. Ha ottenuto risultati importanti ed è stato premiato. Il che dimostra che non è vero che tutti i cosiddetti populisti non abbiano capacità di governo.

 

2) Non è questione solo di pil (che pure come dici in molti paesi è cresciuto) ma di distribuzione della ricchezza e dei salari. Chi si è di gran lunga più arricchito in questi anni era già ricco prima. Inoltre i salari sono stagnanti: per esempio negli Usa quando ha vinto Trump (2016) erano fermi al livello di 16 anni prima (2000).

 

3) Sul fatto che la visione negativa sia occidentale sono più che d'accordo, ed io in quanto occidentale di quella mi preoccupo. Se cinesi ed indiani stanno meglio sono contento, ma non se a scapito degli occidentali.

 

4) Non credo nell'ineluttabilità del futuro. Per esempio negli anni '80 molti erano convinti che il Giappone fosse ormai destinato a superare gli Usa come pil e poi si è visto cosa è successo. 

Inoltre gli Stati Uniti dispongono di ampie leve per modificare le cose. Una possibile guerra commerciale con la Cina è una di queste. E lasciare interi settori nelle mani di paesi stranieri potrebbe essere molto pericoloso. 

 

5) Sono d'accordo sul fatto che ci siano aspetti positivi per l'Italia che vanno sfruttati facendo sistema, cosa che purtroppo spesso non accade. Al contempo ci sono storture ed abusi che vanno contrastati. Il mancato riconoscimento della Cina come economia di mercato è un passo avanti.

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Il 4/5/2018 Alle 18:36, JuventusOnly ha scritto:

A proposito di giro...

 

TEL AVIV – Aspre critiche per l'assenso dei responsabili israeliani allo svolgimento del Giro d'Italia (che inizia oggi a Gerusalemme con una crono di 10 km) anche durante il riposo sabbatico sono espresse oggi con titoli vistosi in prima pagina da due quotidiani degli ebrei ortodossi. ''Con massima vergogna ed angoscia - scrive 'Hamodia' - profanazioni di massa del sabato sono previste domani in alcune città del Paese in occasione di una gara internazionale di ciclismo''. Di analogo parere 'Yeted Neeman' secondo cui si avverte ''una forte afflizione nel mondo ebraico per le profanazioni di massa e senza precedenti'' previste per domani. Il riferimento è al ricorso alle forze dell'ordine, alle trasmissioni televisive e alla disponibilità di alcuni municipi di rendere possibile lo svolgimento della gara. 'Yeted Neeman' accusa i dirigenti di Israele di aver dato ''un calcio'' a uno dei valori centrali dell'ebraismo: il rispetto del riposo sabbatico negli spazi pubblici del Paese. ''Tutto ciò - aggiunge - di fronte ad un miliardo di spettatori nel mondo, per di più con sovvenzionamenti statali per decine di milioni di dollari, cosa che accresce il senso di ignominia e di vergogna''.

 

.doh

gli ebrei ortodossi sono uno spettacolo.

si fanno mantenere, non fanno neanche  il servizio militare in un paese dove è a dir poco vitale, e poi arrabbiano per queste cose.

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22 ore fa, CND Rocket ha scritto:

In una decina di giorni succederanno diversi eventi che potrebbero portare ad una guerra diretta tra iran ed israele.

Ne dubito, i diversi schieramenti parteciperebbero per procura fornendo armamenti e supporto...per arrivare ad una guerra diretta tra superpotenze deve succede qualcosa di veramente grave, qualcosa che faccia sentire una delle due fazioni sull'orlo del baratro....sarebbe inimmaginabile.

 

Secondo me i veri pericoli sono altri e molto più nascosti, stiamo distruggendo questo mondo ma in pochi se ne accorgono...per non parlare della situazione economica e sociale....alcuni miliardari un pò pazzi stanno costruendo bunker per rifugiarsi dalle rivolte e non dalle guerre, da questo punto di vista tanto pazzi non sono.

 

Secondo me se ci sarà una fine per l'umanità, sarà molto ma molto lenta ed inarrestabile, per ora potete dormire tranquilli....a meno che non abitate in certe zone geografiche....

condivido il discorso sul declino generalizzato che l'umanità sta vivendo oggi.

però se conosci un po la storia, ti accorgi che sono periodi ciclici... si sale e si scende continuamente.

speriamo di farie in tempo a vedere un po di salita....

certo è vero che negli ultimi anni, c'è stato un'imbarbarimento generale delle società occidentali e non.

basta osservare nel nostro piccolo... autovelox selvaggi, telefonate truffa continue, fregature ovunque.

si scende, di male in peggio, mediocrità ovunque.

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17 ore fa, Juventino! ha scritto:

Dunque cerco di rispondere per punti:

 

1) L'Ungheria oggi va molto bene, è vero, ma quando arrivò Orban nel 2010 la situazione era tutt'altro che rosea. Ha ottenuto risultati importanti ed è stato premiato. Il che dimostra che non è vero che tutti i cosiddetti populisti non abbiano capacità di governo.

 

2) Non è questione solo di pil (che pure come dici in molti paesi è cresciuto) ma di distribuzione della ricchezza e dei salari. Chi si è di gran lunga più arricchito in questi anni era già ricco prima. Inoltre i salari sono stagnanti: per esempio negli Usa quando ha vinto Trump (2016) erano fermi al livello di 16 anni prima (2000).

 

3) Sul fatto che la visione negativa sia occidentale sono più che d'accordo, ed io in quanto occidentale di quella mi preoccupo. Se cinesi ed indiani stanno meglio sono contento, ma non se a scapito degli occidentali.

 

4) Non credo nell'ineluttabilità del futuro. Per esempio negli anni '80 molti erano convinti che il Giappone fosse ormai destinato a superare gli Usa come pil e poi si è visto cosa è successo. 

Inoltre gli Stati Uniti dispongono di ampie leve per modificare le cose. Una possibile guerra commerciale con la Cina è una di queste. E lasciare interi settori nelle mani di paesi stranieri potrebbe essere molto pericoloso. 

 

5) Sono d'accordo sul fatto che ci siano aspetti positivi per l'Italia che vanno sfruttati facendo sistema, cosa che purtroppo spesso non accade. Al contempo ci sono storture ed abusi che vanno contrastati. Il mancato riconoscimento della Cina come economia di mercato è un passo avanti.

1) Anche senza Orban stavano comunque meglio di 20 anni fa.

2) Quello al massimo è un problema interno dei vari paesi che risolvi con misure e leggi atte a ridistribuire la ricchezza.

3) E' scontato che sia a "scapito" dei paesi occidentali, perché sei tu la parte ricca del mondo e sei tu quello che perderai ricchezza quando gli altri saranno in grado di competere con te e sottrarti quote di mercato. 

4) Certo, ma negli anni 80 era Occidente e Giappone, non c'era altro, oggi (e nei prossimi 50 anni) saranno sempre di più i paesi in grado di competere con te su tutto o quasi. 

5) La Cina è la fabbrica del mondo, ci sparano tutti addosso a parole ma poi nei fatti ci guadagnano tutti. 

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4 ore fa, JuventusOnly ha scritto:

1) Anche senza Orban stavano comunque meglio di 20 anni fa.

2) Quello al massimo è un problema interno dei vari paesi che risolvi con misure e leggi atte a ridistribuire la ricchezza.

3) E' scontato che sia a "scapito" dei paesi occidentali, perché sei tu la parte ricca del mondo e sei tu quello che perderai ricchezza quando gli altri saranno in grado di competere con te e sottrarti quote di mercato. 

4) Certo, ma negli anni 80 era Occidente e Giappone, non c'era altro, oggi (e nei prossimi 50 anni) saranno sempre di più i paesi in grado di competere con te su tutto o quasi. 

5) La Cina è la fabbrica del mondo, ci sparano tutti addosso a parole ma poi nei fatti ci guadagnano tutti. 

Vedremo. 

 

Io non ne sono convinto. O meglio credo che alcuni (India o Cina) potranno puntarci (già lo fanno) ma molti altri no.

 

Molti dei cosiddetti Brics, che venivano esaltati fino a 10-15 anni fa, sono in crisi o in stagnazione: la Russia malgrado le imprese militari ha forti inefficienze interne; il Brasile cresce molto meno di quanto ci si aspettasse e ha problemi di instabilità politica e di corruzione; anche il Sudafrica è messo peggio di quanto ci si attendesse. I paesi africani non ne parliamo. Il problema è cinese, ma gli Usa risolveranno la questione perché non permetteranno che qualcuno li scalzi dalla posizione che occupano.

 

 

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3 ore fa, Juventino! ha scritto:

I will be announcing my decision on the Iran Deal tomorrow from the White House at 2:00pm.

11:44 - 7 mag 2018

Annuncerà il ritiro. 

Secondo il NYT Trump avrebbe già anticipato a Macron la sua decisione di ritirarsi dal deal nucleare.

A questo punto verranno ripristinate anche tutte le sanzioni USA all'Iran. 

Da aspettarsi un aumento dei prezzi del greggio per il probabile calo delle estrazioni iraniane.

I produttori di fracking americani ringraziano. I sauditi pure.

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Secondo me ha fatto bene, ovviamente ora tutti i politically correct diranno che la colpa è di Trump e non di Obama...come al solito.

Il "nostro" premier non eletto ha già stabilito la linea del bel paese, per fortuna contiamo meno dello zimbabwe nel bene o nel male.

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trump dice che le sanzioni verranno allargate anche a chi non le rispetterà unione europea in testa

arroganza massima.

dopo le minacce sui dazi, dopo che le imprese europee si sono esposte in iran (italiane e tedesche in testa) trump e gli stati uniti rischia seriamente di perdere gli alleati oltreoceano e ritrovarsi sempre più isolata

l'unione euopea comincerà seriamente a guardare a cina e russia

4 ore fa, sol invictus ha scritto:

Annuncerà il ritiro. 

Secondo il NYT Trump avrebbe già anticipato a Macron la sua decisione di ritirarsi dal deal nucleare.

A questo punto verranno ripristinate anche tutte le sanzioni USA all'Iran. 

Da aspettarsi un aumento dei prezzi del greggio per il probabile calo delle estrazioni iraniane.

I produttori di fracking americani ringraziano. I sauditi pure.

secondome la più felice è la russia

acne alla cina non dispiace

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Rohani: “Decisione illegittima. Pronti ad arricchire l’uranio”

La rabbia del leader iraniano: faremo di tutto contro Usa e Israele. Venti di guerra in Siria, raid dello Stato ebraico su una base a Damasco
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AP

Hassan Rohani, 69 anni, dal 3 agosto 2013 è presidente dell’Iran: dopo l’annuncio di Trump ha comunicato che resterà nell’intesa

 
 
 
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Pubblicato il 09/05/2018
Ultima modifica il 09/05/2018 alle ore 07:03
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
 

Hassan Rohani risponde nel giro di pochi minuti, in diretta tv, all’annuncio di Donald Trump e accusa l’America di aver preso una decisione «illegale, illegittima, che mina gli accordi internazionali», di essere un Paese che «mette firme vuote su pezzi di carta» e non rispetta mai la parola data. Il presidente iraniano annuncia che «resterà nell’intesa» ma avverte che «c’è poco tempo per iniziare i negoziati per mantenerla in piedi», e di aver ordinato all’Agenzia atomica «di essere pronta a riprendere l’arricchimento dell’uranio come mai prima, già nelle prossime settimane», se non ci dovesse riuscire.  

 

 

La replica è un misto di orgoglio nazionale e ricerca di dialogo, per lo meno con l’Europa. L’Iran, assicura «sarà più forte e unito che mai», non è isolato e ha dimostrato di saper mantenere gli impegni mentre gli Stati Uniti non sono affidabili e «l’unico alleato che li segue è Israele». 

 

Rohani, alla fine, ribadisce che il suo governo è pronto a fare «tutto quello che vuole il popolo iraniano» contro Stati Uniti e Stato ebraico. «L’opzione militare», anche se mai citata, è sul tavolo della Guida Suprema Ali Khamenei, in un ventaglio di reazioni che possono andare dalla più moderata, restare nell’intesa con europei, russi e cinesi, alla più estrema, uscire dal Trattato di non proliferazione come fece la Corea del Nord. Anche perché, se Israele teme un «accerchiamento» da parte degli Stati arabi alleati della Repubblica islamica, gli ayatollah si sentono a loro volta sotto assedio, con decine di basi militari Usa nel Golfo, in Iraq, Afghanistan, viste come una tenaglia. 

 

Ed è proprio Rohani, all’interno del regime, il più indebolito dalla virata dell’America: dovrà dimostrare in fretta di saper salvare quel che resta dell’accordo e proteggere l’economia. Khamenei, che svolge un ruolo di mediazione fra l’ala dialogante e quella oltranzista, rischia di essere spinto verso le posizioni dei Pasdaran. Su questa linea è il presidente del Parlamento Ali Larijani: «L’unico linguaggio che conoscono gli americani - ha commentato - è la forza». Gli ha fatto eco il comandante dei Pasdaran, generale Hossein Salami, che ha avvertito che il Paese «è pronto agli scenari più pericolosi».  

 

L’ala estremista spinge per una rappresaglia su Israele, per «vendicare» i raid in Siria del 9 e 29 aprile. È una minaccia che Israele prende sul serio. Ieri il premier Benjamin Netanyahu, dopo aver lodato «la coraggiosa decisione» di Trump, è tornato ad accusare l’Iran di piazzare «armi molto pericolose in Siria», mentre l’intelligence militare ha notato «movimenti sospetti» di forze iraniane e ha portato le forze di difesa «all’allerta massima» sul Golan, dove ha fatto aprire i rifugi anti-bomba. Soffiano qui i venti di guerra più forti: l’esercito ha cominciato a richiamare i riservisti e un raid, con tutta probabilità israeliano, ha colpito una base militare siriana vicino a Damasco, nella cittadina di Kisweh. Due missili israeliani - dice la tv di Stato siriana - sono stati abbattuti. L’intelligence è convinta che gli obiettivi di una possibile rappresaglia siano le basi dell’aviazione in Israele, con una ritorsione missilistica affidata a milizie sciite alleate come Hezbollah, e vuole anticipare le mosse iraniane. 

 

Il secondo fronte che rischia di aprirsi è quello contro soldati Usa in Iraq e Siria, dove Washington schiera duemila uomini. In Siria ci sono anche dai 10 ai 15 mila combattenti iracheni sciiti della Brigata Harakat Hezbollah al-Nujaba. Il loro leader, l’imam Akram Kaabi, ha già minacciato le truppe americane, «un bersaglio legittimo». L’ultimo fronte è quello economico. La sospensione delle sanzioni alla fine del 2015 ha portato a un boom, con una crescita del 13 per cento nell’anno fiscale 2016-2017. Ma già nel 2017-2018 ci sarà un forte rallentamento, secondo la Banca mondiale. Con il ripristino delle sanzioni si rischia la recessione. Teheran deve fronteggiare un possibile taglio all’export di petrolio di un milione di barili: ai prezzi attuali una perdita di 70 milioni di dollari al giorno. Solo la Cina, che ha raddoppiato nell’ultimo decennio la sua quota sulle esportazioni di greggio iraniano, potrebbe ridurre l’impatto negativo. 

 

La stampa

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Il 6/5/2018 Alle 15:38, JuventusOnly ha scritto:

1) Anche senza Orban stavano comunque meglio di 20 anni fa.

2) Quello al massimo è un problema interno dei vari paesi che risolvi con misure e leggi atte a ridistribuire la ricchezza.

3) E' scontato che sia a "scapito" dei paesi occidentali, perché sei tu la parte ricca del mondo e sei tu quello che perderai ricchezza quando gli altri saranno in grado di competere con te e sottrarti quote di mercato. 

4) Certo, ma negli anni 80 era Occidente e Giappone, non c'era altro, oggi (e nei prossimi 50 anni) saranno sempre di più i paesi in grado di competere con te su tutto o quasi. 

5) La Cina è la fabbrica del mondo, ci sparano tutti addosso a parole ma poi nei fatti ci guadagnano tutti. 

Questo articolo sembra sposare la tua tesi dal momento che nella tabella riportata i paesi ottimisti sul futuro sono tutti non occidentali. 

 

Ah la soluzione proposta (10000 sterline una tantum a tutti i 25enni) mi sembra una cavolata, buona solo per portare qualche voto ai conservatori, che hanno scarsissimo appeal tra i giovani. Ma, come in Italia, non è con i bonus che si risolvono i problemi.

 

 

 

“Undicimila euro ai giovani per ridurre le diseguaglianze”

La proposta di un think tank inglese finanziata con le tasse apre il dibattito anche in Italia
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Pubblicato il 09/05/2018
Ultima modifica il 09/05/2018 alle ore 07:54
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA
 

Una «eredità di cittadinanza» di 11.400 euro pagata a tutti i giovani al compimento dei 25 anni. È questa la rivoluzionaria proposta formulata per la Gran Bretagna dalla Commissione Intergenerazionale della Resolution Foundation, un think tankpresieduto da un ex ministro Tory e dai rappresentanti di sindacati e Confindustria britannica, che proprio ieri ha diffuso il suo rapporto conclusivo al termine di due anni di lavoro.  

 

 

Secondo il rapporto, diffuso ieri dal Guardian, in Gran Bretagna c’è ormai un immenso baratro di diseguaglianza: da una parte la generazione dei baby boomers (i nati tra il 1946 e il 1965), che hanno potuto godere di servizi eccellenti, di un welfare generoso e degli effetti di una lunga fase di crescita economica. Dall’altra, i millennials (i nati tra il 1981 e il 2000), che invece devono fare i conti con gravi difficoltà nella ricerca di un lavoro, se lo trovano hanno salari più bassi, fruiscono di servizi e welfare scadenti e costosi, e avranno pensioni molto più basse dei loro padri e a un’età molto più avanzata.  

 

I giovani britannici tra 25 e 34 anni, dipinti laggiù (ma anche in Italia) come edonisti spendaccioni e «bamboccioni», nel 2001 avevano gli stessi livelli di consumo dei 55-64enni; oggi invece consumano il 15% in meno dei loro padri. Il sogno di possedere una casa per un millennial è il doppio più difficile di quanto lo sia per un baby boomer. L’unica speranza per molti è quella di ereditare dai genitori defunti; peccato che la dipartita si verifichi molto tardi, quando il giovane è diventato quasi anziano anche lui, e l’eredità servirà a poco. Di qui un generale pessimismo dei giovani nei confronti del futuro. E il rischio che «la disuguaglianza tra generazioni - si legge - si combini con le disuguaglianze di reddito all’interno delle generazioni, riducendo la mobilità sociale». 

 

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La soluzione, secondo gli studiosi della Resolution Foundation, è quella di concedere una una tantum di 10.000 sterline al compimento dei 25 anni. Soldi che possono essere utilizzati a piacere: per pagarsi una casa, per finanziare lo studio, per far partire un’azienda o da mettere da parte in vista della (lontana) pensione. L’«eredità di cittadinanza» sarebbe finanziata da una modifica sulla tassa sulle successioni ed eredità, che oggi in Gran Bretagna sono colpite da un’aliquota del 40% oltre il milione di sterline. 

 

E in Italia, come stanno le cose? I freddi numeri dicono che la diseguaglianza generazionale nel nostro Paese è ancora più spinta. E dunque forse l’«eredità di cittadinanza» - ideata dal grande economista inglese Tony Atkinson - sarebbe ancora più necessaria. In Italia la disoccupazione giovanile è al 31,7 per cento, contro l’11% di quella generale; trovare un impiego stabile è difficile, e i «lavoretti» (Foodora docet) sono ben poco redditizi. Siamo il paese dei «Neet», con 2,2 milioni di ragazzi che non studiano e non lavorano. Nel 2041 si andrà in pensione a 69 anni, e con un assegno molto più scarso dell’80% per cento dell’ultimo stipendio (a 53 anni) intascato dalle generazioni passate. Una casa ad affitto sociale è un’utopia, acquistare spesso è solo un sogno; quasi mai ci sono asili nido per chi vuole far figli. Siamo un Paese senza mobilità sociale: da noi chi è ricco (e chi è povero) resta tale, visto che secondo Bankitalia i figli del 10% di italiani più abbienti ereditano in media 213.000 euro, mentre quelli del 10% più povero si ritroveranno invece con un debito di circa 418 euro a testa. Politiche attive pubbliche per i giovani? Qualche agevolazione per i prestiti d’onore e per le nuove imprese. E il bonus di 500 euro per i 18enni. 

 

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8 ore fa, Vonpalace ha scritto:

trump dice che le sanzioni verranno allargate anche a chi non le rispetterà unione europea in testa

arroganza massima.

dopo le minacce sui dazi, dopo che le imprese europee si sono esposte in iran (italiane e tedesche in testa) trump e gli stati uniti rischia seriamente di perdere gli alleati oltreoceano e ritrovarsi sempre più isolata

l'unione euopea comincerà seriamente a guardare a cina e russia

secondome la più felice è la russia

acne alla cina non dispiace

Per come la vedo io la questione è questa.

 Il deal nucleare, nella visione idealistica di Obama era il punto di partenza per superare i vecchi steccati della guerra fredda ed alleanze considerate scomode o inopportune (come quella con i sauditi), ovvero troppo impegnative e costose (come quella con Israele) aprendo al dialogo con un nemico storico come l'Iran, cancellandone lo status di paria ed ammettendolo nel salotto dei good guys. Il presupposto affinché tale progetto potesse funzionare si basava su una scommessa, molto pericolosa: quella cioè che un ritrovato benessere economico da parte iraniana, vale a dire del popolo iraniano,  come conseguenza dell'abolizione delle sanzioni e relativa riapertura delle esportazioni di greggio, servisse a rafforzare l'ala più "moderata" o "riformista" dell'establishment iraniano, ovvero quello che ruota(va?) attorno a Rohani e viceversa ad indebolire quella oltranzista rappresentata da Khamenei e dai pasdaran.

In altre parole, si trattava di una diversa forma di quella "esportazione della Democrazia" di bushiana memoria, con il benessere fatto piovere sulle teste degli iraniani al posto delle bombe neocon.  Una visione molto idealistica, molto "obamiana", per certi versi coraggiosa: innescare un circolo virtuoso di benessere-riforme-democrazia-benessere che avrebbe consentito al popolo iraniano di fare progressivamente uscire l'Iran dal suo medioevo religioso-ideologico-politico, senza interventi esterni ma anzi cercando di cooptare l'Iran nel dialogo attraverso una apertura di credito in termini di fiducia. 

Questa scommessa aveva però un  prezzo: la Siria, che Obama in pratica ha scelto di sacrificare sull'altare del dialogo con Teheran. La Siria quindi, come pegno di buona volontà per lisciare il pelo agli ayatollah.

Non solo: affinché il progetto obamiano funzionasse era indispensabile che il benessere venisse diffuso sull'intero popolo iraniano e questo poteva avvenire solo se i guardiani della rivoluzione,  vale a dire i pasdaran che controllano una fetta enorme dell'economia iraniana attraverso fondazioni religiose in mano ai vari ayatollah, rinunciassero al loro potere, o almeno che lo condividessero con il libero mercato. Cosa che ovviamente non è avvenuta. Anzi, è avvenuto il contrario: i maggiori proventi ottenuti con la fine delle sanzioni sono rimasti concentrati nelle mani dei pasdaran e dei loro sodali, senza essere redistribuiti tra il popolo ma anzi venendo utilizzati per finanziare la guerra in Siria e sostenere il regime di Assad, con il risultato di rendere ancora più forte ed aggressiva l'ala oltranzista dell'establishment iraniano. 

In pratica, l'esatto contrario di quanto auspicato da Obama.

Altra cosa. La scelta di Obama di superare i vecchi schemi ha avuto come risultato quello di inasprire i rapporti con i tradizionali alleati: Israele e Arabia saudita in primis, , senza alcun vantaggio da parte degli USA.

A questo punto quindi, visto che la scommessa di Obama è miseramente fallita,  per quale ragione continuare a mantenere in piedi un accordo che non porta agli USA alcun vantaggio?

Meglio quindi ritornare al vecchio schema di alleanze pre-obamiano, quello tradizionale e classico che ha funzionato per 50 anni. Ovvio  che questo "ritorno a Canossa" da parte americana ha avuto un prezzo: la denuncia del deal nucleare con l'Iran quale "prova d'amore" per i vecchi alleati, che così hanno potuto "perdonare" il "giro di valzer" obamiano con Teheran. 

Adesso, perlomeno la situazione è definitivamente chiara. I vecchi alleati sono ritornati alleati ed i vecchi nemici, che non hanno mai cessato di esserlo, sono ritornati tali e nel caos mediorientale questo è certamente un fatto positivo. 

L'epoca degli idealismi e delle utopie obamiane è definitivamente chiusa.

 

Non amo particolarmente Trump, ma il deal con Teheran era diventato inutile proprio perché non aveva neanche lontanamente sfiorato i presupposti per i quali era stato concepito: e se in politica una cosa non è utile è molto probabile che sia dannosa.

 

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22 minuti fa, sol invictus ha scritto:

Per come la vedo io la questione è questa.

 Il deal nucleare, nella visione idealistica di Obama era il punto di partenza per superare i vecchi steccati della guerra fredda ed alleanze considerate scomode o inopportune (come quella con i sauditi), ovvero troppo impegnative e costose (come quella con Israele) aprendo al dialogo con un nemico storico come l'Iran, cancellandone lo status di paria ed ammettendolo nel salotto dei good guys. Il presupposto affinché tale progetto potesse funzionare si basava su una scommessa, molto pericolosa: quella cioè che un ritrovato benessere economico da parte iraniana, vale a dire del popolo iraniano,  come conseguenza dell'abolizione delle sanzioni e relativa riapertura delle esportazioni di greggio, servisse a rafforzare l'ala più "moderata" o "riformista" dell'establishment iraniano, ovvero quello che ruota(va?) attorno a Rohani e viceversa ad indebolire quella oltranzista rappresentata da Khamenei e dai pasdaran.

In altre parole, si trattava di una diversa forma di quella "esportazione della Democrazia" di bushiana memoria, con il benessere fatto piovere sulle teste degli iraniani al posto delle bombe neocon.  Una visione molto idealistica, molto "obamiana", per certi versi coraggiosa: innescare un circolo virtuoso di benessere-riforme-democrazia-benessere che avrebbe consentito al popolo iraniano di fare progressivamente uscire l'Iran dal suo medioevo religioso-ideologico-politico, senza interventi esterni ma anzi cercando di cooptare l'Iran nel dialogo attraverso una apertura di credito in termini di fiducia. 

Questa scommessa aveva però un  prezzo: la Siria, che Obama in pratica ha scelto di sacrificare sull'altare del dialogo con Teheran. La Siria quindi, come pegno di buona volontà per lisciare il pelo agli ayatollah.

Non solo: affinché il progetto obamiano funzionasse era indispensabile che il benessere venisse diffuso sull'intero popolo iraniano e questo poteva avvenire solo se i guardiani della rivoluzione,  vale a dire i pasdaran che controllano una fetta enorme dell'economia iraniana attraverso fondazioni religiose in mano ai vari ayatollah, rinunciassero al loro potere, o almeno che lo condividessero con il libero mercato. Cosa che ovviamente non è avvenuta. Anzi, è avvenuto il contrario: i maggiori proventi ottenuti con la fine delle sanzioni sono rimasti concentrati nelle mani dei pasdaran e dei loro sodali, senza essere redistribuiti tra il popolo ma anzi venendo utilizzati per finanziare la guerra in Siria e sostenere il regime di Assad, con il risultato di rendere ancora più forte ed aggressiva l'ala oltranzista dell'establishment iraniano. 

In pratica, l'esatto contrario di quanto auspicato da Obama.

Altra cosa. La scelta di Obama di superare i vecchi schemi ha avuto come risultato quello di inasprire i rapporti con i tradizionali alleati: Israele e Arabia saudita in primis, , senza alcun vantaggio da parte degli USA.

A questo punto quindi, visto che la scommessa di Obama è miseramente fallita,  per quale ragione continuare a mantenere in piedi un accordo che non porta agli USA alcun vantaggio?

Meglio quindi ritornare al vecchio schema di alleanze pre-obamiano, quello tradizionale e classico che ha funzionato per 50 anni. Ovvio  che questo "ritorno a Canossa" da parte americana ha avuto un prezzo: la denuncia del deal nucleare con l'Iran quale "prova d'amore" per i vecchi alleati, che così hanno potuto "perdonare" il "giro di valzer" obamiano con Teheran. 

Adesso, perlomeno la situazione è definitivamente chiara. I vecchi alleati sono ritornati alleati ed i vecchi nemici, che non hanno mai cessato di esserlo, sono ritornati tali e nel caos mediorientale questo è certamente un fatto positivo. 

L'epoca degli idealismi e delle utopie obamiane è definitivamente chiusa.

 

Non amo particolarmente Trump, ma il deal con Teheran era diventato inutile proprio perché non aveva neanche lontanamente sfiorato i presupposti per i quali era stato concepito: e se in politica una cosa non è utile è molto probabile che sia dannosa.

 

Perfetto

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1 ora fa, Juventino! ha scritto:
The Kingdom of Saudi Arabia fully supports the measures taken by @POTUS with regards to the JCPOA. we always had reservations with regards to sunset clauses, ballistic missiles program, and Iran’s support for terrorism in the region.

Khalid è il fratello di MBS erede al trono saudita, il che fa intendere che la parte della famiglia Saud che detiene  il potere è compatta e non ci ci sono fronde al suo interno.

 

Una considerazione sulle sanzioni. La tecnologia estrattiva iraniana è completamente occidentale e l'Iran ha quindi necessità dei paesi occidentali per potere migliorare e riammodernare i propri impianti, prima ancora che per per vendere il proprio petrolio (che invece può benissimo continuare  a esportare in Cina e India).

Ovviamente, un domani l'Iran potrebbe fare ricorso in alternativa alla tecnologia petrolifera russa, per sostituire quella occidentale nel caso le aziende occidentali non-americane ripristinassero le sanzioni  (Total ed ENI in testa) tuttavia:

1) non è un lavoro che si può fare dall'oggi al domani,  ma richiede anni, ed ogni giorno perduto sono milioni di dollari che l'Iran vede andare in fumo.

2) la tecnologia estrattiva russa è basicamente obsoleta e costosa, quindi l'Iran si troverebbe a dover rinunciare ad una tecnologia occidentale vecchiotta ma che può essere teoricamente  ammodernata, sostituendola con una tecnologia russa di partenza obsoleta. In pratica una specie di lose-lose situation. 

 

Riassumendo,, l'Iran ha l'incubo che le aziende petrolifere occidentali possano aderire alle sanzioni americane, perché non potrebbe rimpiazzarle facilmente, mentre Washington ha viceversa la necessità che le aziende europee aderiscano alle sanzioni per poterle rendere davvero efficaci così da dissanguare l'Iran costringendolo a ridimensionare la propria politica in Medio Oriente

In punto è: saranno o no, le aziende occidentali, disposte ad applicare le sanzioni che verranno imposte da Washington all'Iran?

 

Ora come ora non ci sono certezze. La Total rischia pesante in Iran e probabilmente cercherà di trovare il modo di salvare la sua parte della torta.  

Anche per l'ENI è oggettivamente difficile rinunciare al boccone persiano, tenendo però conto che se non dovesse farlo potrebbe mettere a rischio i propri interessi negli USA, in particolare nel golfo del Messico e in Alaska, che verrebbero inevitabilmente colpiti dalla reazione di Washington.

Va detta anche un'altra cosa: l'ENI è stata la prima azienda non-americana ad ottenere dal governo USA, nel dicembre scorso, i diritti di trivellazione in Alaska.

Ora: non è detto che le due cose siano per forza legate assieme, tuttavia la tempistica mi pare un po' sospetta, al punto da farmi pensare che le concessioni in Alaska  possano essere una specie di compensazione preventiva affinché l'Eni scelga domani di abbandonare il boccone iraniano adeguandosi alle sanzioni che verranno. Fosse così dimostrerebbe che la politica estera di Trump  persegue un disegno strategico coerente, e non va avanti solo a colpi di tweet.

 

Vedremo. Certo è che si tratta di un risiko che apre scenari imprevedibili.  

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Intanto, questa notte l'aviazione israeliana ha colpito di nuovo obiettivi iraniani in Siria. Si sarebbe trattato di un attacco molto pesante attuato attorno a mezzanotte, dopo che una ventina di razzi iraniani/hezbollah erano stati sparati verso le postazioni israeliane sulle alture del Golan.

Gli obiettivi iraniani colpiti sarebbero centri di comando, depositi di armi, punti di intelligence e caserme, utilizzati dai pasdaran.

Le prime valutazioni, non confermate, riportano 23 morti. L'agenzia governativa siriana SANA riferisce di una postazione radar distrutta

Secondo il portavoce militare israeliano, l'attacco della scorsa notte sarebbe stata "l'operazione aerea maggiore degli ultimi anni".

https://www.nytimes.com/2018/05/10/world/middleeast/israel-iran-syria-military.html

 

La tensione dunque, tra Israele e Iran sta montando. Direi che se non è guerra aperta, ci siamo molto, molto vicini.

Vedremo se ci sarà una risposta iraniana nelle prossime ore, ma qualcosa mi dice che il conflitto potrebbe tracimare presto anche nel Libano del sud.

A naso, ho la sensazione che Israele non aspetti che l'occasione buona per colpire duro.

 

E' interessante notare come il lancio di razzi iraniani verso il Golan ed il successivo attacco israeliano contro gli iraniani in Siria seguano di poche ore la conclusione della visita ufficiale di Netanyahu a Mosca: una tempistica che sa di messaggio in codice, con gli iraniani a giocare una partita in proprio (che non si capisce quanto Mosca sia in grado o abbia voglia di controllare) e gli israeliani a ribadire di ritenersi liberi di colpire per tutelare i propri interessi.

 

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Secondo me finchè non succede qualcosa di veramente "grosso" o finchè Israele non colpisce direttamente il territorio Iraniano, si andrà avanti con questa specie di guerriglia ancora per un pò.

In ogni caso, la situazioni da quelle parti è critica.

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