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ValerioBncnr

Parliamo della Svezia: che cosa è successo a questo paese?

Post in rilievo

Ho visto il video di Fanpage mi pare, ci sono delle persone che riescono per un pelo a salvarsi entrando in un negozio. Spaventoso, davvero spaventoso. Facciamo attività fisica perché non si può mai sapere che correre ci potrà salvare la vita.

ma cacciare tutti i musulmani fuori dall'europa no?

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ma cacciare tutti i musulmani fuori dall'europa no?

E come fai a livello pratico? Li deportiamo come gli ebrei? Pure io vorrei che non ci fossero sinceramente, ma son troppi.

Bisognerebbe migliorare le misure di sicurezza nei centri focali (dove possono agire certi tipi) ma per me dopo tutto quello che sta succedendo, mi sembra che sia quasi voluto. Nel senso che far sì che accadano certi attentati può diventare una buona scusa per i governi per compiere le loro azioni militari nei paesi da colpire. Ovviamente non grido al complotto per carità, però non vedo tutto questo impegno e questa messa in sicurezza delle zone "interessanti".

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E come fai a livello pratico? Li deportiamo come gli ebrei? Pure io vorrei che non ci fossero sinceramente, ma son troppi.

Bisognerebbe migliorare le misure di sicurezza nei centri focali (dove possono agire certi tipi) ma per me dopo tutto quello che sta succedendo, mi sembra che sia quasi voluto. Nel senso che far sì che accadano certi attentati può diventare una buona scusa per i governi per compiere le loro azioni militari nei paesi da colpire. Ovviamente non grido al complotto per carità, però non vedo tutto questo impegno e questa messa in sicurezza delle zone "interessanti".

prima o poi la soluzione sara solo quella.

è questione di tempo.

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ma cacciare tutti i musulmani fuori dall'europa no?

 

Ma si dai, io propongo anche di chiudere internet in tutto il pianeta, visto che la propaganda l'Isis la fa su internet. :patpat:

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paese simbolo dello sgretolamento morale della civiltà, non da due ma da 40 anni. Sempre supportato dalla linea di pensiero dominante che vuole una società caotica razzialmente, sessualmente, moralmente ecc, ma sempre dedita al culto del denaro. Guai a non essere una parte del capitalismo.

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paese simbolo dello sgretolamento morale della civiltà, non da due ma da 40 anni. Sempre supportato dalla linea di pensiero dominante che vuole una società caotica razzialmente, sessualmente, moralmente ecc, ma sempre dedita al culto del denaro. Guai a non essere una parte del capitalismo.

 

La Svezia come "dedita al culto del denaro" non si può sentire, non è mica l'America!

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In Svezia crolla il mito dell’integrazione

 

Corriere della Sera

 

 

All’angolo del Haymarket Hotel, nel centro di Stoccolma, i cittadini portano candele, foglietti con i cuori e fiori, secondo il rituale ormai consueto di un post-attentato europeo. Di diverso c’è che qui gli agenti armati chiamati a far rispettare il cordone di sicurezza — l’attacco si è svolto a pochi metri — mettono i fiori pure sulle auto con la scritta «Polis», e le Volvo della polizia ricoperte di rose e tulipani evocano subito pacifismo anni Sessanta: certo incuteranno ancora meno timore agli aspiranti jihadisti, ma almeno rassicurano la popolazione sul fatto che la Svezia, come dice il premier Stefan Löfven, proverà a restare se stessa, «non la daremo vinta all’odio».

Il guaio però è che l’odio, o almeno qualcosa che gli assomiglia, non c’è bisogno di importarlo dalla Siria, dall’Iraq o dall’Uzbekistan. Cresce e sta aumentando anche a pochi chilometri da qui, nei quartieri-ghetto riservati agli immigrati teatro di rivolte e scontri sanguinosi, e anche nelle ronde dei Soldiers of Odin, la gang che vuole ridare «la Svezia agli svedesi» pure a colpi di bastone contro gli stranieri, se necessario.

 

La zona di Rinkeby

 

A pochi metri dai fiori e dalle candele si prende la metropolitana dalla stazione centrale di Hötorget in direzione Nord-ovest, e dopo neanche venti minuti di viaggio si arriva a Rinkeby, il quartiere di periferia dove poche settimane fa sette auto sono state date alle fiamme e la polizia ha sparato prima in aria e poi sulla folla. Il presidente americano Donald Trump qualche giorno prima parlando della Svezia si era inventato un attentato non ancora avvenuto, non le difficoltà dell’integrazione.

La sensazione di avere un altro mondo a portata di metrò è comune a molte città occidentali, ma qui il contrasto è unico: sbucati in superficie non si vede una donna a capo scoperto. Le giovani portano il velo, le altre sono in maggioranza in niqab, la tunica che lascia scoperti solo gli occhi peraltro coperti da occhiali con lenti scure.

Nella piazza del quartiere si rivendono vestiti usati e narghilè, abbonamenti a canali tv iraniani, afghani e nord-africani, ci sono un «suk marocchino» e un centro culturale islamico da cui escono tre uomini in djellaba. «Mi dispiace per gli svedesi — dice in inglese uno dei tre che sostiene di chiamarsi Ahmed —, ma c’è troppa rabbia in giro, tutti sapevano che prima o poi qualcosa di grosso sarebbe capitato».

 

Un milione di case

 

Dopo gli attentati a Charlie Hebdo, al Bataclan e a Bruxelles si è sottolineato lo scenario post-coloniale, Christopher Meserole e William McCants su Foreign Affairs hanno scritto di una «French Connection» collegando terrorismo islamico e francofonia.

Ma la Svezia? Quale presunta colpa colonialista dovrebbe scontare? Qui gli immigrati in maggioranza islamica sono arrivati perché la Svezia è stato ed è ancora il Paese con la politica più aperta nei confronti dei rifugiati, arrivati in massa dopo ogni crisi: dall’ex Jugoslavia all’Iraq della guerra del Golfo, dal Kosovo all’Afghanistan alla Siria.

Nel 2015 la Svezia — Stato di 10 milioni di abitanti — ha accolto 163 mila migranti, un record, ma secondo la geografa Irene Molina «non c’è altro Paese dell’Osce che abbia periferie così segregate dal punto di vista etnico».

 

I quartieri degli Anni 70

 

Rinkeby, così come la vicina Hjulsta dove figura l’indirizzo del terrorista del camion, sono esplose negli anni Settanta quando hanno accolto centinaia di migliaia di persone. Era il programma unico al mondo del «milione di case», il sogno del governo socialdemocratico di assecondare il processo di industrializzazione e urbanizzazione del Paese con alloggi a basso prezzo per tutti, svedesi e non.

Sui quasi 20 mila abitanti di Rinkeby, oggi oltre il 90% sono di origine straniera e neanche la lingua è la stessa: qui è nato lo «Rinkeby Swedish», lo slang parlato nelle periferie dagli immigrati e in città dai ragazzini borghesi che cercano di darsi una credibilità di strada.

Le sommosse a Rinkeby scoppiano con cadenza regolare, da anni, anche perché trafficanti e spacciatori sono gelosi del loro territorio. Nel 2014 il commissariato di polizia venne chiuso, da qualche mese è stato deciso di costruirne uno nuovo. La scadenza dell’appalto continua a essere prorogata, eppure le aziende non si iscrivono alla gara. «Nessuno vuole vincerla, perché sarebbe un cantiere troppo pericoloso», dicono i poliziotti coperti dall’anonimato.

 

Immigrati e terrorismo

 

Le cause del terrorismo islamico sono complesse e variano da Paese a Paese, le difficoltà dell’integrazione sono talvolta lo sfondo di attentati dei quali i cittadini musulmani sono vittime quanto gli altri. Ma per alcuni invece la correlazione tra società multietnica e terrorismo islamico è diretta: i Soldiers of Odin sono nati in Finlandia nell’ottobre 2015 e si sono velocemente propagati in Nordamerica, Australia e soprattutto Scandinavia.

Struttura e immagine da gang di motociclisti, sono suprematisti bianchi che vogliono tornare alla «Svezia di un tempo». Il loro capo Mikael Johansson organizza ronde armate, qualche volta danno la caccia agli stranieri e la mattina dell’attentato erano entrati in azione in una scuola musulmana.

Con modi infinitamente più presentabili, non la pensano in modo troppo diverso i militanti del «Sverige Demokraterna» che sta diventando il primo partito svedese. Jimmie Åkesson è il Marine Le Pen del Nord: l’obiettivo è uscire dall’Unione europea con il motto «sicurezza e tradizione».

 

Corriere della Sera

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Eh però se usiamo le armi contro certe persone mandano in galera noi...[ tra l'altro non avrei nemmeno il coraggio di compiere certe azioni, ma al limite sì.]

 

A volte basta averle a disposizione...

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In Svezia crolla il mito dell’integrazione

 

Come è crollato ovunque e sempre in tempi di crisi. Fino a inizio anno 2000 ricordo i pippotti su quanto erano belle e civili le società multietniche di uk, Belgio, Francia, Germania, Svezia, Danimarca, ecc. Tutto per spalare * contro chi non accettava il fatto che non si facesse nulla contro le prime immigrazioni piene di criminalità da Albania, Marocco e Romania. Ora se guardi, quelli sono i paesi con più problemi e con meno integrazione reale. L'integrazione funziona solo se c'è una minoranza che vuole ed è costretta ad integrarsi, non se lasci masse intere a fare quello che vogliono e le ghettizzi in un angolo.

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paese simbolo dello sgretolamento morale della civiltà, non da due ma da 40 anni. Sempre supportato dalla linea di pensiero dominante che vuole una società caotica razzialmente, sessualmente, moralmente ecc, ma sempre dedita al culto del denaro. Guai a non essere una parte del capitalismo.

Questa è una fesseria bella e buona. Tu non sei mai stato in Svezia, e si vede... .doh

 

Al massimo hai descritto gli Usa... almeno nel culto del denaro.

 

E poi, ancora a ragionare per razze... mah... .doh

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La Svezia come "dedita al culto del denaro" non si può sentire, non è mica l'America!

in svezia vivono di fiori e bei propositi.

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Tu sei svedese? Hai vissuto in Svezia?

Sì, nella bellissima Uppsala per un anno, per un master nel 2012. E ti posso assicurare che quello che dici è insensato.

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Come è crollato ovunque e sempre in tempi di crisi. Fino a inizio anno 2000 ricordo i pippotti su quanto erano belle e civili le società multietniche di uk, Belgio, Francia, Germania, Svezia, Danimarca, ecc. Tutto per spalare * contro chi non accettava il fatto che non si facesse nulla contro le prime immigrazioni piene di criminalità da Albania, Marocco e Romania. Ora se guardi, quelli sono i paesi con più problemi e con meno integrazione reale. L'integrazione funziona solo se c'è una minoranza che vuole ed è costretta ad integrarsi, non se lasci masse intere a fare quello che vogliono e le ghettizzi in un angolo.

Si ma si sta usando in modo squallido il terrorismo per tirare in ballo discorsi come l'integrazione che non c'entrano nulla! I terroristi colpiscono anche i loro paesi, siriani che compiono attentati tra siriani, turchi tra turchi, sauditi tra sauditi, cos'è, non sono integrati a casa loro? Il terrorismo va valutato su un binario diverso, si può parlare di integrazione quando c'è un padre che obbliga la figlia a velarsi o cose simili, il terrorismo è qualcosa di diverso e va valutato in modo diverso.

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Si ma si sta usando in modo squallido il terrorismo per tirare in ballo discorsi come l'integrazione che non c'entrano nulla! I terroristi colpiscono anche i loro paesi, siriani che compiono attentati tra siriani, turchi tra turchi, sauditi tra sauditi, cos'è, non sono integrati a casa loro? Il terrorismo va valutato su un binario diverso, si può parlare di integrazione quando c'è un padre che obbliga la figlia a velarsi o cose simili, il terrorismo è qualcosa di diverso e va valutato in modo diverso.

 

Non sono discorsi del tutto scollegati, visto che abbiamo tirato su delle sacche di immigrazione di seconda generazione che sfornano soldati del califfato dell'ultimo minuto sul nostro territorio, penso alle periferie di Bruxelles e Parigi. Se l'integrazione avesse funzionato al 100% avremmo già spezzato un ramo di collegamento tra terrorismo ed Europa.

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Non sono discorsi del tutto scollegati, visto che abbiamo tirato su delle sacche di immigrazione di seconda generazione che sfornano soldati del califfato dell'ultimo minuto sul nostro territorio, penso alle periferie di Bruxelles e Parigi. Se l'integrazione avesse funzionato al 100% avremmo già spezzato un ramo di collegamento tra terrorismo ed Europa.

 

Quindi un italiano che oggi si chiama Giorgio e tra un anno diventa un soldato dell'Isis di nome Khaled non è integrato? Dai, vogliamo capire che parliamo di militanza ideologica? E' come dire che un neonazista non è integrato. L'Isis ha un'ideologia politico-religiosa globalista, è rivoluzionaria, propone un modello alternativo di mondo, per raggiungere il quale ritiene lecito ogni mezzo, terrorismo incluso. Può fare presa sull'immigrato di terza generazione che fino al giorno prima andava in discoteca come può far presa sull'occidentale che si fa abbindolare da quel modello. Il discorso più che sull'integrazione lo possiamo spostare sul degrado, sui disagi, sull'insoddisfazione. Quella si, a volte può essere un elemento che fa scattare la molla. Guarda caso un ricco uomo d'affari musulmano a Parigi, Londra, Stoccolma o Bruxelles non lo troverai mai a fare il kamikaze! Coincidenze? Non direi proprio! L'Isis parla essenzialmente ai poveri, ha tratti da ideologia rivoluzionaria di tipo proletario in salsa religiosa, non a caso in Francia si parla di terroristi di estrema sinistra che simpatizzano per l'Isis, ora non ricordo il nome ma dopo Parigi fece scandalo uno di loro che dal carcere sostenne pubblicamente gli attacchi come forma di "resistenza"!!!

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Si ma si sta usando in modo squallido il terrorismo per tirare in ballo discorsi come l'integrazione che non c'entrano nulla! I terroristi colpiscono anche i loro paesi, siriani che compiono attentati tra siriani, turchi tra turchi, sauditi tra sauditi, cos'è, non sono integrati a casa loro? Il terrorismo va valutato su un binario diverso, si può parlare di integrazione quando c'è un padre che obbliga la figlia a velarsi o cose simili, il terrorismo è qualcosa di diverso e va valutato in modo diverso.

 

Infatti i problemi sono due

L'integrazione E le infiltrazioni terroristiche

 

Ma sono entrambi drammaticamente presenti

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Quindi un italiano che oggi si chiama Giorgio e tra un anno diventa un soldato dell'Isis di nome Khaled non è integrato? Dai, vogliamo capire che parliamo di militanza ideologica? E' come dire che un neonazista non è integrato. L'Isis ha un'ideologia politico-religiosa globalista, è rivoluzionaria, propone un modello alternativo di mondo, per raggiungere il quale ritiene lecito ogni mezzo, terrorismo incluso. Può fare presa sull'immigrato di terza generazione che fino al giorno prima andava in discoteca come può far presa sull'occidentale che si fa abbindolare da quel modello. Il discorso più che sull'integrazione lo possiamo spostare sul degrado, sui disagi, sull'insoddisfazione. Quella si, a volte può essere un elemento che fa scattare la molla. Guarda caso un ricco uomo d'affari musulmano a Parigi, Londra, Stoccolma o Bruxelles non lo troverai mai a fare il kamikaze! Coincidenze? Non direi proprio! L'Isis parla essenzialmente ai poveri, ha tratti da ideologia rivoluzionaria di tipo proletario in salsa religiosa, non a caso in Francia si parla di terroristi di estrema sinistra che simpatizzano per l'Isis, ora non ricordo il nome ma dopo Parigi fece scandalo uno di loro che dal carcere sostenne pubblicamente gli attacchi come forma di "resistenza"!!!

 

Ma questo è chiaro come il sole eh, ma è un pelino più facile per loro fare presa sul ragazzo disagiato di molenbeek o sull'operaio appena licenziato a mirafiori che non riesce neanche a pagare le bollette?

La realtà è che si esaltava un modello fallimentare di società multiculturale, in cui non c'è rispetto per il paese e la maggioranza ospitanti, solo per denigrare chi poneva delle obiezioni ad un'immigrazione incontrollata.

E bada che non sto dicendo che non ci sono persone integrate, non so dicendo che la società multiculturale non funziona, sto dicendo che c'è un'ideologia errata, tale per cui l'integrazione e la società multiculturale consistono nel buttare masse di persone alla 'bruttodio' senza regole. Come al solito alla prima ventata di crisi si sono create scissioni e movimenti molto pericolosi, da ambo le parti.

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Come è crollato ovunque e sempre in tempi di crisi. Fino a inizio anno 2000 ricordo i pippotti su quanto erano belle e civili le società multietniche di uk, Belgio, Francia, Germania, Svezia, Danimarca, ecc. Tutto per spalare * contro chi non accettava il fatto che non si facesse nulla contro le prime immigrazioni piene di criminalità da Albania, Marocco e Romania. Ora se guardi, quelli sono i paesi con più problemi e con meno integrazione reale. L'integrazione funziona solo se c'è una minoranza che vuole ed è costretta ad integrarsi, non se lasci masse intere a fare quello che vogliono e le ghettizzi in un angolo.

 

Ci sono peraltro grosse differenze fra Svezia e Danimarca in quanto a integrazione/ghettizazione. La Svezia é stata ben più generosa dal miljonprogrammet in poi, creando "isole" fatte di palazzi enormi che accogliessero tutti gli immigrati e gli asilanti. Dove ora non si parla quasi più lo svedese, e anche quello che si sente in giro (Rinkebysvenska) è più un dialetto misto ad arabo e slavo.

 

Come scrivevi tu hanno accolto centinaia di migliaia di persone, ma l'integrazione non é mai esistita di fatto.

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Ma questo è chiaro come il sole eh, ma è un pelino più facile per loro fare presa sul ragazzo disagiato di molenbeek o sull'operaio appena licenziato a mirafiori che non riesce neanche a pagare le bollette? La realtà è che si esaltava un modello fallimentare di società multiculturale, in cui non c'è rispetto per il paese e la maggioranza ospitanti, solo per denigrare chi poneva delle obiezioni ad un'immigrazione incontrollata. E bada che non sto dicendo che non ci sono persone integrate, non so dicendo che la società multiculturale non funziona, sto dicendo che c'è un'ideologia errata, tale per cui l'integrazione e la società multiculturale consistono nel buttare masse di persone alla 'bruttodio' senza regole. Come al solito alla prima ventata di crisi si sono create scissioni e movimenti molto pericolosi, da ambo le parti.

 

Quelli sono aspetti da valutare, si può discutere dei vari modelli multiculturali nel mondo e di quale funziona meglio. Per esempio ho sempre detto (credo anche qui), anche perché lo noto di persona tra vari conoscenti in USA ed Europa, che il percorso verso il "sentirsi americani" è molto più rapido. Non so dirti bene il perché ma è proprio palese, uno che arriva in America tende a sentirsi americano molto più rapidamente di quello che arriva in Europa a sentirsi europeo. Può essere un discorso relativo ai "fondamenti" della società americana, che di fatto è una società dove il concetto di autoctono o di "americano doc" non esiste, visto che sono tutti figli di immigrati, dall'irlandese al siriano, però questa differenza con l'Europa c'è e si sente, almeno per quanto riguarda gli arabi, poi non so con altre etnie.

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Dopo la strage di Stoccolma anche la Svezia fa dietrofront sull’accoglienza

 

10 Aprile 2017

Il mea culpa del premier svedese, Stefan Löfven, dopo la strage di Stoccolma: “Dobbiamo cambiare”

 

Elena Barlozzari

 

 

“Dobbiamo cambiare”. In due parole il primo ministro svedese, Stefan Löfven, ha ammesso il fallimento delle politiche migratorie adottate sinora dal Paese scandinavo.

 

Tutto da rifare, insomma, anche se il modello svedese – in fatto di accoglienza – è sempre stato considerato uno dei più virtuosi tra quelli messi in campo dagli Stati membri dell’Unione.

 

Il mea culpa del premier svedese è arrivato dopo la strage di Stoccolma: l’attentatore sarebbe Rakhmat Akilov, un uomo di 39 anni, originario dell’Uzbekistan, che avrebbe chiesto l’asilo in Svezia nel 2014 vedendosi respingere la domanda due anni più tardi.

 

 

Ad affiancare l’immigrato irregolare – a piede libero ormai dal dicembre scorso – nell’operazione terroristica, stando agli ultimi dettagli emersi, ci sarebbe stato anche un altro complice, attualmente in stato di arresto. Ma, per ora, la procura di Stoccolma ha scelto di non rivelare alcun dettaglio sul secondo sospettato.

 

“La Svezia – ha dichiarato Löfven che, sabato scorso, si è recato a Sergels Torg, nel centro della Capitale, per rendere omaggio alle vittime dell’attentato – non tornerà all’immigrazione di massa dell’autunno 2015, mai”. Poi, facendo espresso riferimento ad Akilov, il capo del governo ha aggiunto: “Chiunque è sprovvisto di regolare permesso deve tornare a casa”.

 

I dati raccolti dall’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) confermano che, negli ultimi anni, la Svezia è stata una delle destinazioni preferite dai richiedenti asilo nell’Ue. E, proprio nel 2015, si è verificata un’impennata: oltre 162mila richieste di asilo, ovvero 1.667 richiedenti asilo ogni 100mila cittadini. La grande maggioranza dei richiedenti asilo, 114.470, erano maschi, dei quali 45.790 di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Attualmente, solo a Stoccolma, sarebbero circa 3.000 i migranti che vivono nell’illegalità.

 

Ma se, adesso, con buona pace di Bruxelles, anche la Svezia pensa a ridimensionare i numeri dell’accoglienza, ciò che non deve cambiare, invece, è lo stile di vita dei cittadini: “I terroristi vogliono farci avere paura, vogliono farci cambiare il nostro comportamento, ci chiedono di non vivere la nostra vita normalmente, ma questo è ciò che siamo. I terroristi – ha chiosato il premier – non potranno sconfiggere la Svezia. Mai”.

 

Il giornale

 

 

Si sono resi conto della * fatta ma ormai è troppo tardi.

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Ce ne sono tante di cose che non funzionano.

Anche il fatto che questi personaggi, in attesa di risposta, senza che si sappia nulla sul loro conto, possano andare dentro e fuori liberamente dalle strutture che li ospitano è del tutto demenziale.

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