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Mátyás

Dialetti del Bel Paese

Post in rilievo

Come ho detto a sol, leggendo il rumeno (che in buona parte deriva dal latino) forse si capisce qualche parola in più di certi dialetti nostrani, del profondo Nord o del profondo Sud.....

Scambiare un torinese per un milanese è tosta ma non mi stupisco più di tanto perché qui a Roma, soprattutto tra quelli più ignoranti, chi ha un accento nordico viene considerato, a prescindere, milanese. I romani non sono famosi per lo sforzo che fanno di capire e discernere i vari accenti; forse perché a Roma ormai si sentono tutte le parlate d'Italia o quasi ed è difficile, per molti, distinguere questa o quella cadenza.

 

Il romeno è per l'80% latino, 10% slavo e per il restante tedesco mischiato a turco, ungherese, greco ecc.

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Il romeno è per l'80% latino, 10% slavo e per il restante tedesco mischiato a turco, ungherese, greco ecc.

 

Ecco appunto, per questo dicevo che leggendo un testo in romeno, capisco qualcosa in più rispetto, che so, al sardo......

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Sono Calabrese,della provincia di Reggio e devo dire che il dialetto non l'ho mai parlato molto bene.

A casa mia lo parlano,poco,mia madre e mio fratello e addirittura meno mio padre.

Certo tutti quanti usiamo certi vocaboli che non potrebbero essere resi in Italiano.

Diciamo che avrei potuto impararlo meglio e,credo per presunzione,ho sempre preferito parlare Italiano.

Da qualche anno,peró,mi sono reso conto che nei piccoli paesi come il mio(poi manco tanto piccolo) è necessario parlare o quantomeno capire il proprio dialetto visto che ci sono generazioni intere ancora legatissime e con cui non è possibile intavolare una conversazione in Italiano (purtroppo anche tra i giovani).

Per quanto riguarda le differenze:un settentrionale mi scambierá spesso per siciliano,addirittura dei siciliani mi hanno scambiato per siciliano eppure devo dire,soprattutto come cadenza,siamo molto lontani.

Nello specifico basta spostarsi di paese in paese,e intendo distanze di 2-3 km,per sentire grosse differenze,per non parlare delle grandi distanze:noi e i catanzaresi parliamo praticamente un'altra lingua.

Certo la tv non aiuta nemmeno a conoscere le differenze,mi è capitato di vedere programmi ambientati qui da me e gli attori parlavano il siciliano .ghgh

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Sono milanese della provincia di milano, e lavoro a milano: quasi un mezzo bauscia doc diciamo.

Capisco benissimo il dialetto locale del paese di provincia dove sono cresciuto, anche se lo parlo pochissimo e piuttosto male.

C'è da dire, ad essere onesti, che tutti quelli che mi sentono parlare dicono che ho la parlata tipica del milanese, anche se mi esprimo in italiano.

Trovo però molti punti in comune con quanto già detto da altri utenti nel topic: basta passare da un paese a quello immediatamente adiacente (e qui in provincia da noi si tratta di fare non più di 2-3 km) e già cambiano inflessioni, cadenze, vocali finali, accenti e via discorrendo.

Il dialetto più che altro da noi è parlato dalle generazioni di bisnonni oramai. Già le generazioni di nonni, spesso parlano in dialetto quando si trovano tra di loro ma in altre occasioni usano l'italiano. Nella mia generazione poi si è perso quasi completamente l'uso.

C'è da considerare anche che ho un padre calabrese doc (oramai al nord da una vita): mi ricordo che certe volte, parecchi anni fa, gli chiedevo di dire qualche frase in dialetto calabrese (crotonese stretto) ... a parte che in famiglia scoppiavamo tutti a ridere, però giuro su quello che volete che non sono mai riuscito a capire una sola parola che sia una .ghgh .ghgh .ghgh

 

Comunque il dialetto che più apprezzo resta quello veneto, soprattutto perché spesso è infarcito di intercalari e saracconi piuttosto coloriti sefz

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E facci la traduzione che non si capisce una beneamata mazza.....sefz

 

Il rumeno è più comprensibile, almeno deriva dal latino.....

 

.asd .asd la prima volta che l'ho sentita ho avuto difficoltà a capirla pure io... :d

 

 

Ti t’adesciâe ‘nsce l’éndegu du matin

ch’á luxe a l’à ‘n pé ‘n tèra e l’átru in mà

ti t’ammiâe a ou spégiu de ‘n tianin

ou çé ou s’amnià a ou spegiu dâ ruzà

ti mettiâe ou brûgu réddenu ‘nte ‘n cantún

che se d’â cappa sgûggia ‘n cuxín-a á stría

a xeûa de cuntâ ‘e págge che ghe sún

‘a çimma a l’è za pinn-a a l’è za cûxia

 

Çé serén tèra scûa

carne ténia nu fâte néigra

nu turnâ dûa

 

 

Traduzione:

 

Ti sveglierai sull’indaco del mattino

quando la luce ha un piede in terra e l’altro in mare

ti guarderai allo specchio di un tegamino

il cielo si guarderà allo specchio della rugiada

metterai la scopa diritta in un angolo

che se dalla cappa scivola in cucina la strega

a forza di contare le paglie che ci sono

la cima è già piena è già cucita

 

Cielo sereno terra scura

carne tenera non diventare nera

non ritornare dura

 

 

Ps per capirla bene, bisogna sapere che una antica tradizione vuole che, per preparare una cima senza che si corra il rischio di rovinarla durante la lavorazione- rischio che la tradizione vuole dovuto ad un maleficio portato da una strega-, si debba porre una scopa di saggina vicino alla cappa, così che la strega, scendendo dalla cappa, si distragga e si metta a contare le paglie della scopa, dando così tempo al cuoco di preparare la cima prima che la strega pronunci il suo maleficio... :d

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Vediamo chi capisce i dialetti del Piemonte e franco-provenzali (della Valle d'Aosta)...

 

"Hella femala-lai atzetéra en semana in bi màt" (patois)

 

"Cola fomna-la catéra 'n bel màt/fieul ant una sman-a" (piemontese)

 

:d

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.asd .asd la prima volta che l'ho sentita ho avuto difficoltà a capirla pure io... :d

 

 

Ti t'adesciâe 'nsce l'éndegu du matin

ch'á luxe a l'à 'n pé 'n tèra e l'átru in mà

ti t'ammiâe a ou spégiu de 'n tianin

ou çé ou s'amnià a ou spegiu dâ ruzà

ti mettiâe ou brûgu réddenu 'nte 'n cantún

che se d'â cappa sgûggia 'n cuxín-a á stría

a xeûa de cuntâ 'e págge che ghe sún

'a çimma a l'è za pinn-a a l'è za cûxia

 

Çé serén tèra scûa

carne ténia nu fâte néigra

nu turnâ dûa

 

 

Traduzione:

 

Ti sveglierai sull'indaco del mattino

quando la luce ha un piede in terra e l'altro in mare

ti guarderai allo specchio di un tegamino

il cielo si guarderà allo specchio della rugiada

metterai la scopa diritta in un angolo

che se dalla cappa scivola in cucina la strega

a forza di contare le paglie che ci sono

la cima è già piena è già cucita

 

Cielo sereno terra scura

carne tenera non diventare nera

non ritornare dura

 

 

Ps per capirla bene, bisogna sapere che una antica tradizione vuole che, per preparare una cima senza che si corra il rischio di rovinarla durante la lavorazione- rischio che la tradizione vuole dovuto ad un maleficio portato da una strega-, si debba porre una scopa di saggina vicino alla cappa, così che la strega, scendendo dalla cappa, si distragga e si metta a contare le paglie della scopa, dando così tempo al cuoco di preparare la cima prima che la strega pronunci il suo maleficio... :d

 

Grazie della traduzione. Adesso che l'hai riportato in italiano, capisco che questo testo è molto difficile non solo per via del dialetto ma anche perché è piuttosto poetico e accenna a una tradizione locale che ovviamente solo gli autoctoni possono conoscere.

Comunque mi sembra interessante il genovese; non sono un esperto ma mi sembra che per alcuni termini si discosti parecchio dagli altri dialetti del Nord (il lombardo, il piemontese, il veneto, ecc. che hanno comunque un sostrato comune) e che abbia anche elementi in comune con alcuni dialetti dell'area centro-meridionale.

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Grazie della traduzione. Adesso che l'hai riportato in italiano, capisco che questo testo è molto difficile non solo per via del dialetto ma anche perché è piuttosto poetico e accenna a una tradizione locale che ovviamente solo gli autoctoni possono conoscere.

Comunque mi sembra interessante il genovese; non sono un esperto ma mi sembra che per alcuni termini si discosti parecchio dagli altri dialetti del Nord (il lombardo, il piemontese, il veneto, ecc. che hanno comunque un sostrato comune) e che abbia anche elementi in comune con alcuni dialetti dell'area centro-meridionale.

 

Sì, in effetti si.

Le origini preromane della parlata ligure sono piuttosto oscure, ma è certo che gli antichi Liguri avessero rapporti commerciali con Etruschi, con i Greci di Marsiglia e con le genti della Magna Grecia, e non invece con gli altri Celti oltremontani che abitavano tra le attuali Piemonte, Lombardia ed Emilia. In pratica l'Appennino ligure fungeva da barriera e bloccava gli scambi che invece avvenivano via mare.

Da qui, probabilmente qualche retaggio comune con popolazioni centro e sud-italiche: retaggi e scsmbi che si sono mantenuti durante la conquista romana e l'arrivo del latino ed anche dopo la caduta dell'Impero e la successiva evoluzione del Latino volgare in lingue romanze, questa volta con influenze reciproche in direzione della penisola iberica.

La stessa cantilena tipica della parlata genovese ricorda infatti il portoghese (o viceversa :d) e tante parole sono simili.

 

Qui c'è un breve saggio che riassume un po' tutta la faccenda:

http://amslaurea.unibo.it/7116/

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Io sono di Torino e in giro sento solo rumeno, marocchino, africano... .ghgh

 

 

A parte gli scherzi, mia madre è di Torino ma la madre era pugliese, mentre mio padre è di Afragola, vicino Napoli, capisco abbastanza il napoletano così come il piemontese, capisco perfettamente il pugliese, per la precisione il foggiano e il torremaggiorese .sisi, col barese e col barlettano faccio più fatica.

 

Il dialetto nel complesso lo parlo molto poco, qualche parola in piemontese e pugliese ogni tanto .sisi

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Come forse già detto da qualche utente, a Torino il piemontese non esiste più, la città è per tre quarti popolata dagli immigrati degli anni 60....per sentire il dialetto devi andare nel cuneese o nell'astigiano. Novara/Biella sono praticamente lombardi, Alessandria è mezza ligure e mezza milanese.....ma resta il fatto che il dialetto che più mi diverte e mi fa ridere è il veneto, mi fa ribaltare :-D

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Vivo in Brianza e aborro totalmente il dialetto locale .sisi

 

al contrario capisco e parlo il sardo campidanese .the sia con i parenti che sono di lì, sia con gli amici brianzoli sefz (loro ovviamente non capiscono una lettera)

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Come forse già detto da qualche utente, a Torino il piemontese non esiste più, la città è per tre quarti popolata dagli immigrati degli anni 60....per sentire il dialetto devi andare nel cuneese o nell'astigiano. Novara/Biella sono praticamente lombardi, Alessandria è mezza ligure e mezza milanese.....ma resta il fatto che il dialetto che più mi diverte e mi fa ridere è il veneto, mi fa ribaltare :-D

Anche nel Canavèis, tra l'imbocco della Valle d'Aosta e le Valli di Lanzo. Comunque a Biella ci sono alcune influenze lombarde, ma sostanzialmente la base rimane piemontese (così come nel vercellese).

 

Discorso diverso per Novara (dove si parla praticamente lombardo) e la provincia del Cusio-Ossola (Verbania e dintorni). Ad Alessandria si parla un piemontese dalle influenze liguri, a Tortona invece parlano emiliano...

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Io sono veneto, vicino a Treviso, e odio il mio dialetto, non l'ho mai parlato in vita mia e sono molto infastidito dalle persone che sanno parlare solo dialetto e se provano a parlare in Italiano sembrano immigrati bengalesi per come lo sanno male.

Però è un discorso limitato alle vecchie generazioni, tra i miei coetanei e i più giovani sento al massimo un italiano storpiato da qualche parolina in dialetto, ma dialetto vero e proprio non lo sento mai.

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Io sono veneto, vicino a Treviso, e odio il mio dialetto, non l'ho mai parlato in vita mia e sono molto infastidito dalle persone che sanno parlare solo dialetto e se provano a parlare in Italiano sembrano immigrati bengalesi per come lo sanno male.

Però è un discorso limitato alle vecchie generazioni, tra i miei coetanei e i più giovani sento al massimo un italiano storpiato da qualche parolina in dialetto, ma dialetto vero e proprio non lo sento mai.

Anche io sono in zona Treviso e quoto il senso del tuo post con la differenza che a me piace il dialetto anche se non lo parlo. Diciamo che ogni tanto la battuta in dialetto mi piace anche sentirla, mi faccio due risate e stop. Però sì per il resto concordo con te. C'è gente che sa il dialetto ma non l'italiano..

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Io sono veneto, vicino a Treviso, e odio il mio dialetto, non l'ho mai parlato in vita mia e sono molto infastidito dalle persone che sanno parlare solo dialetto e se provano a parlare in Italiano sembrano immigrati bengalesi per come lo sanno male.

 

 

Mi hai fatto ridere con questa battuta che però in alcuni casi fotografa la realtà; come ho già avuto modo di dire, la salvaguardia dei dialetti è cosa buona e giusta ma ritengo inaccettabile che vi siano dei cittadini italiani che si esprimono meglio nel loro dialetto locale che nella lingua ufficiale dello Stato. Mi sembra un segno di arretratezza culturale che andrebbe combattuta.

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Mi hai fatto ridere con questa battuta che però in alcuni casi fotografa la realtà; come ho già avuto modo di dire, la salvaguardia dei dialetti è cosa buona e giusta ma ritengo inaccettabile che vi siano dei cittadini italiani che si esprimono meglio nel loro dialetto locale che nella lingua ufficiale dello Stato. Mi sembra un segno di arretratezza culturale che andrebbe combattuta.

 

A me questa sembra una posizione molto snob e alquanto irrispettosa, ai limiti del razzismo.

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A me questa sembra una posizione molto snob e alquanto irrispettosa, ai limiti del razzismo.

Irrispettosa? E perché mai, di grazia? Ah, se c'entra l'indipendentismo veneto, evita anche di spiegarmelo. sefz

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A me questa sembra una posizione molto snob e alquanto irrispettosa, ai limiti del razzismo.

 

Mah, a parte il fatto che rispondevo a un utente veneto che lamentava lui stesso il cattivo uso della lingua italiana da parte di alcuni suoi conterranei, pretendere che nel territorio nazionale si parli, in primis, italiano (senza nulla togliere ai dialetti, che ognuno, in privato, nella propria cerchia di amici e familiari è libero di usare) è irrispettoso e snob ? E perché mai ?

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di origini calabresi, capisco e parlo correttamente il dialetto del paese dei miei nonni.

 

Ebbene sì, perché in calabria ci sono molte varianti da paese a paese, anche distanti solo una decina di km.

 

Per non parlare delle differenze dialettali da provincia a provincia, che sono enormi

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Irrispettosa? E perché mai, di grazia? Ah, se c'entra l'indipendentismo veneto, evita anche di spiegarmelo. sefz

 

La nostra bandiera sarà n'ombra de vin su sfondo color vinaccia e il motto del nostro stato sarà un bel bestemmione .ehm

Comunque sì, non è sbagliato dire che parlare solo in dialetto è segno di una cultura molto lacunosa. Questo perché l'italiano si studia a scuola, se non sai parlarlo è come andare in giro con una scritta gigantesca sulla fronte che recita "Non ho mai studiato in vita mia".

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Vediamo chi capisce i dialetti del Piemonte e franco-provenzali (della Valle d'Aosta)...

 

"Hella femala-lai atzetéra en semana in bi màt" (patois)

 

"Cola fomna-la catéra 'n bel màt/fieul ant una sman-a" (piemontese)

 

:d

 

Auguri, ma da me si dice " Cun la fumna a catu an bel fieul anna smana"

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Auguri, ma da me si dice " Cun la fumna a catu an bel fieul anna smana"

Grazie, ma "Cola" non è "Con la", bensì "Quella". :d

 

Sarebbe "Quella donna lì partorirà in una settimana". Sei canavesano?

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