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Tornado blackwhite

Evoluzione Juve: da club di calcio a marchio globale

Post in rilievo

Grazie all’avvento dei social, che hanno sovvertito il nostro modo di vivere e lavorare, quella che viviamo quotidianamente è senza dubbio l’era della comunicazione. In un mondo perennemente connesso, lo storytelling è il grande terreno di battaglia per ogni azienda che voglia conquistare importanti quote di mercato e il sistema calcio, che si regge su sostanziosi accordi commerciali, non rappresenta di certo un’eccezione. Raccontarsi non può essere più visto solo come un vezzo, ma come una vera e propria necessità.

Quando uno sport ha così tanto seguito è inevitabile che i discorsi che gli gravitano intorno siano impregnati di banalità; tra queste troviamo l’assoluto: “Il marketing te lo fanno i grandi calciatori e i trofei”. Affermazione tanto vera, quanto incompleta. Il Manchester Unitedin Europa non ha vinto molto più della Juve, decisamente meno del Real, galleggia da anni nella mediocrità eppure è il marchio più solido al mondo. Nel 2013 aveva otto partner commerciali, nel 2018 ben ottanta. L’eccellente lavoro svolto negli uffici fa quindi venir meno la necessità del risultato sul campo.
Oltre oceano, Los Angeles Lakers e New York Knicks sono le società NBA più ricche eppure al momento non vincenti. I Knicks in particolar modo sono il simbolo di società perdente. Siamo di fronte a tipici casi in cui vincere non è l’unica cosa che conta.

 

 

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L’analisi di Soccer.com dimostra come il Manchester continui a essere la prima squadra per maglie vendute negli USA

 

 

Da tempo i club dell’élite europea hanno deciso di raccontarsi, ognuno a modo proprio. Non è importante stabilire chi lo stia facendo meglio, è sufficiente farlo. Citando Silvio Vigato, recentemente promosso a Chief Innovation Officer di Juventus: “…in questo senso stiamo facendo qualcosa di diverso rispetto a United, Barcellona o Real: stesso obiettivo di espandersi, altre modalità.”

Il Real Madrid è stato pionieristico, abbracciando un racconto che si basa sul sogno: è la selezione dei migliori talenti mondiali, il club in cui tutti i bambini sperano di giocare un giorno. È stato il primo club a intuire come i giocatori, ancor prima di essere sportivi, fossero i brand ambassador del club stesso. Nel termine “Galacticos” si racchiude tutta la visione madridista. Quella squadra vinse poco, ma non importò a nessuno. La magia che si era creata intorno a loro andava oltre al mero trofeo, era ammirazione pura. Il Barcellona, con gli acquisti di Neymar, Suarez, Dembélé e Coutinho, negli ultimi anni ha seguito questa stessa strategia, allontanandosi dalla storica e romantica filosofia de La Masia. È un progetto economicamente dispendioso e nemmeno così semplice: la riuscita, però, comporta risultati eccezionali. I rispettivi 66 e 63 milioni di seguaci su Instagram danno una vaga idea della loro penetrazione in ogni angolo del mondo.

Il City Football Group, in un percorso diverso ma non meno ambizioso, possiede club in vari continenti: Manchester, New York, Melbourne e altre realtà più piccole. Hanno tutte in comune il logo, i colori sociali, le divise e il nome “City”. Parallelamente hanno aperto numerose accademie in Asia, con l’obiettivo di radicarsi a fondo in quei territori.

La Juve, indietro rispetto alle spagnole e non potendo contare su un prodotto come la Premier League, ha optato per una scelta in controtendenza, assolutamente affascinante. Quasi due anni fa veniva presentato il progetto “Black and White and More”, ovvero la grande operazione di rebranding che ha visto nel nuovo logo la prima pietra miliare.

Black and White and More è un piano di ampio respiro volto a concretizzare la propria filosofia, la ricerca dell’eccellenza senza compromessi, in iniziative, progetti ed esperienze radicalmente innovative, delle quali il calcio sarà sempre l’origine, ma mai il confine.

Black and White and More declinerà il ‘modo di essere’ Juventus – i princìpi e i valori del Club – in esperienze diversificate e innovative, rivolte sia agli appassionati bianconeri di tutto il mondo, sia a coloro che sono oggi meno vicini al mondo del calcio. Non vogliamo che le persone vedano soltanto la prestazione di una squadra, ma che possano anche vivere lo spirito più profondo del Club.

Si capisce come la società abbia deciso di non essere solo più un club di calcio.

Come ogni multinazionale non si riconosce più in ciò che fa – giocare a calcio – ma in ciò che vuole essere. Juventus è un concetto, un’idea, un insieme di valori che di volta in volta verranno declinati a seconda dell’audience di riferimento.

Ecco quindi il nuovo logo, slegato da ogni riferimento calcistico, semplice, diverso da tutti, facilmente riproducibile al punto che anche il figlio di Messi si diverte a disegnarlo.

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Ogni racconto, come un palazzo, non può reggersi su un unico pilastro: nemmeno due mesi dopo la Juve partecipa per la prima volta alla Design Week milanese, uno degli eventi più importanti al mondo, in cui si riuniscono le figure più creative. Il pubblico è giovane, colto, non legato al mondo dello sport e, soprattutto, internazionale. E la Juve cosa fa? Parla di se stessa, attraverso il design; insieme a un partner eccezionale come Wallpaper*, uno dei magazine più autorevoli del settore, presenta due palloni in marmo in marmo bianco e nero che oggi sono orgogliosamente esposti come opere d’arte nell’ingresso della sede.

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Durante la tournée americana, viene organizzato un evento presso la Boiler Room di New York – una sessione di musica live trasmessa in streaming – dove i dj suonano indossando capi bianconeri e il logo della società è letteralmente ovunque. Quel pubblico non conosceva la Juve, ma fu contento di scoprirla, definendola “cool”.

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Un anno dopo, la Juve torna nuovamente a Milano con un progetto decisamente più ambizioso, destinato a rivestire un ruolo fondamentale in futuro: viene svelato “Undici”, il concept di quello che sarà il branded experience format da esportare in Cina e USA.

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Un mix tra i flagship store dei marchi di moda, in cui si racconta soprattutto il marchio, e uno Starbucks, luogo di aggregazione per eccellenza. Qui le persone potranno passare del tempo in compagnia, lavorare, consumare prodotti culinari tipici italiani in un ambiente che, nelle tinte e nell’arredo, avrà collegamenti più o meno marcati con il mondo Juve. Sarà un luogo esperienziale e di apprendimento, con il fine ultimo di posizionare il marchio Juve sempre più in alto nella testa dei consumatori. Sarà presente anche un corner shop dove si potranno acquistare gadget e le maglie dei giocatori più famosi.
Lo sviluppo del progetto è affidato a Segafredo Zanetti, marchio di comprovata esperienza nel campo della ristorazione, e le stime prevedono venti aperture nei prossimi tre anni in USA e Asia.

Siccome ho già letto molte ironie sul “bar” che la Juve vorrebbe aprire, sottraendo risorse all’acquisto di campioni, sarebbe utile rimarcare come questi progetti non nascano per noi tifosi, ma per coloro che non lo sono e, probabilmente, non lo saranno mai. Noi tifosi, tutt’al più, beneficeremo dei risultati economici e non di questa grande visione.

Benvenuti nella Juve del futuro, la Juve del “Think global, act local”.

 

 

Juventibus.com

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Nonostante la palla al piede costituita dalla poca commerciabilità del calcio italiano ed i danni di Farsopoli che di fatto ci ha tenuti fermi per 5 anni, stiamo crescendo enormemente di anno in anno. Benissimo così!

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Volevo lanciarmi in un nostalgico mi mancano i bei tempi dei campetti di calcio tra i palazzi in costruzione e della terra e polvere che tira vento...

 

Poi mi sono accorto di non avere nè la tavoletta di cera nè lo stilo per poterlo scrivere...

sefz  sefz 

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s'è cambiato decisamente passo, e con buona pace dei critici, il cambio radicale d'immagine è stato fondamentale.

vedere celebrità indossare i nostri colori è una piacevole novità.. vedevo l'altro giorno donovan mitchell, che tra l'altro gioca nei jazz, squadra dello utah, uno degli stati in cui (a vedere sopra) la maglia bianconera risulta essere la più venduta.

 

 

 

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Quello che è oggi la Juventus, nonostante la Serie A, nonostante Farsopoli, lo dobbiamo alle visioni di chi un giorno decise che la Juventus doveva diventare un'impresa che si autofinanzia e la mise in mano a professionisti di un certo tipo (Giraudo e Moggi, in questo contesto molto più Giraudo), lo dobbiamo alla visone di Giraudo stesso, lo dobbiamo alla visione di Andrea Agnelli (scuola Agnelli e scuola Giraudo). Visioni che spesso noi tifosi non abbiamo capito ne condiviso. Visioni che sicuramente hanno beneficiato di noi tifosi, che costituiamo un bacino enorme ed affezionato, visioni che hanno beneficiato delle solide basi Fiat e della Storia della Società, ma cmq visoni che in pochi avrebbero avuto e hanno e in pochi sono capaci di realizzare.

 

AA ha dimostrato di meritare tutta la fiducia del popolo bianconero e sono sicuro che il suo lavoro, le sue idee potranno far crescere la Juventus. AA è uno che si guarda intorno, studia i modelli migliori e se ne sviluppa uno suo. E' uno che si cerca i collaboratori più adatti e più bravi. Uno che se deve fare una mossa, prima si fa fare uno studio dai migliori professionisti sul mercato, non è uno che si sveglia la mattina con l'idea di cambiare marchio e se lo fa disegnare da un bambino dell'asilo. Non improvvisa, lui studia e pianifica. Se non ha rinnovato a Marotta credo proprio che sia stato perchè Beppe non condivideva ne comprendeva la sua visione del futuro.

Ogni sforzo è volto ad aumentare la potenza di fuoco, anche il bar, anche il nuovo marchio.

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1 ora fa, AndreaSZ ha scritto:

Quello che è oggi la Juventus, nonostante la Serie A, nonostante Farsopoli, lo dobbiamo alle visioni di chi un giorno decise che la Juventus doveva diventare un'impresa che si autofinanzia e la mise in mano a professionisti di un certo tipo (Giraudo e Moggi, in questo contesto molto più Giraudo), lo dobbiamo alla visone di Giraudo stesso, lo dobbiamo alla visione di Andrea Agnelli (squola Agnelli e squola Giraudo). Visioni che spesso noi tifosi non abbiamo capito ne condiviso. Visioni che sicuramente hanno beneficiato di noi tifosi, che costituiamo un bacino enorme ed affezionato, visioni che hanno beneficiato delle solide basi Fiat e della Storia della Società, ma cmq visoni che in pochi avrebbero avuto e hanno e in pochi sono capaci di realizzare.

 

AA ha dimostrato di meritare tutta la fiducia del popolo bianconero e sono sicuro che il suo lavoro, le sue idee potranno far crescere la Juventus. AA è uno che si guarda intorno, studia i modelli migliori e se ne sviluppa uno suo. E' uno che si cerca i collaboratori più adatti e più bravi. Uno che se deve fare una mossa, prima si fa fare uno studio dai migliori professionisti sul mercato, non è uno che si sveglia la mattina con l'idea di cambiare marchio e se lo fa disegnare da un bambino dell'asilo. Non improvvisa, lui studia e pianifica. Se non ha rinnovato a Marotta credo proprio che sia stato perchè Beppe non condivideva ne comprendeva la sua visione del futuro.

Ogni sforzo è volto ad aumentare la potenza di fuoco, anche il bar, anche il nuovo marchio.

Tutti in piedi ad applaudire .goodpost

 

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3 ore fa, AndreaSZ ha scritto:

Quello che è oggi la Juventus, nonostante la Serie A, nonostante Farsopoli, lo dobbiamo alle visioni di chi un giorno decise che la Juventus doveva diventare un'impresa che si autofinanzia e la mise in mano a professionisti di un certo tipo (Giraudo e Moggi, in questo contesto molto più Giraudo), lo dobbiamo alla visone di Giraudo stesso, lo dobbiamo alla visione di Andrea Agnelli (sCuola Agnelli e sCuola Giraudo). Visioni che spesso noi tifosi non abbiamo capito ne condiviso. Visioni che sicuramente hanno beneficiato di noi tifosi, che costituiamo un bacino enorme ed affezionato, visioni che hanno beneficiato delle solide basi Fiat e della Storia della Società, ma cmq visoni che in pochi avrebbero avuto e hanno e in pochi sono capaci di realizzare.

 

AA ha dimostrato di meritare tutta la fiducia del popolo bianconero e sono sicuro che il suo lavoro, le sue idee potranno far crescere la Juventus. AA è uno che si guarda intorno, studia i modelli migliori e se ne sviluppa uno suo. E' uno che si cerca i collaboratori più adatti e più bravi. Uno che se deve fare una mossa, prima si fa fare uno studio dai migliori professionisti sul mercato, non è uno che si sveglia la mattina con l'idea di cambiare marchio e se lo fa disegnare da un bambino dell'asilo. Non improvvisa, lui studia e pianifica. Se non ha rinnovato a Marotta credo proprio che sia stato perchè Beppe non condivideva ne comprendeva la sua visione del futuro.

Ogni sforzo è volto ad aumentare la potenza di fuoco, anche il bar, anche il nuovo marchio.

dai...

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Sembra quasi che l'obiettivo a lungo termine sia quello di fare della Juve  una multinazionale del commercio e dell'intrattenimento, proprietaria di una squadra di calcio......

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26 minuti fa, kalus ha scritto:

Sembra quasi che l'obiettivo a lungo termine sia quello di fare della Juve  una multinazionale del commercio e dell'intrattenimento, proprietaria di una squadra di calcio......

Sembra? ;)

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benvenuti nel futuro,l espansione sarà fondamentale nei prossimi anni..possiamo diventare un punto di riferimento nel mondo dello sport 

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Quello che è oggi la Juventus, nonostante la Serie A, nonostante Farsopoli, lo dobbiamo alle visioni di chi un giorno decise che la Juventus doveva diventare un'impresa che si autofinanzia e la mise in mano a professionisti di un certo tipo (Giraudo e Moggi, in questo contesto molto più Giraudo), lo dobbiamo alla visone di Giraudo stesso, lo dobbiamo alla visione di Andrea Agnelli (squola Agnelli e squola Giraudo). Visioni che spesso noi tifosi non abbiamo capito ne condiviso. Visioni che sicuramente hanno beneficiato di noi tifosi, che costituiamo un bacino enorme ed affezionato, visioni che hanno beneficiato delle solide basi Fiat e della Storia della Società, ma cmq visoni che in pochi avrebbero avuto e hanno e in pochi sono capaci di realizzare.
 
AA ha dimostrato di meritare tutta la fiducia del popolo bianconero e sono sicuro che il suo lavoro, le sue idee potranno far crescere la Juventus. AA è uno che si guarda intorno, studia i modelli migliori e se ne sviluppa uno suo. E' uno che si cerca i collaboratori più adatti e più bravi. Uno che se deve fare una mossa, prima si fa fare uno studio dai migliori professionisti sul mercato, non è uno che si sveglia la mattina con l'idea di cambiare marchio e se lo fa disegnare da un bambino dell'asilo. Non improvvisa, lui studia e pianifica. Se non ha rinnovato a Marotta credo proprio che sia stato perchè Beppe non condivideva ne comprendeva la sua visione del futuro.
Ogni sforzo è volto ad aumentare la potenza di fuoco, anche il bar, anche il nuovo marchio.



Scuola per due volte scritto squola è qualcosa di veramente indegno

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Per anni io e pochi altri disperati dicevamo che si doveva investire nei calciatori, valorizzarli e non venderli, espandere il marketing e diventare una potenza economica.

Entreremo presto nella società fondata dal real madrid per la superlega come azionisti. Verrà esclusa la uefa dalla gestione che non ci imporrà più un bel niente! I soldi li terremo NOI insieme agli altri top clubs europei come è giusto che sia. Diventeremo certamente una delle grandi potenze economiche mondiali del calcio

Il cambiamento è avvenuto ma chiaramente vi sono stati schieramenti opposti dentro la società che hanno visto prevalere i futuristi con la cacciata di marotta e a breve credo anche del suo seguito. Si cambia. Si diventa grandissimi ora!

 

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si, e poi cosa offri ai milioni di telespettatori che si sintonizzano?

 

Un 1-0 difeso con le unghie e con i denti, una squadra che non sa battere un calcio d'angolo, che non riesce a sfruttare almeno il 90% dei contropiedi (la velocità e i passaggi di prima, ovvero ciò che gasa il pubblico) e un allenatore che per paura di Fellaini mette dentro Barzagli 

 

deve cambiare il modo di offrire lo spettacolo, è finita l'era della mentalità italica anni 60, con buona pace degli adepti 

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si, e poi cosa offri ai milioni di telespettatori che si sintonizzano?
 
Un 1-0 difeso con le unghie e con i denti, una squadra che non sa battere un calcio d'angolo, che non riesce a sfruttare almeno il 90% dei contropiedi (la velocità e i passaggi di prima, ovvero ciò che gasa il pubblico) e un allenatore che per paura di Fellaini mette dentro Barzagli 
 
deve cambiare il modo di offrire lo spettacolo, è finita l'era della mentalità italica anni 60, con buona pace degli adepti 
Eri dato 1 a 1.00001

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1 ora fa, NotFound ha scritto:

 

 


Scuola per due volte scritto squola è qualcosa di veramente indegno

 

 

 

Hai ragione, direi che è da interista 

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Mi sembra tutti bello ma poco rivolto al calcio.... è tutto marketing e commercio ormai. Per carità la cosa non mi dispiace però c'è poco calcio in tutto questo.... calcio giocato intendo.

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Qui in Brasile dopo CR7 hanno tutti la maglietta (90% tarocca) della Juve per strada. Io ovviamente mi sono preso l'away originale, l'ultima che avevo preso era quella di Tevez, ma dopo CR7 ci voleva. 

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Diciamo che si va in una direzione che non so se riuscirò a farmi piacere. E non riguarda solo la Juventus ma il calcio in generale, sempre più spettacolo e sempre meno sport. Tanto intrattenimento, spettacolo ecc. Ma per me dovrebbe restare CENTRALE l'aspetto agonistico. Sono antico, scusate. 

2 ore fa, kalus ha scritto:

Sembra quasi che l'obiettivo a lungo termine sia quello di fare della Juve  una multinazionale del commercio e dell'intrattenimento, proprietaria di una squadra di calcio......

Ecco, è questo che non so se mi piacerà. Il calcio dovrebbe essere la priorità. 

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19 minuti fa, Pogba88 ha scritto:

Mi sembra tutti bello ma poco rivolto al calcio.... è tutto marketing e commercio ormai. Per carità la cosa non mi dispiace però c'è poco calcio in tutto questo.... calcio giocato intendo.

perché i tempi sono cambiati. ormai non ti bastano più i diritti televisivi per essere competitivo e per fortuna la Juventus  l'ha capito. Guarda il resto della serie a invece. 

O ti adatti o rimani indietro

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