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Giannij Stinson

Braghin a 360° sulle Women: "Guarino fondamentale per noi. Nel calcio femminile ho trovato passione e genuinità. Domenica partita decisiva. E sul futuro..."

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Il responsabile del progetto Juventus Women, Stefano Braghin, analizza a tutto tondo: dall'imminente sfida con il Milan alle idee in cantiere.


"Nel calcio femminile ho trovato tanta passione e genuinità. Quando ti professionalizzi, certe dinamiche le apprezzi meno. Ho ritrovato una passione che non dico di aver mai perso, ma che avevo professionalizzato". Stefano Braghin, Head of Juventus Women, alle parole ha sempre preferito i fatti. Una lunga carriera di obiettivi centrati dietro i maschi, per poi imporsi anche in un mondo tanto nuovo quanto ambizioso. Perché c'è sempre da imparare e, soprattutto, da vincere. Le bianconere, detentrici del tricolore (centrato al primo anno), cercano il bis. E attualmente conducono la classifica a 41 punti con una lunghezza di vantaggio sulla Fiorentina e due sul Milan.

 

Direttore, come arrivate al big match con le rossonere?

“Sicuramente giocare questa partita con un distacco maggiore avrebbe potuto dare un po' più di tranquillità o, quantomeno, consentire un avvicinamento più sereno. Poi, una volta che sei lì, questi scontri diretti sono comunque decisivi e, quindi, a prescindere dal vantaggio devi relazionarti con l'importanza dell'impegno. Veniamo da una settimana in cui abbiamo pareggiato, perciò questo match richiede qualche attenzione in più. Credo cambi più l'approccio anziché la gara vera e propria, che affrontiamo comunque essendo davanti. Dunque, forse le pressioni sono più sull'altro fronte anziché sul nostro. Nel Milan rivedo un po' il nostro percorso dell'anno scorso. Grande entusiasmo, grande novità, grande voglia di fare bene e direi che hanno scelto un'allenatrice di grande spessore che sta aiutando nella conoscenza del calcio femminile. È una scelta simile, se vogliamo, a quella che ho fatto io con Rita Guarino: prendere un'icona del calcio femminile italiano che dia credibilità al progetto e conoscenze tecniche".

 

Appunto, Rita Guarino

"L’anno scorso abbiamo fatto una scelta cruciale che è quella dell’allenatore. Ci conoscevamo da tanti anni e sono andato sul sicuro. Lei ha fatto un grandissimo lavoro dando credibilità ad un progetto che non c’era. Rita l’ho spesa come patente di credibilità. Nel tempo aveva seminato molto bene nei rapporti, quindi le ragazze sono venute volentieri. Non sapendo nulla sono partito da due concetti: uno le più brave in Italia e due ho fatto colloqui. Credo che la persona venga prima del giocatore. Ho avuto la fortuna di vincere qualche campionato nella mia carriera, sempre con gruppi sani, persone con certi principi. Ne ho persi con giocatori molto forti. Con le persone giuste quasi mai. La scelta, non conoscendo benissimo il calcio femminile, era la persona. Più le conoscenze di Rita. Poi ci vuole anche fortuna. Quando vinci lo scudetto all’ultimo calcio di rigore di uno spareggio, quel campionato l’hai vinto in due. Mi sento di condividerlo col Brescia".

 

Parallelamente, la concorrenza è cresciuta

“E' aumentanto il numero di squadre che può toglierti dei punti, per cui il campionato è più aperto e cambia un po' l'approccio a tutte le partite. Poi, il fatto di essere in tre e non in due a lottare per il titolo è molto rilevante per il fatto che una delle tre non farà la Champions League, che credo di poter dire che anche per le altre squadre rappresenti l'obiettivo principale della stagione. La nostra attenzione è quella di conquistare un posto in Champions League. Poi, naturalmente, se riusciremo a vincere il campionato saremo felici. Dal momento che eventualmente si sarà consolidata l'Europa, si faranno i conti con il primo posto”.

 

Come stanno Rosucci e Sanderson? 

“Rosucci è in pieno recupero. È al quinto mese di un crociato, è in piena tabella. Lei in campo per il Mondiale dovrebbe esserci, poi dipende dalle scelte. Io Martina la vorrei in squadra anche con un ginocchio solo, però sono io (ride, ndr). L'infortunio di Sanderson è un po' più complesso, ma siamo nella fase di recupero. Dal punto di vista medico ha recuperato in pieno, ma ora deve ripartire da tre mesi di inattività”.

 

Cosa comporterebbe la mancata qualificazione in Champions League?

“Ad oggi a livello economico impatta molto poco, per non dire nulla. Sicuramente cambia a livello di attrattiva per le calciatrici straniere, perché proporre la Champions League permette di affacciarsi a un target di calciatrici diverso rispetto alla dimensione nazionale. E poi, naturalmente, cambia la visibilità del progetto. A fronte di un impegno oneroso, non solo di denaro ma anche di energie, poterlo proiettare a una dimensione europea è molto diverso rispetto ad avere una prospettiva solamente nostrana. Dal punto di vista sportivo, forse, chi non disputa la Champions League è anche agevolato, ma il prezzo da pagare è troppo alto. L'obiettivo è esserci per poter competere sul palcoscenico internazionale, nonché attrarre interessi che possono essere sia commerciali sia tecnici di un certo livello”.

 

Cos'hanno dato i club professionistici al calcio femminile?

“Lo sbarco dei club professionistici nel calcio femminile è stato un acceleratore per portare a questo movimento la considerazione che merita. Naturalmente le numeriche sono diverse, perché le storie sono diverse. Il calcio femminile in Italia è uno sport molto giovane con 23 mila tesserate, quindi è quasi normale che abbia delle difficoltà nel percorso. Però mi sembra che si sia intrapresa una strada fruttuosa".

 

Come si può colmare il gap con le big europee? 

“Alle volte le cose semplici sono quelle più vere: aumentando la base di calciatrici. In Italia abbiamo 23 mila tesserate e competiamo contro nazioni che ne hanno 300 mila, evidentemente scelta e qualità sono diverse. E' chiaro che grazie al lavoro che abbiamo iniziato a svolgere con i settori giovanili, con le nostre 2003 e 2004 – che stanno sviluppando un certo tipo di percorso – quando saranno pronte per la prima squadra, quindi tra 4-5 anni, avremo una base sicuramente più ampia. Perché poi in realtà, confrontandoci in Europa, ci siamo resi conto che non è tanto l'individualità, il problema è che la media delle altre squadre vanta un tasso tecnico più elevato. Quindi non sono le più brave a fare la differenza, ma è proprio la base. Perché quando in panchina ci sono otto ragazze più o meno dello stesso livello di quelle che giocano, significa che il divario è ancora ampio".

 

State lavorando per risolvere l'ostacolo legato al tetto salariale?

"Sì, è generato da uno status dilettantistico, qualcosa che non dipende non solo dalla federazione ma dal CONI. Nessuno sport femminile in Italia è professionistico e qui entriamo nell'ambito della politica sportiva. Sicuramente ci sono delle vie per alzare la competitività attingendo dall’estero, quantomeno fino a quando non arrivano le nostre. Non per esterofilia. Noi siamo forse la squadra più italiana, abbiamo quasi tutta la nazionale, credo nei blocchi italiani e questa sarà sempre una squadra italiana, però ci sono momenti e situazioni in cui il supporto di un’atleta straniera diventa fondamentale per essere competitivi. Sperando che lo sia sempre meno, ma oggi è così".

 

E' forte il richiamo del brand Juventus anche nel femminile?

"Le atlete straniere riconoscono la Juventus, la storia di questo club. Credo che la Juve rappresenti un club e una certa filosofia di fare sport e vincere. La disciplina, il lavoro e il sacrificio sono valori abbinati al nostro marchio a prescindere dal valore sportivo che è molto alto. Riconoscono che siamo la Juve e riconoscono all’Italia di essere un paese calcistico. Qui c’è un’organizzazione tattica che nei loro paesi non trovano”.

 

Che rapporto avete con le altre società?

"Molto buono, sostanzialmente perché ad oggi secondo me gli obiettivi sono comuni, non ci sono ancora argomenti che ci dividono. Non so se è qualcosa di strategico perché in questo momento stiamo condividendo gli stessi obiettivi e non so cosa accadrà quando gli obiettivi saranno diversi. Se devo portare l’esperienza di questi mesi, però, c’è grande condivisione anche con club non professionistici che partecipano al campionato di serie A. In questo momento secondo me uno aiuta l’altro, diamo grande importanza ai club dilettantistici perché l’allargamento della base è fatto da loro, che sono più capillari nei territori. Loro hanno bisogno della visibilità che portiamo noi".

 

Avvertite benefici sociali? 

"Lanciare segnali positivi è cruciale. Solo tramite il processo di integrazione delle diversità e di tutte le forme di discriminazione si riesce ad accreditare il calcio femminile. L’obiettivo finale è arrivare a dire che c’è solo un calcio a prescindere da chi lo pratichi. Nella vita non ci sono razze, né divisioni né discriminazioni. E’ funzionale per arrivare a dire: la Juventus fa calcio. Lo fanno i bambini, le bambine, lo fa la prima squadra maschile e femminile. E’ un po' l’idea delle grandi istituzioni nazionali. Il calcio è per tutti, il calcio è uno solo. Per arrivare lì qualche barriera devi tirarla giù,  ed è più facile che quelle barriere le tiri giù chi le vive sulla sua pelle".

 

Com'è strutturata la Juventus per quanto riguarda le dinamiche femminili?

"In questo momento abbiamo una divisione autonoma. La società ci ha dato la possibilità di avere un dipartimento femminile slegato e autonomo perché ha peculiarità diverse. Ci hanno dato dignità e parità di ruolo importante dopo un anno di vita. Abbiamo un dipartimento dedicato che dipende da me. Era un’idea che avevamo come progetto e si è concretizzato quest’anno. Il dipartimento femminile ha vita propria ed è la testimonianza di quanto la società tenga a questo progetto".

 

Come funziona lo scouting?

"Dal punto di vista nazionale un po' ci appoggiamo alla struttura del maschile e delle scuole calcio che incontriamo settimanalmente nei campionati provinciali e regionali. Giocando a squadre miste ci segnalano le bambine che giocano. Siamo ancora in una fase di scoprire la bimba che gioca, non quella brava tra quelle che giocano. Le nostre squadre femminili che fanno campionati maschili sono prime in quasi tutti i campionati. Hanno un anno in più e vincono sempre. In Italia facciamo così. Vediamo tutte le rappresentative nazionali, i centri federali, poi quando ne restano 5-6 da scegliere possiamo prendere solo una ragazza fuori regione sotto i 16 anni perché siamo dilettanti".

 

Per quanto concerne i contratti legati alla prima squadra?

“Le ragazze e tutto lo staff hanno ancora un anno di contratto. Tutte le ragazze della Nazionale hanno un accordo in chiave prossima stagione, perché visto che il Mondiale potrebbe essere una vetrina ci siamo tutelati. Il rinnovo è avvenuto l'anno scorso, la scorsa estate con tutte ho cercato di avere un prospettiva post Mondiale, perché arrivare alla competizione con le ragazze in scadenza sarebbe stato incauto. Poi sapete che se una società professionistica arriva dall'estero e le contrattualizza le perdi in un pomeriggio, però io credo anche nelle persone. Se poi dovesse accadere, si andrà avanti, ma ragionevolmente nel mio mondo firma e stretta di mano ti vincolano. Avremo ancora un anno di respiro e tendenzialmente non ci saranno grosse rivoluzioni. Bisogna essere onesti, molto farà la qualificazione o meno alla Champions League”.

 

Quanto costa la sezione femminile alla Juventus? 

"ll giusto (ride, ndr). Non saprei quantificare perché per fortuna tutta una serie di cose per noi non sono un costo in quanto usufriamo di strutture già utilizzate. Esempio, il settore medico è a disposizione,  stesso discorso per la scuola:  Il J College dall'anno scorso è diventato una scuola mista".

 

Nuovo impianto in cantiere?

“Dopo la prima stagione pilota, in cui era difficile fare ipotesi, abbiamo visto che si è consolidata l'affluenza: ed è bello. Ad oggi, però, non c'è un progetto concreto e specifico di stadio dedicato alle ragazze o all'Under 23. Che l'esigenza stia montando, per fortuna, è abbastanza evidente. Come sempre la società farà le dovute valutazioni. Per il momento per i big match siamo costretti a fare un trasloco momentaneo perché Vinovo ha una capienza limitata e sarebbe un peccato togliere ai tifosi la possibilità di vederci. Fortunatamente, poi, abbiamo sostenitori ovunque andiamo".

 

Romeo Agresti - Goal.com

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splendida intervista. sono quei momenti in cui riesci a fare il punto in generale, ascoltando persone competenti e facendoti un'idea dell'intero movimento dentro cui la Juve è calata.

grazie per averla riportata!

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Intervista in cui scorgo piu' ombre che luci.

 

Non per cosa vogliamo noi, ma per cosa si vuol fare del calcio femminile italiano.

 

Mi aspettavo anche un commento sulla formula ormai anacronistica della CL

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On 2/13/2019 at 5:12 PM, Giannij Stinson said:

Poi ci vuole anche fortuna. Quando vinci lo scudetto all’ultimo calcio di rigore di uno spareggio, quel campionato l’hai vinto in due. Mi sento di condividerlo col Brescia"

92 minuti di applausi

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28 minuti fa, Jaq10 ha scritto:

Ma quest'anno le più forti chi sono? Juve milan o viola?

Bella domanda... io continuo a ritenere la Fiorentina superiore al Milan. E anche se siamo riuscite a battere le viola a casa loro non mi sento affatto tranquillo.

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