Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

Shinji Ikari

Perché Allegri e la Juventus sono fatti l’uno per l’altra

Post in rilievo

io non mi arrendo a queste righe...se agnelli vuole davvero crescere come brand non basta ronaldo s epoi fai figure da cioccolataio..non mi arrendo al fatto che con questi giocatori si gioca da schifo..lo scudetto più brutto della storia da quando la seguo (1982)

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
2 minuti fa, -jolly- ha scritto:

la rosa del bayern ha fatto le scarpe ad ancelotti plurivincitore di champions, allegri e le sue catenacciate ci mettono tre secondi a mandarlo affanc....

l'inda pur di accapararsi uno che lavorato presso di noi farebbe carte false, ma è l'inda conta come avere un buco del cu-lo sotto l'ascella

dubito che abraimovic volgia un terzo italiano dopo conte e sarri

Beh non ho poi tanta voglia di trovargli una sistemazione. Rescindesse con buonuscita. Male che vada sta fermo un anno e poi diventa CT al posto di Mancini. sefz

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ragazzi però pazienza! ad allegri hanno preso  Ronaldo ma non Messi    .asd

Mica poteva andare oltre i quarti, come lo scorso anno...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minuto fa, Julian Kaye ha scritto:

Mi riferisco soprattutto agli infortuni non muscolari. La tiroide di Can, la pubalgia di Cuadrado, la stagione intera di Douglas Costa dovuta evidentemente ad una condizione psicofisica devastata da problemi extra campo, l'aritmia di Khedira. A questo si aggiunge una rosa con parecchi ultratrentenni, quindi più predisposti agli infortuni e con tempi di recupero maggiori, compromesso necessario per assicurare qualità per una società che a livello di capacità di spesa non può ancora competere con i team più ricchi.

parliamo degli oltre 50 infortuni muscolari a stagione che abbiamo avuto come media negli ultimi 5 anni,

il milan ebbe una media di 60, e l'ultimo anno a cagliari fu un ecatombe ,anche quando venne esonerato a calgiari allegri addusse la mancanza di risultati del girone di ritorno erano colpa dei troppi infortuni, chissà chi erano i preparatori?

scuse sempre scuse e mai un responsabile

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
8 minuti fa, L.O.V.E. ha scritto:

Ha un palmares di tutto rispetto anche grazie alla Juve, ma credo che sopravvalutiamo il credito che ha all'estero. 

Due club che cambieranno quasi certamente allenatore son Chelsea e Bayern Monaco...

In Italia c'è l'inter... sefz

In Italia... C'è FABIO 🤣 no, dai, povero Max, non glielo auguro davvero !

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
9 minuti fa, L.O.V.E. ha scritto:

Son tutti da valutare in un grande club e società come successo con Conte e un po' Allegri. La discriminante è la presenza di CR7 che però mi pare abbastanza disponibile a confrontarsi con tutti a patto che decida lui quando giocare. A gestirlo credo sia la dirigenza in persona anche ora.

Certo, sarebbero sempre scommesse, ma lo sarebbe anche Klopp in qualche maniera. Quando arrivi al massimo gli allenatori vengono o da realtà inferiori, o da esperienze probabilmente non positive con altre squadre di rango simile. E' difficile che un allenatore di una squadra top passi ad un'altra quand'è all'apice.

 

Poi secondo me CR7 ad oggi pur di cambiare prenderebbe anche Malesani, ma sono supposizioni mie sefz 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
2 ore fa, Alieno Bianconero ha scritto:

E' una rottura filosofica.

"Allena" a livello professionistico peggio del calcio a livello dilettantistico... i pulcini si lasciano liberi di fare, non i professionisti. Allora un allenatore non serve a niente.

Infatti lui non allena, il suo apporto alla qualità del gioco è prossimo allo 0.

Poi quando incontra squadre dove i meccanismi non sono semplici (Ajax), sono figuracce e ti palleggiano in faccia.

Il fallimento parte dal metodo di allenamento.

Nessuno fa niente con uno schiocco di dita.

d'accordo

inoltre, ricordiamo all'autore del pezzo, che quando c'era lippi, il gioco si vedeva e lo spettacolo pure, nessuno si è mai lamentato in società del troppo spettacolo. durante gli anni di conte, le occasioni da gol si susseguivano, durante una partita ne contavi 6/7 tranquillamente e non c'erano fenonemeni: quagliarella, vucinic, matri...  ora quelle occasioni le vedi in 2/3 partite.

no, non c'entra nulla la filosofia dell'allenatore, c'entra l'allenameto e la mentalità vincente, se sai fare il tuo lavoro giochi come il city, il reeal, il barca, diversamente dici ad ogni intervista in cui ti chiedono della coppa con il ritornello che vince uno solo, che se non si vince la partita ci si prova l'anno prossimo e via dicendo...

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Puoi fare tutti gli acquisti che vuoi, prendere chi ti pare ma non migliora ne gioco ne niente se non qualche giocata dei singoli in più. Il nostro punto debole è la mentalità, abbiamo poco carattere e poca voglia di voler arrivare a un determinato risultato. La Grinta, ci vorrebbe qualcuno in grado di far svoltare mentalmente la squadra e renderla vogliosa di arrivare alla finale di Champions, con la mentalità attuale  è difficile fare risultati e vincere lo scudetto sarà ormai una cosa da poco visto l'abitudine. Fossi stato in Agnelli avrei aspettato a esprimere il futuro sull'Allenatore, cosi chiudi  ogni possibilità e t'incarti in una situazione difficile da superare. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
17 minuti fa, Bruce Hudelhofen ha scritto:

un sunto?

Come si sviluppano le diverse aree (tecnica, tattica, atletica, psicologica) al variare della sua età? Si allenano separatamente?

 

Stefano Baldini: «Qui alla Juventus abbiamo una visione integrata, le parti non possono essere scisse — quindi allenate — in momenti diversi della crescita. Distinguiamo da subito tre macro-aree: la conoscenza del gioco; l’abilità tecnica, ovvero ciò che mi permette di poter fare quel determinato gioco; la parte fisica, cioè la possibilità di sostenere il gioco nel tempo. In tutte le fasce d’età lavoriamo su questi tre aspetti, sempre contemporaneamente. Al massimo, in età differenti lavoriamo con percentuali maggiori o minori su un aspetto piuttosto che sull’altro.

 

Negli anni abbiamo reso preponderante la conoscenza del gioco, perché è l’unica fase che migliora le altre. Se gioco, miglioro la tecnica e la parte atletica. Se lavoro solo sulla tecnica, difficilmente potrò migliorare la comprensione del gioco. Se alleno solo la parte atletica, sicuramente non migliorerò in nessuno degli altri due aspetti».

 

Giovanni Valenti: «L’ambizione di sviluppare abilità diverse in tempi diversi è sicuramente legittima, ma un po’ accademica. Anche i più piccoli, da subito, devono saper giocare con i compagni rispondendo a quello che fanno gli avversari.

 

Poi, per stimolare le diverse aree, cerchiamo di coinvolgerli in situazioni differenti. Ad esempio qui accade che gli stessi bambini, di settimana in settimana, si trovino a giocare a calcio a cinque, a sette, a otto o a undici.

 

Il tipo di lavoro che facciamo è sempre integrato. In fondo, l’affinamento della tecnica di un calciatore non finisce mai, neanche da adulto, neanche da professionista».

 

Si parte con l’insegnamento della tattica da subito?

 

G.V.: «Bisogna intendersi su cosa si intende per tattica. Se si parla di meccanismi — difesa che scappa, uscite sull’uomo — è chiaro che non è un tipo di lavoro che si può fare con dei bambini. Ma se la parola “tattica” è usata come un sinonimo di “scelta”, un bambino in campo, insieme ai suoi compagni e di fronte agli avversari, effettua una scelta ogni volta che gioca il pallone. Quella per me è la tattica».

 

S.B.: «Penso sia un cortocircuito tutto italiano, quello per cui quando si parla di tattica spesso s’intende la strategia di non possesso. Un portiere che ha davanti a sé due compagni e un avversario in pressione, deve scegliere se giocare la palla o condurla, su quale compagno scaricare il pallone, il tutto in dipendenza di un obiettivo: la conquista del campo alle spalle degli avversari. La scelta crea sempre uno stimolo, che io giochi a calcio a cinque, a sette, a otto o a undici. E vale sempre, che il calciatore abbia sei, nove, tredici o diciotto anni».

 

Quindi crei ai bambini dei problemi da risolvere, attraverso le esercitazioni o le partite, per stimolare la loro propria capacità di risolverli. Giusto?

 

S.B.: «Esatto. Noi apparecchiamo situazioni nelle quali i bambini decidono cosa fare, in funzione della realtà che imparano a riconoscere».

 

G.V.: «L’organizzazione della fase di possesso spesso è confusa con l’esecuzione di una serie di automatismi, di schemi. Invece è un esercizio che esalta la fantasia dei bambini. È all’interno di questo contesto che alleniamo la tecnica, che diventa uno strumento per risolvere la particolare situazione».

 

Secondo molti, una delle ragioni che ha influito sul calo della produzione di talenti tecnici in Italia è il fatto che i bambini non giocano più in strada. Che ne pensate?

 

S.B.: «Alla Juve i protagonisti sono il gioco e la palla. Posso garantirti che la qualità del lavoro, svolto sempre con la palla, non vale dieci ore di cortile al giorno. Se poi in altre realtà l’interesse principale non è il gioco, anche inteso in senso ludico, e l’aspetto tattico, stavolta nel senso più gretto, diventa preponderante, e se il pallone è assente dalle esercitazioni, o se addirittura il risultato diventa la sola cosa importante, allora non avere più i cortili diventa un problema.

 

La varietà e la ricchezza di stimoli che i bambini ricevono durante i nostri allenamenti è insostituibile. Poi c’è da tenere in conto un altro aspetto: in strada giocavano tutti, qui ci sono solo quelli bravi. Il tempo speso in allenamento, per esempio, nell’uno contro uno con avversari di livello pari o superiore, ha tutto un altro valore».

 

G.V.: «Ho l’impressione che sia diventato un alibi: “Non ci sono più i cortili, non è colpa mia”. Oggi non posso avere la pretesa di allenare allo stesso modo di prima, come allenavo i ragazzi che giocavano in strada. La responsabilità di rendere ricco il tempo che i ragazzi passano qui è mia. È un po’ quello che diceva Velasco: “Uno schiacciatore non può incolpare l’alzatore per un suo errore, se la palla è stata alzata male è lo schiacciatore che deve trovare il modo di far punto lo stesso”. Insomma qui alla Juventus abbiamo ribaltato la prospettiva del problema».

 

Qual è la caratteristica più importante per te per capire che un bambino ha talento?

 

S.B.: «L’abilità tecnica, la qualità del primo controllo, la capacità di scelta veloce, l’assunzione della responsabilità delle giocate che contano. Sono cose che ti fanno capire che, a prescindere dal contesto, un bambino sa fare determinate cose perchè si sente padrone dei propri mezzi. Se non ti senti sicuro dal punto di vista tecnico, non ti assumi il rischio di certe giocate. È il tipo di contesto che incentiviamo».

 

G.V.: «Per me sono due le caratteristiche principali: la confidenza con la palla e la comprensione del gioco. Cercare di non penalizzare giocatori tardivi dal punto di vista fisico, è una mia premura. Se c’è del talento, bisogna avere coraggio e premiare il ragazzo con un minutaggio consistente».

 

E invece è possibile riconoscere i diversi casi di sviluppo? Ad esempio Jesse Lingard a 25 anni sta avendo quest’anno la sua migliore stagione agonistica al Manchester United, e ai tempi delle giovanili era indicato come il miglior talento della sua generazione, anche più forte di Pogba. Recentemente ha detto che invece Alex Ferguson gli avevapredetto una crescita “lenta”. E che questo lo ha aiutato a non rinunciare all’idea di poter giocare in un club di prima fascia.

 

S.B.: «Sì, c’è questa sensibilità da parte nostra, soprattutto verso i ragazzi Under 16. Dai 16 anni in su vanno fatte delle considerazioni differenti, perché il fisico inizia a strutturarsi. Nel caso specifico, bisogna comprendere il contesto inglese: probabilmente Lingard ha avuto una chance perchè lì ci sono le seconde squadre, ha potuto giocare in contesti sfidanti, in un percorso formativo guidato e controllato, fino ai 22-23 anni. Poi è diventato un calciatore pronto per la prima squadra a 24-25 anni. Qui in Italia, i giocatori devono essere pronti dopto la Primavera all’età di 19 anni, in un caso limite del genere probabilmente il giocatore non sarebbe emerso».

 

Sulle squadre B ci vorrei tornare, intanto però potresti dirmi come si fa a ridurre il rischio di perdere un talento tecnico per limiti fisici?

 

S.B.: «Dipende tutto dagli obiettivi di ogni singolo club. Credo di coordinare le squadre più piccole fisicamente che ho visto negli ultimi tre anni, ad ogni età. Questo perché la Juventus ha fatto la scelta “filosofica” di andare nella direzione della tecnica. Ovviamente possono esserci differenze di altezza, in alcuni ruoli. Ma la media dei giocatori dell’attività di base in questo momento prevede una struttura fisica minuta e una prevalenza di talenti tecnici. Il che significa che può anche capitare di perdere alcune partite per via della differenza di fisicità, ma per noi non è un problema. La Juventus in questo momento vuole allenare giocatori tecnici».

 

G.V.: «Come dicevo, da allenatore sento la responsabilità del mancato sviluppo di un talento, trascurato a causa di una maturazione fisica tardiva. Ho la fortuna di essere in un club che organizza la formazione dei propri tecnici, attraverso diversi momenti d’incontro. Durante la formazione, due giocatori della prima squadra hanno raccontato degli anni passati in panchina, semplicemente perché rispetto ai coetanei non avevano la barba. Sono diventati comunque due giocatori importanti, ma se non fossero stati penalizzati nel minutaggio, sarebbero diventati anche più bravi di così?

 

Io voglio cercare di premiare le qualità tecniche, però bisogna creare un contesto favorevole. Cioè, non sarà una squadra con uno stile prettamente difensivo a esaltare un talento fisicamente minuto. Siamo noi a dover preferire uno stile di possesso, che permette ai giocatori di toccare la palla tante volte, giocando insieme tra le linee o nei mezzi spazi, dove non possono subire contrasti. Stiamo nascondendo le lacune fisiche nel gioco per portare avanti il talento tecnico, finché Madre Natura e gli allenamenti specifici dai 16 anni in su permetteranno loro di recuperare il gap atletico.

 

Come prima, siamo noi obbligati a ribaltare la prospettiva: è mia responsabilità creare il contesto adatto per permettere ad un calciatore minuto di giocare ed esaltarsi».

 

S.B.: «È difficile che io chieda ad un mio allenatore il risultato di un match. Di solito chiedo: quel ragazzo, quel talento che abbiamo individuato e che stiamo formando, quanti palloni ha giocato? Preferisco pareggiare una partita, piuttosto che vincerla, se il contesto è più favorevole alla crescita del ragazzo».

 

Appunto, pensate che l’attenzione al risultato può essere controproducente per la crescita di bambini molto piccoli? Ho notato che i profili social di quasi tutte le squadre pubblicano regolarmente i risultati di tutte le loro squadre giovanili.

 

S.B.: «In 25 anni che faccio questo mestiere non ho conosciuto un solo ragazzino che andasse in campo per perdere. Qui alla Juventus abbiamo anche il supporto di psicologi e uno di loro mi ha fatto riflettere sulla frase: “Bisogna imparare a perdere”. È un concetto sbagliato, se lo si interpreta come abitudine alla sconfitta. Bisogna invece trarne insegnamento, che è un approccio didattico completamente diverso. Non ti insegno a perdere, ma a vincere. Soprattutto ti insegno a riconoscere il valore della sconfitta e a capire da essa le tue opportunità di miglioramento.

 

È un cambio di paradigma, che fa sì che la cultura del risultato alla Juventus vada in due direzioni: una porta al miglioramento continuo; l’altra ci impone di arrivare alla vittoria conseguendo gli obiettivi formativi che il club ha stabilito. Perché al centro del progetto c’è la crescita individuale di ogni talento, il risultato che arriva perseguendo altre strade, ottenendo altri obiettivi, è la vera sconfitta».

 

Quindi la vostra ricetta è perseguire la vittoria, ma restando nel solco del progetto formativo.

 

G.V.: «Una volta che abbiamo stabilito qual è lo stile di gioco più formativo, in funzione degli obiettivi della società, rispettando quello stile, vogliamo vincere tutte le partite».

 

S.B.: «Noi cerchiamo di tenere di più il pallone, non per un esercizio di stile, ma perchè è uno strumento funzionale al raggiungimento dei nostri obiettivi. Il risultato sportivo comunque ci sta dando ragione, perché mediamente vinciamo. Negli ultimi 3 anni, abbiamo partecipato a circa 700 tornei in 10 categorie diverse, e mediamente siamo tra il quarto e il primo classificato, contro le squadre più importanti d’Europa. Portando sempre in partita il modo con cui vogliamo arrivare tra i primi».

 

Come si fa a trasmettere questo cambio di paradigma ad un bambino?

 

G.V.: «Per esempio, per aiutare i ragazzi nella valutazione della prestazione al di là del risultato numerico, propongo 3 obiettivi specifici per ogni gara. Al ritorno negli spogliatoi chiedo ai ragazzi una propria autovalutazione su quanto vicini siamo andati agli obiettivi prefissati.

 

Ti faccio degli esempi dall’ultima partita: come abbiamo reagito alla palla persa? Come abbiamo occupato il campo con riferimento all’ampiezza? Dal punto di vista emotivo, ci sono riuscite le cose che proviamo in allenamento? Sono obiettivi misurabili che vanno al di là del punteggio. Possiamo vincere e intanto i nostri giocatori non stanno migliorando. Dopo l’autovalutazione, rafforzo il messaggio chiedendo loro: “Se il risultato fosse stato diverso, i voti sarebbero stati più alti o più bassi?”».

 

S.B.: «È la parte più complessa del nostro lavoro: rendere i ragazzi consapevoli di quello che portano in campo. Però, quando ci riusciamo, il giocatore diventa protagonista del suo stesso processo di apprendimento. In campo agiscono in base a ciò che sentono. La nostra idea sta funzionando, perchè io vedo che in tutte le categorie i ragazzi portano in campo gli stessi valori, e questo dà un senso di completezza, in particolare al mio lavoro di coordinatore. Per l’esito, però, dovremo aspettare altri 10 anni».

 

Giovanni, qual è il tipo di lavoro che effettui con i ragazzi? Nel 2018 quante volte a settimana si allena un ragazzo che vuole fare il professionista da grande?

 

G.V.: «Facciamo quattro allenamenti da 100 minuti ogni settimana e cerchiamo di portare ogni ragazzo in partita una volta a settimana. Visto che il gruppo è abbastanza grande, per dare tempo-partita a tutti, il club organizza due partite nei weekend. Abbiamo l’opportunità di fare tornei in Italia e all’estero, per tutte le categorie dell’attività di base. Quando siamo all’estero ci appoggiamo alle strutture dei grandi club, ad esempio tra poco saremo a casa del PSG e del Gladbach per i prossimi impegni in Francia e in Germania».

 

Permettimi una domanda maliziosa: i tuoi obiettivi di allenatore, di breve termine, potrebbero essere molto diversi da quelli del tuo coordinatore, solitamente di lungo termine.

 

G.V.: «Se lavorerò nella consapevolezza di essere parte di un processo pluriennale, condiviso con gli allenatori che mi hanno preceduto e con quelli che mi seguiranno, i miei obiettivi coincideranno con i suoi. È ovvio che io cerchi di massimizzare la “redditività” dell’anno che i ragazzi passano con me, per aiutarli in questa scalata decennale. Però, come ci ripetiamo spesso, non posso neanche pensare che i frutti del mio lavoro si vedano tutti oggi. Ho la consapevolezza che chi mi ha preceduto ha già lavorato nella stessa direzione; e che chi mi seguirà, svilupperà il mio lavoro ulteriormente».

 

S.B.: «Alla Juventus stiamo passando dal “Io” al “Noi”. Nella filiera dei primi dieci anni, l’allenatore porta in campo le sue competenze attraverso le sue modalità, ma trasferisce un’idea comune. La riconoscibilità del processo è la nostra forza. Il compito dell’allenatore, in questo contesto, semmai diventa ancora più difficile, perché deve andare a lavorare sui dettagli».

 

G.V.: «La direzione sportiva e il coordinamento tecnico giudica il mio lavoro sulla base dello sviluppo del processo pluriennale, e non sui risultati di breve termine. Ciò fa sì che sia molto più facile che i nostri obiettivi coincidano. Se invece gli allenatori hanno la sensazione di essere giudicati dall’oggi, allora sarà più facile che gli obiettivi contrastino. Ti faccio un esempio: valuto che un mio giocatore ha un gran potenziale nel suo ruolo, ma che per completare il suo bagaglio, per far sì che accumuli altre informazioni imparando ad orientarsi in zone di campo differenti, abbia bisogno di giocare in un altro ruolo per un certo periodo. È chiaro che nell’immediato renderà di meno, ma a lungo termine svilupperà meglio le sue potenzialità. Se penso di essere giudicato sull’oggi, non sono incentivato a correre un rischio del genere».

 

Che autonomia hai? Mi fai un esempio?

 

G.V.: «La politica di convocazione per ogni torneo è stabilita dalla direzione sportiva. Di volta in volta decide se portare in partita i giocatori tecnicamente più pronti, oppure se dare spazio a chi ha avuto meno minuti nelle settimane precedenti. La mia autonomia sta nella programmazione settimanale: io scelgo i principi di gioco e il lavoro attraverso il quale renderli concreti.

 

Avere una figura di coordinamento trasversale ha effetti positivi non solo dall’alto verso il basso, ma anche dal basso verso l’alto. Se penso ad un esercizio nuovo, ad esempio per sviluppare un certo tipo di possesso, mi confronto con il mio coordinatore. Insieme possiamo chiedere al club di rendere disponibile il team di video analisti, in modo da registrare l’allenamento e studiare gli effetti delle nuove esercitazioni».

 

S.B.: «Come coordinatore tecnico, se ritengo valida la nuova esercitazione, la propongo agli altri allenatori che, se vorranno, potranno introdurla nei loro programmi. Anche se l’esercitazione è stata sviluppata pensando agli Under 13, come nel caso di Giovanni, posso renderla adatta ai calciatori più piccoli, ad esempio riducendo gli spazi di campo o diminuendo il numero di avversari. Il razionale dell’esercitazione resta, così come la sua efficacia».

 

Ogni quanto tempo effettuate degli step di valutazione? Avete degli strumenti analitici che vi aiutino?

 

S.B.: «Abbiamo delle schede di valutazione, che i tecnici compilano tre volte in tre diversi momenti della stagione. Abbiamo individuato una serie di parametri rispetto ai modelli che abbiamo idealizzato, i nostri riferimenti sono i grandi giocatori, i grandi interpreti di ogni ruolo. Nelle schede sono presenti parametri di tipo comportamentale, caratteriale; ovviamente abbiamo parametri tecnici e di comprensione del gioco. Ogni bambino è valutato per come svolge il suo ruolo primario e almeno un altro, secondario. La scheda viene passata da allenatore ad allenatore, quindi c’è una valutazione in itinere nell’anno e nelle stagioni. Le schede sono inserite in un software gestionale che raccoglie i dati di tutte le nostre squadre».

 

Immagino che a un certo punto abbiate uno o più momenti di selezione. Qual è la percentuale di ragazzi che ce la fa?

 

S.B.: «Abbiamo tre step di selezione nel percorso formativo dell’attività di base. Un bambino che entra alla Juventus può restarci per un periodo variabile dai tre ai sette anni. L’obiettivo dell’attività di base è portare il maggior numero di giocatori nell’agonistica. Oggi, nelle nostre Under 15 — vincitori dell’ultimo titolo italiano — e Under 16, abbiamo 15-16 elementi della rosa che provengono dall’attività di base; 7-8 di questi sono titolari in pianta stabile. Quanti di loro arriveranno allo step successivo, gli allievi nazionali (U17), è ancora da vedere. L’obiettivo della società a tendere è avere, nelle due annate che abbracciano la Primavera, 7-8 elementi nell’undici titolare, o 12-13 componenti della rosa, provenienti dall’attività di base. Questo è l’esito che auspichiamo per il nostro lavoro, e sarà verificabile solo tra un po’ di anni».

 

.ok

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minuto fa, Amdir ha scritto:

Io non sono d'accordo su questo. Il calcio di jupp dove non aveva molti meccanismi, come il calcio di Zidane sono stati calci vincenti, mentre quello di Guardiola, tolto dal suo nido, Conte, Sarri in Europa non ha portato frutti. Luis Enrique per esempio ha vinto con il Barcá facendo fare a Messi Suarez e Neymar ciò che volevano.

 

Non esiste la formula perfetta, altrimenti tutti farebbero la stessa cosa.

Di sicuro il non gioco paga molto meno di tutti gli altri.

Messi, Suarez e Neymar facevano quello che volevano impiantati sopra il tiki-taka sorretto da Xavi e iniesta (molto sostenuti dallo stesso Messi).

Erano liberi di esprimere tutto il loro potenziale tecnico, perché il gioco lo permetteva.

Xavi e Iniesta non lo hanno disimparato. L'impianto c'era già ed era molto valido.

Voglio sottolineare che il tiki-taka è "fate quello che volete" una volta che però te lo hanno insegnato o lo hai imparato. :d

 

Poi il tiki-taka non è propriamente un tipo di gioco molto adatto a impiantarsi ovunque o quasi.

Allo stato dell'arte, solo il Barça e la Spagna ce lo hanno fatto vedere.

Nessuno qui chiede il tiki-taka. Si può essere più verticali del semi-orizzontale tiki taka che richiede notevole tecnica di palleggio.

 

CR7 alla Juve è impiantato sopra....??? Gioco sugli esterni e cross in mezzo.

L'impianto di gioco non solo non è validissimo in europa ma è carente e basato su troppe poche soluzioni.

Senza poi contare tutto il lavoro che non viene fatto ad occupare gli spazi in mezzo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minuto fa, Wolfman45 ha scritto:

eh beh x forza del resto come dici tu, se hai vinto i campionati ma non le coppe......cmq allegri in coppa nei 4 anni precedenti si e' arreso solo a Barcellona Real e Bayern ( con qualche furto subito)

si ma giocate malamente con "imprese" finite male (che è il colmo) ...

comunque quello che intendo è che ci ritroviamo un allenatore strapagato e da sostituire 

con riferimento a conte, probabilmente sarebbe più giustificato un ingaggio di 5 milioni a conte che almeno un'idea di come far giocare la squadra ce l'ha, piuttosto che i 7.5 per allegri 

se il nostro obiettivo è lo scudo allegri non serve... a maggior ragione se è la cl

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Adesso, andy_gobbo ha scritto:

In Italia... C'è FABIO 🤣 no, dai, povero Max, non glielo auguro davvero !

A me interessa solo la Juve. Lui può andare dove gli pare. Credo che all'inter non urterebbe poi  in tanto a differenza se ci andasse Conte. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minute ago, Groot said:

Puoi fare tutti gli acquisti che vuoi, prendere chi ti pare ma non migliora ne gioco ne niente se non qualche giocata dei singoli in più. Il nostro punto debole è la mentalità, abbiamo poco carattere e poca voglia di voler arrivare a un determinato risultato. La Grinta, ci vorrebbe qualcuno in grado di far svoltare mentalmente la squadra e renderla vogliosa di arrivare alla finale di Champions, con la mentalità attuale  è difficile fare risultati e vincere lo scudetto sarà ormai una cosa da poco visto l'abitudine. Fossi stato in Agnelli avrei aspettato a esprimere il futuro sull'Allenatore, cosi chiudi  ogni possibilità e t'incarti in una situazione difficile da superare. 

Per me la grinta e la voglia c'entrano poco. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
5 minuti fa, SuperTalismano ha scritto:

Ma scusami, Pjanic, Emre Can e Bernardeschi non potrebbero giocare in una squadra di Klopp/Guardiola? Certo, la rosa ha delle mancanze, ma sono minime (cioè solo un centrocampista offensivo al posto di Matuidi, per il resto si sfiora l'eccellenza in quasi ogni ruolo). Non credo servirebbero chissà quali rivoluzioni nella rosa

Pjanic secondo me no, perché è lento e indolente. L'unico modo per farlo rendere al meglio l'aveva trovato Allegri due anni fa, in un centrocampo a 2. Ma era qualcosa di temporaneo, perché una stagione intera in quel modo non la può fare... 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
3 minuti fa, tacconi ha scritto:

Di Francesco è una scomessa. Fase difensiva assente. Se ne facciamo uno in piu si vince se no si perde. Il campionato non sarebbe garantito e la CL neppure. Bisogna sempre vedere la societa cosa vuole. Secondo me con la League europea vociferata dove devi restare trale migliori, la nostra societa vorra sempre lo scudetto e la posizione migliore raggiungibile in CL

Insomma......emozioni zero sefz

Come questa stagione o la scorsa a parte qualche sporadica partita solo xche siamo con l acqua alla gola

Auguri juventus

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 minuti fa, Black&White Legend ha scritto:

Mancanza di palle?
Io credo sia mancata anche la stessa rabbia agonistica e la stessa gamba della partita dell'Atletico.

Anche quella è una forma di "palle".

 

Domanda: perchè è mancato lo stesso furore agonistico?

C'era Allegri con Atletico, c'era con Ajax.

Ma due risultati opposti o quasi.

 

Se fai giocare l'Atletico ti può far male.

Noi non lo abbiamo fatto giocare.

 

Se fai giocare l'Ajax ti può far male.

Noi lo abbiamo fatto giocare.

E ci hanno distrutti.

 

Palle? condizione vera, quella che è mancata martedì scorso

 

La condizione alla Juve manca da almeno tre anni, visto che tranne due/tre partite all'anno passeggiamo per mesi. Inoltre, chi dovrebbe preparare fisicamente la squadra? Io, tu o lo staff? E chi sceglie lo staff se non Allegri. Infine è vero che abbiamo fatto l'impresa con l'Atletico, ma perché siamo stati costretti a farla? Perché ci siamo fatti prendere a pallate a Madrid senza avere(e qui torna il discorso) le palle di reagire al loro gol. Facciamo un esempio di squadra "coraggiosa"? Lo scorso anno il Real ha sofferto per 70 minuti su 180 con il PSG. Risultato? 3-1 e 1-2, perché se hai carattere quando prendi un gol continui a giocare, non ti arrocchi nella tua area sperando che la partita arrivi ai supplementari. E il carattere lo da il manico, l'allenatore

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 minuti fa, fredp ha scritto:

Certo, sarebbero sempre scommesse, ma lo sarebbe anche Klopp in qualche maniera. Quando arrivi al massimo gli allenatori vengono o da realtà inferiori, o da esperienze probabilmente non positive con altre squadre di rango simile. E' difficile che un allenatore di una squadra top passi ad un'altra quand'è all'apice.

Ma son tutti delle scommesse. Di sto passo dovremmo davvero restare così perché non va bene nessuno.

 

A me terrorizza più Allegri alla Ferguson. 

Ne parlò anche Conte? Magari Max ha voluto rifarsi al predecessore per spoilerare un suo addio. sefz

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 minuti fa, Groot ha scritto:

Puoi fare tutti gli acquisti che vuoi, prendere chi ti pare ma non migliora ne gioco ne niente se non qualche giocata dei singoli in più. Il nostro punto debole è la mentalità, abbiamo poco carattere e poca voglia di voler arrivare a un determinato risultato. La Grinta, ci vorrebbe qualcuno in grado di far svoltare mentalmente la squadra e renderla vogliosa di arrivare alla finale di Champions, con la mentalità attuale  è difficile fare risultati e vincere lo scudetto sarà ormai una cosa da poco visto l'abitudine. Fossi stato in Agnelli avrei aspettato a esprimere il futuro sull'Allenatore, cosi chiudi  ogni possibilità e t'incarti in una situazione difficile da superare. 

Ecco 

Sulle prime due righe

Al geniale livornese hanno preso: 

Pjanic higuain cuadrado d.costa bernardeschi matuidi emre can cancelo ronaldo 

Risultato..... si esce ai quarti da due anni

Gioco indecente 

Vincere lo scudetto non basta 

Bisogna cambiare 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minuto fa, Boy Kott ha scritto:

si ma giocate malamente con "imprese" finite male (che è il colmo) ...

comunque quello che intendo è che ci ritroviamo un allenatore strapagato e da sostituire 

con riferimento a conte, probabilmente sarebbe più giustificato un ingaggio di 5 milioni a conte che almeno un'idea di come far giocare la squadra ce l'ha, piuttosto che i 7.5 per allegri 

se il nostro obiettivo è lo scudo allegri non serve... a maggior ragione se è la cl

ma infatti non serve....io parlavo del palmares, quest'anno e' uscito contro 11 ragazzini, negli anni precedenti non dimentico che abbiamo sculacciato real barcellona 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

In realtà non è tanto cambiare il dna di una società, ma quello di avere un altro modo di fare mercato e prendere i giocatori che servono dove mancano. Hai preso Matuidi e Khedira perché non sapevi come sostituire Pogba e Vidal, una vera big europea non si affida quasi sempre alle occasioni per costruire un progetto vincente in ambito europeo. Con questo non dico che non la possiamo vincere, ti può succedere da outsider ma poi difficilmente apri un ciclo.

 

Riguardo l'allenatore, senza peli sulla lingua per me ha concluso la sua avventura, poi facciano come vogliono.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 minute ago, konklin said:

d'accordo

inoltre, ricordiamo all'autore del pezzo, che quando c'era lippi, il gioco si vedeva e lo spettacolo pure, nessuno si è mai lamentato in società del troppo spettacolo. durante gli anni di conte, le occasioni da gol si susseguivano, durante una partita ne contavi 6/7 tranquillamente e non c'erano fenonemeni: quagliarella, vucinic, matri...  ora quelle occasioni le vedi in 2/3 partite.

no, non c'entra nulla la filosofia dell'allenatore, c'entra l'allenameto e la mentalità vincente, se sai fare il tuo lavoro giochi come il city, il reeal, il barca, diversamente dici ad ogni intervista in cui ti chiedono della coppa con il ritornello che vince uno solo, che se non si vince la partita ci si prova l'anno prossimo e via dicendo...

 

Memoria corta. Il primo anno di Conte è stato magnifico con squadra corta che pressava e creava molto.....ma piccolo problema: si giocava ogni 7 giorni. Non c’erano coppe e anche la CI non era considerata. Con Conte con la squadra impegnata su 3 fronti abbiamo fatto defecare su 2 fronti e in Campionato non c’era piu quel gioco tipico del primo anno......quindi preparazione o no i 7 giorni per preparare le partite hanno influito.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, Batman&Robin ha scritto:

Vincere non credo proprio, probabilmente si andava in finale a prendere l'ennesima sveglia.

Perchè la Juventus che se ne dica è anni luce superiore sia ad Ajax che Tottenham 

 

Ma l'allenatore deve sloggiare, perchè altrimenti qui due pesi e due misure. Quando si andò in finale grande dybala trascinatore contro il barcellona e grande higuain, quando le cose van male bisogna togliere i giocatori sopravvalutati, eh no.

 

La squadra è tremendamente più forte di quella che andò in finale a Cardiff, inutile nascondersi. 

Cancelo non è e non sarà mai Dani Alves, Bonucci piaccia o non piaccia ha due anni in più e uno lo ha trascorso altrove, Alex Sandro involuto, Khedira e Cuadrado sempre assenti, Mandzukic dopo l'infortunio nel 2019 non si è mai ripreso, Dybala il fantasma dei suoi giorni migliori. Anche con Ronaldo la rosa titolare non è più forte di quella di Cardiff, anzi. Mancano temperamento, esperienza e fisicità, ci sono troppi pulcini bagnati adesso. Continuate a criticare i veri Khedira, i vari Mandzukic e quelli che hanno esperienza internazionale, poi stranamente si esce malamente solo quando non ci sono o non stanno bene. Sarà stato un caso...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.