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Sergione

Evra: "La Juve è nel mio DNA. Ronaldo è andato via perchè stava diventando il capro espiatorio, ha bisogno di amore. Su Allegri e i nuovi..."

Post in rilievo

Patrice Evra si è raccontato in una lunga intervista a Repubblica. Ecco un passaggio sull'addio di Ronaldo alla Juve: “Perché Cristiano ha bisogno di amore e rispetto. Ha capito che a Torino stava diventando il capro espiatorio dei risultati insoddisfacenti della Juve. Ma molti dimenticano che vincere la Serie A è un’impresa ogni anno. Se chiedi ad Agnelli, il vero obiettivo della Juve ogni anno per lui è sempre trionfare in campionato, non in Champions. Le critiche in Italia a Ronaldo sono state ridicole e anche un po’ ipocrite. Poi le parole di Allegri in conferenza stampa, quando disse “Cristiano non giocherà tutte le partite”, hanno avuto anche il loro peso. Non c’è bisogno di dire certe cose in pubblico, dille in privato. Perché Cristiano le sente e ne risente. Insomma, Ronaldo ha temuto di essere considerato il primo colpevole degli insuccessi. Inoltre, anche se ha giocato al Real e alla Juve, l’unico vero amore di Cristiano è il Manchester United. Perché solo lì ha trovato il rispetto e l’amore che si aspetta. A Manchester nessuno si permetterebbe mai di criticarlo, a differenza di quanto accaduto quando era alla Juve. Questo è stato decisivo per il suo addio. Così, appena ha avuto la possibilità di tornare allo United, non ci ha pensato due volte. La Juve avrebbe dovuto capire che Cristiano esige amore e rispetto. Quando li riceve, Cristiano dà la vita per te”

 

IL DISCORSO NEGLI SPOGLIATOI - “Mi sembrava di esser tornato al Manchester United dopo l’addio di Ferguson: tutti che accusavano il successore David Moyes, noi calciatori ridicolizzati da stampa e tifosi. Allora ho detto ai miei compagni alla Juve: “Ferguson è il più grande allenatore di tutti i tempi, Conte è un genio, ma in campo ci siete sempre andati voi. Non abbiamo scuse, nemmeno adesso. La Juve è un’istituzione. Dovete svegliarvi!”. Buffon, Chiellini e Barzagli rimasero scioccati da quel mio discorso. Si resero conto di quanto amassi la Juventus, anche se ero appena arrivato. Quel nostro incontro cambiò tutta la stagione, una delle più belle della mia vita”

 

AMORE PER LA JUVE - “Perché la Vecchia Signora è nel mio Dna, come il Manchester United. Ti innamori di lei, della sua storia, della sua etica del lavoro, della mentalità vincente, di tutto. Sono andato allo Juventus Stadium di recente e ancora oggi cantano il mio nome. Mi amano perché sanno che ho dato sempre il massimo e il mio cuore per questo club e anche per questo Paese. L’Italia è la mia seconda patria, la mia carriera è iniziata qui. Non sputo mai nel piatto dove ho mangiato. Questa è la verità”.

 

JUVE E ITALIA - “In Italia si lavora tanto, anzi troppo. Eppure, se si trovasse l’equilibrio giusto, le squadre italiane potrebbero vincere la Champions League con molta più facilità. In Italia però si spinge tutto all’estremo. C’è quasi una superstizione del lavoro, e l’ho vissuta alla Juventus, del tipo: “Se non ci alleniamo in maniera durissima, non vinceremo mai”. Non è vero. Per me è un segno di insicurezza. Sia chiaro: io ho sempre lavorato duro nella mia carriera. Ma alla Juventus era tutto esagerato. Il mio primo anno vincemmo il campionato e perdemmo la Champions League in finale. Ma sono convinto che quella coppa avremmo potuto vincerla se non fossimo arrivati così sfiniti, fisicamente e mentalmente. In Inghilterra prima dei big match si canta e si balla nello spogliatoio. In Italia invece c’è troppa pressione sui calciatori. Anche quando eravamo sul pullman con gli altri della Juve, alcuni dei miei compagni guardavano Sky Sport, altri leggevano i giornali sportivi. Allora dissi a tutti: “Ragazzi, non potete andare avanti così, concentrati ogni secondo sul calcio. Così perdete la gioia di giocare a pallone”.

 

ALLEGRI - “Io alla Juve arrivai per Conte! Ma lui lasciò? Esatto. Allora ebbi un colloquio con Allegri, in cui espressi dubbi sulla mia permanenza. E lui, sempre calmo e lucido: “Pat, traaaaanquillo, ma non ti preoccupaaaaaare…”. Di lì a poco capii la più grande qualità di Allegri. Ha un fiuto incredibile per il calcio. Lo aveva anche Ferguson. Ma non come Max. Allegri sa sempre come andrà una partita prima che cominci. Al ritorno degli ottavi di Champions 2015, a Dortmund, predisse tutto: “Accadrà questo, questo e questo… e noi faremo questo questo e questo”, ci annunciò nello spogliatoio. Andò così, per filo e per segno. Pazzesco. Prima della partita ci disse: “Questa per noi è un’amichevole”. Mentre qualche giorno prima contro il Genoa ci urlava contro in allenamento come prima di una finale di Champions League: “State concentrati! Muovetevi! Sveglia!”. Perché Allegri è così: è ossessionato dalle partite contro le piccole. Non si preoccupa dei big match. È un’altra lezione che ho imparato da Allegri. Max rilassato? Questo lo dite voi! Quando si arriva in un’istituzione leggendaria come la Juve, anche l’allenatore più tranquillo rispetta la cultura del lavoro del club. I bianconeri sono orgogliosi di essere la squadra che si sfianca di più. Per la prima volta nella mia carriera, alla Juve mi son detto: “Qui davvero mi guadagno duramente ogni euro”. Gli allenamenti con Allegri non erano affatto rilassanti. La gente dice: “Con Conte era ancora peggio”. Per me invece è lo stesso. Allegri ti ammazza di lavoro, ma è intelligente perché te lo impone con il sorriso”.

 

RITORNO ALLEGRI - “Ho rispetto per Sarri. Pirlo ha fatto un buon lavoro. Ma come ho detto al presidente Agnelli, Allegri non avrebbe mai dovuto lasciare la squadra nel 2019. Per la passione e l’amore che ha per la Juve, nonostante molti tifosi all’inizio lo odiassero o si lamentassero di lui. Allegri è un vero “gobbo”, è l’allenatore juventino per eccellenza. Poi certo, tornare non è mai facile. Qualche settimana fa gli ho detto: “Molto è cambiato alla Juve, devi riadattarti anche tu, soprattutto ai giocatori più giovani, che magari sono più spaventati. Non essere troppo duro con loro”

 

NUOVI ALLA JUVE - “Ripeto, non voglio sembrare un vecchio trombone. Ma oggi in molti giovani mancano carattere, personalità, creatività. Inoltre, in generale, vengono sempre più trattati come robot. Anche nei passaggi, ogni cosa è dettata dall’alto. Nel calcio moderno, un Ronaldinho che fa di testa sua e salta due-tre avversari sarebbe un problema. Inoltre, oggi non puoi nemmeno sgridare un calciatore, altrimenti chiama l’agente in lacrime. Ricordo invece Sir Alex Ferguson, che ti minacciava così: “Se non fai quello che ti dico, straccio il tuo contratto con lo United!”. Altri tempi”.

 

RABIOT - “È alla sua terza stagione, ora davvero non ha più scuse. Se fallisce anche quest’anno, deve andar via. Però non è facile giocare alla Juventus. In due anni e mezzo da bianconero mi sono massacrato di lavoro. Mi sono sembrati 15 anni. Se li confronto agli allenamenti allo United, ero in vacanza a confronto. Il presidente Agnelli un giorno mi disse: “Patrice, hai fatto e dato così tanto per la Juve, più di gente che ha giocato qui per 15-20 anni”. Ma per me il tempo non conta. Chi mi conosce, sa che vivo a pieno la vita, i sentimenti e le passioni. Al 100%, ogni singolo giorno. Sono fatto così”.

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Si ma spazzala !!

 

(Qualcuno doveva pur dirlo.. tanto vale farlo subito sefz )

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9 minuti fa, jimmyw ha scritto:

Si ma spazzala !!

 

(Qualcuno doveva pur dirlo.. tanto vale farlo subito sefz )

La cosa divertente è che il primo a riderci sopra è proprio lo zio Pat

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A me pare che i vari capri espiatori dei mancati successi siano sempre e solo gli allenatori, non lo era di certo Ronaldo. La finale di Berlino la potevamo vincere se quello str...se quel gentiluomo di Cakir ci avesse dato quel rigore nettissimo.

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 a Torino stava diventando il capro espiatorio dei risultati insoddisfacenti della Juve.

 

Frase da scolpire nella pietra e da mettere nel banner di questo forum per i prossimi 10 anni.

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"...ha bisogno d'amore... capro espiatorio..."  A 30 milioni all'anno, c'ha bisogno d'amore , ma per favore !!!!! ma che è un ragazzino

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59 minuti fa, Sergione ha scritto:

 

JUVE E ITALIA - “In Italia si lavora tanto, anzi troppo. Eppure, se si trovasse l’equilibrio giusto, le squadre italiane potrebbero vincere la Champions League con molta più facilità. In Italia però si spinge tutto all’estremo. C’è quasi una superstizione del lavoro, e l’ho vissuta alla Juventus, del tipo: “Se non ci alleniamo in maniera durissima, non vinceremo mai”. Non è vero. Per me è un segno di insicurezza. Sia chiaro: io ho sempre lavorato duro nella mia carriera. Ma alla Juventus era tutto esagerato. Il mio primo anno vincemmo il campionato e perdemmo la Champions League in finale. Ma sono convinto che quella coppa avremmo potuto vincerla se non fossimo arrivati così sfiniti, fisicamente e mentalmente. In Inghilterra prima dei big match si canta e si balla nello spogliatoio. In Italia invece c’è troppa pressione sui calciatori. Anche quando eravamo sul pullman con gli altri della Juve, alcuni dei miei compagni guardavano Sky Sport, altri leggevano i giornali sportivi. Allora dissi a tutti: “Ragazzi, non potete andare avanti così, concentrati ogni secondo sul calcio. Così perdete la gioia di giocare a pallone”.

Sottolineo questa parte, le varie sconfitte in finale di Champions possono derivare soprattutto da questo, la troppa pressione sulla squadra, oltre al campionato italiano che logora sia fisicamente che mentalmente, questo non solo nell'era Andrea Agnelli ma anche in quella della triade.

Se ci pensate le nostre 2 coppe campioni sono state vinte in un annata in cui non abbiamo vinto lo scudetto.

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2 minuti fa, Νέμεσις ha scritto:

Veramente mai banale Evra una persona molto intelligente 

Lo si prende in giro, che fa il pagliaccio ecc...ma ha un'intelligenza molto rara nel mondo del calcio.

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58 minuti fa, Sergione ha scritto:

“Perché Cristiano ha bisogno di amore e rispetto. Ha capito che a Torino stava diventando il capro espiatorio dei risultati insoddisfacenti della Juve."

Avrà letto il forum....

C'era (e c'è) l'imbarazzo della scelta qua....

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34 minuti fa, Noir ha scritto:

capro espiatorio tua nonna😂

si c'è da ridere veramente a sentire certe baggianate.

ronaldo se ne è andato perché ha capito che la juve era al capolinea, e si sarebbe dannato per niente, e forse ha inciso anche l'arrivo di allegri.

altro che capro espiatorio dei miei stivai.

 

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Mah....non so se è cambiato qualcosa nel frattempo negli allenamenti, ma se è vero quello che aveva descritto Rabiot in una intervista qualche mese fa e cioè che arrivano al mattino (non credo alle 6) palestra, campo, pranzo tutti insieme e poi alle 14.30 tutti a casa, faccio fatica a pensare ad allenamenti massacranti...però magari mi sbaglio.

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dal primo momento si è posto come un giocatore asettico ed estraneo al mondo Juve, per carità tutto legittimo, ma se davvero cerchi affetto incondizionato non ti atteggi a divo inarrivabile.

La Juve sapeva chi si portava a casa, lui è stato iperprofessionale e prolifico come nessuno mai nei tre anni.

Avremo sempre il rimorso di cosa avremmo potuto fare con un fuoriclasse del genere inserito in una squadra all'altezza e con degli allenatori in grado di esaltarlo.

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1 ora fa, Sergione ha scritto:

qualche giorno prima contro il Genoa ci urlava contro in allenamento come prima di una finale di Champions League: “State concentrati! Muovetevi! Sveglia!”. Perché Allegri è così: è ossessionato dalle partite contro le piccole. Non si preoccupa dei big match. È un’altra lezione che ho imparato da Allegri.

Ecco. Quando faremo qualche altra partita superficiale o inadeguata contro il Sassuolo di turno, ricordatevi di queste parole, e provate a ridistribuire le responsabilità

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Ha detto secondo me delle fesserie allucinanti su Cristiano Ronaldo perché saranno amici e lo difende, tutto il resto invece devo dire interessante, specialmente il paragone Ferguson/Allegri, Manchester Utd/Juventus, rapporto Allenatori giocatori negli anni 90 e oggi, secondo me Pat ha anche ragionissima su come si vive il calcio da dentro l’ambiente, cavolo fateli rilassare sto giocatori, se no si sentono sempre sotto pressione e nelle partite importanti entrano in campo con le gambe che tremono..

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