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Sylar 87

Uefa Europa League • 2ª Giornata: Lazio-Nizza 4-1, Elfsborg-Roma 1-0. Conference League • 1ª Giornata: Fiorentina-The New Saints 2-0

Post in rilievo

1 ora fa, Gianchio ha scritto:

Analisi ben fatta e condivisibile, purtroppo sono problematiche sviluppatesi nel corso dei decenni e ad oggi trovo che sia molto difficile trovare una soluzione, considerando che alla fine l'interesse primario sono i soldi.

Certo, non avevo idea che alcune squadre avessero tutte queste difficoltà a causa dei costi di Europa e Conference, pensavo che i limitati introiti delle due competizioni bastassero

Nel pratico, come di tu, è semplicemente impossibile. Teoricamente ci vorrebbe un reset totale, ma ormai abbiamo superato il punto di non ritorno, il "V1" per così dire. La UEFA ormai prende decisioni di pancia, antiquate e obsolete, che non risolvono nulla, ma anzi complicano ulteriormente la situazione.

 

Purtroppo sì, è un problema che esiste e a cui non si è mai voluto lavorare. La UEFA ovviamente non lo ammetterà mai, perché non è in linea con l'agenda che vogliono spingere, ma questo è un problema che è sempre stato grosso e molto preoccupante. Certo, ci sono premi in denaro per chi partecipa alle competizioni europee, ma spesso non bastano neppure a coprire le spese. Se non avanzi molto nel torneo, o non puoi contare su contratti televisivi (perché i The New Saints non prendono la stessa cifra che prende il Chelsea) e incassi stadio di un certo peso (se già in generale faccio fatica ad arrivare a 1.000 tifosi, devo affittare uno stadio a 100km di distanza, che entrate posso considerare?!?!), sei praticamente in perdita. Un caso emblematico è il Derry City, che portò migliaia di tifosi al Parco dei Principi contro il PSG. Grande traguardo? Certamente, ma cosa successe poi? I costi aggiuntivi per rispettare gli standard UEFA, per le trasferte e le infrastrutture furono talmente alti che il club finì in amministrazione e retrocesso l’anno seguente. Che bellezza. E non è un caso isolato. Il Levski Sofia, storia simile: ha dovuto spendere per portare lo stadio agli standard UEFA (anziché affittare quello dei "nemici storici") e questo lo ha condotto a una crisi finanziaria. Poi c’è lo Zelenjcar, lo Skonto Riga (che è addirittura fallito), il Debrecen e il Videoton che, pur arrivando in Champions, non sono riusciti a sopravvivere economicamente. Anche club come il Maribor e lo Sheriff, che hanno avuto momenti di "gloria", hanno dovuto fare i conti con queste dinamiche. Gli esempi sono facili da ritrovare. Certamente, non sono SOLO i costi UEFA ad essere la causa, ma fanno la loro parte, gran parte (non è un caso che le crisi saltino fuori in ogni caso l'anno dopo la partecipazione alle competizioni...), considerando anche che la UEFA fa veramente poco per incentivare il progresso dei campionati di nazioni minori.

 

Per i "piccoli club" di grandi nazioni, la situazione non è molto diversa. Qui il problema sono i lavori strutturali agli stadi e la pressione costante sui bilanci. Molti club, per rimanere competitivi ad alti livelli (posizioni UEFA), aumentano il budget stipendi per attrarre giocatori di livello e aumentano i bonus per far rimanere quelli buoni, ma le entrate non riescono a coprire il dislivello creato da questi investimenti. È un circolo vizioso che porta a situazioni disastrose. Un esempio tra i più noti è il Portsmouth in Inghilterra, che ha cercato di tenere il passo aumentando spese e stipendi, ma è finito in amministrazione. In Scozia, l’Hearts ha vissuto una storia simile. Ovviamente ci sono anche storie opposte (ad esempio l'Atalanta, seppur il proprietario è miliardario, tra le persone più ricche d'Italia ma questo non viene mai detto perché non fa parte della "favola bergamasca") ma è giusto considerare che è difficile arrivare alla ribalta con risorse limitate, perché poi il giochino ti mangia vivo se non stai attento.

 

Il problema è chiaro ma la UEFA non farà mai nulla per risolverlo, perché ciò implicherebbe cambiare radicalmente un sistema che avvantaggia i soliti noti e far scoppiare l'agenda su cui stanno lavorando da anni per prendere voti. C'è un motivo perché siano le solite squadre delle solite nazioni ad essere sempre presenti: perché la UEFA ha lavorato ANNI affinché non si verificasse la situazione in cui un Real possa finire in crisi per un lungo periodo di tempo, ecc. Finché si va avanti così, i club piccoli continueranno ad andare in crisi sotto il peso di costi sproporzionati e aspettative irrealistiche, mentre quelli grandi sopravvivono tranquillamente perché sicuri dei ritorni economici.

 

Meglio che la UEFA e FIFA faccia vivere tutti in una bolla propagandistica di favole e arcobaleni. 

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53 minuti fa, Dale_Cooper ha scritto:

Assolutamente, il problema salta fuori quando queste squadre si spingono ai limiti delle loro possibilità economiche e strutturali. Partecipare a competizioni europee, come la Conference League o l'Europa League, diventa un peso insostenibile per le piccole realtà calcistiche, anche quelle ben gestite. Un esempio pratico: il Dundalk, che aveva una gestione finanziaria esemplare, ha rischiato il fallimento a causa della partecipazione in Europa League. Non per follie di mercato, non per stipendi esorbitanti, ma per i costi logistici e organizzativi legati alla partecipazione all'EL. È questo il punto: ci viene venduta l'idea che queste squadre possano partecipare, ma in realtà è quasi impossibile farlo senza mettere a rischio la propria stabilità finanziaria.

 

Da decenni ormai, si è deciso di concentrare risorse e attenzioni solo sui campionati maggiori, lasciando le leghe minori a sbracciarsi per sopravvivere. Già negli anni '90 si parlava di Superlega, e non è un caso. Si è deciso di centralizzare tutto intorno ai top club, rendendo i campionati minori una sorta di comparsa nel sistema calcistico europeo. E mentre i diritti TV per la Premier League, la Liga o la Serie A si sono gonfiati a dismisura, i campionati più piccoli sono stati lasciati in balia di se stessi. Risultato? Oggi ci troviamo con tifosi del Real Madrid o del Manchester United ovunque nel mondo, mentre le squadre locali faticano a reggersi in piedi.

 

E la UEFA cosa fa? Ci vende l'idea dell'inclusione, ci racconta che vogliono "allargare" le competizioni per dare spazio a tutti, ma è una balla che non sta in piedi proprio. La verità è che lo fanno solo per i soldi e per tenere saldo il loro potere. Hanno creato competizioni come la Conference League, ma i costi per parteciparvi sono spesso troppo elevati per le squadre che vi accedono. Basta vedere quante squadre giocano le partite europee in stadi diversi dai loro, e non per questioni politiche o di guerra, ma semplicemente perché i loro impianti non sono adatti o non possono permettersi i costi di gestione. Così si rende difficile, se non impossibile, per queste squadre continuare a crescere e competere.

Alla fine, si tratta di una politica ben precisa: più partite, più squadre (anche quelle senza tradizione o tifosi), solo per gonfiare i ricavi e mantenere il controllo. Ma cosa succede? Si livella tutto verso il basso. E non è sostenibile, né sportivamente né economicamente. Non è così che si fa crescere il calcio, ma piuttosto si creano ostacoli per le squadre che cercano di emergere. Ci vogliono far credere che l'allargamento delle competizioni sia per "includere" più squadre, ma la realtà è che serve solo a far cassa.

 

Non voglio una Superlega chiusa, ci mancherebbe, ma non voglio neanche competizioni europee ridotte a una vetrina per fare politica. Voglio che il calcio cresca, che ci sia meritocrazia, che le squadre piccole possano davvero avere una chance, senza dover temere il tracollo economico solo perché hanno osato sognare. Se la UEFA avesse davvero a cuore il calcio, non si limiterebbe a riempire il calendario di partite inutili, ma investirebbe nel rafforzare i campionati minori, nel rendere sostenibile la partecipazione alle competizioni europee per tutti, e non solo per i soliti noti.

 

La soluzione ovviamente ad oggi non è semplice, nessuno ce l'ha in tasca, ma una cosa è chiara: quello che stiamo vedendo ora non funziona, è solo una mossa politica, non sportiva. E chi ne paga il prezzo sono le squadre che dovrebbero beneficiare di questo sistema, ma che invece rischiano di affondare.

 

Perdonami il papiro e la filosofeggiata. .ghgh

Su alcune cose sono d'accordo, su altre no.

Il caso della piccola squadra irlandese mi sembra davvero limite, dubito che ci siano squadre che non sopravvivano o rischino per i costi logistici di viaggiare in Europa.

Per me la Conference é stata una buona idea (tra l'altro era sponsorizzata molto da Andea Agnelli).

Che la Uefa usi l'allargamento delle coppe per garantirsi una base elettorale (vale lo stesso per la Fifa con i mondiali) é palese.

Però non mi sembra che la situazione sia così drammatica, club poco competitivi li abbiamo avuti ed avremo sempre, i grandi campionati hanno già tantissimo spazio coi loro club (che peraltro HANNO bisogno di tante partite per i loro conti in difficoltà e dubito che non gradiscano che alcune di queste siano contro squadre svizzere o serbe per garantirsi punti facili).

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59 minuti fa, Dale_Cooper ha scritto:

Assolutamente, il problema salta fuori quando queste squadre si spingono ai limiti delle loro possibilità economiche e strutturali. Partecipare a competizioni europee, come la Conference League o l'Europa League, diventa un peso insostenibile per le piccole realtà calcistiche, anche quelle ben gestite. Un esempio pratico: il Dundalk, che aveva una gestione finanziaria esemplare, ha rischiato il fallimento a causa della partecipazione in Europa League. Non per follie di mercato, non per stipendi esorbitanti, ma per i costi logistici e organizzativi legati alla partecipazione all'EL. È questo il punto: ci viene venduta l'idea che queste squadre possano partecipare, ma in realtà è quasi impossibile farlo senza mettere a rischio la propria stabilità finanziaria.

 

Da decenni ormai, si è deciso di concentrare risorse e attenzioni solo sui campionati maggiori, lasciando le leghe minori a sbracciarsi per sopravvivere. Già negli anni '90 si parlava di Superlega, e non è un caso. Si è deciso di centralizzare tutto intorno ai top club, rendendo i campionati minori una sorta di comparsa nel sistema calcistico europeo. E mentre i diritti TV per la Premier League, la Liga o la Serie A si sono gonfiati a dismisura, i campionati più piccoli sono stati lasciati in balia di se stessi. Risultato? Oggi ci troviamo con tifosi del Real Madrid o del Manchester United ovunque nel mondo, mentre le squadre locali faticano a reggersi in piedi.

 

E la UEFA cosa fa? Ci vende l'idea dell'inclusione, ci racconta che vogliono "allargare" le competizioni per dare spazio a tutti, ma è una balla che non sta in piedi proprio. La verità è che lo fanno solo per i soldi e per tenere saldo il loro potere. Hanno creato competizioni come la Conference League, ma i costi per parteciparvi sono spesso troppo elevati per le squadre che vi accedono. Basta vedere quante squadre giocano le partite europee in stadi diversi dai loro, e non per questioni politiche o di guerra, ma semplicemente perché i loro impianti non sono adatti o non possono permettersi i costi di gestione. Così si rende difficile, se non impossibile, per queste squadre continuare a crescere e competere.

Alla fine, si tratta di una politica ben precisa: più partite, più squadre (anche quelle senza tradizione o tifosi), solo per gonfiare i ricavi e mantenere il controllo. Ma cosa succede? Si livella tutto verso il basso. E non è sostenibile, né sportivamente né economicamente. Non è così che si fa crescere il calcio, ma piuttosto si creano ostacoli per le squadre che cercano di emergere. Ci vogliono far credere che l'allargamento delle competizioni sia per "includere" più squadre, ma la realtà è che serve solo a far cassa.

 

Non voglio una Superlega chiusa, ci mancherebbe, ma non voglio neanche competizioni europee ridotte a una vetrina per fare politica. Voglio che il calcio cresca, che ci sia meritocrazia, che le squadre piccole possano davvero avere una chance, senza dover temere il tracollo economico solo perché hanno osato sognare. Se la UEFA avesse davvero a cuore il calcio, non si limiterebbe a riempire il calendario di partite inutili, ma investirebbe nel rafforzare i campionati minori, nel rendere sostenibile la partecipazione alle competizioni europee per tutti, e non solo per i soliti noti.

 

La soluzione ovviamente ad oggi non è semplice, nessuno ce l'ha in tasca, ma una cosa è chiara: quello che stiamo vedendo ora non funziona, è solo una mossa politica, non sportiva. E chi ne paga il prezzo sono le squadre che dovrebbero beneficiare di questo sistema, ma che invece rischiano di affondare.

 

Perdonami il papiro e la filosofeggiata. .ghgh

Ieri si sono affrontate Omonia Nicosia e Valur  Reykyavik . Non so quanti spettatori abbiano assistito al big match. Certamente Omonia Liverpool e/o Valur Barcellona avrebbe probabilmente dato ossigeno alle casse delle due società, che si vedranno  comunque costrette a fare quattro trasferte in giro per il continente contro altre squadre che, mi perdonino, definirei improponibili. E’ vero che un tempo sarebbero state solo comparse, ma credo entrambe sarebbero state soddisfatte con una sola trasferta in Europa in stagione . Ah, e’ terminata 4-0 per i ciprioti.

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13 minuti fa, fab4gatto ha scritto:

Ieri si sono affrontate Omonia Nicosia e Valur  Reykyavik . Non so quanti spettatori abbiano assistito al big match. Certamente Omonia Liverpool e/o Valur Barcellona avrebbe probabilmente dato ossigeno alle casse delle due società, che si vedranno  comunque costrette a fare quattro trasferte in giro per il continente contro altre squadre che, mi perdonino, definirei improponibili. E’ vero che un tempo sarebbero state solo comparse, ma credo entrambe sarebbero state soddisfatte con una sola trasferta in Europa in stagione . Ah, e’ terminata 4-0 per i ciprioti.

Ecco, il Vikingur non raggiungerà una media di mille spettatori in patria: realisticamente, siamo tra i 600 e gli 800, se va bene.

 

Ora, immagina una squadra che normalmente organizza trasferte in pullman, costretta all’improvviso a prenotare voli charter per destinazioni come Cipro, Kazakistan, Finlandia. Non solo: dovranno affittare lo stadio di un club vicino, perché scommetto che il loro non rispetta gli standard UEFA. In più dovranno corprire costi di gestione che si sognano. In più, non hanno un ritorno dai diritti tv nemmeno paragonabile ai big team della Conference. Il Vikingur è una squadra storica in Islanda, quindi potrebbe evitare una crisi finanziaria totale, ma comunque è una batosta economica, soprattutto se non arrivano i risultati che possono fare da cuscinetto.

Per dire, un'idea così del cavolo: ci voleva tanto a fare delle "division" nella Conference League? Ad esempio, per evitare assurde trasferte, fare una "East" e "West" division?

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24 minuti fa, Dale_Cooper ha scritto:

Ecco, il Vikingur non raggiungerà una media di mille spettatori in patria: realisticamente, siamo tra i 600 e gli 800, se va bene.

 

Ora, immagina una squadra che normalmente organizza trasferte in pullman, costretta all’improvviso a prenotare voli charter per destinazioni come Cipro, Kazakistan, Finlandia. Non solo: dovranno affittare lo stadio di un club vicino, perché scommetto che il loro non rispetta gli standard UEFA. In più dovranno corprire costi di gestione che si sognano. In più, non hanno un ritorno dai diritti tv nemmeno paragonabile ai big team della Conference. Il Vikingur è una squadra storica in Islanda, quindi potrebbe evitare una crisi finanziaria totale, ma comunque è una batosta economica, soprattutto se non arrivano i risultati che possono fare da cuscinetto.

Per dire, un'idea così del cavolo: ci voleva tanto a fare delle "division" nella Conference League? Ad esempio, per evitare assurde trasferte, fare una "East" e "West" division?

Vero che sono casi limite. L’Islanda è veramente una sorta di Caienna , dal punto di vista logistico. Uscirne e raggiungerla induce un esborso importante. Per le altre comunque capita solo una volta, ma per le società’ autoctone….

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E comunque 

Kean si conferma uno scarpone allucinante 

La spara sul portiere da 2 metri in occasione del gol 

Riesce a non mettere in porta un pallone toccato praticamente sulla linea 

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2 ore fa, nomevisualizzato ha scritto:

La formula magica per evitare certi scempi esiste e non è magica… semplicemente non porta i voti delle federazioni dello stocazzistan dell’est che servono a ceferin

 

Ci sono i ranking dei campionati 

Usiamo quelli per stabilire quali federazioni possono qualificare le proprie squadre e in quali competizioni 

Sei un campionato dei primi 8 (numero a caso) del ranking? Qualifichi solo in champions e Europa league, niente conference 

Sei il 17 campionato d’Europa? Qualifichi solo in EL e conference, niente champions 

 

Più giusto per tutti 

Per lo stesso principio in nation league ci sono i gironi e San Marino non gioca più con la Germania ma gioca con Andorra e far oer 

Mi dispiace dirlo, ma questa politica del "anche tu ce la puoi farcela" l'ha inaugurata il buon Michel 

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7 minuti fa, Doktor Flake ha scritto:

Mi dispiace dirlo, ma questa politica del "anche tu ce la puoi farcela" l'ha inaugurata il buon Michel 

Ma certo, dico ceferin perchè oggi sulla poltrona c'è lui... ci fosse un altro si comporterebbe uguale 

Tutto quello che può portare voti va bene per loro 

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1 ora fa, fab4gatto ha scritto:

Vero che sono casi limite. L’Islanda è veramente una sorta di Caienna , dal punto di vista logistico. Uscirne e raggiungerla induce un esborso importante. Per le altre comunque capita solo una volta, ma per le società’ autoctone….

Bhè ma la Conference magari poco ma la Europa League comunque prevede dei premi interessanti e fissi già per la partecipazione, i diritti TV (senza contare altri sponsor) sono stati venduti per 155 milioni e penso che la quota da dividersi tra tutti sia almeno 90/100 milioni (il resto saranno premi) quindi comunque un 2 milioni e mezzo li porti a casa.

Con quei soldi le trasferte le organizzi eh....

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3 ore fa, Dale_Cooper ha scritto:

Per dire, un'idea così del cavolo: ci voleva tanto a fare delle "division" nella Conference League? Ad esempio, per evitare assurde trasferte, fare una "East" e "West" division?

Come la champions asiatica, a proposito, hanno cambiato anche loro formato e direi che si sono dimostrati più intelligenti, fino all’anno scorso avevano 10 gironi da 4, ovest squadre paesi arabi, est squadre paesi tipo Corea, Cina, Giappone, Australia…..

ora hanno fatto 24 squadre totali, quelle che prima arrivavano terzi nei rispettivi campionati col ranking più altro disputano la champions league 2, (per noi sarebbe l’Europa League)

gruppo est 12 squadre

gruppo ovest 12 squadre

8 partite ciascuno, (solo andata, come in champions league) che se fosse per me a questo punto ne farei 10, incontri tutti tranne una…

 

le prime 8 di ogni girone agli ottavi, e poi via via fino alla finale….

 

considerazione personale, 24 squadre e’ un numero perfetto, la champions league è una cosa seria, il livello deve essere alto, lo dice la storia….

al posto di cofferino fare 4 gironi da 6, (10 partite totali con andata e ritorno) le prime 4 agli ottavi …

 

e campionati nazionali da 18 squadre, io sarei per 16 ma per ovvi motivi non si potrebbe fare, e chi le sentono poi le tv che firmerebbero contratti per 30 partite……!?!?!

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34 minuti fa, cuorebianconero-v2.0 ha scritto:

Come la champions asiatica, a proposito, hanno cambiato anche loro formato e direi che si sono dimostrati più intelligenti, fino all’anno scorso avevano 10 gironi da 4, ovest squadre paesi arabi, est squadre paesi tipo Corea, Cina, Giappone, Australia…..

Difatti l’Asia è grande 4 volte l’Europa, per estensione

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1 ora fa, garrison ha scritto:

Bhè ma la Conference magari poco ma la Europa League comunque prevede dei premi interessanti e fissi già per la partecipazione, i diritti TV (senza contare altri sponsor) sono stati venduti per 155 milioni e penso che la quota da dividersi tra tutti sia almeno 90/100 milioni (il resto saranno premi) quindi comunque un 2 milioni e mezzo li porti a casa.

Con quei soldi le trasferte le organizzi eh....

Infatti, danno 150mila euro a ciascuna squadra che si qualifica alla prima fase di preliminari di conference - e ad ogni turno passato ne incassano altri - con quei soldi ci stai dentro senza problemi coi costi di viaggio della trasferta anche se sei una squadra di Gibilterra che deve andare a giocare in Kazakistan. 

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2 ore fa, garrison ha scritto:

Bhè ma la Conference magari poco ma la Europa League comunque prevede dei premi interessanti e fissi già per la partecipazione, i diritti TV (senza contare altri sponsor) sono stati venduti per 155 milioni e penso che la quota da dividersi tra tutti sia almeno 90/100 milioni (il resto saranno premi) quindi comunque un 2 milioni e mezzo li porti a casa.

Con quei soldi le trasferte le organizzi eh....

Si, hai ragione. Per la Conference 3 milioni e spiccioli come acconto per la partecipazione e poi 120.000  euro a saldo. Più premi minori per i risultati che si ottengono.

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4 minuti fa, Promozione Interna ha scritto:

Infatti, danno 150mila euro a ciascuna squadra che si qualifica alla prima fase di preliminari di conference - e ad ogni turno passato ne incassano altri - con quei soldi ci stai dentro senza problemi coi costi di viaggio della trasferta anche se sei una squadra di Gibilterra che deve andare a giocare in Kazakistan. 

E ne avanzano abbastanza direi....

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Premi Conference League 2024 2025 – La quota di partenza (114 milioni) Ciascuno dei 36 club che si qualificano per la fase a gironi riceverà uno stanziamento di 3,17 milioni di euro, suddiviso in un acconto di 3,05 milioni di euro e un saldo di 120.000 euro.25

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11 minuti fa, garrison ha scritto:

E ne avanzano abbastanza direi....

Potrebbero pure portarsi qualche tifoso al seguito, d’altronde alla quarta edizione di conference non ho ancora sentito di squadre che hanno rifiutato di partecipare perché “costa troppo”

Credo peraltro che, per fare un esempio, i giocatori del New Saints avrebbero pagato di tasca propria pur di giocare a Firenze come avvenuto ieri sera, così come gli armeni del Noah che giocheranno a Stamford Bridge. Parimenti credo che a San Marino qualsiasi squadra avrebbe fatto cambio col La Fiorita per andare a giocare a Istanbul, indipendentemente dal discorso economico 

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3 minuti fa, Promozione Interna ha scritto:

Potrebbero pure portarsi qualche tifoso al seguito, d’altronde alla quarta edizione di conference non ho ancora sentito di squadre che hanno rifiutato di partecipare perché “costa troppo”

Credo peraltro che, per fare un esempio, i giocatori del New Saints avrebbero pagato di tasca propria pur di giocare a Firenze come avvenuto ieri sera, così come gli armeni del Noah che giocheranno a Stamford Bridge. Parimenti credo che a San Marino qualsiasi squadra avrebbe fatto cambio col La Fiorita per andare a giocare a Istanbul, indipendentemente dal discorso economico 

Ho guardato tipo 2 minuti ma il telecronista ha detto che i giocatori hanno fatto festa quando li hanno sorteggiati con la Fiorentina e che han fatto post sui social che non vedevano l'ora.

Alla fine sono esperienze che ricorderanno come il miglior momento della carriera.

Oltretutto comunque non han perso 9 a 0, erano 0 a 0 sino al 65° mi pare.

Poi a tutti piacerebbe vedere sempre calcio di alto livello, ma mancano proprio i club, a meno di voler metetre 12 inglesi, 12 italiane, 12 spagnole ecc. ma alal fine penso una certa globalità vada conservata.

Comunque si deve sempre pensare ad eventuali migliorie, se possibile.

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1 ora fa, garrison ha scritto:

E ne avanzano abbastanza direi....

Ma non sono solo i costi della trasferta o dell'aereo. 

 

Devi considerare i costi di gestione, i premi stipendi, conformità stadi, flussi in entrata molto più limitati rispetto ai grandi club, costi amministrativi e un accumulo debitario che ti porti dietro per anni, senza contare che i benefici dei premi (partecipeazione, ecc.) non sono sempre immediati, anzi... Se poi vogliamo aggiungere la "piramide finanziaria" creata dall'UEFA, FFP e i vari risvolti sullo sbilancio competitivo, ci sono diversi studi che dimostrano la difficoltà finanziaria dei club a star dietro a grandi nazioni e grandi club quando qualificate per competizioni europee. 

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Leggo tante analisi interessanti, ma alla fine la soluzione più semplice sarebbe quella di versare più soldi per la semplice partecipazione a queste coppe, “livellando” un po’ i ricchissimi premi a vincere.

In tal modo, anche le squadre islandesi e cipriote potrebbero coprire le maggiori spese, e anche imbastire un bel mercato per figurare decentemente.

Altrimenti si farà al fine del tennis, con i top-10 stramiliardari e il n. 200 (che comunque, in fin dei conti, partecipa ai loro stessi tornei, ad esempio negli Slam) che non riesce neppure a pagarsi coach e viaggi.

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